Giovanni 3, 13-17: 13 In quel tempo. Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. 14 E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, cosi bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. 15 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, 16 perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17 Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 3, 13-17
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, cosi bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». (Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
I cinque versetti della solennità dell’Esaltazione della Croce sono tratti dal discorso di Gesù con Nicodemo (3, 1-21), che deve essere inquadrato nella serie di tre incontri con il Rivelatore: Nicodemo, capo dei Giudei (3, 1-21), la Samaritana eretica (4, 1-42) un funzionario regio pagano (4, 46-54). A Nicodemo Gesù presenta l’oggetto della fede cristiana che dà la vita: la passione di Cristo simboleggiata dal serpente di rame. (Nm 21, 89)
NESSUNO E’ SALITO AL CIELO (13)
Nessuno è capace di salire al cielo. All’impossibilità umana fa contrasto il dono del Padre che dal cielo manda il Figlio dell’uomo, incaricato di rivelare le cose del cielo. La sola conoscenza autentica di Dio è quella che viene da colui che è “disceso dal cielo”. È Gesù il solo rivelatore di Dio Con questa rivendicazione Gesù e poi i cristiani si oppongono a tutti coloro che pretendono di offrire una vera conoscenza di Dio a prescindere da Gesù Cristo.
E COME MOSE’ (14)
Per dar credito alla sua parola, Gesù la radica nella storia d’Israele e ricorda l’episodio del serpente innalzato nel deserto, che, secondo Nm 21, 4-9, strappava alla morte gli ebrei. L’episodio cui Gesù si riferisce avviene nella steppa di Moab, al termine della peregrinazione verso la terra promessa, quando il popolo s’imbatte in una zona di serpenti velenosi e alcuni muoiono. Viene innalzato su un’asta un serpente e chi lo guarda ha la guarigione.
INNALZO’ IL SERPENTE (15)
L’episodio del serpente viene presentato come tipico, perché fu innalzato, come sarà innalzato sulla croce il Figlio dell’uomo, perché la morte degli ebrei dipendeva dalla loro incredulità e la guarigione dalla loro fede in Dio, come commentava il libro della Sapienza: “ Chi vi si volgeva (verso il serpente) non era salvato da ciò che guardava, ma da te, Salvatore di tutti” (16, 7) e perché Gesù e molto più di Mosè, cui ricollega il fatto del serpente.
BISOGNA CHE SIA INNALZATO (14)
Questo innalzamento è una necessità, perché è voluto dal Padre, per amore dell’uomo, perché gli uomini siano salvati (“ abbiano la vita eterna”).
DIO HA TANTO AMATO IL MONDO (16)
L’innalzamento, cioè la morte in croce, è il luogo in cui si rivela l’amore di Dio. La croce non è sorgente di salvezza per il suo aspetto sacrificale e sanguinoso, ma è sorgente di vita per i credenti perché è l’espressione ultima dell’amore di Dio. Il Padre e il Figlio sono in comunione in uno stesso amore per il mondo. Una certa visione di collera divina, di abbandono del Figlio da parte del Padre per riscattare il peccato dell’uomo e fuori della prospettiva evangelica.
CHIUNQUE CREDE (16)
Credendo nel Figlio ogni uomo ha la possibilità di ricevere la vita eterna.
NON …PER GIUDICARE (17)
La missione di Gesù è una missione di salvezza. Questo è lo scopo che il Padre si è proposto con l’invio del Figlio.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
FESTA DELL’ESALTAZIONE
L`origine della festa è connessa alla dedicazione della basilica del Sepolcro del Signore eretta dall`imperatore Costantino sui luoghi sacri della Crocifissione e della Resurrezione: essa ebbe luogo il 13 settembre dell`anno 335. Il giorno seguente, cioè il 14 settembre, furono esposte alla pubblica adorazione le reliquie della santa Croce, le quali, come si credeva, furono ritrovate da sant`Elena il 14 settembre dell`anno 320. Ogni anno la solennità della dedicazione della basilica veniva celebrata con grandiosità; l`esposizione delle reliquie della santa Croce passava invece in secondo piano. Col tempo, però, specialmente dopo che l`imperatore Eraclio ebbe ricuperato, nell`anno 628, il legno della Croce rubato dai Persiani durante l`invasione della Palestina, l`accento viene spostato: l`adorazione della Croce comincia a prevalere. Da Gerusalemme, la solennità della venerazione della Croce si estende alle altre Chiese orientali, e quelle che erano in possesso della santa reliquia la celebravano in modo particolarmente solenne. Nella Chiesa occidentale, la solennità della Esaltazione della Santa Croce compare verso la metà del VII secolo, e con la crescita del culto della santa Croce, la festa acquista importanza sempre piú grande. A Roma, probabilmente papa Sergio (+ 701) introduce l`esposizione e l`adorazione delle reliquie della santa Croce conservate nel palazzo lateranense, costume che durò fino agli inizi del XIII secolo. Mentre Roma però celebrava la festa della Croce seguendo la Chiesa di Gerusalemme, commemorando cioè nello stesso tempo il ritrovamento e l`esaltazione, le Chiese di Gallia, basandosi su altre tradizioni, introdussero la festa del Ritrovamento della Croce il 3 maggio. Nel periodo carolingio, questa festa entrò nella liturgia romana e durò fino all`anno 1960.
LITURGIA DEL GIORNO
La croce è segno di speranza, sorgente di luce. Esaltandola festeggiamo la liberazione dell’uomo. Su di essa Cristo ha conseguito per tutti i suoi fratelli la vittoria sui grandi nemici dell’uomo: satana, il peccato, la morte, l’angoscia, il dubbio ed ogni altro male.
SENSO DELLA SOLENNITA
Siamo di fronte al mistero della Croce di Cristo. Dio ha compiuto la redenzione dell`uomo attraverso la morte del Figlio suo Unigenito sul legno della Croce. Soltanto Dio, nella sua sapienza e potenza, ha potuto trasformare la morte in fonte della vita. Una volta, dall`albero del paradiso traeva vittoria Satana, da lí anche sorgeva la morte; ora, dall`albero Satana viene sconfitto e dall`albero della Croce risorge la vita. La Croce diventa un altare su cui si offre il sacrificio per i peccati di tutto il mondo. Cristo sulla Croce stende le sue mani per attrarre tutti a sé ed acquistare al Padre un popolo santo. La Croce sta al centro della vita della Chiesa, la quale nell`Eucaristia rende continuamente presente il Sacrificio della nostra redenzione. Il discepolo di Cristo prende la sua croce quotidiana e segue le orme del suo Maestro. Non si vergogna della Croce, che sembra essere stoltezza e scandalo per molti: per lui, la Croce è potenza di Dio e sapienza di Dio (cf. 1Cor 1,23). Accoglie la Croce col cuore, segna con la Croce la sua fronte, la pone in molti luoghi sulla terra, specialmente dove abita e lavora. Benché non comprendiamo il mistero della Croce di Cristo ed il mistero della nostra croce, preghiamo con le parole: ”Di null`altro mai ci glorieremo se non della Croce di Gesú Cristo, nostro Signore: egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione. Per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati” (cf. Gal 6,14).
SEGNO DEI CREDENTI
Il legno della vita è stato piantato nella terra perché questa, dapprima esecrata, ottenesse la benedizione ed i morti venissero liberati. Non vergogniamoci, allora, di confessare il Crocifisso. In qualsiasi occasione, con fede, tracciamo con le dita un segno di croce: quando mangiamo il pane o beviamo, quando entriamo od usciamo, prima di addormentarci, quando siamo coricati e quando ci alziamo, sia che siamo in movimento o rimaniamo al nostro posto. E` un aiuto efficace: gratuito, per i poveri, e, per chi è debole, non richiede alcuno sforzo. Si tratta, infatti, d`una grazia di Dio: contrassegno dei fedeli e terrore dei demoni. Con questo segno, infatti, il Signore ha trionfato su di essi, esponendoli alla pubblica derisione (cf. Col 2,15). Allorché, dunque, vedranno la croce, essi si ricorderanno del Crocifisso ed avranno timore di colui che ha abbattuto le teste del dragone. Non disprezzare, perciò, quel segno, soltanto perché è un dono; al contrario, onora per questo ancor di piú il tuo benefattore. (Cirillo di Gerus., Catech., 13, 35-36)
LA CROCE DEGNA DI OGNI VENERAZIONE
Quantunque ogni azione e manifestazione del Cristo sia splendida, divina, meravigliosa: niente, tuttavia, fra tutte è piú degna di ammirazione, che la croce, di per sé degna d`ogni venerazione. Né, infatti, la morte fu distrutta da nessun`altra cosa, se non per la croce del Nostro Signore Gesú Cristo (Cirill. Ger., Catech. 1, 14), che distrusse il peccato del primo uomo, spogliò l`inferno, ridonò con la risurrezione la vita, la forza sia come presenza, come concessa a noi per disprezzare la stessa morte, il ritorno preparato per l`antica beatitudine, le porte del paradiso spalancate, la nostra natura collocata alla destra di Dio, finalmente noi, divenuti figli ed eredi di Dio, se non per la croce del Nostro Signore Gesú Cristo (Cirill. Ger., Catech. 1, 14). Ecco la morte che col fatto del Cristo, cioè la croce che rivestì noi della sapienza del Dio sostanziale. La virtù, invero, di Dio, viene detta verbo della croce, poiché la potenza e la forza di Dio, cioè la vittoria contro la morte, si è manifestata a noi per mezzo di essa; poiché come quattro parti della croce tra di loro aderiscono e sono congiunte per il punto centrale, cosí la sublimità e la profondità in virtù della potenza di Dio, la lunghezza cioè in cui ogni creatura visibile ed invisibile è contenuta. Il segno della croce distingue i fedeli e gli infedeli tra di loro. Questo è lo scudo, questa è l`armatura, e il trofeo contro il demonio. Questa è la difesa, affinché l`angelo sterminatore non ci tocchi, come dice la Scrittura (cf. Es 9,12). Questo è l`innalzamento di quelli che giacciono, il fulcro di quelli che stanno in piedi, il bastone degli infermi, la verga delle pecore, il sostegno di quelli che si ravvedono, la perfezione di quelli che partono, la salvezza dell`anima e del corpo, l`allontanamento di tutti i mali, la causa di tutti i beni, la distruzione del peccato, la pianta della resurrezione, il legno della vita eterna.(Giovanni Damasceno, De fide ortod., 4, 11)
IL LEGNO FIGURA DELLA VITA DELLA CROCE
Il legno della vita, che è stato posto da Dio in paradiso, portò la figura della croce, degna di venerazione. Poiché, infatti, attraverso il legno si era aperta la via alla morte (cf.Gen. 2 e 3) conveniva che per il legno anche la vita e la resurrezione fossero donate. Per primo Giacobbe, adorando la grandezza della verga di Giuseppe (cf. Gen 47,31) designò la croce; e benedicendo i figli (cf. Gen 48,14) chiudendo le palme delle mani, designò apertamente l`immagine della croce. La stessa cosa indicarono (Quaest. ad Antioch., 63) sia la verga di Mosè, con la quale come da una croce fu percosso il mare, e portando la salvezza d`Israele, sommerse Faraone nelle acque (cf. Es 14,16) sia estendendo in forma di croce le mani, e volgendo gli Amaleciti in fuga (cf. Es. 17,11): l`acqua amara, in seguito, fu addolcita dal legno (cf. Es 15,25) e la roccia, per opera della verga, fendendosi diedero latte (cf. Es 17,6); la verga di Aronne, sacerdote, sancí, a causa del divino responso, la propria dignità (cf. Nm 17,8-9); innalzato, a guisa di trofeo di legno il serpente, come morto (cf. Nm 21,9), apportando il legno la salvezza a quelli che con fede guardavano il nemico morto; cosí il Cristo, nella sua carne ignara del peccato, fu confitto al legno della croce. Il grande Mosè esclama: Vedrete la vostra vita pendente dal legno coi vostri occhi (Dt 28,66). Similmente Isaia: Tutto il giorno ho esteso le mie mani, al popolo che non credeva e mi contraddiceva (Is 65,2). Noi che adoriamo la croce, possiamo giungere all`ultima partecipazione del Cristo che è stato affisso alla croce. (Giovanni, De fide ortod., 4, 11)
PREGHIERA (pregare la parola)
• Padre, che hai voluto salvare gli uomini con la Croce del tuo Figlio, concedi a noi che abbiamo conosciuto in terra il tuo mistero di amore, di godere in cielo i frutti della sua redenzione. (Colletta del giorno)
•E’ veramente cosa buona e giusta rendere grazie sempre a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Nell’albero della croce tu hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita. E chi dall’albero traeva vittoria, dall’albero venisse sconfitto. (Dal prefazio del giorno)
•Popolo mio, porgi l`orecchio al mio insegnamento, ascolta le parole della mia bocca. Aprirò la mia bocca in parabole, rievocherò gli arcani dei tempi antichi. Quando li faceva perire, lo cercavano, ritornavano e ancora si volgevano a Dio; ricordavano che Dio è loro rupe, e Dio, l`Altissimo, il loro salvatore; lo lusingavano con la bocca e gli mentivano con la lingua; il loro cuore non era sincero con lui e non erano fedeli alla sua alleanza. Ed egli, pietoso, perdonava la colpa, li perdonava invece di distruggerli. Molte volte placò la sua ira e trattenne il suo furore. (Salmo 21)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Facciamo sempre riferimento alla Croce di Cristo: avremo la forza di vivere con speranza le nostre croci.