Il momento più atteso dai ragazzi e da Don Bosco era la cosiddetta «buonanotte». Alla sera tardi, dopo la cena e la recita delle preghiere, i ragazzi prima di recarsi a dormire si raccoglievano attorno a Don Bosco. Tutto l’ambiente stava per essere lasciato dal grande silenzio notturno. Le anime giovanili, sottratte al frastuono dei giochi e del lavoro, erano quanto mai disposte a captare le parole che Don Bosco vi avrebbe gettato come dei semi. Don Bosco saliva su una specie di piccolo pulpito: gli occhi di tutti convergevano a lui. Egli raccontava qualche episodio della giornata, ma soprattutto raccontava i suoi sogni. I ragazzi stavano attentissimi ad ascoltarlo. Don Bosco fu visitato spessissimo dai sogni fin da quando aveva nove anni. I «sogni» (che egli non esitò a chiamare « doni celesti ») gli dicevano tante cose sui suoi ragazzi.
«La sera del 7 dicembre 1873 – scrisse il suo segretario Don Berto – stavo accompagnando Don Bosco a riposo. Giunto in camera sua, lo pregai di dirmi confidenzialmente come facesse a conoscere la coscienza dei ragazzi, specialmente i loro peccati. Don Bosco con la solita sua bontà mi rispose: – Vedi, quasi tutte le notti io sogno che vengono dei ragazzi a confessarsi, mi chiedono di fare la confessione e mi raccontano ogni peccato. Quando poi al mattino vengono veramente a confessarsi da me, si può dire che io non abbia più altro da fare che rivelargli tutti gli imbrogli che pesano sulla loro coscienza».
I sogni di Don Bosco furono assai numerosi e si possono raggruppare in diverse categorie. I più meravigliosi furono quelli che gli additavano le iniziative da compiere e gli indicavano il cammino da seguire per realizzarle. Un’altra categoria fu quella dei sogni che gli svelavano lo stato di coscienza dei suoi ragazzi le vocazioni dei giovani, le morti imminenti. Una terza categoria fu quella dei sogni cosiddetti didattici. Un’ultima, quella che gli svelava le vicende future della Chiesa e delle nazioni: era la categoria dei sogni profetici.
Una sera Don Bosco raccontò che gli era apparso un meraviglioso ragazzo, Luigi Colle, morto a 17 anni il 3 aprile 1881, e gli aveva indicato una regione dell’America del Sud, dove Don Bosco stava per inviare i suoi missionari. Il ragazzo era stupendamente bello: abbagliava di luce. Disse a Don Bosco: «Bisogna che i fanciulli si comunichino spesso: e voi dovete ammetterli presto alla prima Comunione. Dio vuole che si cibino presto del Pane eucaristico… Quando hanno 4 o 5 anni, bisogna mostrar loro l’Ostia Santa e invitarli a pregare Gesù, rimirandola. Bisogna che i ragazzi comprendano bene queste tre cose: Dio, la frequente Comunione e l’amore al Sacro Cuore di Gesù; ma il Sacro Cuore di Gesù racchiude le altre due».
Perché Don Bosco non perdeva occasione per raccontare ai suoi ragazzi i « sogni » straordinari al commiato serale della buona notte? Per il semplice fatto che era quella l’ora più opportuna per gettare il seme di Dio nei solchi delle anime giovanili.
Bisogna fare molta attenzione alle ultime impressioni che si depositano nelle anime dei ragazzi prima che vadano a dormire. I loro sogni (e tutti noi si sogna durante il sonno) non fanno altro che sviluppare e amplificare le ultime parole udite e le immagini viste. Come ha detto uno psicologo, se dovessimo venire arrestati per il contenuto dei nostri sogni, molti di noi si troverebbero in prigione. Nessun’altra attività umana è dominata da una gamma di possibilità così varia e bizzarra.
Nella maggior parte dei casi, i ragazzi che evitano di affrontare le dure realtà e gli spinosi doveri da svegli (per indolenza e inerzia) si trovano poi a doverlo fare nei sogni. Per esempio, è provato che l’alcoolizzato il quale beve per sfuggire ai propri guai e per dimenticare, se li ritrova davanti, inesorabili, durante il sonno.
I ragazzi che ricordano i propri sogni di solito riescono meglio nelle attività creative e hanno maggiore consapevolezza dei loro sentimenti più riposti. I ragazzi che soltanto di rado ricordano i propri sogni hanno tendenza a reprimere i propri sentimenti e a essere emotivamente inibiti.
I sogni non sono altro che una fase dell’attività che il cervello svolge quando noi dormiamo. Accade spesso che una persona, svegliandosi, si trovi ad avere in mano la soluzione di un problema che non riusciva a risolvere prima di addormentarsi. Durante il sonno i nostri processi mentali sono talmente attivi che uno studioso autorevole in questo settore definì il sonno semplicemente come « una forma diversa di veglia ». Ecco perché Don Bosco era interessato a depositare, mediante la buona notte, le parole e i suoi racconti meravigliosi preternaturali nelle anime sensibilissime dei suoi ragazzi, immediatamente prima del loro sonno. Era quello il tempo «optimum» della seminagione spirituale.