Abbiamo dimostrato che il “cosismo” è un virus che insidia alla radice l’educazione. Dobbiamo difenderci, ad ogni costo. Per riuscire nell’impresa proponiamo due strategie concrete: il rafforzamento del cervello e il rilancio della sobrietà.
Il rafforzamento del cervello
È spiegabile che questa debba essere la prima mossa per battere il “cosismo”. Di fronte al prevalere dell’oggetto è da saggi rafforzare il soggetto.
Ebbene, trattandosi di educazione, rafforzare l’uomo significa, per prima cosa, rafforzargli il cervello. Datemi un ragazzo che sia davvero convinto dell’inganno del “cosismo”, e mi date un ragazzo che non si lascerà infinocchiare neanche dal più abile venditore.
Ecco: a questo mira il bravo educatore: a formare cervelli che non si accontentino di conoscere il prezzo delle cose, ma anche il loro valore. Per esempio, possiamo far notare al figlio che le cose ci possono dare molto, ma non ciò che conta davvero: il letto ci dà comfort, ma non il sonno; il cibo ci dà il gusto, ma non l’appetito; il denaro ci dà la casa, ma non il focolare. Possiamo lanciare al figlio messaggi brevi, sostanziosi, accattivanti:
• Non è il computer che fa lo scrittore.
• Le cose occupano il cuore, ma non lo riempiono.
• Avere non è peccato. È tenere che è peccato.
• La felicità non sta nel catalogo del supermarket.
• A che serve avere due paia di scarpe quando abbiamo solo due piedi?
• La cosa meno intelligente è vivere per poter essere l’uomo più ricco del cimitero!
Bentornata sobrietà!
Il rilancio della sobrietà è la seconda strategia che proponiamo per contrastare l’insidia del “cosismo”. Quando si parla di sobrietà, non si parla di cose di poco conto. La sobrietà protegge la salute. Tutti gli oncologi sostengono che i tumori si sconfiggono anche a tavola. Tutti i medici, poi, aggiungono che si invecchia più lentamente mangiando di meno. La sobrietà è libertà, è aria allo spirito. Aveva tutte le ragioni il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche (1844-1900) a sostenere che “quanto meno si possiede, tanto meno si è posseduti!”. La sobrietà forgia il carattere. I botanici sostengono che le querce robuste crescono nel magro. Lo stesso vale per l’uomo. La sobrietà porta la volontà in palestra, irrobustisce lo spirito, ripristina la sovranità del soggetto. Il più grande problema pedagogico d’oggi, infatti, non è il bullismo, ma lo spegnimento quasi totale della capacità di combattere dei nostri ragazzi. È la prova che troppo benessere non è progresso: è trappola!
Educare un figlio alla sobrietà
Possiamo iniziare con il mettere in circolazione frasi mirate. Le parole sono indispensabili per diventare sobri per convinzione, non per necessità. Dunque possiamo dire al figlio:
• “Prima di spendere dieci euro, impara come si guadagnano!”.
• “Chi pensa solo ai soldi, finisce con l’essere un salvadanaio!”.
• “L’avaro è come l’asino: porta il vino e beve l’acqua!”.
• “Si può essere eleganti anche con poco”.
• “Se siamo tutti fratelli, perché le borse non dovrebbero essere sorelle?”.
Passiamo, poi, agli esercizi di sobrietà. Siamo al supermarket. Il figlio chiede questo e quello. Ad un certo punto diciamogli: “Basta!”. “È troppo!”. Mettere il calmiere alle continue richieste è il primo esempio di esercizi di sobrietà.
Altri possono essere:
• invece di bere l’acqua in bottiglia, bere l’acqua del rubinetto.
• invece di prendere l’ascensore, fare le scale.
• invece della festa del compleanno che sembra un matrimonio, accontentarsi di una buona merenda a base di pizze, patatine fritte e bibite con le bollicine.
• invece dello zainetto firmato, accettare il tipo più funzionale, anche se fuori moda.
Terminiamo con l’augurio che il raffinato pensatore latino, Lucio Anneo Seneca (40 a.C.-65 d.C.), dettava agli amici per collocarlo sulla porta d’ingresso della loro casa: «Chi entra in casa nostra, ammiri noi e non i mobili» (“Qui domi intraverit, nos potius miretur quam supellectilem nostram”).
LA SOBRIETÀ È GIUSTIZIA
• Non è giusto che le famiglie italiane, ogni anno, buttino via l’equivalente di 450 euro per lo spreco.
• Non è giusto che un miliardo e trecento milioni di tonnellate di alimenti finiscano nelle discariche di tutto il mondo ogni anno.
• Non è giusto che oggi i giornali abbiano sessanta pagine a fronte delle quattro di qualche tempo fa: forse che nel mondo succedono più cose?
• Non è giusto (o almeno è discutibile) che, mediamente, nella borsetta di una donna europea vi sia merce pari a 1400 euro (lo rivelano ultime indagini).
• A questo punto non pare esagerato sostenere che il lusso è un insulto! Già lo sosteneva con forza un grande Padre della Chiesa, san Basilio (330-379), il quale parlando ai ricchi diceva: «Il pane che a voi sopravanza è dell’affamato; la tunica appesa nel vostro armadio è la tunica di colui che è nudo; le scarpe che voi non portate sono le scarpe di chi è scalzo; il denaro che tenete nascosto è del povero; le opere di carità che voi non compite sono altrettante ingiustizie che voi commettete!».
IL CORVO
Una volta un corvo volò in cielo con un buon pezzo di carne nel becco. Venti corvi si misero ad inseguirlo e ad attaccarlo rabbiosamente. Alla fine il corvo lasciò cadere il pezzo di carne che teneva nel becco. I suoi inseguitori si precipitarono strillando sulla carne. Allora il corvo esclamò: “Che pace adesso! Il cielo è tutto mio!”.
(Tratto da IL BOLLETTINO SALESIANO – Autore PINO PELLEGRINO)