Marco 13, 33-37: 33 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34 È come un uomo che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35 Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36 fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37 Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
(Bibbia Cei: versione 2007)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Marco 13, 33-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all’improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!”
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
L’esortazione del brano proposto oggi dalla liturgia, si trova al termine del discorso escatologico del secondo Vangelo (Mc 13, 1-37), il più ampio tramandatoci da Marco. Si tratta di un discorso ben articolato (introduzione (1-4); annunzi e ammonimenti (5-23); venuta del Figlio dell’uomo (24, 27); annunzio e ammonimenti (28-37). Il passo 33-37 è un invito alla vigilanza.
NEPPURE IL FIGLIO (32)
La pericope evangelica ha inizio dopo il versetto 32, che leggeremo nel brano della 33 domenica durante l’anno B (Mc 13, 24-32) e che dice: “ Quanto poi a quel giorno e a quell’ora, nessuno lo conosce, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre” . L’asserzione “ neppure il Figlio” sembrerebbe sminuire la perfezione della conoscenza di Gesù, in cui invece San Paolo asserisce che “abitano tutti i tesori della sapienza e della scienza” (Col 2, 3). La difficoltà deve esserci sempre stata se Luca omette tutto il versetto e molti copisti tralasciano l’inciso nel testo parallelo di Matteo 24, 36. Il versetto, che è certamente genuino, è stato sempre oggetto di vivaci discussioni, specialmente a partire dalla polemica ariana. In esso Gesù si presenta come Figlio superiore agli angeli, e dice di non conoscere “quel giorno e quell’ora”. Questa “ non conoscenza è stata spiegata in vari modi. Agostino asseriva che Gesù intende dire che non era suo compito annunziare il giorno e l’ora. Alcuni protestanti pensano la non conoscenza faccia parte delle kenosis o annientamento cui il Figlio di Dio, secondo Filippesi 2, 5-8, ha voluto sottomettersi. Ma probabilmente il vero senso è da ricercarsi nel significato semitico del verbo “conoscere”. Non si tratterrebbe di sapere speculativo, ma di un prendere l’iniziativa, di disporre di quel giorno: secondo questo significato Gesù intenderebbe dire che le decisioni riguardanti il Regno di Dio sono riservate al Padre.
STATE ATTENTI (33)
“State attenti” è il ritornello di tutto il discorso (Mc 13, 5.9.23.35); qui è ripetuto come conseguenza immediata del detto precedente e come titolo della similitudine che segue. Questo avvertimento rispecchia un insegnamento presente nella prima predicazione cristiana. Lo troviamo al termine della parabola delle 10 vergini (Mt 25, 13), nella scena dell’Orto (Mc 14, 38), in Ef 6, 14. 18, in 1Ts 5, 1-11, in Rm 13, 11-14, ecc..
E’ COME UNO (34)
L’esempio proposto richiama le parabole dei talenti (Mt 25, 14-30), delle mine (Lc 19, 12-27), del padrone partito per le nozze (Lc 12, 35-40), del servo fedele (Mt 24, 45-51; Lc 12, 42-46)
LA PROPRIA CASA (34)
Questa casa, come la “casa d’Israele” rappresenta la comunità dei discepoli. I servi hanno “ciascuno il suo compito”, ma viene sottolineata la necessità di impegnarsi ma quella di essere vigilanti, espressamente affidata al portinaio. E’ difficile sapere quale era l’intenzione dell’evangelista circa questo personaggio, che solo Marco menziona, incaricato di vegliare a nome della comunità.
VEGLIATE.. NON SAPETE (35)
L’invito è a vegliare continuamente nell’arco della nottata e fino all’alba, periodo di tempo in cui è previsto il ritorno del padrone. La notte non è suddivisa secondo l’uso palestinese in tre veglie, ma secondo l’uso dell’esercito romano, che la divideva in quattro turni di guardia.
ALL’IMPROVVISO… ADDORMENTATI (36)
Il versetto ricorda il tema della venuta del Signore come un ladro (Mt 24, 42-43; 1 Ts 5, 2; 2 Pt3, 10). E’ da notare che Dio non cerca di cogliere i suoi di sorpresa. Il venire all’improvviso dipende dal fatto che troppo spesso gli uomini non l’attendono, si occupano di tutto, eccetto che di vegliare.
LO DICO A TUTTI (37)
Questa conclusione ci riporta al 13, 3-4 in cui Gesù era stato interrogato dai quattro discepoli a lui più vicini. Gesù estende la rivelazione fatta ai discepoli a tutti coloro cui essi la proclameranno. L’invito a vegliare è rivolto a tutti i cristiani.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
PADRONE VA INCONTRO
Il “ padrone” (Kyrios = padrone e Signore) viene incontro ai suoi servi, mentre essi sono intenti al loro servizio in un tempo che è notte. Secondo la mitologia dei Greci la “Notte” è figlia del “Caos”; secondo il comune immaginario popolare, lo spazio notturno è popolato di fantasie e di fantasmi; secondo la mentalità degli ebrei, è tempo di dubbio e di tentazione, di angustia e tenebre e oscurità desolante (Is 8,22). Sullo sfondo di questo immaginario, il NT presenta la condizione cristiana come un vivere nella “notte”: il presente è il “mondo delle tenebre” ((Ef 6, 12), sottoposto al “potere delle tenebre” (Col 1, 13), cioè al “maligno”; e nella notte “quelli che dormono sono addormenti” e “quelli che si ubriacano sono ubriachi”. (1 Ts 5-7) (Mario Masini)
VEGLIARE
Nella “notte” il cristiano è invitato a “vegliare”. Il comando di “vegliare” viene motivato così: “ Non sapete quale sarà il momento preciso” (Mc 13, 33) del ritorno del vostro Signore. Queste parole sembrano legare la necessità della vigilanza all’ignoranza del tempo nel quale il Signore verrà. In verità sono finalizzate a motivare la necessità di una vigilanza continua, ininterrotta, instancabile. Dice l’Apocalisse: “ Se non sarai vigilante, verrà a te come un ladro” (Ap 3, 3); la venuta del Signore è furtiva soltanto per chi non è vigilante. Invece per i servi che si mantengono “svegli”, il Signore non arriva inatteso, perché essi lo spettano sempre “pronti ad aprirgli la porta appena arriva e bussa”. Tali servi sono dichiarati “beati” (Lc 12,35-37), proprio perché sono “svegli” e “pronti”.
Questa lettura del “vegliare” viene completata dall’esortazione di Gesù di non lasciarsi scompigliare o assorbire “dalle preoccupazioni”, “dai piaceri della vita” (Lc 8, 14). Dunque “vigilate”: se il vostro “vegliare” non sarà guastato da quei “ladri”, non sarà certo Cristo ad essere “ladro” per voi. (Mario Masini)
LA NOTTE
C’è nella notte anche un senso positivo e fecondo. Possiamo dire anzitutto che la “notte” è il tempo privilegiato del compiersi dei grandi prodigi salvifici. E’ “verso la metà della notte” che avviene la liberazione pasquale (Es 12, 12-29; 11,4); è al declinare della notte che risorge il Signore vincitore (Mt 28, 9); è nel pieno della notte che verrà il Cristo sposo (Mt 25, 6). Il salmista ama pregare: “Le tenebre non sono tenebra dinanzi a te, e la notte è luminosa come il giorno (Sl 139, 12). Per questo a non pochi spirituali piace parlare della “notte” come del tempo della preghiera più intensa e feconda, della contemplazione della divinità eterna che resta misteriosa. Quale “sorella portinaia della speranza “ (Peguy) la notte chiama in causa la vigilanza. E non solo contro i deviamenti e le sorprese sgradite (i ladri), ma anche a favore della misteriosa venuta di colui che attendiamo. “ Vigilare” nel senso biblico e come “vedere attraverso” i chiaroscuri l’arrivo del padrone, udire nel silenzio più profondo il canto della speranza e della vita. “vigilare” è soprattutto tenersi desti per accogliere il “veniente”, per sentire quasi in anticipo i suoi passi, per anticipare l’abbraccio e lo “stringersi a Lui”, quando il suo volto si affaccia, e non si tiene nascosto. La “notte” è prova e sfida, ma può anche essere un passaggio epocale per la nostra generazione. La tragedia dell’olocausto”, le stragi di popolazioni inermi, il clima di violenza assurda e l’efferatezza omicida di certe zone sono state di fatto “notti collettive”. (B. Secondin)
PAZIENZA
Una virtù particolare da coltivare nella vita e da sviluppare è la pazienza, una delle più importanti e urgenti virtù cristiane. Pazienza vuol dire attendere con fiducia, senza scomporsi, senza agitarsi e senza impaurirsi. La pazienza, però, come tutte le virtù, è dono del Signore e noi dobbiamo invocarlo con fede, consapevoli che, nella pazienza vinceremo ogni battaglia e, al contrario, senza questa virtù la vita diventerà impossibile. Per attingere il dono della pazienza dobbiamo guardare Maria, la guida del cristiano, colei che ha preparato la nascita del Signore nel suo corpo e nel suo cuore. Maria ancora oggi prepara la chiesa alla nascita del Salvatore, offrendoci il suo esempio di madre e di vergine che, fidando sulla parola dell’angelo, vince ogni dubbio e difficoltà. (Cosma Francesco Ruppi)
ESSERE PRONTI
Il messaggio di Gesù: vigilate, state svegli, siate pronti, è ripetuto tre volte in dieci righe. Quale significato può avere questo messaggio? Ci chiede un atteggiamento di vigile responsabilità che esclude sia il fanatismo apocalittico, sia l’alienazione mondana. Fanatismo apocalittico vuol dire l’angoscia di rivelazioni che di tanto in tanto annunziano il crollo del mondo. Alienazione mondana significa vivere immersi nelle vicende quotidiane senza mai pensare al Signore che verrà, come se non dovesse venire. La sapienza del Vangelo può tradursi in questo modo: pensare all’inizio di ogni giornata: il Signore può venire oggi, cerco di vivere come venisse oggi; al termine della giornata pensare: il Signore può venire questa notte, mi addormento nelle sue mani. In realtà il Signore verrà o durante il giorno, o durante la notte; se viviamo in questo atteggiamento di vigile responsabilità, in quel giorno o in quella notte in cui il Signore verrà ci troverà pronti.
(Giovanni Nervo)
ATTESA IMPEGNATA
Non si può attendere la venuta del padrone di casa restando a braccia conserte, con le mani in mano. Il desiderio dell’incontro col Signore deve essere un’attesa operosa e dinamica, perché solo così si adempiono i desideri del Signore. Ricordiamo l’aneddoto che narra come un giorno un pio ebreo chiede al suo maestro: Che cosa faresti se sapessi che il Messia arriva fra pochi istanti?” E il saggio rabbino rispose: “continuerei a fare quello che sto facendo” (Antonio Bonora).
Il cristiano: un uomo che attende” E’ di Newman questa originale definizione del cristiano. Ancora prima del cristiano, è l’uomo che può essere definito così: egli è essenzialmente un progetto da realizzare, e si trova proteso in avanti. Questa attesa non è evidentemente attesa passiva. Nulla al contrario è più dinamico: significa “tendere verso”. E’ una spinta e una tensione verso il futuro… In questo contesto assume tutto il suo rilievo la speranza cristiana, protesa all’incontro definitivo col Cristo. (Mariano Magrassi)
LA VIGILANZA CRISTIANA
“Vigilate dunque; non sapete infatti quando viene il padrone di casa, se di sera, se a mezzanotte, se al canto del gallo, se di mattina; questo affinché, venendo all`improvviso, non vi trovi a dormire (Mc 13,35-36). «L`uomo – che è partito per un viaggio e ha lasciato la sua casa, – non v`è dubbio che sia Cristo, il quale, ascendendo vittorioso al Padre dopo la risurrezione, ha abbandonato col suo corpo la Chiesa, che tuttavia mai è abbandonata dalla sua divina presenza poiché egli rimane in lei per tutti i giorni fino alla fine dei secoli. Il luogo proprio della carne è infatti la terra, ed essa viene guidata come in un paese straniero quando è condotta e alloggiata in cielo dal nostro Redentore» (cf. Mt 28,20). Egli ha dato ai suoi servi l`autorità per ogni mansione, in quanto ha donato ai suoi fedeli, con la grazia concessa dello Spirito Santo, la facoltà di compiere opere buone. Ha ordinato poi al guardiano di vegliare, in quanto ha stabilito che incombe alla categoria dei pastori e delle guide spirituali di prendersi cura con abile impegno della Chiesa loro affidata. “Ciò che dico a voi, lo dico a tutti: Vigilate!” (Mc 13,37). Non solo agli apostoli e ai loro successori, che sono le guide della Chiesa, ma anche a tutti noi ha ordinato di vigilare. Ha ordinato a tutti noi con insistenza di custodire le porte dei nostri cuori, per evitare che in essi irrompa l`antico nemico con le sue malvagie suggestioni. Ed affinché il Signore, venendo, non ci trovi addormentati, dobbiamo tutti stare assiduamente in guardia. Ciascuno infatti renderà a Dio ragione di se stesso. «Ma veglia chi tiene aperti gli occhi dello spirito per guardare la vera luce; veglia chi conserva, bene operando, ciò in cui crede; veglia chi respinge da sé le tenebre del torpore e della negligenza. Per questo Paolo dice: Vegliate giusti e non peccate; e aggiunge: “E` ormai il momento di destarci dal sonno” (cf.1Cor 15,34; Rm 13,11). (Beda il Vener., In Evang. Marc., 4, 13, 33-37)
ASCOLTATE VIGILANTI LA PAROLA DI DIO
Veglia, in questa notte, tanto il mondo ostile, quanto il mondo riconciliato. Questo, veglia per lodare, liberato, il proprio medico; quello, condannato, per abbandonarsi alla bestemmia. Veglia questo, fervido e luminoso nei pii pensieri; quello digrignando i denti e struggendosi per la rabbia. Finalmente, a questo la carità, a quello l`iniquità; a questo il cristiano vigore, a quello il diabolico livore, mai permetterebbero di dormire in questa solennità. Persino dai nostri incoscienti nemici, veniamo dunque ammoniti circa il modo di vegliare per noi, se, a nostro vantaggio, vegliano financo coloro che ci invidiano. Questa notte, nondimeno, di tutti coloro che in alcun modo sono segnati nel nome di Cristo, tanti per dolore, molti per pudore, alcuni, poi, che, avvicinandosi alla fede, già piú non dormono per timore di Dio. In diversi modi li eccita invero questa solennità. Come dunque deve vegliare, nella gioia, l`amico di Cristo, allorché veglia, nel dolore, persino il nemico? Quanto conveniente, per chi è entrato a far parte di questa grande casa, è il vegliare in questa sua grande festività, allorché già veglia chi si dispone ad entrarvi! Vegliamo, dunque, e preghiamo, per solennizzare dentro e fuori questa vigilia. Dio ci parli nelle sue letture; a Dio parliamo nelle nostre orazioni. Se ascoltiamo obbedienti le sue parole, in noi abita colui che preghiamo. (Agostino, Sermo 219, passim)
IL GIUDIZIO DI DIO E’ ALLE PORTE
Se un uomo ti indicasse sulla terra un luogo sicurissimo per custodire il tuo tesoro, non esiteresti a seguirlo anche se ti conducesse in un deserto, e là tu deporresti questo tesoro con piena tranquillità. Ebbene, non gli uomini, ma Dio stesso ti offre questa sicurezza, non in un deserto, ma in cielo; eppure tu non vuoi ascoltarlo. Quand`anche i tuoi beni fossero qui in terra completamente al sicuro, non per questo cesseresti di vivere nell`inquietudine. Potresti infatti non perdere le tue ricchezze, ma non riusciresti certo a liberarti dalla preoccupazione e dal timore di perderle. Ma quando saranno custodite lassú, non avrai niente da temere. E non solo il tuo oro sarà perfettamente al sicuro, ma darà frutti. Il tuo denaro sarà cosi, nello stesso tempo, un tesoro e una semente. Anzi, sarà qualcosa di piú ancora. La semente non dura sempre: mentre il tuo oro, cosí moltiplicato, durerà eternamente. Il tesoro che tu sotterri quaggiú non germoglia né fruttifica; mentre, se lo depositi in cielo, produce frutti che non periranno mai. Se ora vieni a dirmi che occorre aspettare molto tempo, se lamenti il fatto che la ricompensa che riceverai non ti giungerà subito, ebbene io posso ben mostrarti e dirti quali sono i vantaggi che otterrai già in questo mondo se depositerai in cielo le tue ricchezze. Ma, senza soffermarmi su questo, mi sforzerò di convincerti dell`inutilità e della falsità del pretesto che adduci, servendomi proprio delle condizioni in cui viviamo in terra. Quante cose, infatti, tu cerchi di procurarti in questa vita, senza aver mai la possibilità di goderne! Se qualcuno ti accusasse per questo motivo, gli risponderesti che ti consideri sufficientemente consolato delle tue fatiche, pensando ai figli e ai nipoti. Se, nella piú avanzata vecchiaia, ti metti a costruire splendidi palazzi, che spesso la morte ti impedisce di terminare, se pianti alberi che daranno frutti solo molti anni dopo la tua morte, se acquisti poderi e un`eredità di cui diverrai proprietario solo dopo molto tempo, se, insomma, ti procuri altri simili beni di cui non potrai mai godere i frutti: ebbene, tutto questo lo fai per te, oppure per coloro che saranno vivi dopo di te? Non è dunque una completa follia non turbarsi in questi casi per il trascorrere del tempo quando esso è la causa che ci priverà della ricompensa delle nostre fatiche, e d`altra parte scoraggiarci e intorpidirci quando si tratta del cielo, per un rinvio che però servirà ad aumentare il tuo guadagno senza che i tuoi beni passino in mano d`altri e servirà a farti godere personalmente tutti i doni che ricevi? Pensa, inoltre, che questo rinvio non è affatto così lungo… Anche se il giorno della fine comune non fosse cosí prossimo, il giorno della morte di ciascuno di noi, vecchi e giovani, è sempre alle porte. In quel momento non sarà piú possibile andare a comprar l`olio per accendere le nostre lampade e, nonostante le nostre preghiere, non potremo ottenere il perdono, anche se intercedessero per noi Abramo o Noè, Giobbe o Daniele (cf. Mt 25,1ss). Finché, dunque, ci resta un po’ di tempo, dobbiamo usare in anticipo e copiosamente la facoltà di parlare e di chiedere grazie, dobbiamo procurarci olio abbondante e mettere tutto in deposito in cielo. Se faremo così, nel momento opportuno e quando ne avremo estremo bisogno, ritroveremo e potremo godere di tutti i beni; per la grazia e la misericordia di nostro Signore Gesú Cristo. (Giovanni Crisostomo, Comment. in Matth., 20, 5 s.)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Dio, nostro Padre suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli (Colletta 1 Avvento B).
•O Dio, nostro Padre, nella tua fedeltà che mai viene meno ricordati di noi, opera delle tue mani, e donaci l’aiuto della tua grazia, perché attendiamo vigilanti con amore irreprensibile la gloriosa venuta del nostro redentore Gesù Cristo tuo Figlio. (2 Colletta 1 Avv B)
•Ti aspettiamo, o eterna Parola che disponi i nostri giorni all’incontro, come uno che parte per un viaggio, non senza aver dato ai suoi servi il gusto e la gioia del fare, il cibo del corpo e del cuore. Non tardare il ritorno, vieni presto ad incontrarci. Ti aspettiamo, tu che solo conosci il momento, tu che sai ciò che chiedi ai tuoi servi e riveli pian piano a chi t’ama il mistero nascosto da secoli e a noi rivelato: il Dio fatto uomo, il Verbo vestito di carne.
•Tu sei luce alla mia lampada, tu rischiari le mie tenebre, o Spirito Santo, gioia divina che sgorga dal cuore, unzione crismale che hai fatto di noi i veri figli del Padre, pienezza dei doni che accoglie in noi la pienezza e la vita. Nulla ci manca: in te ogni dono è perfetto e vera l’attesa. Prepara in noi la tua fedeltà come veste nuziale, come lampada accesa, ora che torna il Padrone, lo Sposo, a incontrarci in quest’ora del nostro vegliare e nell’ultima notte del mondo quando noi lo vedremo nel giorno stupendo delle nozze beate.
•Rinnova nei tuoi figli, o Padre, la fiducia nella tua provvida presenza, perché nel cammino della vita non abbiano a smarrirsi e a indurire il loro cuore, ma invochino con fede e speranza il tuo nome.
•Sostieni, o Padre, la chiesa, sposa del tuo Verbo, nel cammino verso di te, perché sia vigile e pronta nell’ascolto della tua Parola e nell’annunzio a tutti i tuoi figli dell’unico Bene promesso, salvezza del mondo.
•Conserva, o Padre, tutti i consacrati nella fedeltà al tuo amore, perché come fiaccole accese, poste sul candeliere, facciano risplendere la luce del tuo Figlio che viene all’uomo che cerca la via della vita.
•Riconduci, Padre, sulla via della giustizia i figli dispersi nella notte del male e fa che nel loro cuore spunti l’alba radiosa di una vita riconciliata e rappacificata.
•Guida, o Padre, i passi della storia in questo tempo di attesa verso la meta della pace e della vera fraternità: tutti riconoscano che l’Amore è l’unica possibilità di incontro, di dialogo, di vera umanità.
•Insegnaci, o Padre, a vivere questo “oggi” come luogo della tua manifestazione e fa che, sostenuti dalla Parola e dal pane di vita, diventiamo servi operosi e fedeli nel mettere a frutto il quotidiano tesoro di grazia che ci affidi. (preghiere di suore Clarisse)
•Grazie, Signore, che ci hai affidato l’universo, grazie che hai dato a ciascuno il suo compito; donaci solo di saper sempre attenderti come delle guardie notturne; donaci di essere pronti alle tue irruzioni imprevedibili e insieme di capire quando ritardi . (D. Maria Turoldo)
•Mio Dio, mentre prego, mi chiedo se davvero soffro l’attesa di una salvezza e di un salvatore. Crea in me uno spazio intimo di attesa. Aiutami ad essere come Maria, immersa e interprete dell’attesa del suo popolo, della sua gente, delle sofferenze e delle mani alzate di tutta l’umanità. (La preghiera dei giovani)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della Parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Attendiamo nella fede e nella speranza. il Signore che viene.