Luca 2, 22-40: 22 Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, (Maria e Giuseppe) portarono il bambino Gesù a Gerusalemme per presentarlo al Signore, 23 come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – 24 e per offrire in sacrifìcio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. 25 Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, 26 e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27 Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli 28 lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: 29 «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, 30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 31 preparata da te davanti a tutti i popoli: 32 luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». 33 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34 Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima, 35 affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». 36 C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37 era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39 Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40 Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 2, 22-40
Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c`era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d`Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l`anima» C`era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
La presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme è la meta finale del vangelo dell’infanzia. Nel tempio aveva avuto inizio con l’annunzio della nascita del Battista, nel tempio si concludono i movimenti e i viaggi citati nei singoli racconti. La cronologia presente in queste narrazioni mette in evidenza la loro importanza (6 mesi, pari a 180 giorni, dall’annunzio dell’angelo a Zaccaria fino alla concezione di Gesù: nove mesi, pari a 270 giorni dalla concezione alla nascita di Gesù; 40 giorni fino alla purificazione di Maria, secondo Lv 12, 2 ss, totale 490 giorni) Le 70 settimane di anni predette da Daniele 9, 24 fino all’unzione di un santo dei santi sono ora trascorse. La promessa di Malachia 3, 1 (e subito entrerà nel suo tempio il Signore) si sta compiendo: lo stesso Signore entra nel suo tempio. L’autore del vangelo considera la realtà di Cristo su questo sfondo dell’Antico Testamento. Lo dimostra una serie di allusioni, per esempio la presenza dell’angelo Gabriele, come in Daniele 9, 21; l’offerta dell’incenso in Luca 1, 9 che ricorda l’offerta pomeridiana di Daniele 9, 21. La cornice solenne del tempio è l’ambiente ideale per la rivelazione profetica, che presenta Gesù nel suo ruolo messianico.
PURIFICAZIONE (22)
Secondo Levitico 12, 2-8 la puerpera era impura per sette giorni dopo la nascita di un maschio e per quattordici dopo la nascita di una femmina; inoltre per altri 33 giorni (o sessantasei per una bambina) doveva restare chiusa in casa e non toccare nessuna cosa sacra. La nostra traduzione dice: il tempo “della purificazione”, ma la maggior parte dei manoscritti dice “della loro purificazione” (catarismu auton). Secondo alcuni, questo “loro” si riferirebbe a Maria e Giuseppe, ma, dal momento che secondo la legge solo la madre era tenuta alla purificazione, il “loro” potrebbe essere un’aggiunta di un copista che pensava alle abitudini del mondo ellenistico in cui anche il padre di un bimbo appena nato era considerato impuro. Secondo altri “loro” si riferirebbe a Maria e Israele, alla luce del passo di Malachia 3, 1 (entrerà nel suo tempio) che fa pensare alla purificazione dei figli di Levi di cui parla questo profeta.
GERUSALEMME, COME STA SCRITTO (22)
Il periodo successivo al parto si doveva concludere con un sacrificio di purificazione, che consisteva nell’offerta di un agnello di un anno come olocausto e di una tortora (o di un colombo) come sacrificio di espiazione. Invece dell’agnello i poveri potevano offrire in sacrificio un secondo colombo. Secondo Lc 2, 24 i genitori di Gesù rientrano nella categoria dei poveri. In seguito alla centralizzazione del culto operata da Giosia i sacrifici dovevano essere presentati nel tempio di Gerusalemme. Gerusalemme inoltre gioca un ruolo particolare: il cammino del bambino Gesù va da Nazaret a Betlemme a Gerusalemme; si raggiunge così il punto culminante della storia dell’infanzia. La vita pubblica seguirà la stessa traiettoria: dalla Galilea a Gerusalemme. La città santa, ora, come più tardi, è il luogo della presentazione, della consacrazione, dell’offerta. (cf 1 Sm 1, 11.22-28)
PER OFFRIRLO AL SIGNORE (23)
Mentre gli animali primogeniti maschi venivano offerti in sacrificio o, se impuri, uccisi, oppure sostituiti da animali puri (Es 13, 13; 34, 19 ss), i bambini primogeniti erano considerati proprietà di Dio, e, se erano della tribù di Levi, erano destinati, come tutti i membri della tribù, al servizio del tempio, se erano di altre tribù venivano riscattati mediante una somma di cinque sicli d’argento; ed era il padre che provvedeva a questo riscatto, circa un mese dopo la nascita, in tutto il paese presso un sacerdote. Purificazione e riscatto erano due atti distinti, ma Lc 2, 22 ss li presenta invece riuniti in uno solo, senza far cenno alla somma pagata.
UN UOMO DI NOME SIMEONE (25)
Simeone, con la profetessa Anna, citata in Lc 2, 36, è rappresentante del devoto popolo d’Israele. Era “un uomo giusto” come Zaccaria ed Elisabetta (Lc 1, 6) e “timorato di Dio”, pio come Anania (At 22, 12); egli “aspettava il conforto d’Israele“, cioè l’avvenimento messianico descritto e promesso dai profeti, capace di portare ad Israele la liberazione da tutti i mali, la venuta escatologica di Dio.
LO SPIRITO SANTO (25)
Per ben tre volte si mette in evidenza che Simeone è guidato dallo Spirito di Dio: “lo Spirito Santo era su di lui” (26); “ gli aveva rivelato” (26), “ mosso dallo Spirito Santo si recò al tempio”(27). Questa insistenza sullo Spirito Santo dice l’importanza che Luca annette a questo episodio. Da notare che secondo la concezione rabbinica tra le cose ignote all’uomo rientrano il giorno della morte e quello della venuta del Messia. L’incontro tra Simeone e i tre pellegrini è fortuito, ma voluto dallo Spirito, guidato da Dio, come tante volte nella Bibbia. (Gn 29, Tobia 7, Atti, 10)
LO PRESE TRA LE BRACCIA (28)
Simeone non conosceva il bambino. Fa questo gesto insolito perché spirato dallo Spirito. Prendendolo tra le mani lo toglie ai genitori: quel bambino non appartiene soltanto a loro, ma è per tutti gli uomini. Dopo Maria e Giuseppe, Simeone è il primo credente. Narrando questo incontro, Luca pensa probabilmente al mondo ebraico che invecchia, ma chinato a ritrovare una nuova giovinezza nella novità di Gesù: “Il vegliardo portava il bambino, ma è il bambino che conduceva il vegliardo “(S. Agostino). I genitori presentano Gesù al Signore, come santo e consacrato (1, 35). Simeone lo presenta ora al popolo come il Salvatore.
E BENEDISSE DIO (28)
Simeone, sotto l’azione dello Spirito, eleva un inno a Dio, accompagnato da alcuni gesti liturgici: prende il bambino, con gesto offertoriale e benedice Dio, con una “euloghia” (benedizione) liturgica. L’inno è azione di grazia e voce di speranza per il compimento delle promesse in favore di Israele e di tutti i popoli. E’ anche una preghiera che si addice alla sera della vita.
ORA LASCIA (29)
La soglia è varcata: siamo nei tempi nuovi, nei quali ormai c’è la pace portata da quel Salvatore, con tanta speranza atteso. Egli porta la “pace” (eirene, shalon) messianica e ora il vegliardo può “ andare”, non più morire, con quella pace.
SECONDO LA TUA PAROLA (29)
La parola di Dio è il sostegno della fede e della speranza di Simeone: ciò che Dio ha detto e promesso, lo ha fatto, a conferma della sua parola. La parola di Dio è infatti insieme detto e fatto, secondo l’accezione dell’ebraico “debar”, presentato in greco con “rema”, e in italiano “parola”.
LA TUA SALVEZZA (30)
La salvezza (to soterion sou) viene da Dio, ed è presente in questo bambino. Simeone ha l’esperienza della visione (miei occhi) che è di fatto quella della fede, ossia dell’illuminazione data da Dio che permette di riconoscere Gesù. La salvezza di Cristo è offerta a chiunque si apre ad essa per mezzo dell’ascolto: questo tema qui echeggia in anticipo.
TUTTI I POPOLI (31)
La salvezza portata dal Messia, che proviene da Israele, è per tutti i popoli. Israele ha la priorità, ma ha la missione di aprirsi a tutti i popoli.
LUCE.. E GLORIA (32)
Due parole sovente associate nella Bibbia, soprattutto in Isaia e nei Salmi, luce e gloria specificano il significato di “ to soterion” e la sua dimensione universale. Il Messia sarà causa di salvezza per i pagani e per gli israeliti. Sarà luce per gli uni e gloria per gli altri. Il simbolo della luce sta ad indicare la realtà (il Messia e i suoi doni), che rivela alle genti la grandezza del Signore e li illumina nella mente e nel cuore affinché si aprano, con la fede al dono offerto. Siccome la salvezza viene da Israele, costituisce motivo di gloria, di onore per questo popolo.
IL PADRE E LA MADRE (31)
Luca parla di Giuseppe come se fosse il padre del bambino (vedi 2, 22,. 27.41.43.48). Qui, come in 2, 18 si dice che Maria e Giuseppe restano meravigliati per quanto sentono. Il fatto ha anche un significato teologico in quanto mette in evidenza come i piani di Dio siano superiori ai pensieri umani. La parola di Dio sorprende e suscita domande. Anche i pastori si stupirono (2, 18). In essi lo stupore riguardava l’identità del bambino, qui il suo destino.
SIMEONE BENEDISSE (34)
Dopo aver benedetto Dio, Simeone benedice i tre pellegrini, compiendo la funzione di un sacerdote, anche se non lo era. La benedizione è accompagnata da un oracolo rivolto a Maria, ma riguarda il bambino. La benedizione è costituita da quattro elementi, nei quali si ripete sostanzialmente lo stesso concetto: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele”.
SEGNO DI CONTRADDIZIONE (34)
Dopo l’aspetto luminoso: pace, salvezza, luce, gloria, ecco l’aspetto tragico. Il paradosso è che Gesù, messaggero di pace, porterà la divisione (Lc 12, 51-53); donatore di salvezza, provocherà la rovina di molti (Lc 2,34); irradiatore di gioia, si lascerà umiliare (Lc 9, 22; 24,26; Galati 6, 14); luce, svelerà le tenebre del cuore dell’uomo (11, 35). Come avverrà tutto ciò? La parola di Dio trasmessa da Gesù obbligherà gli uditori a pronunziarsi a favore o contro di lui. La maggioranza degli Ebrei non lo seguirà, mentre i pagani crederanno in lui. Il dramma di Gesù è qui: si manifesta in filigrana in tutte le pagine del vangelo e degli Atti. Gesù sarà il segno di contraddizione fino ad essere crocifisso. Gli uomini si dividono a suo riguardo. O si scandalizzeranno di lui e, respingendolo increduli, diverranno colpevoli, oppure lo accetteranno da credenti e giungeranno così alla risurrezione spirituale, alla salvezza.
SIANO SVELATI I PENSIERI (34)
Egli svelerà i pensieri di molti cuori, ossia le disposizioni interiori degli uomini. Una neutralità di fronte a Gesù, anche celata, non è possibile; sarebbe già un atteggiamento negativo.
UNA SPADA TRAPASSERA’ (35)
La parola proviene forse da Ezechiele 14, 17, dove indica il castigo divino che attraversa il territori di Israele, e, se Israele è visto personificato in una donna e se si vede in Maria la personificazione della figlia di Sion, allora la spada è simbolo della prova che subirà Maria di fronte al rifiuto di cui Gesù sarà oggetto e che lo porterà alla croce. Maria che soffrirà il martirio del cuore, vedendo il proprio figlio trafitto, (Zaccaria 12, 10) è l’immagine della Chiesa associata alla Passione del suo Salvatore. Anche la parola di Dio è inoltre paragonata ad una spada. Alla luce di Isaia 49, 2 si può dire che Dio ha fatto del Servo di Javhè una spada affilata; l’immagine è ripresa in Apocalisse 19, 15, dove il Cavaliere dalla bocca così armata è il Verbo di Dio. Ne deriva che la spada affilata è la Parola di Dio rivelatrice, venuta in Cristo Gesù e recante la salvezza, ma anche il giudizio, come appare in Ebrei 4, 12, dove è spada che purifica tagliando e giudica i pensieri dei cuori. In questa lettura, anche Maria che, come figlia del suo tempo, aspetta un Messia circondato di gloria, deve confrontarsi con questo bimbo, e la spada della Parola manifesterà la sua fede.
UNA PROFETESSA ANNA (36)
Dopo le due coppie Zaccaria-Elisabetta, e Maria-Giuseppe, ecco ora, vicino a Simeone, una donna, che come Simeone accoglie il bambino. Anche Anna rappresenta quell’ambiente dei poveri di Dio, che portano in sé tutta la speranza d’Israele nel Messia. Con Simeone costituisce il numero di due testimoni necessario perché l’avvenimento sia riconosciuto come autentico (Dt 19, 15).
FIGLIA DI FANUELE…VEDOVA… 84 ANNI (36)
I dettagli biografici rendono estremamente interessante la sua figura. La vedovanza senza nuovo matrimonio era molto stimata in Israele; le profetesse sono testimoniate in Israele (Gdc 4, 4; 2 Re 22,14), ed erano donne ricche di un carisma speciale; ottantaquattro anni è simbolo della perfezione della vecchiaia di una vita vissuta nella speranza (12×7).
NON SI ALLONTANAVA (37)
La sua era la religiosità di una donna che si esprime nei modi confacenti alla pietà ebraica (cf Mt 6, 5-18), ma anche con uno slancio nuovo: la speranza del Messia.
SI MISE ANCHE LEI (38)
Anna giunge spontaneamente. Riconosce il Messia e canta la sua riconoscenza a Dio. Parla del bambino agli altri e ne diventa messaggera. E’ lo stesso cammino dei pastori, con la differenza che qui la lode precede la testimonianza.
QUANDO EBBERO TUTTO COMPIUTO (39)
Lo sguardo dell’evangelista si concentra di nuovo su Giuseppe, Maria e Gesù, che dopo i riti prescritti dalla legge, ritornano a Nazaret.
IL BAMBINO CRESCEVA (40)
Questo versetto richiama da un lato la crescita di Giovanni, che “cresceva e si fortificava nello spirito” (Lc 1, 80), dall’altro quanto è detto di Gesù stesso, dopo la visita al tempio: “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2, 52). “Cresceva” indica lo sviluppo fisico del fanciullo; “sapienza”, la maturazione psicologica, essendo Gesù come uomo, soggetto allo sviluppo psichico mediante l’acquisizione di nuove esperienze e l’incontro con le persone; “ grazia” sta ad indicare la compiacenza di Dio e il favore degli uomini verso Gesù, “cresceva e si fortificava” sono espressioni equivalenti con cui si vuole sottolineare l’armonioso sviluppo fisico, psichico e spirituale di Gesù.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
ADEMPIMENTO DELLA LEGGE
L’obiettivo del viaggio al Tempio è l’adempimento della legge. Essa imponeva il riscatto di ogni primogenito, considerato naturalmente “sacro”, consacrato al Signore. In tal modo egli dimostrerà di considerarsi pienamente inserito nel destino del suo popolo; e mostra un rispetto esemplare per la legge religiosa e insieme civile. (Giuseppe Pasini) Sullo sfondo della scena della presentazione troviamo la legge giudaica, secondo la quale ogni primogenito è sacro e, per conseguenza deve essere consegnato a Dio. Pare probabile che mentre descrive la scena, Luca stia pensando che Gesù, primogenito di Maria, è primogenito di Dio e per questo, insieme con la sostituzione del sacrificio, mette in rilievo che Gesù è stato presentato al Signore, cioè offerto solennemente al Padre. La scelta di questa offerta si comprenderà solo alla luce della scena del Calvario, dove Gesù non potrà essere sostituito e morirà come l’autentico primogenito che si offre al Padre per la salvezza degli uomini. (Javier Pikaza)
PRIMA USCITA DELLA SANTA FAMIGLIA
La presentazione al tempio è la prima “uscita” ufficiale della Santa Famiglia. E’ la famiglia ideale, per la fede dei genitori, la loro capacità di stupore di fronte alle meraviglie di Dio, la loro disponibilità ad inserirsi nel destino anche doloroso del figlio. E’ anche una famiglia esemplare, perché il Bambino, pur essendo per vocazione “salvezza e luce del mondo”, segue le umili leggi dello sviluppo umano, cresce in sapienza e si fortifica, grazie alla vicinanza e all’accompagnamento educativo di Maria e di Giuseppe. Sono essi ad insegnargli a penetrare la Parola, a scoprire il gusto della preghiera, ad aprirsi nella carità alle miserie umane. (Giuspepe Pasini)
La famiglia di Maria, Giuseppe e Gesù ancora molto piccolo va al tempio di Gerusalemme a fare quello che prescriveva la legge di Mosè. E qui s’incontra di nuovo col progetto di Dio. Lo manifesta loro un uomo giusto e pio, guidato dallo Spirito: quel bambino è la salvezza per tutti i popoli; ma è anche segno di contraddizione; un futuro di sofferenza attende sua madre, Maria. “ Il padre e la madre di Gesù erano meravigliati di ciò che si diceva di lui”. Il progetto di Dio si rivela a loro progressivamente e li lascia nello stupore. Poi rientrano nella vita quotidiana, in Galilea nella loro città di Nazaret. E il bambino, che portava in sé tanto mistero, “cresceva e si fortificava, colmo di sapienza, e il favore del Signore era con lui”. (Giovanni Nervo)
IN ATTESA DEL MESSIA
Simeone e Anna aspettavano la redenzione di Israele. Redenzione, in greco “lutrosis”, rimanda all’esperienza fondativa del popolo d’Israele, quella dell’esodo. In ebraico c’è una parola “goel”, che esprimeva nell’antico Israele una funzione dai connotati anche giuridici. Il “redentore” o “riscattatore” era il parente più stretto sul quale incombeva il compito di “redimere” il fratello o il consanguineo più vicino a lui per legame parentale caduto in miseria o schiavitù. In questa luce si applica al Signore il titolo di goel, perché egli considera Israele come suo “figlio primogenito” (Esodo 4, 22); quando il figlio precipita nella sventura della schiavitù sotto il giogo faraonico, egli entrerà in scena riscattandolo. La vicenda della redenzione” esodica è, quindi, un atto di solidarietà divina, di amore, di vicinanza operosa e affettuosa. Nel NT la morte in croce di Cristo sarà interpretata come “redenzione” attraverso il sangue versato; “ Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita in riscatto (lutron, vocabolo analogo a lutrosis, redenzione) per molti (Mc 10, 45). La nostra speranza di liberazione dal male è, perciò, affidata alla vicinanza che Dio sente nei nostri confronti e che manifesta inviando suo Figlio il quale ci redime dalla schiavitù del peccato “non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, ma col sangue prezioso di Cristo, come agnello senza difetti e senza macchia (1 Pietro 1, 1819). Il vero popolo di Dio, sia nel Primo che nel Nuovo Testamento, è in attesa della “redenzione” che è un atto di amore di colui che ci ha amati per primo e “ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv 4, 10). (Gianfranco Ravasi)
SEGNO DI CONTRADDIZIONE
Simeone proclama un “oracolo di divisione”: per “molti in Israele” Gesù sarà causa di “rovina” oppure di “resurrezione”. Sarà causa di “resurrezione” per quei “beati” che non si “saranno scandalizzati di lui” (Lc 7, 23). Sarà causa di “rovina” per quei “costruttori “ che avranno “scartato quella pietra” (Lc 20,17), che è “Cristo” (1 Cor 19, 4). Infatti “chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e a chi cadrà addosso, lo stritolerà” (Lc 20, 18). Già Isaia (8,14) aveva profetizzato del “Signore” come “pietra d’inciampo e roccia che fa cadere le due case d’Israele” in punizione della loro infedeltà. Sviluppando questa simbologia e le sue dimensioni, Gesù ha riconosciuto la “ divisione” che egli costituisce nei riguardi dell’uomo, di cui “svela i pensieri del cuore” (Cf 2, 35); “ Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma divisione” (Lc 12, 51). Ancor più essenzializzando, Gesù ha detto: “ Chi non è con me è contro di me; e chi non raccoglie con me disperde “ (Lc 11, 23). Sia pure ad altro livello questo si ripete anche nei riguardi dei figli degli uomini. (Mario Masini)
Nei riguardi di Maria Simeone proclama un “oracolo di afflizione”: “ A te una spada trafiggerà l’anima”. La spada che trafiggerà l’anima di Maria sarà il coinvolgimento nella lotta pro o contro il suo Figlio, nella scelta che ogni uomo deve compiere in favore o contro Cristo. Di fatto Maria conobbe e patì l’incomprensione che avevano opposto a Gesù persino i suoi parenti, i quali, una volta intrapresero persino un oscuro tentativo di sequestro “perché dicevamo: è fuori di sé “ (Mc 3, 21), una sorta di eufemismo per dire che Gesù non ragionava più, che era pazzo. L’ampiezza di questa sofferenza di Maria raggiunse tutto il suo risalto nel contesto giovanneo che presenta Maria come la madre di ogni uomo e propone ogni uomo come suo figlio (Gv 19, 27). Il dolore di Maria è motivato non soltanto dal ripudio del Figlio di Dio, ma anche dal rifiuto di un Dio che, “essendo stato provato in ogni cosa a somiglianza di noi”, ”non si vergogna di chiamarci fratelli” (Eb 4, 15; 2, 11). (Mario Masini)
GESU LUCE
L’incontro sincero con il Signore genera imbarazzo. Egli è luce, e perciò rivela in profondità le nostre situazioni, mette in evidenza le nostre concessioni al male, svela i nostri continui compromessi. La sua decisa e fedele opera di verità, di giustizia, di amore ci convince, ma ci lascia ancora perplessi e timorosi. Mettersi al suo seguito significa lottare e anche essere perseguitati. La spada che trafiggerà Maria è sempre presente nella carne della Chiesa, quanto più essa è fedele ed è pronta a trapassare anche il nostro cuore. Se ci guardiamo attorno, se scopriamo i segni dell’ingiustizia e dell’odio e se ci decidiamo ad operare al seguito del Messia, la vita diventa lotta, impone fatica, richiede sacrificio. E’ la condizione del discepolo del Messia: anche lui offerto alla volontà del Padre. (Servizio della Parola)
FAMIGLIA DI NAZARET
I genitori di Gesù portano il bambino al tempio per consacrarlo al Signore. Gesù appartiene totalmente ed esclusivamente a Dio. Egli infatti è santo e Figlio di Dio (Lc 1, 35). Ma anche Maria è totalmente consacrata a Dio e così pure Giuseppe, che si è affidato e fidato dei piani misteriosi di Dio. Questa è la caratteristica fondamentale di questa Famiglia di Nazaret: essa appartiene a Dio, è a lui consacrata. E per questo la famiglia di Nazaret è modello per tutte le famiglie, non per i singoli gesti o comportamenti. Ogni famiglia trova nella famiglia di Nazaret il suo modello, nel senso che trova l’indicazione fondamentale del modo di essere. (Antonio Bonora)
SIMEONE MOSSO DALLO SPIRITO
“Una donna toccò l`orlo dell`abito di Gesú e fu risanata” (Lc 8,44). Se costei ha ricevuto un cosí grande dono per aver toccato l`estrema parte del suo abito, che cosa dobbiamo pensare sia accaduto a Simeone, “che accolse tra le sue braccia” il fanciullo e, tenendolo tra le braccia, gioiva e si allietava, rendendosi conto di portare il fanciullo che era venuto per liberare i prigionieri? Lui stesso stava per essere liberato dai vincoli del corpo, ed egli sapeva che nessuno poteva far uscire gli uomini dalla prigione del corpo, con la speranza della vita futura, se non colui che teneva in braccio. Per questo dice, rivolgendosi a lui: “Ora, Signore, lascia che il tuo servo se ne vada in pace” (Lc 2,29); infatti finché io non sostenevo Cristo, finché le mie braccia non lo sollevavano, ero prigioniero e non potevo liberarmi dai miei vincoli. Dobbiamo intendere queste parole come se fossero non soltanto di Simeone, ma di tutto il genere umano. Se uno esce dal mondo, se è liberato dal carcere e dalla dimora dei prigionieri per andare a regnare, prenda tra le sue mani Gesú, lo circondi con le sue braccia, lo tenga tutto stretto al suo petto e allora potrà andare esultante di gioia là dove desidera. Considerate quante cose erano state preordinate in anticipo perché Simeone meritasse di tenere in braccio il Figlio di Dio. Dapprima aveva ricevuto l`assicurazione dallo Spirito Santo «che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore». Non era poi venuto al tempio né per caso né semplicemente ma venne al tempio mosso dallo Spirito di Dio: “infatti tutti quelli che sono condotti dallo Spirito di Dio sono figli di Dio” (Rm 8,14). Lo Spirito Santo lo condusse dunque al tempio. Anche tu, se vuoi tenere in braccio Gesú e stringerlo tra le mani, se vuoi esser degno di essere liberato dalla prigione, dedica ogni tuo sforzo per essere condotto dallo Spirito e venire al tempio di Dio. Ecco, ora tu stai nel tempio del Signore Gesú, cioè nella sua Chiesa; questo è il tempio costruito di “pietre vive” (1Pt 2,5). Ma tu stai nel tempio del Signore quando la tua vita e i tuoi costumi sono quanto mai degni del nome che designa la Chiesa. Se verrai al tempio mosso dallo Spirito, troverai il fanciullo Gesú, lo solleverai nelle tue braccia e dirai: “Ora, Signore, lascia che il tuo servo se ne vada in pace secondo la tua parola” (Lc 2,29). (Origene, In Evang. Luc., 15, 1-5
FIGURA DI CHI ASPETTA IL SIGNORE
“Ed ecco a Gerusalemme c`era un uomo di nome Simeone uomo giusto e timorato, che aspettava la consolazione d`Israele” (Lc 2,25). Non soltanto dagli angeli e dai profeti, dai pastori e dai genitori, ma anche dai vecchi e dai giusti riceve testimonianza la nascita del Signore. Tutte le età, l`uno e l`altro sesso e gli eventi miracolosi rendono testimonianza: una vergine partorisce, una donna sterile ha un figlio, un muto parla, Elisabetta profetizza, il mago adora, il bambino chiuso nel seno materno salta per la gioia, una vedova rende grazie, un giusto è in attesa. Era davvero un giusto, perché egli non attendeva nel suo interesse ma in quello del popolo. Per suo conto egli desiderava essere sciolto dai legami di questo corpo fragile; ma attendeva di vedere il Messia promesso: ben sapeva, infatti, che sarebbero stati «beati gli occhi» che lo avrebbero visto (cf. Lc 10,23). “Ora” – disse – “lascia andare il tuo servo” (Lc 2,29). Vedi questo giusto, stretto quasi nel carcere del corpo, che desidera sciogliersene per cominciare a essere con Cristo, perché “sciogliersi ed essere con Cristo è molto meglio” (Fil 1,23). Ma colui che vuole essere liberato, venga a Gerusalemme, venga al tempio, attenda l`Unto del Signore, riceva nelle sue mani il Verbo di Dio e lo stringa fra le braccia della sua fede. Allora sarà liberato, e non vedrà piú la morte, egli che ha visto la vita. (Ambrogio, Exp. in Luc., 2, 5860)
I DOLORI DI MARIA
Questa donna ripiena di grazie che superano ogni misura naturale, i dolori, che non conobbe nel parto, li subí al tempo della passione, sentendosi lacerare tutta dal materno affetto e sentendosi trafitta come da spade, quando vedeva venir ucciso, come uno scellerato, colui ch`essa aveva conosciuto ch`era Dio, quando lo generò. Cosí dev`essere compresa la profezia: “La spada del dolore ti trafiggerà l`anima (Lc 2,35). Però la letizia della risurrezione, che cantava la divinità di colui ch`era morto nella carne, assorbí tutto il dolore. (Giovanni Damasceno, De fide orthod., 4, 14)
PREGHIERA (pregare la parola)
•O Padre, che nel tuo Figlio presentato al tempio prefiguri il mistero del dono che egli fece di sé nella sua Pasqua, perché noi avessimo la vita in abbondanza, per l’intercessione di Maria, rendi pure noi testimoni della tua fedeltà e della tua speranza.
• Dio, fonte e principio di ogni luce, che hai rivelato al santo vecchio Simeone il Cristo, vera luce di tutte le genti, ascolta la preghiera del tuo popolo e guidalo sulle vie del bene perché giunga alla luce che non ha fine. (dalla benedizione dei ceri della Presentazione)
•O Dio, che hai esaudito l’ardente attesa del santo Simeone, compi in noi l’opera della tua misericordia. Tu che gli hai dato la gioia di stringere fra le braccia, prima di morire, il Cristo tuo Figlio, concedi anche a noi di camminare incontro a Cristo, per possedere la vita eterna. (Orazione festa Presentazione)
•Rinvigorisci, o Padre, il nostro spirito, perché affidandoci unicamente al tuo piano di amore sappiamo accogliere il tesoro della fede e trasmetterlo con una vita integra e fedele per preparare in ogni stagione della storia la famiglia dei tuoi figli illuminata da colui che è venuto a noi, salvezza di tutte le genti. (Suore Clarisse)
•Solo tu, o Spirito, puoi farci comprendere il grande mistero del Dio fatto uomo. Noi lo vediamo nel tempio di Dio, portato ed offerto secondo la legge. Aprici gli occhi all’incontro sublime che manifesta, a chi attende nel tempo, la sola Luce che illumina e salva. Sei tu che riveli al vecchio Simeone l’attesa compiuta del Bimbo divino: e lui, inondato di gioia dall’alto, saluta la vita apparsa nel mondo. Dà luce al mio cuore che possa innalzare nel mondo deluso un canto di fede. (Suore Clarisse)
•Solo in Gesù troviamo salvezza noi che vediamo attraverso la fede nel Bimbo offerto alle braccia di un vecchio la pietra d’inciampo, lo scandalo amaro, la croce innalzata; strumento di morte e di vita rinata nel sangue versato. Sia quella spada predetta a Maria un’inquietudine anche per noi, affinché la Parola, lama tagliente, penetri l’anima e inondi di Luce e dallo squarcio del nostro cuore unito all’offerta dell’ostia pasquale sgorghi un torrente vivificante che irrighi il mondo assetato di bene. (Suore Clarisse)
•Abbiamo bisogno di un cuore fedele che sappia rispondere il “sì” della fede che possa venire davanti all’altare, portando con gioia ciò che tu chiedi. Che cosa ti offriamo, Signore del cielo, se non ciò che tu stesso oggi ci doni? Il Figlio tuo amato, la Luce dei popoli, perché ogni uomo vi trovi salvezza. (Suore Clarisse)
•In Cristo tuo Figlio noi ti offriamo ogni piccolo figlio che tu doni almondo con cuore di Padre; ogni famiglia divisa e dispersa, ogni vecchiaia delusa e angosciata, ogni amarezza di giovani illusi, ogni esistenza smarrita e sofferta; la vita che nasce ed è rifiutata, il respiro che muore senza avere la pace; tutta la nostra grande famiglia di figli e fratelli che sono nel mondo; noi li portiamo al tuo cuore di Padre che sa ricolmare ogni attesa di bene. Vedan la Luce che porta salvezza, che inaugura un regno di pace e armonia, dove la vita è presa per mano e il coro fraterno di figli si offre in benedizione per tutto il creato. (Suore Clarisse)
•Cristo Gesù, nostra gioia e salvezza, cercato e trovato nella casa del Padre tuo da Simeone, uomo giusto, fa che ti riconosciamo e ti incontriamo anche noi nelle membra sofferenti della tua Chiesa. (Invocazione delle lodi)
•Pietra angolare del Regno di Dio, posto come segno di contraddizione, fa che gli uomini, vivendo nella fede e nella carità, trovino in te la risurrezione e la vita.
(Invocazione delle lodi)
•Cristo salvatore, che sei la luce per illuminare le genti, illumina coloro che non ti conoscono, perché credano in te unico vero Dio. (Invocazione dei Vespri)
•Signore, che per bocca del santo vecchio Simeone hai preannunziato alla Madre tua la spada di dolore che avrebbe trafitto la sua anima, sostieni e conforta coloro che soffrono a causa del tuo nome. (Invocazione dei Vespri)
•O Gesù Salvatore, immagine del Padre, re immortale nei secoli, luce d’eterna luce, speranza inestinguibile, ascolta la preghiera. Tu che da Maria Vergine prendi forma mortale, ricordati di noi! Redenti dal tuo sangue, adoriamo il tuo nome, cantiamo un canto nuovo. A te sia gloria, o Cristo, al Padre e al Santo Spirito nei secoli dei secoli. (Inno dei Vespri)
• Ave, Maria, tu sei degli apostoli voce perenne. Ave, dei martiri, sei l’indomito ardire. Ave, sostegno possente di fede. Ave, vessillo splendete di grazia. Ave, per te fu spogliato l’inferno. Ave, per te ci vestimmo di gloria. (Dall’inno “akahtistos”)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della Parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Il Signore sia sempre presente nella nostra famiglia.