Marco 1, 12-15: 12 In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto 13 e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. 14 Dopo che Giovanni fu arrestato. Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: 15 «II tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Marco 1, 12-15
Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
In questa pericope evangelica (1, 12-15) la liturgia ha messo insieme due brevi composizioni, la prima delle quali è ancora legata al prologo (12) e la seconda si trova nell’inizio della vita pubblica del Maestro. Gesù che ha appena ricevuto nel battesimo l’abilitazione carismatica alla sua missione, può affrontare nel deserto l’avversario e subito dopo iniziare la sua missione. La tentazione va considerata nel contesto del battesimo e l’inizio della predicazione acquista il suo vero significato alla luce della permanenza nel deserto: Gesù vince satana e il regno di Dio è vicino.
SUBITO DOPO (12)
Il testo liturgico inizia col solito “ in quel tempo”, ma Marco dice: “subito dopo “ o “successivamente”, ossia dopo il battesimo.
LO SPIRITO LO SOSPINSE (12)
Lo Spirito che Gesù “vide discendere su di lui come colomba”, lo conduce ora nel deserto. Il verbo greco “ ekballein” può indicare una “pressione”, ma anche solo una “mozione” e in questo senso va la traduzione CEI: “lo sospinse”.
NEL DESERTO (13)
Per chi abitava nei villaggi e nelle città era un luogo misterioso e tremendo, pieno di pericoli e da molti ritenuto anche luogo di demoni. Nella Scrittura è il luogo dell’incontro con Dio e della preghiera (Os 2, 16), ma anche della penitenza e della prova. Nel deserto Israele aveva avuto la sua formazione, era stato tentato in qualche modo da Dio e saggiato nella sua fedeltà all’alleanza e a sua volta era stato tentatore di Dio nell’esigere da lui continui interventi miracolosi. (cf Es 16, 35; Dt 9, 7)
FU TENTATO DA SATANA (13)
Marco usa il termine “peipazomenos”, e precisa: per 40 giorni, che è un periodo di tempo tradizionale nella Bibbia (vedi Mosè ed Elia): e sembra voler intendere che fu tentato per tutto quel lungo periodo, la prova fu severa e durò a lungo. L’accenno alla tentazione fa anche presagire che la vita di Gesù sarà tutta punteggiata da tentazioni, da combattimento; durante tutta la vita infatti fu sollecitato a usare tutta la sua forza per imporre il Regno di Dio all’umanità ribelle e far trionfare immediatamente la causa di Dio; contro questa tentazione Gesù ha dovuto lottare fino alla fine: “scenda dalla croce e crederemo” (Mc 15, 32). Marco non dice nulla del contenuto della tentazione. Specifica solo che la tentazione provenne da satana, l’avversario, il nemico.
STAVA CON LE FIERE (13)
Il fatto è presentato in modo essenziale, telegrafico. L’accenno alle “fiere” per alcuni è solo un particolare descrittivo, dato che nel deserto ci sono gli animali selvatici, come sciacalli, lupi, iene, e anche leoni; per altri è un riferimento della situazione di Adamo nel paradiso terrestre e sta ad indicare la pace di Gesù e di chi è vicino a Dio e gode della sua protezione.
GLI ANGELI LO SERVIVANO (13)
Questo servizio angelico indica una particolarissima assistenza da parte di Dio, il quale non permette che il suo eletto soccomba alla fame, alla tentazione o a qualunque altro male. E anche la superiorità e la vittoria di Gesù su satana, vittoria che non viene menzionata espressamente.
GIOVANNI FU ARRESTATO (14)
La seconda parte della pericope è presa dall’inizio della missione di Gesù, che è in stretto rapporto con la missione di Giovanni. Il Battista, (la cui uccisione Marco descriverà più tardi: 6, 14-29), ha ormai compiuto la sua opera e cede il posto al “più potente” . La somiglianza di destino di Giovanni e Gesù risalta subito nel verbo qui tradotto con “arrestato”, ma che nel greco suona “parodotenaia” ossia “consegnato”; come Giovanni, anche Gesù verrà “consegnato” in mano ai suoi nemici.
NELLA GALILEA (14)
Marco indica, in modo molto riassuntivo, il luogo e il tema della prima predicazione di Gesù. Il luogo è la Galilea, dove Gesù aveva trascorso la gioventù, che era terra di poveri pescatori, umili contadini ed artigiani, abitata da gente di ogni razza, prevalentemente pagana, e per questo era chiamata “Gelil hagoim”, distretto delle genti o dei gentili (Is 9, 1). Tema della predicazione è l”euangelion tou teou”, il vangelo di Dio, la buona novella per eccellenza, che viene da Dio e ha per oggetto la salvezza. Nel versetto seguente viene indicato in che consista il messaggio e da dove venga.
IL TEMPO E’ COMPIUTO (15)
Non è un tempo qualunque, ma “o xairos”, il tempo giusto, il momento opportuno, che suppone un “prima fatto di attesa” e una situazione attuale, che è “compimento” delle profezie messianiche e “pienezza” escatologica.
IL REGNO DI DIO E’ VICINO (15)
Il “Regno di Dio” può intendersi come “la sovranità di Dio su tutte le cose” o come “il campo su cui Dio esercita la sovranità”; qui significa il dominio perfetto di Dio sulle anime, come era stato predetto dai profeti per la fine dei tempi. E’ detto che questo regno “enghichen”, termine che si può tradurre con: ‘ è vicino, si è avvicinato”, oppure: “è giunto, è arrivato, è presente”. Qui la traduzione può essere “ è giunto… “ per il fatto che Cristo è giunto ed ha iniziato il suo ministero, ma anche: “è vicino…”, perché non è ancora accettato e riconosciuto dalla maggioranza degli uomini.
CONVERTITEVI (15)
Per far parte del regno è richiesta la “metanoia” (metanoeite), il cambiamento radicale dell’uomo, del suo modo di pensare e del suo modo di agire, ossia la “conversione”, il “ritorno a Dio”.
CREDETE AL VANGELO (15)
Credete al Vangelo (pisteuete ev to euangelio): nella fede sta l’atto perfettivo della conversione. La conversione deve tendere alla fede e realizzarsi in essa. Qui non si tratta di una semplice fiducia in Dio, ma della fede cristiana, di una convinzione profonda nella salvezza di Dio, racchiusa in Gesù Cristo, che viene identificato col “Vangelo”. Chi infatti crede nel vangelo crede in Gesù Cristo.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
LO SPIRITO SOSPINGE GESU’
Nel racconto brevissimo che Marco ci dà della tentazione di Gesù nel deserto tutto assume significato, specialmente se il lettore lo confronta con il racconto parallelo delle tre tentazioni di Gesù in Matteo e Luca. Solo Marco ci dice che «fu lo Spirito a sospingere Gesù nel deserto». Il verbo è lo stesso che Marco usa per indicare «la cacciata» degli spiriti dagli indemoniati: come dire che la potenza di Dio (lo Spirito di Dio) discesa su Gesù nel battesimo, «lo spinse con forza» nel deserto della sua «quaresima». II «deserto», non solo come luogo della prova – tentazione ma anche come luogo della vicinanza con Dio, è tema biblico costante (cf. Os 2, 14 e anche Me 6,31). Anche il deserto della nostra Quaresima è grazia dello Spirito, da assecondare. Nel «deserto», Gesù «tentato da Satana, stava con le fiere e gli angeli lo servivano»: un modo simbolico e sublime per dirci che Gesù vinse la tentazione di Satana e inaugurò la pace messianica, la riconciliazione cosmica degli ultimi tempi. L’evangelista Marco annota: «Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto ed egli vi rimase quaranta giorni tentato da Satana». Gesù, Figlio di Dio e Messia, ha la pienezza dello Spirito Santo. Già il battesimo di Gesù nelle acque del Giordano è stato contraddistinto dall’effusione visibile dello Spirito Santo su di lui. Marco, fin dall’inizio del suo vangelo, ci fa comprendere che Gesù è il Messia dello Spirito Santo, il quale lo muove, lo anima e lo fortifica; investito dalla forza dello Spirito, Gesù compie la sua missione di annunciatore del regno di Dio e di portatore della salvezza; sostenuto dallo Spirito, Gesù trascorre i «quaranta giorni» di prova nel deserto vincendo il maligno e vivendo con singolare intensità l’incontro filiale con il Padre. (Luigi Maggiali)
NEL DESERTO
II deserto è visto da tutta la Bibbia come un luogo ambiguo: è sede della ribellione e del peccato d’Israele in marcia verso la terra promessa, ma è anche luogo dell’intimità del Signore col suo popolo, come ricorda il profeta Osea (2,16). Gesù è simbolo, perciò, del perfetto Israele che respinge la tentazione satanica e segue la via di Dio. È per questo che riesce a far fiorire il deserto e a trasformarlo in una specie di paradiso terrestre. Si capisce, così, la presenza delle belve in armonia e in convivenza serena con Gesù. Egli è come il nuovo e perfetto Adamo che vive nel giardino del mondo in pace con tutte le creature. (Gianfranco Ravasi)
Nella tradizione biblica il «deserto» è il luogo della prova, ma anche luogo in cui l’uomo e il popolo stesso possono vivere il loro rapporto con Dio con maggiore intensità ed obbedienza, luogo in cui ci si sente impotenti e nello stesso tempo ci si rifugia e ci si abbandona alla potenza di Dio. (Valerio Mannucci)
DESERTO E CAMMINO DI FEDE
Anche noi, come Cristo, dobbiamo fare l’esperienza del deserto. Come singoli, gruppi, famiglie e comunità dobbiamo sentire la necessità di trovare spazi e momenti di silenzio, tanto più che ci troviamo in un mondo segnato da una fretta frenetica e da un impressionante attivismo che non lasciano più tempo alla riflessione, alla preghiera, al dialogo. Il deserto è luogo di verifica e di maggiore vicinanza al Signore; è un momento di silenzio attivo che permette di cogliere ciò che nella vita è essenziale, lasciando da parte le cose non necessarie e non importanti. Ad una condizione però: che ci si lasci muovere e condurre dallo Spirito del Signore, dalla sua luce e dalla sua forza. Lo Spirito è il vero Maestro interiore che ci «ricorderà ciò che Gesù ha insegnato e fatto» (cf. Gn14,26). Senza la guida dello Spirito il nostro silenzio correrebbe il rischio di diventare semplice introspezione di noi stessi, priva di apertura alla luce del Signore. (Luigi Maggiali)
Quest’immagine del deserto è particolarmente ricca per il cammino di fede del cristiano. Certamente il vento del deserto non accarezza il volto, non è una brezza che consola e gratifica; esso brucia la faccia, gonfia gli occhi e mette alla prova il cuore dell’uomo. Questi si mostra per quel che è, per quel che vale. È il vento della verità, di fronte al quale non si può barare. Essere condotto dallo Spirito nel deserto vuoi dire accettare la proposta di una solitudine che spoglia da tutte le false sicurezze, che denuda da ogni presunzione e velleità. Chi non ama questo tipo di solitudine, evaderà sempre dalla propria verità, giocherà a nascondino con se stesso e rifuggirà dal guardarsi dentro come si fugge la peste. Chi non ha i suoi quaranta giorni (o anni che siano) di prova, chi non accetta la lotta con se stesso, dove il proprio satana non è che la resistenza a chiudersi dentro le proprie paure, le proprie sicurezze e i propri egoismi, non giungerà mai a una riconciliazione con sé, con il creato, con le vicende; rimarrà cioè sempre aggressivo nelle sue difese.
Di Gesù si dice che «stava con le fiere e gli angeli lo servivano»: dalla lotta sincera per la sincerità della propria verità nasce un’armonia di fondo che recupera la propria comunione col mondo materiale e quello spirituale. (Ernesto Menichelli)
GESU’ VINCE SATANA
Il Vangelo di Marco è il più sobrio e conciso nel raccontare la tentazione di Gesù. E ho usato intenzionalmente il singolare («la tentazione») perché non troviamo, in Marco, le tre tentazioni, ma soltanto l’espressione: «fu tentato da satana». Leggendo il Vangelo di Marco, ci accorgiamo che la vita di Gesù è piena di tentazioni: per es. i farisei gli chiedono di fare un miracolo «per metterlo alla prova» (8,11); ancora i farisei, sempre per metterlo alla prova, gli fanno domande sulla questione del divorzio (10,2). Il Vangelo di Marco, più degli altri, mette in evidenza la lotta di Gesù contro i demoni, e quindi la sua attività taumaturgica ed esorcistica. Con Gesù, il regno di Dio si è fatto vicino e il regno di satana volge al tramonto. Gesù vince satana e introduce nel mondo il regno di Dio. Per Marco, questo è il senso della tentazione: Gesù risolve l’alternativa Dio-satana a favore di Dio. (Antonio Bonora)
TEMPO COMPIUTO, REGNO VICINO
Nel deserto sembra che Cristo ritorni alle radici dell’uomo, ripeschi la storia dalla sua origine per ripartire di lì e dare inizio alla nuova storia. L’annuncio della nuova era si compone di quattro elementi, di cui i primi due suonano come annuncio e gli altri due come invito: il tempo è compiuto, il Regno è vicino; converitevi, credete al vangelo. Sono quattro elementi che possono essere posti in parallelo a questo modo: «II tempo è compiuto, convertitevi! II Regno è vicino, credete al vangelo»! Si risolve la storia dell’uomo per un dono di Dio. (E. Menichelli)
II Cristo, nuovo Adamo e riconciliatore dell’universo, parla, sono le prime parole di Gesù, tutte da sottolineare: «Il tempo è compiuto». Non è più tempo di attesa; il momento propizio (kairòs) l’occasione decisiva sono già presenti, ora: ci si deve decidere per ciò che non è più utopia (= qualcosa che non ha luogo), bensì passione e ricerca di ciò che ancora non ha luogo ma può averlo, subito. “Il regno di Dio è vicino». Cioè il mondo nuovo (quello del progetto di Dio) avanza, anzi incombe; il nuovo ordine di rapporti, quale effetto della signoria di Dio, è diventato concretezza storica nella persona-parola-azione di Gesù Cristo; l’occasione propizia della salvezza è discesa nel tempo e nello spazio dell’uomo ed esige da lui una presa di coscienza e una presa di posizione. (V. Mannucci)
CONVERTITEVI, CREDETE AL VANGELO
«Convertitevi e credete all’evangelo-bella notizia”. «Conversione» non è più soltanto un generico cambiamento di mentalità, neppure soltanto un voltarsi dalla parte di Dio, un ritornare a Dio quale fonte di vita e di creazione nuova. Essa, d’ora in poi, si associa al credere alla bella notizia portata da Gesù, in lui resa concretezza storica. Certo, il lieto annuncio della salvezza e della felicità è il regno-mistero predicato da Gesù. Esso non soddisfa le attese puramente terrene degli uomini; esso trova i suoi destinatari privilegiati tra «i poveri»; esso vuole occhi di fede per riconoscerlo ed evangelica violenza per iscriverlo nella cronaca di una vita e di una storia, che faticano a deporre abiti antichi. vecchie abitudini, arcaico stile di «Credere al vangelo» significa rompere con le paure o le schiavitù del passato e aprirsi pienamente e liberamente al nuovo futuro offerto da Dio in Cristo. (V. Mannucci)
Credere al vangelo non è possibile senza distrugge- re il vero idolo del quale gli altri idoli sono sostegno e frutto: l’idolo dell’autosufficienza. Per esempio, il servire le ricchezze è prima di tutto ricercare quello che penso possa salvarmi, ma io devo farmi padrone di me stesso e non loro servo. Credere al vangelo è dire: «Non sono che un uomo o una donna e perciò ho bisogno di essere salvato. E posso ricevere la salvezza soltanto da Dio e per le strade che Dio ha scelto». (Carlo Alibrandi)
IL REGNO DI DIO
La pagina odierna del vangelo di Marco non solo ci presenta l’inizio dell’attività messianica di Gesù di Nazaret, ma ci offre un compendio della sua predicazione che ha come tema centrale e dominante e come oggetto proprio e specifico il regno di Dio. Il regno è dono di Dio e realtà già presente; esso è un evento «che accade», che «è in arrivo»; già ora esso si rende presente nell’annuncio e nell’opera di Gesù e si compirà pienamente nel futuro. La salvezza liberatrice di Dio, dunque, è già «imminente e prossima». Gesù nel vangelo si serve anche di altre immagini per affermare che il tempo della salvezza ha inizio ora, in lui, nella sua parola e nella sua azione: «Appare già la luce» (Mt 4,16); «È l’ora della messe» (Mt 9,37); «È portato il vino nuovo» (Mc 2,22). Gli stessi miracoli compiuti da Gesù sono segni del regno di Dio che già opera: “Se io scaccio i demoni per virtù di Dio, è certamente giunto a voi il regno di Dio» (Mt12.28).
GESU E LO SPIRITO SANTO
“E subito lo Spirito lo spinse nel deserto” (Mc 1,12). E` lo Spirito che era disceso sotto forma di colomba. «Vide – dice Marco – i cieli aperti e lo Spirito come colomba discendere e fermarsi su di lui». Considerate quanto dice: fermarsi, cioè restare con lui, non sostare e poi andarsene. Giovanni stesso dice in un altro Vangelo: “E chi mi ha mandato mi ha detto: – Colui sul quale vedrai discendere e fermarsi lo Spirito Santo” (Gv 1,33). Lo Spirito Santo discese su Cristo e si fermò su di lui: quando invece discende sugli uomini non sempre si ferma. Infatti nel libro di Ezechiele, che raffigura in immagine il Salvatore (nessun altro profeta, e mi riferisco ai maggiori, viene chiamato «Figlio dell`uomo», come Ezechiele), si legge: “La parola del Signore fu diretta a Ezechiele profeta” (Ez 1,3). Qualcuno dirà: – Perché tanto spesso citi il profeta? Perché lo Spirito Santo discendeva sul profeta, ma di nuovo se ne allontanava. Quando si dice che «la parola del Signore fu diretta» si intende chiaramente che lo Spirito Santo di nuovo tornava dopo essersene andato. Quando siamo colti dall`ira, quando offendiamo qualcuno, quando siamo presi da tristezza mortale, quando i nostri pensieri sono prigionieri della carne, crediamo forse che lo Spirito Santo rimanga in noi? Possiamo forse sperare che lo Spirito Santo sia in noi quando odiamo il nostro fratello, o quando meditiamo qualche ingiustizia? Dobbiamo invece sapere che, quando ci applichiamo ai buoni pensieri o alle buone opere, allora abita in noi lo Spirito Santo: ma quando al contrario siamo colti da un pensiero malvagio, è segno che lo Spirito Santo ci ha abbandonato. Per questa ragione, a proposito del Salvatore sta scritto: «Colui sul quale vedrai discendere e fermarsi lo Spirito Santo, quegli è…». «E subito lo Spirito lo spinse nel deserto». . (Girolamo, Comment. in Marc., 1-2)
IL REGNO E’ VICINO
“Dio è tra voi” (Lc 17,21), il regno di Dio è aperto per noi. Gesú venne dunque predicando la buona novella del regno di Dio……Non disse: è già venuto il regno di Dio; ma disse che il regno si avvicinava. E cioè: Prima che io soffra la passione, prima che io versi il mio sangue, non si aprirà il regno di Dio; per questo, esso ora si avvicina, ma non è qui perché ancora non ho sofferto la passione. “Pentitevi e credete alla buona novella” (Mc 1,15): non credete piú alla legge, ma al Vangelo, o, meglio, credete al Vangelo per mezzo della legge, cosí come sta scritto: “Dalla fede alla fede” (Rm 1,17). La fede nella legge rafforza la fede nel Vangelo. (Girolamo, Comment. in Marc., 1-2)
LA MALIZIA DERIVA DALLA VOLONTA
“E non lasciarci cadere in tentazione, ma liberaci dal male” (Mt 6,13). “Perché tuo è il regno, la potenza, e la gloria per i secoli dei secoli. Amen.” Qui Gesú ci fa comprendere chiaramente la nostra bassezza e reprime la nostra presunzione, insegnandoci che se non dobbiamo fuggire i combattimenti, non dobbiamo tuttavia gettarci da noi stessi in preda alle tentazioni. Sarà cosí per noi piú splendida la vittoria e per il diavolo piú vergognosa la sconfitta. Quando siamo trascinati alla lotta, dobbiamo resistere con tutta la nostra fermezza e con tutto il nostro vigore; ma quando non siamo chiamati alla battaglia, dobbiamo tenerci in riposo, attendere il momento dello scontro, mostrando insieme umiltà e coraggio. Dicendo «liberaci dal male», intende: liberaci dal diavolo: ad un tempo, ci spinge a combattere contro lo spirito del male una guerra senza tregua, e dimostra che nessuno è malvagio per natura. La malizia non deriva dalla natura, ma dalla volontà. Chiama il diavolo «il male», a causa della sua grande malizia: egli infatti, senza aver ricevuto da noi la minima ingiuria, ci fa una guerra senza quartiere; ebbene, il Signore ci invita a pregare, non dicendo liberaci dai malvagi, ma «liberaci dal male», per farci intendere che non dobbiamo nutrire del malanimo verso il prossimo anche quando costui ci fa del male, ma dobbiamo rivolgere il nostro odio verso il diavolo, quale causa di tutti i mali. Dopo averci preparato al combattimento, ricordandoci la presenza di questo temibile nemico e aver eliminato in noi ogni pigrizia, torna a incoraggiarci e risolleva il nostro spirito, mostrando chi è il re che comanda e facendoci intendere che egli è piú potente di tutti: «Perché tuo è il regno, la potenza, la gloria». Se il regno appartiene a Dio, non dobbiamo avere nessun timore, poiché nessuno sarà mai capace di resistergli, nessuno potrà mai togliergli il supremo potere. Quando dice «tuo è il regno», ci fa capire che anche il nemico che ci aggredisce è sottoposto a Dio e, se ci fa la guerra, è perché Dio lo permette. Egli infatti è uno dei suoi servi, anche se di quelli malvagi e reprobi, e non potrebbe aggredire nessun uomo, se non ne avesse ricevuto prima il permesso da Dio. Quand`anche voi foste mille volte piú deboli di quanto siete, sarebbe giusto aver piena fiducia, in quanto avete un re tanto potente, un re che può fare facilmente per voi tutto quanto vuole. (Giovanni Crisostomo, Comment. in Matth., 19, 6)
PREGHIERA (pregare la parola)
- Figlio di Dio, tentato come noi, donaci la forza di resistere come te alle nere aggressioni del maligno e salvaci dagli scoraggiamenti: ti chiediamo un cuore nuovo e una mente nuova per credere nel vangelo; il tempo si compia anche per noi e venga finalmente il tuo regno. (David Maria Turoldo)
- Dio paziente e misericordioso, che rinnovi nei secoli la tua alleanza con tutte le generazioni, disponi i nostri cuori all’ascolto della tua parola, perché in questo tempo che tu ci offri si compia in noi la vera conversione (Colletta 1 Quaresima. B)
- Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua verità e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza. Ricordati, Signore, del tuo amore, della tua fedeltà che è da sempre. Ricordati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore. (Dal Salmo 24)
- Signore, riaccendi in noi il desiderio di incontrarti, fa che ci impegniamo ad approfondire la nostra fede, affinché, radicati nel vangelo, ne facciamo la nostra unica regola di vita; e per i nostri fratelli, specialmente per gli increduli, fa che siamo la luce che li guida a Cristo. (Charles Berthés)
- Ti rendiamo grazie, Padre, Signore delle nostre vite, perché, giunto a compimento il tuo piano di salvezza, ci hai parlato senza intermediari, attraverso il tuo stesso Figlio.
- Gesù è, Padre, la tua Parola personale, il riflesso della tua gloria. La tua Parola è la buona novella del tuo amore, vangelo della salvezza universale del tuo Regno. Oggi Cristo ci chiama a conversione e alla sua sequela. E il motivo non può essere più lieto. Dio ci ama e il suo regno è tra noi, presente nella sua persona. E’ compiuto il tempo della tua tenerezza e misericordia, converti il nostro cuore alla tua chiamata. (Basilio Caballero)
- E’ veramente cosa buona e giusta… rendere grazie a te Padre santo.. per Cristo nostro Signore. Egli consacrò l’istituzione del tempo penitenziale con il digiuno dei quaranta giorni, e vincendo le insidie dell’antico tentatore ci insegnò a dominare le seduzioni del peccato, perché.. possiamo noi cantiamo senza fine l’inno della tua lode. (Dal prefazio della 1° di Quaresima)
- Sostienici, Signore, nell’impegno di metterci sinceramente all’ascolto di Cristo, e di prenderlo per modello di vita. Aiutaci a lottare risolutamente contro il male che è in noi, per estirpare le radici dell’orgoglio, della pigrizia, dell’insensibilità e dell’egoismo.
- A te guardiamo, redentore nostro, da te speriamo gioia di salvezza, fa che troviamo grazia e perdono. Ti confessiamo ogni nostra colpa, riconosciamo ogni nostro errore, e ti preghiamo: dona il tuo perdono. Signore ascolta, Padre perdona, fa che vediamo il tuo amore .(canto popolare)
- Dio onnipotente, Padre del Cristo, tuo unico Figlio, donaci un corpo immacolato, un cuore puro, una mente vigile, una conoscenza senza errori, la presenza dello Spirito, perché nasca e cresca in noi la verità, Gesù Cristo nostro Signore. Signore, che tutto governi, Padre di Gesù Cristo, principe eterno e liberatore degli schiavi, fa’ che non esista più niente di vecchio in coloro che sono stati trasformati e si sono rivolti a te nella verità. (Dalla Tradizione apostolica di Ippolito)
- Tu che vuoi da loro un’anima pura e li hai chiamati a una seconda nascita nel tuo grande amore, imprimi in loro l’immagine viva del tuo unico Figlio. Rendi forte la loro fede perché niente possa separarli da te, e siano sempre uniti al tuo Verbo, nel quale gloria e potenza a te e allo Spirito ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. (Dalla Tradizione apostolica di Ippolito)
- Ave Maria, piena di grazia, più santa dei santi, più gloriosa dei cherubini, più venerabile dei serafini, più eccelsa di ogni creatura, soccorri l’uomo immerso nella colpa. Ave, Vergine e Madre purissima, degna di fede e di venerazione, fonte di acqua zampillante, tesoro d’innocenza, splendore di santità. Tu, Maria, dalle terre dell’esilio e del peccato, guida i nostri passi alla terra della pace e della salvezza. (Da un’orazione popolare italiana)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Viviamo la Quaresima con un impegno di vera conversione (“convertitevi”) e una vita di intensa fede (“credete”) .