Giovanni 1, 29-34: 29 In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: 30 «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31 Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». 32 Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33 Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34 E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 1, 29-34
Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco l`agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele». Giovanni rese testimonianza dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L`uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio».
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Giovanni 1, 29-34 fa parte della sezione 1, 19-2, 2, 12, vista da alcuni in parallelo con i sette giorni della creazione e chiamata “la settimana inaugurale”, dove sono presentati i fatti avvenuti nell’arco di sette giorni all’inizio della vita pubblica di Gesù. Nei primi tre giorni abbiamo la testimonianza del Battista (1. 19-34), nel terzo e nel quarto giorno l’incontro dei primi discepoli con Gesù e la loro chiamata (1, 35-51). Tre giorni dopo, al settimo giorno, le nozze di Cana. (2, 1-12). Nei sette giorni della Genesi Dio creò l’universo, nei primi sette giorni Gesù inaugura la creazione nuova.
Come già i tre sinottici, anche il quarto evangelista apre la narrazione della vita pubblica di Gesù parlando del suo precursore, ma, mentre per i primi tre evangelisti il Battista ha il compito di preparare il popolo ad accogliere il Messia, per l’autore del quarto Vangelo Giovanni è un semplice testimonio. Viene così ricordata la sua testimonianza del periodo posteriore al battesimo di Gesù.
QUESTA E’ LA TESTIMONIANZA (19)
Nel primo giorno il Battista ha un confronto con gli inviati dei capi d’Israele.
IL GIORNO DOPO (29)
Siamo al secondo giorno della presentazione di Gesù. Giovanni dopo averlo testimoniato in un ambiente ostile, ora lo testimonia davanti ai propri discepoli.
ECCO L’AGNELLO DI DIO (29)
Gesù è presentato come l’agnello scelto da Dio per espiare, con la sua morte in croce, il peccato “del mondo”, cioè di tutti gli uomini, senza distinzione di razza, religione, nazionalità. E’ un agnello che si sacrifica. Forse Giovanni fa riferimento all’agnello pasquale o ai due agnelli che ogni giorno venivano sacrificati nel Tempio, oppure al servo di Dio paziente di Isaia 53, paragonato ad un agnello condotto al macello.
IL PECCATO DEL MONDO (29)
Il “peccato del mondo” è la situazione di peccato in cui si trovano gli uomini e che l’agnello prende su di sé per togliere.
DEL QUALE IO DISSI (30)
L’agnello è colui di cui il Battista ha annunziato la venuta nella sua predicazione.
IO NON LO CONOSCEVO (31)
Il Battista, dice di aver conosciuto Gesù come Messia durante il suo battesimo. La stessa attività di battezzatore in definitiva mirava a dargli la possibilità di riconoscere Gesù e di annunzialo ad Israele.
COME UNA COLOMBA (32)
Il segno che ha rivelato a Giovanni l’identità di Gesù e la venuta su di lui dello Spirito Santo è stata una colomba. Era un segno allora appropriato, perché nella regione palestinese la colomba era considerata un uccello sacro e nel tardo giudaismo era presa proprio come simbolo dello Spirito.
SPIRITO SOPRA DI LUI (32)
Lo Spirito si posa su Gesù in modo permanente (“posarsi su di lui”) perché è il salvatore del mondo.
IO NON LO CONOSCEVO (33)
Ripete ancora che non conosceva Gesù, ma che ha avuto coscienza che era il Messia per diretta rivelazione di Dio.
BATTEZZA IN SPIRITO SANTO (33)
Mentre Giovanni battezza con l’acqua, Gesù battezza in Spirito Santo.
E’ IL FIGLIO DI DIO (34)
Tutto il Vangelo di Giovanni professa la fede in Gesù Figlio di Dio, qui però, in bocca al Battista, l’espressione significa ancora solo Messia.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
TESTIMONIANZA DI GIOVANNI
Vedendo Gesù venire verso di lui, Giovanni Battista esclamò: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo”. Mondo, in senso negativo è tutto ciò che chiude l’uomo nel suo egoismo ed egocentrismo, quel modo di concepire la vita che conduce soltanto a cercare di avere, di possedere, di appropriarsi ad ogni costo, anche calpestando l’altro, di quel che si desidera e di quel che si pensa possa soddisfare i propri bisogni. Tale condotta della vita e la condotta conseguente porta alla violenza, all’egoismo, all’oppressione, allo sfruttamento del prossimo. Gesù si propone come “Agnello di Dio”, che dà la vita per gli altri, che si spende senza riserve e con amore per gli altri. Gesù è la netta opposizione al mondo. Sul mondo non riposa lo Spirito di Dio. Di Gesù invece Giovanni rende testimonianza “ Ho visto lo Spirito scendere”. Dio è dalla parte di Gesù, al quale comunica il suo Spirito. E Gesù, a sua volta, è colui che “battezza in Spirito santo”, cioè colui che comunica agli uomini lo Spirito di Dio. Donando lo Spirito di Dio, Gesù rende capaci di vivere come lui e di rinunziare a quel modo egoistico e prepotente che è proprio del “mondo”. (Riflessioni di Antonio Bonora)
DISCESA DELLO SPIRITO SANTO
Gli apostoli avrebbero potuto dire che il «Cristo» era disceso su «Gesú», o il «Salvatore dell`alto» sul «Gesú dell`economia», o colui che proviene dalle «regioni invisibili» «su colui che dipende dal «Demiurgo». Ma nulla del genere essi hanno saputo o detto – infatti se lo avessero saputo, lo avrebbero detto senza alcun dubbio -. In compenso, hanno detto ciò che era, cioè che lo Spirito di Dio discese su di lui come una colomba (cf. Mt 3,16; Mc 1,10; Lc 3,22; Gv 1,32). E` lui lo Spirito di cui Isaia aveva detto: “E lo Spirito di Dio si poserà su di lui” (Is 11,2), e ancora: “Lo Spirito del Signore è su di me, perché mi ha unto” (Is 61,1; Lc 4,18). E` lui lo Spirito del quale il Signore diceva: “Infatti, non sarete voi a parlare, ma lo Spirito del Padre vostro parlerà in voi” (Mt 10,20). E ancora del pari, quando conferiva ai suoi discepoli il potere di far rinascere gli uomini in Dio, diceva loro: “Andate , ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). Questo Spirito, in effetti, egli aveva promesso per mezzo dei profeti di diffonderlo negli ultimi tempi sui suoi servi e sulle sue serve perché profetizzassero (cf. Gl 3,1-2; At 2,17-18). Ed è per questo che tale Spirito è disceso sul Figlio di Dio divenuto Figlio dell`uomo: Cosí, con lui, egli si abituava ad abitare nel genere umano, a riposare (cf.Is 11,2; 1Pt 4,14) sugli uomini, a risiedere nell`opera modellata da Dio; egli realizzava in essi la volontà del Padre e li rinnovava facendoli passare dalla loro vecchiezza alla novità del Cristo. E` questo Spirito che David aveva chiesto per il genere umano, dicendo: “Con magnanimo Spirito sostienimi” (Sal 50,14). E` ancora questo Spirito di cui Luca dice che dopo l`Ascensione del Signore è disceso sui discepoli, “il giorno di Pentecoste” (At 2,1-4), con potere su tutte le nazioni per introdurle nella vita e aprir loro il Nuovo Testamento: è perciò in tutte le lingue che, animati da uno stesso sentimento, i discepoli celebravano le lodi di Dio, mentre lo Spirito riconduceva ad unità le tribú disperse e offriva al Padre le primizie di tutte le nazioni (cf. At 2,5-12). (Ireneo di Lione, Adv. Haer. III, 17, 1-2)
LO SPIRITO IN GESU’
Giovanni si sente dire: “Colui sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito santo”. Pper Gesù vivere ed essere abitato dallo Spirito s’identificano: non c’è una fibra della persona di Gesù, non un istante della sua vita che non sia interiormente compenetrato dallo Spirito.. Gesù è la “nuova creatura” nel senso che la sua umanità è pienamente trasformata dalla forza dello Spirito Santo; proprio perciò egli è pieno di questo Spirito e in grado di trasmettere lo stesso Spirito agli altri.
IN GESU’ E’ LA PIENEZZA DELLA GRAZIA
“Sulle tue labbra è diffusa la grazia”(Sal 44,3). Vedi che lui [il Salmista] dice queste cose della natura umana da lui [Cristo] assunta? Ma che cos`è questa grazia? Per la quale ha insegnato, per la quale ha compiuto miracoli? Qui dice grazia, quella che venne nella carne: “[L`uomo] sul quale, dice, vedrai lo Spirito scendere come colomba, e rimanere, è colui che battezza in Spirito Santo” (Gv 1,33). Tutta la grazia infatti è effusa in quel tempio. Perché non dà a lui lo Spirito con misura: “Della sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto” (Gv 1,16); ma quel tempio riceve tutta e completa la grazia. E` questo che anche Isaia intendeva dicendo: “Su di lui poserà lo Spirito di sapienza e di intelligenza, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di conoscenza e di pietà. Si compiacerà del timore del Signore” (Is 11,2-3). Ma lí certamente è integra e universale la grazia: negli uomini invece poca cosa, e una goccia, quella grazia. (Giovanni Crisostomo, Exp. in Psal. XLIV, 2)
LA CONDIZIONE UMANA DI PECCATO
Abbi oltremodo per certo e non dubitare in alcun modo, che i primi uomini, cioè Adamo e la donna di lui, creati buoni, retti e senza peccato, con il libero arbitrio, col quale potevano, volendo, sempre servire e obbedire a Dio con umile e buona volontà, col quale arbitrio anche potevano, volendo, peccare con la propria volontà; e loro non per necessità, ma per la propria volontà peccarono; e con quel peccato, che non solo in quei primi uomini attraverso il peccato regnò la morte, ma anche in tutti gli uomini si trasmise la signoria del peccato e della morte. Abbi oltremodo per certo e non dubitare in alcun modo che ogni uomo che viene concepito dall`unione dell`uomo e della donna, nasce col peccato originale, assoggettato all`empietà e sottomesso alla morte, e per questo nasce per natura figlio dell`ira. Della quale dice l`Apostolo: “Eravamo infatti anche noi per natura figli dell`ira come gli altri” (Ef 2,3). Dalla quale ira nessuno viene liberato, se non per la fede del mediatore di Dio e degli uomini, l`uomo Gesú Cristo, il quale, concepito senza peccato, si è fatto peccato per noi, cioè fatto sacrificio per i nostri peccati. Già nel Vecchio Testamento venivano detti peccati i sacrifici che si offrivano per i peccati, nei quali tutti fu sacrificato Cristo, poiché egli è “l`Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”. (Gv 1,29).(Fulgenzio di Ruspe, De fide ad Petr. 68-69)
L’AGNELLO CHE TOGLIE IL PECCATO
Benché il Padre gli dica che è una grande cosa che egli sia divenuto servo, è poco, se lo si paragona con un agnellino innocente o un agnello. Infatti, l`Agnello di Dio è come un agnellino innocente condotto al sacrificio per “togliere il peccato del mondo” (Is 53,7; Gv 1,29); perché fossimo tutti purificati dalla sua morte, colui che dà a tutti la parola è divenuto simile ad un agnello muto davanti al tosatore, dato alla maniera di un carme magico contro le potenze avverse e contro il peccato di coloro che non vogliono accogliere la verità. Infatti, la morte di Cristo ha indebolito le potenze che combattono la stirpe degli uomini e, con la sua forza ineffabile, essa ha, in ciascuno dei credenti, strappato la vita al peccato. Poiché fino a che tutti i suoi nemici siano annientati e, in ultimo, la morte (cf. 1Cor 15,26), egli toglie il peccato, affinché il mondo intero sia senza peccato: per tale motivo designandolo Giovanni dice: “Ecco l`Agnello di Dio, che toglie il peccato dei mondo” (Gv 1,29); egli non è né colui che lo toglierà, ma non lo ha tolto ancora, né colui che lo ha tolto e non lo toglie piú, bensí colui che continua a toglierlo in ciascuno di coloro che sono nel mondo fino a che il peccato non sia soppresso dal mondo intero e il Salvatore rimetta al Padre suo un regno pronto (cf. 1Cor 15,24) per essere governato da lui, perché non vi si trova piú il minimo peccato, ed a ricevere, in tutti i suoi elementi, tutti i doni di Dio, quando sarà compiuta questa parola: “Dio sarà tutto in tutti.” (1Cor 15,28).(Origene, In Ioan. I, 233-235)
IL MISTERO DI GIOVANNI OGGI
Io credo che il mistero di Giovanni si compia fino ai nostri giorni nel mondo. E` necessario che lo spirito e la potenza di Giovanni vengano dapprima nell`anima di chiunque è destinato a credere in Gesú Cristo, per preparare al Signore un popolo perfetto, e spianare le strade e raddrizzare i sentieri nelle asperità dei cuori. Non è soltanto in quei tempi che le strade furono spianate e i sentieri raddrizzati, ma anche oggi lo spirito e la potenza di Giovanni precedono l`avvento del Signore e Salvatore. (Origene, In Luc. 4, 6)
E`….giustissimo dire che san “Giovanni andrà innanzi al Signore” (Lc 1,76), perché è nato come precursore, e come precursore è morto. E forse questo sacro mistero si potrebbe compiere in questa nostra vita, anzi oggi stesso. Effettivamente, quando ci disponiamo a credere in Cristo, un potente influsso di Giovanni va innanzi alla nostra anima, per preparare alla fede le vie dell`anima nostra, e fare delle tortuosità di questa vita le vie diritte del nostro passaggio, sí che non abbiamo a cadere nel percorso intricato dell`errore, e ogni valle della nostra anima possa produrre frutti di virtù, ogni cima di meriti profani curvarsi con trepida umiltà davanti al Signore, ben conoscendo che non può assolutamente esaltarsi ciò che è la debolezza in persona. (Ambrogio, In Luc. 1, 38)
LIBERAZIONE DAL PECCATO
L’Agnello di Dio è colui che “toglie il peccato del mondo”. Il mondo esiste sotto una realtà di peccato. A questo allude la designazione di Satana come il “principe di questo mondo” (Gv 12, 31) e l’asserzione: “ Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno”. (1Gv 5, 19) Questo dominio si esprime come “odio”, nel senso che il mondo non conosce l’amore e non si muove secondo la logica dell’amore. Il mondo è fatto di “concupiscenza della carne (egoismo), concupiscenza degli occhi (avidità), e superbia della vita (autosufficienza) (1 Gv 2, 16). Il peccato del mondo consiste nel non “credere in Gesù” (16, 9), cioè nel non credere nell’amore di Dio. La missione di Gesù si può definire come liberazione dell’umanità da questi vincoli di schiavitù che il peccato tesse irresistibilmente. (Riflessioni di Luciano Monari)
MANIFESTAZIONE DI GESU’ AL MONDO
Dio Padre manifesta al mondo il suo Figlio. Lo fa in forma di preannunzio per bocca del Deutero-Isaia, proclamandolo suo “servo”, faro della sua gloria, rivelatore delle meraviglie divine, mandato ad essere luce delle nazioni, a portare la restaurazione a Israele, a liberare l’umanità dai suoi mali (1° lettura). Lo Spirito Santo lo rivela scendendo su di lui nel momento del Battesimo e Giovanni lo indica come Agnello che toglie i peccati del mondo, cioè come colui che ha il mandato di liberare gli uomini dai peccati e dalla morte. (Vincenzo Raffa)
AGNELLO DI DIO
Perché Gesù è chiamato “Agnello di Dio” ? Ci sono varie interpretazioni. Eccone due significative. Agnello di Dio indicherebbe il “servo di Jahvè” che “si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà la salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe siamo stati guariti” (Is 53, 4-5). “ Come pecora fu condotto al macello, e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli apre la sua bocca”. (At 8, 32) Per una seconda interpretazione l’espressione farebbe riferimento al sacrificio dei due agnelli che venivano immolati ogni giorno nel Tempio di Gerusalemme. “Cristo nostra Pasqua, è stato immolato” dice Paolo in 1 Cor 5, 7 e Pietro asserisce: “Foste liberati…con il sangue prezioso di Cristo, come agnello senza difetti e senza macchia” (1 Pt 1, 19). (Laura Cesarini Achilli)
CRISTO PRESENTE NELLA STORIA DELLA SALVEZZA
Troviamo Cristo all’inizio della storia, perché tutto è concepito in funzione di Lui. Paolo lo presenta come “nuovo Adamo” e considera il primo solo come “figura di colui che doveva venire” (Rm 5, 14). E’ come dire che la creazione e la storia sono state avviate solo in vista di Lui. Lo ritroviamo nel centro perché il suo avvento spezza la storia in due: prima di Lui e dopo di Lui. Anche la cronologia civile è costretta a prendere atto di questo fatto. Lo ritroviamo al termine, perché la conclusione della vicenda si avrà solo con il suo ritorno, quando verrà per introdurci con sé nella gloria. Lo ritroviamo in tutti i punti dello svolgimento, perché sotto il velo delle istituzioni d’Israele (legge, alleanza, tempio, ecc.) e in tutti gli avvenimenti della sua storia Egli era già segretamente presente. Li animava dal di dentro e li trascinava verso la sua venuta. (Mariano Magrassi)
LA SALVEZZA OGGI
L’uomo moderno sembra essere convinto di essere padrone del suo destino. Egli non appare ai propri occhi come un pellegrino che percorre la valle di lacrime di questo mondo tutto teso verso la terra promessa dell’aldilà. Egli diventa sempre di più un sedentario, e le uniche frontiere che conosce sono quelle terrestri e temporali. Alla speranza teologale ha sostituito una speranza umana e terrena. L’uomo non attende più la salvezza dall’esterno, ma se la costruisce con le sue stesse mani. Ma forse, dopo tante catastrofiche esperienze del secolo da poco trascorso, l’uomo si accorge di aver avuto troppa fretta nel proclamare la sua completa autonomia. E intuisce che la salvezza non può darsela da solo. (Messalino LDC)
QUESTI E’ IL FIGLIO DI DIO
Seguiamo Gesù anzitutto perché è il Figlio di Dio. Il Battista precisa: “Io ho visto, e ho reso testimonianza, che questi è il Figlio di Dio”. Dobbiamo respingere i non pochi tentativi di ridurre la figura di Gesù a semplice uomo. Purtroppo oggi succede. E’ la tentazione degli increduli di tutti i tempi: si appropriano di Gesù, stravolgendo la sua persona e facendolo come uno di loro. Per esempio: ne fanno un pensatore, un filantropo, un rivoluzionario, un agitatore sociale, il “primo socialista”, una supestar, una delle tante manifestazioni dello spirito che compenetra l’universo, come nel New Age. Noi seguiamo Gesù Figlio di Dio, che ci libera dal peccato e ci salva. (E. Bianchi)
TOGLIE I PECCATI DEL MONDO
Giovanni non parla di qualche peccato commesso da qualche uomo, ma dice: “il peccato”, per indicare tutti i peccati, tutto ciò che è peccato, e “del mondo”, senza cioè porre limiti di tempo e di spazio. Noi non comprendiamo Gesù se non facciamo riferimento al peccato e non possiamo seguirlo se non ci liberiamo dai nostri peccati. Oggi questa è una prospettiva difficile da accettare. L’uomo moderno respinge l’idea di peccato. Si ritiene sovranamente libero di vivere ogni esperienza e avventura, senza rimorsi. C’è perfino chi si vanta delle proprie trasgressioni, e considera la trasgressione una moderna virtù. Ma così i conti con Gesù non tornano: lui ci richiama alla realtà del peccato, non dei peccati altrui, ma alla realtà dei nostri peccati personali. (Bianchi)
GESU’ RISTABILISCE L’ARMONIA
E il peccato è rottura dell’armonia tra l’uomo e Dio, personale e sociale. Chi pecca degrada spiritualmente se stesso, si rende schiavo della carnalità o della superbia eversiva e così contagia col suo peccato l’umanità, il mondo. Vi è una legge di vasi comunicanti nell’ordine morale, così come nell’ordine fisico. Vi è solidarietà sia per il bene che per il male, e dunque la partecipazione può diventare complicità. Alla comunione di grazia si oppone la comunione di peccato, al mistero della salvezza fa contrasto il mistero dell’iniquità, secondo S. Paolo. Dio nel suo amore redime il mondo, e Gesù con la sua morte e la sua resurrezione fa sì che il nostro servizio, in unione al suo servizio redentivo, possa ristabilire l’armonia infranta. In unione al “servo sofferente” di Dio il dolore, la contrizione l’espiazione dei peccati fanno ciò che faceva prima l’amore nel paradiso terrestre. E elevando noi stessi in Dio, eleviamo il mondo. (B. Matteucci)
GLORIA NASCOSTA DI DIO
“Il Signore mi ha detto: “Mio servo sei tu, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria” (1 Lettura). Siamo di fronte ad una affermazione paradossale. Dio manifesta la sua gloria, nascondendola in un servo, la cui opera ha tutte le apparenze del fallimento e comporterà molte sofferenze. Viene in mente, a questo proposito, la riflessione ebraica, che medita sulla presenza di Dio (“shekinah) che abita con Israele esiliato in mezzo alle nazioni e soffre in ogni luogo dove un ebreo soffre. La “shekinah” non dà il suo sostegno solo ad Israele sofferente, ma ha continua cura di tutta l’umanità ed è presente là dove si visitano i malati, si vestono gli ignudi, si seppelliscono i morti: in una parola dove si aiutano coloro che hanno bisogno. (Vedi Mt 35, 37-40). Il mistero profondo della presenza di Dio nascosta nella debolezza umana, addirittura in un uomo crocifisso, è il paradosso centrale su cui si fonda il cristianesimo. (Laura Cesarini Achilli)
CRISTO PROTAGONISTA DELLA VICENDA UMANA
Cristo è il perno di tutto l’agire di Dio. Nelle letture odierne balza in primo piano con particolare forza. Ci troviamo di fronte ad una serie di affermazioni decisive che hanno sempre Lui come soggetto: rivela la Gloria di Dio, raduna Israele (il vecchio, come il nuovo, che è la Chiesa), illumina il mondo, porta la salvezza (1 Lettura), è la fonte della santità (2° lettura), toglie i peccati del mondo, dona lo spirito di Dio (Vangelo). Ireneo dice: “ Ha ricapitolato in sé il lungo svolgimento della storia umana offrendoci, condensata in Lui, la salvezza”. Come dire che Egli è la sintesi suprema. Tutta la storia sacra si “ricapitola” in Lui, secondo una forte espressione di Paolo (Ef 1, 10). (M. Magrassi)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Padre, che in Cristo, agnello pasquale e luce delle genti, chiami tutti gli uomini a formare il popolo della nuova Alleanza, conferma in noi la grazia del Battesimo con la forza del tuo Spirito, perché tutta la nostra vita proclami il lieto annunzio del Vangelo. (Colletta II perannum A)
•O Cristo Signore, tu sei l’Agnello di Dio che togli il peccato del mondo: aiutaci a riconoscere i nostri limiti e la nostra impotenza, perché solo così potremo ottenere la salvezza. (Messalino LDC)
•Signore, Agnello di Dio, che prendi su di te i peccati del mondo, donaci il tuo santo Spirito perché sia la nostra forza nella lotta contro il male e ci trasformi interiormente a tua immagine.
•Il tuo Spirito sia in noi l’amore che accoglie pietoso chi erra, che sostiene il duro cammino della vedova e riempie la solitudine dell’orfano, la forza che difende il diritto di chiunque patisce oppressione e ingiustizia, che sostiene il passo di chi vacilla, che reca conforto a chi ha smarrito la speranza.
•Signore Gesù, che hai rivelato la potenza di Dio nella sconfitta della croce, liberaci dallo scoraggiamento e dalla disperazione e donaci sempre la forza di credere che là dove siamo deboli e malati si manifesta la luce della tua grazia.
•Signore, la tua Chiesa modelli sempre di più la sua esistenza e il suo apostolato sulla tua povertà e umiliazione del Crocifisso ed abbia occhi capaci di vedere la potenza di Dio là dove più grandi sono le miserie e i dolori.
•Gloria a te, o amico degli uomini! Gloria a te, misericordioso! Gloria a te, che assolvi i peccati! Gloria a te, che sei venuto a salvarci! O Cristo, speranza di chi lotta, conquistaci con la tua grazia, di noi tutti abbi pietà. (Preghiere di P. Giorgio Di Domenico)
•Neppure oggi, dopo millenni, Signore, anche per noi non è facile dire: “Ecco l’Agnello!”. In questo mondo ferrigno e infestato di lupi, dove la cristianità in nulla si distingue dal resto della società, e anzi, ancor più difficile è credere a quelle parole pur con la fame che abbiamo di fede: Signore, che la stessa Chiesa riscopra nella sua vita la presenza dell’Agnello. (David Maria Turoldo)
•Signore, concedi anche a noi, come al Battista, di ascoltare lo Spirito, di conoscere il tuo Figlio, di testimoniare al mondo il tuo amore di Padre.
•O Madre di misericordia,… tienici lontani da ogni ingiustizia, divisione, violenza e guerra. Proteggici contro la tentazione e la schiavitù del peccato e del male. Sii con noi! Aiutaci a vincere il dubbio con la fede, l’egoismo con il servizio, l’orgoglio con la mansuetudine, l’odio con l’amore. Aiutaci a vivere il Vangelo con la “follia” della Croce, dando testimonianza a Gesù che è morto su di essa, cosicché possiamo risorgere con il tuo Figlio alla vera vita con il padre nell’unità dello Spirito Santo. (Giovanni Paolo II)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Vivendo in una società che ha perso il senso del peccato e della redenzione, prendiamo sul serio la gravità del peccato e affidiamoci a Gesù “Agnello di Dio….che toglie il peccato del mondo”.