Giovanni 2, 1-11: Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3 Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”. 4 E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. 5 Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. 6 Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7 E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le anfore”; e le riempirono fino all’orlo. 8 Disse loro di nuovo: “Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto”. Ed essi gliene portarono. 9 Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10 e gli disse: “Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora”. 11Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
(Bibbia Cei: Versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 2, 1-11
Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c`era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d`acqua le giare»; e le riempirono fino all`orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l`acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l`acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un pò brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
(Bibbia Cei: Versione 1971)
Esegesi
Le nozze di Cana concludono la settimana iniziale del quarto Vangelo. Alle testimonianze precedenti si aggiunge ora un’opera miracolosa, che è “un segno”. Il racconto sembra di facile lettura, ma ha un forte contenuto simbolico in tutti i particolari: il banchetto di nozze, lo sposo, il vino, l’abbondanza, la gioia…. Il racconto delle nozze serve solo da cornice. Tutto è incentrato su Gesù Il suo nome ritorna per sei volte e per altre sette un aggettivo o pronome si riferisce a lui. Si parla della sua “ora”, che rimanda al momento culminante della morte e glorificazione”, di fede in lui, e si dice che il miracolo è un segno della sua gloria, della sua Persona.
TRE GIORNI DOPO (1)
Con questi tre giorni si giunge al settimo giorno della prima settimana, che si conclude con un “segno” Qualcuno vede in questi tre giorni un riferimento alla risurrezione di Gesù, avvenuta nel “terzo giorno”. in cui si illumina la fede dei discepoli. Questo sarebbe nella linea di una rilettura pasquale della vita di Gesù, che è propria di tutto questo Vangelo.
SPOSALIZIO A CANA (1)
Lo sposalizio serve di cornice alla prima manifestazione di Gesù. L’occasione è umanissima e molto significativa. Nozze e banchetto nuziale sono nell’Antico Testamento simbolo della gioia, dell’incontro intimo con Dio, dei rapporti tra Dio e il suo popolo (Ez 16, 8). Nei sinottici è conosciuta la parabola del banchetto nuziale (Mt 22, 1-10) e nell’Apocalisse l’inno della folla alle nozze dell’Agnello (19, 6-9). Alla base il simbolo del banchetto di nozze ha un significato fondamentale: la ricchezza e la novità della grazia messianica.
A CANA (1)
Cana è un villaggio vicino a Nazaret e paese d’origine di Natanaele (21, 2). Gesù vi compie anche il suo secondo segno, la guarigione del figlio del funzionario regio (4, 4654).
LA MADRE DI GESU’ (1)
Maria è il secondo personaggio di questo brano. E’ citata quattro volte, mai col suo nome, ma come “madre”, cioè in diretto riferimento a Gesù. E’ la prima volta che Giovanni fa comparire la madre; lo farà ancora un’altra sola volta, al momento della crocifissione. Anche in quel caso sarà la “madre” di Gesù e del discepolo prediletto, figura di tutta la Chiesa (19, 25-27). Maria appare all’inizio e alla fine del Vangelo e sempre nel contesto dell’”ora”, perché prima e più di tutti partecipa alla passione e glorificazione del Figlio.
GESU’ (1)
Il racconto nomina per prima Maria, perché grazie a lei sono stati invitati Gesù e i discepoli, ma alla fine Gesù diventa il personaggio centrale. In questa partecipazione alle nozze di Gesù e Maria i Padri della Chiesa hanno visto una prova che sottolinea la dignità del matrimonio.
VENNE A MANCARE IL VINO (3)
Con sensibilità femminile e materna, Maria è la prima che si accorge della mancanza di vino. Giudica opportuno non prendere decisioni in proprio e si rivolge direttamente a Gesù. Nell’affermazione di Maria che è un’evidente richiesta c’è certamente un atto materno di premura in favore di una coppia di sposi, ma la sua richiesta è occasione per una chiarificazione dei rapporti tra Gesù e i suoi discepoli.
CHE HO DA FARE CON TE (4)
La frase che Gesù pronunzia, nel Vecchio Testamento indicava diversità di parere (2 Sam 16, 10; 2 Re 3, 18).In Ebraico suona “ mah-li-walak” che significa: “ Che cosa c’è in comune tra me e te” ed era un rifiuto garbato da parte di chi non voleva lasciarsi coinvolgere in ciò che gli veniva richiesto (1 Re 17, 18). La diversità di vedute tra Maria e Gesù ha a che fare con l”ora”, il momento in cui Gesù compie in modo esaustivo la sua opera di salvezza, cioè l’ora della passione. Gesù ormai non è più il figlio di famiglia, è il Redentore che si avvia decisamente verso l’”ora” e percorre la strada seguendo unicamente le indicazioni del Padre. Nessun altro deve guidare il suo cammino Chiunque voglia unirsi a lui deve farsi suo discepolo e fare la volontà del Padre. Maria coglie in pieno la sottolineatura del Figlio e si comporta da discepola, la prima dei discepoli, orientando i servi a Lui.
DONNA (4)
Maria non è solo la prima discepola è anche colei che rappresenta tutto il popolo dei discepoli. Chiamare la madre “donna” sembra strano, tanto più che non era usuale né in ambiente semitico, né greco. Ma Giovanni dice che Gesù si rivolge alla madre chiamandola “donna” anche dalla croce. Maria è certamente la madre di Gesù, ma ora e sotto la croce è anche la “donna” in senso simbolico, cioè colei che raffigura tutto il nuovo popolo di Dio, che nell’Apocalisse è rappresentato come una donna pronta per le nozze con lo sposo che è Cristo. E figura della Chiesa che è impaziente di vedere la gloria del Signore, ma per ora dovrà accontentasi del segno.
LA MIA ORA (4)
L’ora è il momento della glorificazione di Gesù, nella morte e risurrezione, quando si compiranno le nozze del Figlio e della Chiesa, raffigurata come una donna, una sposa. Di quell’ora, Gesù, col miracolo del vino, fa un segno, un’anticipazione e un annunzio.
QUELLO CHE VI DIRA’ (5)
La parola della madre ai servi attesta che Maria si è adeguata da vera discepola alla volontà del Figlio, che non intende anticipare l’ora, ma vuole farne un segno, da cui comincia a trasparire la sua gloria (2, 11). Le sue parole la collocano in reverente dipendenza dal Figlio e dalla volontà del Padre. I discepoli hanno bisogno di vedere la gloria di Dio riflessa nei miracoli, Maria no. In lei la fede nel Figlio è granitica fin dal principio.
“Fate quello che vi dirà” è la parola che il Faraone dirà in tempo di fame, mandando gli Egiziani da Giuseppe (Gn 41, 55). “Tutto ciò che ha detto il Signore noi lo faremo” è l’impegno del popolo al momento dell’alleanza (Es 19, 8). “ Fate quello che vi dirà” è l’indicazione di Maria ai servi del banchetto a Cana e a noi in ogni circostanza. Maria non è una scorciatoia e tanto meno uno sconto sul rigore del Vangelo. Lei ci conduce sempre a Gesù.
GIARE (6)
Le giare erano destinate a contenere l’acqua per la purificazione dei Giudei. Indicandone la destinazione, l’evangelista intende dire che il rito di purificazione con l’acqua è inefficace ed è sostituito dal vino della nuova alleanza.
LE RIEMPIRONO (7)
La quantità dell’acqua che diventerà vino è enorme, circa 500 litri e indica la sovrabbondanza dei tempi messianici. Gesù dirà: “ Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (10, 10).
ATTINGETE E PORTATENE (8)
E’ il tempo del compimento delle meraviglie e tutto potrebbe finire qui in clima di festa, ma l’insegnamento non è finito.
CHIAMO’ LO SPOSO (9)
L’evangelista presenta le posizioni dei vari personaggi. Il direttore di mensa non coglie il senso del miracolo perché pensa a ciò che si fa di solito, non segue la logica di Gesù, e in particolare non capisce che il vero sposo è proprio Gesù. Sposo e sposa restano nello sfondo I servi obbedisco, come devono fare i veri discepoli, gli apostoli credono.
IL VINO BUONO (10)
Non abbiamo testimonianze che comprovino questa usanza. Ma il valore simbolico dell’asserzione è chiaro: si tratta della novità del dono di Dio nell’ultima tappa della storia della salvezza.
INIZIO AI MIRACOLI (11)
Gesù inizia la sua manifestazione per mezzo di miracoli. Giovanni li chiama “segni” e nel suo Vangelo ne presenterà sette.
MANIFESTO’ LA SUA GLORIA (11)
La scena di Cana è una manifestazione divina. I discepoli colgono l’insegnamento del messaggio, vedono alla luce della fede e credono a Gesù. La loro fede tuttavia dovrà ancora crescere perché l’”ora”, di cui hanno avuto un segno, non è arrivata.
A CAFARNAO (12)
Secondo i sinottici Gesù si stabilisce a Cafarnao, che è chiamata “la sua città” (Mt 9, 1) E’ a Cafarnao che Giovanni colloca il discorso sul pane di vita (capitolo 6).
Una lettura: “Il miracolo di Cana è scritto a uso dei cristiani che hanno fatto l’esperienza della fede pasquale e che hanno rotto i ponti con il giudaismo, come traspare dalla costruzione del racconto. L’inizio e la conclusione situano il lettore in un contesto pasquale: Il terzo giorno, qui tradotto tre giorni dopo (2, 1) evoca la risurrezione, in cui si è rivelata la gloria (2, 11) di Gesù e in cui la fede dei discepoli è diventata totale. L’insieme del racconto descrive in che modo in Gesù si attua il passaggio dal giudaismo al cristianesimo. Il giudaismo, con il quale i primi cristiani hanno rotto i ponti, è qui presentato come un movimento religioso in via di esaurimento. Le sei giare destinate alla purificazione dei giudei sono vuote; i responsabili della festa di nozze sono imprevidenti; il festino messianico è sul punto di restare in secca. Per di più, quando Gesù interviene, il direttore di mensa e lo sposo (immagine d’Israele) sono incapaci di accogliere la novità che si offe in Gesù: il direttore di mensa si contenta di volgersi verso il passato e ripetere “quello che si fa di solito”. La madre di Gesù è presente: è colei grazie alla quale la festa tra Dio e l’umanità ridiventa possibile. Conduce il nuovo Israele, simboleggiato dai servi, verso Gesù, ma nel fare ciò diventa ella stessa la donna, immagine del nuovo Israele, che si sottomette al Figlio: “Fate quello che vi dirà” La quantità e la qualità eccezionale del vino significano che la festa messianica è cominciata e che ormai il vino non potrebbe mancare. “ Hanno bevuto tutto? No, diceva un Padre della Chiesa, perché noi ne beviamo ancora.“ “(Alain Marchadour)
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
LA MIA ORA NON E VENUTA
La madre di Gesú gli disse: “Non hanno piú vino”, e il Cristo le rispose: “Che c`è tra me e te, o donna? L`ora mia non è ancora venuta”; però, dopo aver risposto così, egli compí proprio quello che gli aveva chiesto la madre. Tale questione non è meno difficile e importante della precedente. Invocando dunque l`aiuto di colui che fece questo miracolo, cerchiamo di arrivare prontamente alla soluzione. Notiamo prima di tutto che questa espressione non ricorre solo in questa circostanza; lo stesso evangelista dice piú avanti: “Nessuno lo arrestò, perché la sua ora non era ancora venuta” (Gv 8,20); e ancora: “Nessuno gli mise le mani addosso perché la sua ora non era ancora venuta” (Gv 7,30); e infine il Salvatore dice: “E` venuta l`ora, glorifica il Figlio tuo” (Gv 17,1). Ho raccolto qui tutti questi passi tratti dall`intero Vangelo, per darne un`unica soluzione. Qual è in effetti il significato di queste espressioni? In primo luogo, il Cristo non era soggetto alle leggi del tempo, e non era per obbedire alle esigenze di una determinata ora che egli diceva: “L`ora mia non è ancora venuta”. E come avrebbe potuto l`Autore del tempo, il Creatore delle ère e dei secoli, subire una tale necessità? Esprimendosi in questo modo, vuole solo farci intendere che egli compie ogni cosa a tempo opportuno e non tutte nello stesso tempo; giacché se non fissasse a ciascuna delle sue opere il momento opportuno, la nascita, la risurrezione, il giudizio dovrebbero mescolarsi l`un l`altro, e ne nascerebbe confusione e disordine. (G. Crisostomo, Comment. in Ioan., 22, 1-2)
GESU NON ERA ANCORA CONOSCIUTO
Se Giovanni riporta qui la frase del Cristo: “L`ora mia non è ancora venuta”, è per significare che egli era ancora sconosciuto a molti e che non aveva neppure al suo seguito l`intera schiera dei discepoli: ….. non sono, cioè, ancora conosciuto dai presenti ed essi non sanno neppure che il vino manca. Lascia che almeno se ne accorgano. Però non sei tu che devi rivolgermi questa domanda, perché tu sei la madre e rendi sospetto il miracolo. Sarebbe stata cosa piú opportuna che quelli stessi che si trovano nel bisogno fossero venuti da me a pregarmi; non perché questa sia per me una condizione indispensabile, ma affinché essi accolgano il miracolo che io compirò con piena soddisfazione. Chi, infatti, sa di trovarsi in stato di necessità, appena ottiene quello che desidera, pensa di aver ricevuto una grande grazia; chi, invece, non si rende ancora conto di trovarsi nel bisogno, non avrà neanche una chiara e piena coscienza del beneficio. (Giovanni Crisostomo, Comment. in Ioan., 22, 1-2)
PERCHE GESU’ COMPIE IL MIRACOLO
«Ma perché mai – mi chiederete -, dopo aver detto: “L`ora mia non è ancora venuta” e dopo aver opposto un rifiuto, compí ciò che la madre gli aveva chiesto?». Per dimostrare ai suoi oppositori e a quanti lo ritenevano soggetto all`ora e al tempo, che non lo era affatto. Se, infatti, fosse stato soggetto ad essi, come avrebbe potuto compiere quest`opera, quando non era ancora venuta l`ora? Inoltre, egli volle rendere onore a sua madre, affinché non sembrasse resisterle completamente, non si spargesse la diceria della sua impotenza a compiere qualcosa di straordinario, e per non farla vergognare in presenza di tante persone: ella, infatti, gli aveva mandato i servitori. Anche quando disse alla Cananea: “Non è bene prendere il pane dei figlioli per gettarlo ai cagnolini” (Mt 15,26), le concesse poi ciò che ella gli aveva chiesto, commosso dalla sua insistenza; e benché le avesse detto precedentemente: “Io non sono stato mandato se non per le pecorelle smarrite della casa d`Israele” (Mt 15,24), egli le liberò la sua figlia. (Giovanni Crisostomo, Comment. in Ioan., 22, 1-2)
LA PRESENZA DI MARIA
La presenza di Maria offriva la gradevole dolcezza della primavera, e dovunque ella si girasse per accordare il suo favore, fioriva il paradiso. I tuoi germogli, dice lo Sposo, sono un paradiso di melograni dai frutti squisiti. La henna con il nardo, il nardo con il croco, il croco e la cannella con tutti gli alberi del Libano, la mirra e l`aloe con tutti i balsami scelti. E` la fontana dei giardini, il pozzo di acque vive che scorrono a torrenti dal Libano” (Ct 4,13-15). Il paradiso della Vergine gloriosa ha proprio le sue melagrane nella varietà delle virtù, i suoi frutti squisiti nella perfezione delle opere. C`è anche la henna con il nardo: l`una, carica di grappoli; l`altro, erba aromatica dal profumo meraviglioso, a motivo della sobria ebbrezza dei sensi e della fama deliziosa e profumata delle virtù. Vi si aggiungono il croco della gioia, la canna del distacco carnale, la cannella della soavità, e tutti gli alberi del Libano che significano l`insieme delle virtù, la mirra della mortificazione come l`aloe dell`incorruttibilità, con tutti i balsami scelti, senza omettere quel balsamo, che, versato sul capo, discende lungo la barba, la barba di Aronne (cf. Sal 132,2) non dell`antico Aronne, che era figura, ma del nuovo che è raffigurato. E discende sull`orlo del suo vestito che è la Chiesa, la quale, secondo Paolo, è stata presentata senza macchia né ruga (cf. Ef 5,27) a questo autentico Aronne.(Amedeo di Losanna, Hom., VII, 124-144)
PERCHE GESU ANDO A CANA
Quando si celebrano nozze, naturalmente che siano caste ed oneste, di sicuro è presente la madre del Salvatore, ma lui stesso viene con i suoi discepoli se è invitato, e non tanto per prendere parte al banchetto quanto per compiere il miracolo, e inoltre per santificare il principio stesso della procreazione, che di sua natura è cosa che concerne la carne. (Cirillo di Ales., In Io. comment., 2, 1)
NON HANNO PIU GIOIA
«Lasciai fare la frase della Vergine: “Non hanno più vino”. La frase mi toccò e diventò: “Non hanno più gioia”. Guardai l’assemblea. Potevo sapere quello che accadeva negli altri? Nessuno aveva manifestato all’esterno la sua gioia. E per me sapevo che la parola “gioia” era legata – probabilmente troppo legata – a una scoperta. Tornai alla memoria delle Nozze, per cercarvi il mio posto. Certo, ero anch’io un commensale, perché ero invitato, un discepolo a due-mila anni di distanza, perché volevo imparare. Ma fui irresistibilmente spinto verso quelle giare vuote che furono riempite d’acqua. “Non hanno più gioia” diventò: “Ecco dei battesimi che dormono”. E subito il mio fermento. Non vidi altro, seppi soltanto che fermentava, fino alla testa; sentivo che ribolliva, e che voleva straripare, uscire da me, diffondersi. Per dire la festa, per dire le Nozze, come la piccola traccia di vino riconduceva al grande circuito del Sangue, così il piccolo fremito di gioia riportava alla grande orbita di Pasqua» (Patrice de la Tour du Pin, poeta: «Noces de Cana», in Petit Théatre Crépusculaire. p. 213).
L’ORA
Nel vangelo di Giovanni, l’« ora » per eccellenza è il grande momento della morte e risurrezione di Gesù, cioè della sua glorificazione, fonte di salvezza per l’umanità. Quando agli inizi del suo ministero pubblico i suoi avversari « cercano di arrestare Gesù, nessuno riesce a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora » (7,30). E poi: « Nessuno lo può arrestare, perché non era ancora giunta la sua ora » (8,20). Ma alle soglie della sua morte, Gesù stesso, rispondendo ad alcuni dei suoi discepoli, afferma: « È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo… E che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora! » (12,23.27). Nel Cenacolo, Gesù, « sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine » (13,1). E poi prega così: « Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo » (17,1). (G. Franco Ravasi)
RISPOSTA ALLA LUCE DELL’ORA
Nella luce di quest’« ora », si spiega la risposta di Gesù a sua madre. Egli vuole che il gesto — che poco dopo compirà cambiando l’acqua in vino — sia strappato a una pura e semplice necessità materiale e sia trasferito nella luce della sua opera di salvezza che ha nell’ora della croce e della gloria la sua piena attuazione. Non per nulla il miracolo di Cana sarà definito da Giovanni un « segno » che rimanda alla salvezza definitiva offerta da
Cristo e non un pur clamoroso atto taumaturgico. (G. Franco Ravasi)
IL RUOLO DI MARIA
La mediazione di Maria al banchetto messianico porta al Cristo le “urgenze” dell’uomo:(“non hanno più vino”) e ricorda all’uomo l’attenzione alla Parola del Figlio (“ fate quello che vi dirà”). Questa mediazione si svolge in un dialogo che ha del misterioso. La prima e l’ultima volta che, nel Vangelo di Giovanni, Gesù parla con la sua Madre, la chiama donna: “ Donna non è ancora giunta la mia ora”, dice a Cana; “ Donna ecco tuo figlio”, dice sulla croce. Egli si rivolge a Maria, che è sua madre, ma è anche “donna” in senso simbolico, cioè è colei che raffigura il nuovo popolo di Dio, che nell’Apocalisse è rappresentato come una “donna” pronta per le nozze con lo sposo che è Cristo. Maria è figura della Chiesa, anzi è madre della Chiesa. (Giovanni Gavini)
Maria si preoccupa della felicità degli sposi e si affida completamente al Figlio; le è sufficiente far presente l’increscioso incidente. Il comportamento di Maria è animato da una profonda fede nel Figlio: si abbandona alla sua volontà, sicura che non resterà delusa, ma si preoccupa anche di disporre i servi ad obbedire alla parola del Figlio, mostrandosi così come madre dei fedeli; Maria coopera alla nascita della fede nel cuore degli uomini, perciò è presentata come la madre della Chiesa. (Salvatore Panimolle)
IL VINO BUONO E’ GESU
II vino buono è il Vangelo, è Gesù stesso. Si può dire, giustamente, che questo brano occupa nel Vangelo lo stesso posto che spetta alla moltiplicazione dei pani: pane e vino in misura traboccante, i due segni che anticipano l’eucaristia, i due segni che prenderanno il loro significalo completo quando saranno attraversati dalla passione di Gesù.
Diventeranno il simbolo del dono di sé, la memoria perenne dell’evento che da una fondazione storica al simbolo. C’è un gesto concreto dietro a questi segni, c’è tutta una vita, la vita di Gesù, e questi segni continuano ad essere posti perché altre vite, le nostre, possano incessantemente inserirsi nella medesima prospettiva. (Domenico Pezzini)
CREDETTERO IN LUI
Per noi oggi questo fatto narrato da Luca assume una particolare importanza perché ci indica come Dio ci guida nella fede. «I discepoli credettero in lui». La fede non è l’adesione a una dottrina, o a un insieme di dottrine, ma l’adesione a una persona, a Gesù Cristo: credere significa fidarci di Lui, affidarci a Lui, fidarci di quello che ci dice, lasciarci guidare da Lui. Anche noi siamo stati chiamati attraverso la Chiesa: con il battesimo e con i sacramenti della iniziazione cristiana (prima comunione, cresima). Anche noi seguiamo Gesù. (Giovanni Gallo)
INTERROGATIVI
Sono certo che, qualunque cosa accada, la Chiesa non sarà mai scossa, né potrà mai essere travolta dalla tempesta che la circonda? Perché? Condivido la delicatezza di Maria alle nozze di Cana e sono anche io attento alle difficoltà e ai bisogni degli altri? “ Fate qualunque cosa Egli vi dirà”, è l’unico precetto mariano rivolto alla Chiesa e ad ognuno di noi. Sono convinto che solo se ascolto e seguo la parola di Cristo posso dichiarami autentico “cristiano”?
PREGHIERA (pregare la parola)
•O Dio, che nell’ora della croce hai chiamato l’umanità ad unirci in Cristo sposo e Signore fa che nel convito domenicale la santa Chiesa sperimenti la forza trasformante del tuo amore, e pregusti nella speranza la gioia delle nozze eterne. (Colletta 2 erannum C)
•Signore Gesù, alla preghiera della Madre hai cambiato l’acqua in vino perché nulla mancasse alla festa degli sposi. Tu sai che una grande inquietudine pesa sui tuoi figli qui in terra: ovunque miseria e minacce, carestia e guerre, persecuzioni e ingiustizie. Abbi pietà di noi. Versa su questa povera umanità il vino della tua misericordia e del tuo perdono, confortala con i benefici del tuo amore. (Berthes)
•Oggi, Signore, ci sentiamo tutti invitati a nozze. Oggi ogni contrada del mondo è Cana di Galilea, e il banchetto di nozze rimane sempre imbandito per chi accetta l’invito a parteciparvi. A questo banchetto si mesce un vino nuovo che mai prima s’era potuto gustare: il vino prodotto con il grappolo della santa vigna spremuto con il torchio elevato sulla collina: il legno della croce. Ti rendiamo grazie, Signore Gesù, perché nel calice amaro della tua Passione ci offri il calice della salvezza, la coppa della gioia nuziale. Tu non hai esitato ad anticipare la tua «ora», a dare il frutto della tua Pasqua, ad offrire il «segno» dei tempi nuovi quando tua Madre, vigile ministra di carità e di pace, ti ha sollecitato. (Suore Benedettina “ Mater Ecclesiae”)
•Dio, sono le nozze l’ipostasi del mondo e tu l’eterno Innamorato! Inesausta fantasia d’amore è la tua creazione, patto d’amore sono le tue alleanze: festa drammatica di nozze la scelta e i rapporti con il tuo popolo, e più ancora, connubio consumato fino alla passione e all’annichilamento la tua incarnazione: dolcissimo banchetto di nozze la tua eucaristia, invito a nozze eterne a celebrazione nei cieli del tuo Regno: Signore, che nessuno sia senza l’abito nuziale il giorno della festa! (David Maria Turoldo)
•Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome. Annunziate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo ai popoli narrate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. Date al Signore, o famiglie dei popoli. date al Signore gloria e potenza, date al Signore la gloria del suo nome. Tremi davanti a lui tutta la terra. Dite tra i popoli: « Il Signore regna! ». Sorregge il mondo, perché non vacilli, giudica le nazioni con rettitudine. (Dal Salmo 95)
•«Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua chiesa tutta gloriosa, senza macchia ne ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (Ef 6,25-27).
•Signore Gesù, così tu hai amato la chiesa, fino a dare te stesso per lei; l’hai amata quando essa ancora era ignara di te, straniera e mendicante, prostituita in estremo squallore. Con il tuo sangue l’hai purificata, nutrendola con il tuo corpo le hai ridato bellezza e vigore; colmandola del tuo Spirito l’hai fatta rifiorire di giovinezza e di gioia. (Suore Benedettina “ Mater Ecclesiae”)
•Signore Gesù che ami la chiesa tua sposa e rinnovi nel banchetto eucaristico la tua alleanza d’amore eternamente fedele, con il dono inesauribile del tuo Spirito rendi integra la nostra fede, casto il nostro cuore.
•Signore Gesù che a Cana di Galilea hai onorato le nozze umane con la tua divina presenza, benedici e sostieni nel loro reciproco impegno di fedeltà tutti gli sposi che si uniscono nel tuo nome.
•Signore Gesù che, sollecitato dalla tua madre, hai anticipato la tua «ora» trasformando l’acqua in vino, trasformaci interiormente in creature nuove.
•Signore Gesù che compiendo il tuo primo «segno» hai suscitato la fede nel cuore dei tuoi discepoli, rafforza in noi la capacità di credere e di riconoscere i segni del tuo amore.
•Signore Gesù che a Cana hai aumentato la gioia dei convitati con l’abbondanza del «vino buono», fa’ che partecipando ora al banchetto eucaristico pregustiamo la dolcezza del banchetto nuziale nella gioia del tuo Regno. (preghiere di Suore Benedettina “ Mater Ecclesiae”)
•Come potrebbe passare inosservata l’importanza della presenza di Maria a Cana?
Nell’economia del piano della salvezza ha un posto unico e insostituibile. Anche tua Madre, infatti, era là. E come avrebbe potuto mancare lei, che in tutto è stata associata alla tua opera di redenzione? Era là, in quel giorno, in quell’ora come poi all’ora delle tue nozze con la chiesa sull’ara della croce. Era là come colei che vede e intercede. Come colei che insegna ad ascoltare le tue parole e a fare quello che tu dici. C’era, c’è sempre in mezzo a noi la tua Madre sollecita di donarti alla nostra indigenza e di offrirti alla nostra sete per introdurci nel regno della grazia e stabilirci nella fede. C’era e c’è sempre la tua Madre, la nostra Madre, silenziosa presenza che muove i cuori e li spinge alla resa totale, nello stupore della creazione nuova. (Suore Benedettina “ Mater Ecclesiae”)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Ascoltiamo sempre l’invito di Maria: “ Fate quello che vi dirà” Gesù.