Luca 3, 1-61; Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Filato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Tracomtìde, e Lisània tetràrca dell’Abilène, 2 sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto. 3 Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4 com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! 5 Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. 6 Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!»
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 3, 1-6
Nell`anno decimoquinto dell`impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell`Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com`è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: “Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Quando scrive Luca, negli anni 80, l’inizio del racconto del Vangelo è fisso e tradizionale. Le prediche dei missionari cristiani cominciano col ricordo dell’attività del Battista. Così inizia anche Luca, ma i primi racconti li fa precedere da un’inquadratura storica. Egli presenta il potere imperiale, quello regionale della Palestina e quello religioso e fa risaltare la svolta nella storia la suscita “la parola” che “scese su Giovanni”.
NELL’ANNO DECIMOQUINTO (1)
Luca pone all’inizio la suprema potestà profana mondiale. Era allora imperatore di Roma Tiberio, figlio di Livia, adottato da Cesare Augusto, che aveva sposato Livia, dopo il divorzio dal padre del futuro imperatore. Tiberio successe ad Augusto e fu imperatore dal 14 al 37 d. C. Luca dice che ciò che “la parola scese su Giovanni” il 15° anno dell’impero di Tiberio, data che secondo alcuni calcoli cadrebbe tra il 27 e il 28 e secondo altro tra il 29 e il 30 dopo Cristo. In quel tempo il mondo, che attendeva e ricevette la liberazione di Gesù era in pace e centralizzato sotto il dominio di Roma. Peguy dice che “i passi di Cesare avevano camminato per lui”.
PILATO GOVERNATORE (1)
Pilato fu procuratore della Giudei dal 27 al 35 d. C.. Giuseppe Flavio e Filone lo presentano come uomo duro, ostinato, violento e rapace. Le ultime notizie di lui dicono che, dopo aver aggredito una processione nel Garizin e aver ucciso alcune persone, fu fatto convocare a Roma da Vitellio, in seguito alla denunzia dei Giudei.
TETRARCA (2)
Dopo il potere imperiale, Luca presenta quello locale. Per comprendere la suddivisione della Palestina qui indicata, è necessario ricordare che dopo la morte dell’idumeo Erode il Grande, che per la sua fedeltà a Roma aveva regnato su tutta la Palestina dal 37 a.C al 4 d. C., Augusto divise la regione in quattro parti (tetrarchia).. La suddivisione era la seguente: 1 ° Giudea ad Archelao e in seguito ai procuratori romani, 2° la Galilea e la Perea ad Erode Antipa, 3° la Traconitide e l’Iturea a Filippo, 4 ° Abilene a Lisania.
SOMMI SACERDOTI (2)
Segue la presentazione del potere religioso, con l’indicazione dei due sommi sacerdoti. Il primo è Annas (abbreviazione di ananos, forma greca dell’ebraico Hananiah). Fu nominato sommo sacerdote dal procuratore Quirino nel 6 d. C. e deposto da
Valerio Grato nel 15. Ebbe enorme influenza; cinque dei suoi figli e il genero Caifa ottennero il sommo sacerdozio negli anni seguenti; alcuni pensano che fosse lui il vero capo del partito sacerdotale. Il titolo qui gli è attribuito perché era stato sommo sacerdote. L’altro sommo sacerdote presentato è Kaiafas (nome dal significato sconosciuto) soprannome di Giuseppe, genero di Annas; fu sommo sacerdote dal 18 al 36 d. C., quando fu deposto da Vitellio.
LA PAROLA DI DIO (2)
Dopo l’inquadratura storico politica, che troviamo anche nelle storie dei profeti, Luca dice che la parola di Dio si fa udire a Giovanni nel deserto, luogo della solitudine e dell’incontro con Dio. La parola invia questo carismatico a preparare la venuta del Signore.
EGLI PERCORSE (3)
Giovanni subito si mette in movimento e diventa un predicatore itinerante che invita alla conversione e agli obblighi conseguenti. Suo campo di azione è la zona del fiume Giordano nei pressi di Gerico, dove Giosuè (simbolo di Gesù), aveva condotto il popolo alla terra promessa.
BATTESIMO DI CONVERSIONE (3)
Giovanni non annunzia un codice religioso e non parla della legge di Mosè, ma annunzia e propone un battesimo di penitenza, cioè di perdono, di ritorno a Dio, perché tutti hanno peccato e sono soggetti al giudizio.
NEL LIBRO DEL PROFETA (4)
Il compito di Giovanni è definito dal testo di Isaia 40, 3-4. E’ un profeta che si fa voce per invitare a spinare i monti e colmare le valli, per il passaggio del Signore, come si usava fare per il passaggio del re vincitore. Ciò significa impegno per il rinnovamento delle coscienze e della mentalità.
OGNI UOMO VEDRA’ LA SAKLVEZZA (4)
La salvezza non è solo per un popolo ma per tutti.
ALLE FOLLE (7)
Della predicazione di Giovanni, Luca ci offre due saggi, uno lo troviamo nei versetti 7-9, dove egli chiede di dimostrare con i fatti il pentimento, l’altro ai versetti 1014, quando risponde alla folla che gli chiede cosa deve fare.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
FINE DELLA GIUDEA
Il precursore del nostro Redentore viene presentato attraverso l’indicazione delle autorità che governavano Roma e la Giudea al tempo della sua predicazione. Poiché Giovanni veniva ad annunziare colui che doveva redimere alcuni Giudei e molti Gentili, i tempi vengono indicati menzionando il re dei Gentili e i principi dei Giudei. Poiché poi i Gentili dovevano venir raccolti e i Giudei stavano per essere dispersi a causa della loro perfidia, nella descrizione dei principati, la repubblica romana è tutta assegnata a un solo capo e nel regno della Giudea viene sottolineata la divisione in quattro parti. Il nostro Redentore infatti dice: “Ogni regno diviso in se stesso, andrà in rovina” (Lc 11,17). E` chiaro allora che la Giudea, divisa tra tanti re, era giunta alla fine del regno. (Gregorio Magno, Hom., 20, 1-7)
BATTESIMO DI PENITENZA
“E si recò per tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di penitenza per il perdono dei peccati” (Lc 3,3). Chi legge comprende che Giovanni non solo predicò ma diede anche ad alcuni il battesimo di penitenza, ma tuttavia non poté dare il suo battesimo in remissione dei peccati. La remissione dei peccati, infatti, avviene solo nel Battesimo di Cristo. Bisogna osservare che vien detto: “Predicando un battesimo di penitenza per il perdono dei peccati”, predicava cioè un battesimo che perdonasse i peccati, perché non lo poteva dare. Come annunziava con la parola il Verbo del Padre che si era incarnato, così nel suo battesimo, che non poteva perdonare i peccati, anticipava il Battesimo di penitenza, che avrebbe liberato dai peccati. La sua predicazione anticipava la presenza del Redentore, il suo battesimo era ombra del vero Battesimo di Cristo. (Gregorio Magno, Hom., 20, 1-7)
VOCE DI COLUI CHE GRIDA NEL DESERTO
“Com`è scritto nel libro d`Isaia: Voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Is 40,3). Lo stesso Battista, interrogato chi egli fosse, rispose: “Io sono la voce di colui che grida nel deserto” (Gv 1,23). E` detto voce, perché annunzia il Verbo. Quello poi che diceva sta nelle parole: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”. Chiunque annunzia la fede vera e predica le opere buone che altro fa se non preparare i cuori di chi lo ascolta al Signore che viene? Perché la forza della grazia penetri, la luce della verità illumini, raddrizzi le vie innanzi al Signore, mentre il sermone della buona predicazione forma buoni pensieri nell`animo. (Gregorio Magno, Hom., 20, 1-7)
VALLI RIEMPITE, COLLI ABBASSATI
“Ogni valle sarà riempita e ogni colle e monte sarà abbassato”. Che cosa s`intende qui per valli se non gli umili, che cosa per monti e colli se non i superbi? Alla venuta del Salvatore le valli saranno riempite, i colli e i monti saranno abbassati, perché com`egli stesso dice: “Chiunque si esalta sarà umiliato e chiunque si umilia sarà esaltato” (Lc 14,11). Infatti, la valle riempita s`alza, il monte e il colle umiliato s`abbassa, perché nella fede del Mediatore tra Dio e gli uomini Cristo Gesú, la gentilità ricevette la pienezza della grazia e la Giudea per la sua perfidia perdette ciò di cui s`inorgogliva. Ogni valle sarà riempita, perché i cuori degli umili saranno riempiti dalla grazia delle virtù…Il popolo, poiché vedeva Giovanni Battista fornito di meravigliosa santità, lo riteneva un monte singolarmente alto e solido. Ma se lo stesso Giovanni non si fosse ritenuto una valle, non sarebbe stato riempito dello spirito della grazia. Egli infatti disse di sé: “Viene uno piú forte di me; non son degno di sciogliere i legacci dei suoi calzari” (Mc 1,7). Ed anche: “Chi ha la sposa è lo sposo, l`amico dello sposo sta lí a sentirlo e gode a sentir la voce dello sposo. Questa mia gioia è piena. Lui deve crescere, io devo essere diminuito” (Gv 3,29-30). Infatti, essendo stato ritenuto, a motivo della sua eccezionale virtù, d`essere il Cristo, non solo disse di non esserlo, ma disse addirittura ch`egli non era degno di sciogliere i lacci dei suoi calzari, di frugare, cioè, nel mistero della sua incarnazione. Credevano che la Chiesa fosse sua sposa; ma egli li corresse: “Chi ha la sposa è lo sposo”. Io non sono lo sposo, ma l`amico dello sposo. E diceva di godere non della propria voce, ma di quella dello sposo, perché si rallegrava non di essere umilmente ascoltato dal popolo, quanto perché sentiva dentro di sé la voce della verità, ch`egli annunziava. Dice che la sua gioia era piena, perché colui che gode della sua propria voce, non ha gioia piena, e aggiunge: “Lui deve crescere, io devo essere diminuito”. (Gregorio Magno, Hom., 20, 1-7)
OPERA DELLO SPIRITO SANTO
Sta scritto di Giovanni: “Voce di colui che grida nel deserto: preparate la via al Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Lc 3,4; Is 40,3). Quanto segue si riferisce espressamente al nostro Signore e Salvatore. Non è infatti Giovanni che «ha colmato ogni valle», ma il nostro Signore e Salvatore. Osservi ciascuno che cosa era prima di avere la fede: si accorgerà che era una valle bassa, una valle in pendio che sprofondava negli abissi. Ma quando è venuto il Signore Gesú e ha inviato quale suo vicario lo Spirito Santo, «ogni valle è stata colmata». E` stata colmata con le buone opere e i frutti dello Spirito Santo. La carità non lascia che in te resti una valle, perché, se tu possiedi la pace, la pazienza e la bontà, non soltanto cesserai di essere una valle, ma comincerai a divenire «montagna» di Dio. Queste parole: «Ogni valle sarà colmata», vediamo che ogni giorno si realizzano e si compiono tanto per i Gentili quanto per il popolo di Israele, che è stato rovesciato dalla sua grandezza: “ogni montagna e ogni colle sarà abbassato” (Lc 3,5; Is 40,4). Questo popolo era un giorno un monte e un colle, ed è stato abbattuto e smantellato. Ma “per il loro delitto è stata data la salvezza alle genti, per provocare la loro emulazione” (Rm 11,11). E per contro, non sbaglierai se vedrai in queste montagne e in queste colline abbattute le potenze nemiche che si levano contro gli uomini. Affinché infatti siano colmate le vallate di cui parliamo, dovranno essere abbattute le potenze nemiche, montagne e colline. (Origene, In Luc., 22, 1-5)
CRISTO VIENE NELLE NOSTRE ANIME
Ma vediamo se si è compiuta la profezia seguente che concerne l`avvento del Cristo. Dice infatti: “E tutte le cose tortuose diverranno dritte” (Lc 3,5; Is 40,4). Ognuno di noi era tortuoso – sempreché lo sia stato allora senza esserlo ancora oggi – e, per la venuta di Cristo che si è compiuta anche nella nostra anima, tutto ciò che era tortuoso è diventato dritto. A che ti serve infatti che Cristo sia venuto un tempo nella carne, se non è venuto anche nella tua anima? Preghiamo dunque perché ogni giorno il suo avvento si compia in noi, onde possiamo dire: “Vivo, ma non piú io; è Cristo che vive in me” (Gal 2,20). Se Cristo vive in Paolo e non vive in me, che vantaggio ne ho? Ma quando egli sarà venuto anche in me e io ne gioirò come ne ha gioito Paolo, anch`io potrò dire come Paolo: “Vivo, ma non piú io; è Cristo che vive in me” (Gal 2,20). (Origene, In Luc., 22, 1-5)
IL SOLO GIUSTO RIPARA L’INGIUSTIZIA
Dopo che la nostra ingiustizia giunse al colmo e fu dimostrato chiaramente che come suo guadagno spettava il castigo e la morte, venne il tempo che Dio aveva stabilito per manifestare la sua bontà e la sua potenza. O immensa bontà e amore di Dio. Non ci odiò, non ci respinse e non si vendicò, ma fu magnanimo e ci sopportò e con misericordia si addossò i nostri peccati e mandò suo Figlio per il nostro riscatto (cf. Mt 20,28; Mc 10,45); il santo per gli empi, l`innocente per i malvagi, il giusto per gli ingiusti, l`incorruttibile per i corrotti, l`immortale per i mortali. Quale altra cosa poteva coprire i nostri peccati se non la sua giustizia? In chi avremmo potuto essere giustificati noi ingiusti ed empi se non nel solo Figlio di Dio? Dolce sostituzione, opera inscrutabile, benefici insospettati! L`ingiustizia di molti viene riparata da un solo giusto e la giustizia di uno solo rende giusti molti (cf. Rm 5,18). Egli che prima ci convinse dell`importanza della nostra natura Per avere la vita, ora ci mostra il Salvatore capace di salvare anche l`impossibile. Con queste due cose ha voluto che ci fidiamo della sua bontà e lo consideriamo nostro sostentatore, padre, maestro, consigliere, medico, mente, luce, onore, gloria, forza, vita, senza preoccuparsi del vestito e del cibo. (Ep. ad Diognetum, 8, 1; 8, 5 – 9, 6)
PREPARARE LA VIA
“Preparate la via del Signore” (Lc 3, 4). E’ questo il grido del Battista, che echeggia per il deserto di Giuda e che è modellato sulle parole del cosiddetto Secondo Isaia. Il ritorno alla terra dei padri era cantato dal profeta come una processione liturgica, gioiosa e serena, anche se in realtà essa doveva snodarsi nel deserto aspro della Mesopotamia e della Siria. È a questo proposito che entra in scena l’immagine della via del Signore. È noto che davanti ai templi dell’antico Vicino Oriente si stendevano le cosiddette vie processionali: si pensi a quella aperta davanti allo splendido tempio di Istar Babilonia o al viale delle sfingi a Karnak. La caratteristica di questi tracciati era che dovevano essere perfettamente rettilinei e pianeggianti. L’accesso al tempio doveva, infatti, essere tranquillo e solenne. Ecco perché Isaia e con lui Giovanni Battista dipingono la strada della salvezza con queste immagini: “Raddrizzate i suoi sentieri, ogni burrone sia riempito, ogni monte e colle sia abbassato, i passi tortuosi siano diritti, i luoghi impervi spianati! “ (Isaia 40,3-4; Luca 3,4-5). Cristo è il tempio perfetto ove accorre in processione l’umanità. Egli è anche « la Via, la Verità, laVita » (Giovanni 14,4). (G.Ravasi)
ESPRESSIONE DELLA SPERANZA
«Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio»; grida Giovanni. Deve essere anzitutto una convinzione inattaccabile, fondata sulla volontà di Dio di salvare il mondo. Deve essere inoltre l’espressione della nostra speranza e raccogliere tutte le speranze dell’umanità, di cui dobbiamo farci carico, speranze che dobbiamo saper discernere e orientare, che dobbiamo sostenere e, dove è il caso, far rinascere. Deve essere infine il pungolo quotidiano per un impegno costantemente rinnovato, capace di superare ogni scoraggiamento e stanchezza: la salverà è di Dio. (D. Pezzini)
NON SIAMO SOLI
Non siamo soli: siamo i collaboratori del Signore, che ha voluto affidare il Vangelo alle nostre povere mani perché cooperassimo con lui a rigenerare l’umanità. L’importante è che le nostre mani non si chiudano su questo dono: lo soffocheremmo, rendendolo sterile per noi e per gli altri. L’importante è uscire, come Giovanni, per trasmettere a tutti la convinzione che sostiene la nostra vita e da senso a tutto quello che facciamo. Questa convinzione è che Dio ci ama, ci vuole salvi da ogni forma di male, e, al di là di tutte le vicissitudini del mondo, alla fine «ci ricondurrà con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui» (Bar 5,9). (D. Pezzini)
STRADE SPIANATE PER TUTTI
Il messaggio di Giovanni è anche per noi. Il Signore viene anche per me, per la mia famiglia, per il mio Paese. Anche a noi Giovanni richiama le parole di Isaia: spianare la strada con la conversione del cuore per il perdono dei peccati. Quanti posti vuoti la domenica nelle nostre chiese! Sono i posti dei nostri fratelli che oggi stanno vivendo la drammatica storia della parabola del figlio prodigo: da anni non si accostano più ai sacramenti e non partecipano alla pasqua domenicale; famiglie spaccate da discordie e sfasciate da separazioni e divorzi, genitori che portano nel cuore il rimorso di un bimbo ucciso prima della nascita, cristiani che hanno tradito la propria coscienza e la fiducia dei fratelli nelle pubbliche responsabilità o più semplicemente sono fratelli che si sono lasciati addormentare e intossicare dal benessere male usato. Ma ci sono strade da spianare anche nel fratello rimasto a casa a servire il padre, se il suo amore si è fatto duro nei confronti degli altri, se non capisce l’amore del Padre, se si chiude nella farisaica presunzione di non essere come tutti gli altri, di essere a posto con Dio e con se stesso. (G. Nervo)
INTERROGATIVI
Consideriamo il tempo dell’Avvento un pressante invito a preparare la venuta del Salvatore e ad aprirgli nel nostro cuore una via regale? Siamo convinti che questa preparazione consiste soprattutto nel purificarci dalla nostre impurità, nell’eliminare ogni sentimento di gelosia, di orgoglio, nel vincere il nostro egoismo? Abbiamo il coraggio di impegnarci e anche di correre dei rischi nella lotta per la giustizia e la libertà? Oppure preferiamo, per pigrizia o per viltà, starcene con braccia incrociate? (C. Bèrthes)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Cristo, strada che riconduce ognuno di noi con gioia nella luce del Padre, non permettere che percorriamo altre vie che non siano la tua persona.
•Cristo, che operi meraviglie al di là di ogni nostra attesa, apri il nostro spirito ad avvertire la tua presenza provvidenziale nella storia dell’umanità tutta.
•Cristo che ci guidi con la tua parola ad andare incontro al giorno della tua venuta gloriosa, fa che non ci stanchiamo di attenderti, fidandoci solo della tua fedeltà, seme di vita che non conosce tramonti.
•O Padre, nella figura del Battista ci hai rivelato come ogni annuncio debba nascere dall’accoglienza gratuita della Parola che viene dall’alto. Prendi possesso nel nostro cuore mediante la potenza del tuo Spirito, perché le tenebre che ci avvolgono non abbiano a prevalere nella nostra vita, ma Cristo Gesù sia sempre più il Signore della nostra vita.
(Preghiere di A. Donghi)
•O Dio, grande nell’amore, che chiami gli umili alla luce gloriosa del tuo regno, raddrizza nei nostri cuori i tuoi sentieri, spiana le alture della superbia, e preparaci a celebrare con fede ardente la venuta del nostro salvatore, Gesù Cristo tuo Figlio.
•Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, ci sembrava di sognare. Allora la nostra bocca si aprì al sorriso, la nostra lingua si sciolse in canti di gioia. Allora si diceva tra i popoli: « II Signore ha fatto grandi cose per loro ». Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha colmati di gioia. Riconduci, Signore, i nostri prigionieri, come i torrenti del Nègheb. Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo. Nell’andare, se ne va e piange, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con giubilo, portando i suoi covoni. (Dal Salmo 145)
•O Dio, tu giochi nel tuo creato: ecco che lasci e templi e regge e vai a posarti come un uccello selvaggio nei deserti, mentre la storia s’inchina ai tuoi voli: donaci di avvertirti sempre nelle tue mosse e di scoprirti ovunque ti celi. (David Maria Turoldo)
•Signore, ci hai chiamati ad essere cooperatori del tuo Vangelo, ricordandoci con questo che il primo e il vero protagonista dell’annuncio sei tu: mantienici nella serenità di questa convinzione.
•Signore, hai voluto comunque affidare alle nostre mani l’offerta del tuo amore all’umanità: rendici operatori fervorosi, sempre più ricchi di carità fino a essere ricolmi di frutti di giustizia.
•Signore, tu vuoi che la salvezza raggiunga ogni uomo: vieni a scuotere con la tua severità quando ci addormentiamo sul Vangelo o andiamo a nasconderlo sotto terra come un
talento inutile. (Preghiere di Domenico Pezzini)
•Signore, nostro Dio, all’avvicinarsi del Natale concedici di prepararci con cura alla venuta del tuo Figlio, lavorando alla nostra conversione e alla riconciliazione con i fratelli. Solo così potremo essere i messaggeri della Buona Novella e far in modo che tutta la terra conosca la gioia dell’unità e della pace. (Ch. Berthes)
•Vergine santa, non dimenticare nella tua gloria le tristezze della terra. Volgi il tuo sguardo di bontà su coloro che sono nell’afflizione, che lottano contro le difficoltà e che non finiscono mai di dissetare le loro labbra alle amarezze della vita. Abbi pietà di coloro che si amavano e che sono stati separati. Abbi pietà della solitudine del cuore. Abbi pietà della debolezza della nostra fede. Abbi pietà di coloro a cui va la nostra tenerezza. Abbi pietà di coloro che piangono, di coloro che pregano, di coloro che tremano. Dona a tutti la speranza e la pace.
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della Parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Abbandoniamoci al Signore e lasciamo che ci conduca dove vuole.