Giovanni 20, 19-31: 19 La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23 A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». 24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». 26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28 Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, 30 fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31 Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 20, 19-31
La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch`io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c`era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Questo brano evangelico è attinto dal capitolo 20 di Giovanni e riferisce due apparizioni del Risorto: l’una ai discepoli nelle sera dello stesso giorno di Pasqua,(19-23), l’altra a Tommaso, otto giorni dopo (24-29); infine si ha la prima conclusione del quarto vangelo (30-31). Sono in risalto nella pericope l’identità tra il Risorto e il crocifisso; i doni del Risorto: lo Spirito Santo, la pace, il conferimento della missione, il potere di rimettere i peccati; l’adesione di fede al Figlio di Dio.
VAI (17)
Gesù manda Maria in missione presso gli apostoli ad annunziare la sua risurrezione e il suo ritorno al Padre. Il Padre a cui torna Gesù, dopo la sua morte e risurrezione è anche “Padre nostro”, perché egli ci ha fatto diventare suoi figli; ma non è Padre allo stesso modo, perché Gesù è il Figlio unico, noi figli adottivi. Il messaggio di Maria agli Apostoli sarà lo stesso che faranno gli Apostoli: Il Signore è risorto.
IL PRIMO DOPO IL SABATO (19)
Il giorno della risurrezione per i seguaci di Cristo è una lunga giornata, iniziata con il ritrovamento della tomba vuota. Quando viene scritto il Vangelo di Giovanni nel primo giorno della settimana, giorno della resurrezione, la comunità si riuniva abitualmente per celebrare l’Eucaristia.
MENTRE ERANO CHIUSE LE PORTE (19)
Le porte sono chiuse per paura dei Giudei. Questo particolare dimostra che Gesù risorto è lo stesso che è vissuto con i suoi, ma che è anche trasformato e non è soggetto alle leggi normali dei corpi, dal momento che entra a “porte chiuse”.
PACE A VOI (19)
E’ il saluto ebraico, “shalon alekem”, che i semiti si scambiavano nei loro incontri. Ma qui ha un carattere nuovo: è il dono messianico della salvezza ormai ottenuta, è il dono supremo di Dio, annunziato dai profeti.
MOSTRO’ LORO LE MANI E IL FIANCO (20)
Furono trapassati i polsi e non le mani, ma qui si usa un linguaggio familiare. Le piaghe presentate allo sguardo e al tocco dimostrano che il Crocifisso e il Risorto sono la stessa persona.
I DISCEPOLI GIOIRONO (20)
E’ la gioia che Gesù aveva promesso in 16, 22, una gioia “che nessuno vi potrà rapire”. E’ la gioia della salvezza, che solo Gesù può donare e nulla e nessuno può togliere.
COME IL PADRE (21)
Gesù invia i discepoli nel mondo a continuare la sua stessa missione. Essi sono eletti e amati da Gesù come il Padre ama il Figlio. (Gv 15, 9)
RICEVETE LO SPIRITO SANTO (22)
Il soffio è un gesto simbolico, ricorda il “soffio” di Dio, che dà la vita all’uomo (Gn 2, 7), ed esprime il dono dello Spirito, dono che crea una vita nuova. Il dono dello Spirito è strettamente legato alla morte-risurrezione di Gesù.
A CHI RIMETTERETE (23)
La missione comporta il perdono dei peccati e Giovanni ricorda la trasmissione che Gesù fa del potere di perdonare agli Apostoli e ai loro successori, visti all’interno della comunità ecclesiale. Potere di “rimettere” o di “ritenere” significa potere di perdonare e di decidere se la posizione di qualche membro della Chiesa esige che ne sia escluso.
TOMMASO (24)
Nelle apparizioni con l’invio in missione abbiamo anche una menzione al dubbio (es. Luca 24, 38) Giovanni fa anche il nome di uno che ha dubitato, Tommaso, soprannominato “Gemello” (didimo). L’episodio che lo riguarda acquista un’importanza particolare nella testimonianza dei fatti pasquali.
SE NON VEDO (25)
Gesù aveva rivolto ai Giudei il rimprovero: “ se non vedete segni e prodigi voi proprio non credete” (Gv 4, 48). Tommaso non è un incredulo, però non ha una fede umile, ma una fede pretenziosa nei confronti di Gesù.
VENNE GESU’ (26)
Gesù viene come la prima volta, ma ora sono presenti tutti gli Apostoli. Egli accontenta Tommaso e lo invita a passare dall’incredulità alla fede. L’invito è rivolto anche a chi è come Tommaso. Ma sono dichiarati “beati” coloro che arrivano alla fede solo attraverso la testimonianza.
MIO SIGNORE E MIO DIO (28)
Il titubante Tommaso ora fa la più bella e più alta professione di fede del Vangelo. E’ un’esplicita professione di fede in Gesù Dio.
MOLTI ALTRI SEGNI (30)
Con queste parole termina il Vangelo di Giovanni. Il capitolo 21 è stata aggiunto come appendice. Esse sono anche la chiave per comprendere il Vangelo. Ci dicono che i segni compiuti da Gesù devono portare alla fede, a scoprire in Gesù il Messia e Figlio di Dio, perché chi si accosta così a Gesù ha la vita eterna.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
A PORTE CHIUSE
Vediamo che cosa ci propone la lettura odierna. Ci suggerisce di cercare una risposta per quelli che si domandano: Come il Signore, che portò nella risurrezione una tale solidità di corpo da essere visto e toccato dai discepoli, poi si sia presentato in mezzo a loro mentre le porte erano sbarrate. Alcuni sono sconvolti da questi particolari al punto da rischiar di perdere la fede, perché oppongono ai miracoli di Dio i pregiudizi dei loro ragionamenti. Essi, infatti, dicono: Se era corpo, se erano carne e ossa, se il corpo era quello stesso che fu appeso in croce, come poté passare per una porta chiusa? Se non era possibile, non è avvenuto. Se era possibile, come era possibile? Ma se tu puoi capire il modo, non c`è piú il miracolo, e se non ti sembra un miracolo, sei sul punto di negare del tutto la risurrezione. ….Se uno, dunque, ti dirà: Se entrò a porte chiuse, non era corpo; tu digli: Eppure, se fu toccato, era corpo; se mangiò, era corpo; lo fece con un miracolo, non per via di natura. Non è meraviglioso il corpo quotidiano della natura? E` tutto un miracolo; ma ciò che accade ogni giorno non sorprende piú. Spiegami un po`: Perché l`albero del fico, che è cosí grande, ha un seme che appena lo si vede e la povera zucca fa un seme cosí grande? In quel seme cosí piccolo, poi, se rifletti, ma non lo vedi; c`è la radice e le foglie, e anche il frutto è anticipato nel seme. Delle cose ordinarie nessuno chiede il come, e tu mi chiedi il come dei miracoli. Leggi il Vangelo e accetta i fatti. Dio ha fatto di piú e tu non ti meravigli della cosa piú grande di tutte: non c`era nulla, e il mondo c`è. (Agostino, Sermo 247, 2)
PACE A VOI
“E quando fu sera in quel giorno che era il primo della settimana, essendo per paura dei Giudei chiuse le porte del luogo dove stavano i discepoli riuniti, venne Gesú, e stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi». E detto questo, mostrò loro le mani e il costato” (Gv 20,18-20). I chiodi avevano trafitto le sue mani, e la lancia aveva aperto il suo costato; ed erano conservati i segni delle ferite per guarire dalla piaga del dubbio i cuori degli increduli. E le porte chiuse non avevano potuto opporsi al suo corpo, dove abitava la divinità. Colui, la cui nascita aveva lasciato inviolata la verginità della madre, poté entrare in quel luogo, senza che le porte venissero aperte. “I discepoli furono pieni di gioia, vedendo il Signore. Ed egli disse loro di nuovo: «Pace a voi»” (Gv 20,20-21). La ripetizione ha valore di conferma; cioè egli dà ciò che era stato promesso per bocca del Profeta, pace aggiunta a pace (cf. Is 26,3). “Come il Padre ha mandato me” – aggiunge il Signore -”anch`io mando voi” (Gv 20,21). Sapevamo già che il Figlio è uguale al Padre; ora ascoltiamo le parole del Mediatore. Egli mostra, in effetti, di essere il Mediatore, in quanto dice: Egli ha mandato me e io mando voi. “Ciò detto, alitò sopra di essi, e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo»” (Gv 20,22). Soffiando su di essi, mostrò che lo Spirito non era soltanto del Padre, ma era anche suo. “A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, a chi li riterrete, saranno ritenuti” (Gv 20,23). La carità della Chiesa che per mezzo dello Spirito Santo scende nei nostri cuori, rimette i peccati di coloro che partecipano di essa; ritiene invece i peccati di quanti non sono parte di essa. E` per questo che parlò del potere di rimettere o di ritenere i peccati, dopo aver annunziato: «Ricevete lo Spirito Santo». (Agostino, Comment. in Ioan., 121, 4s.)
INVIO IN MISSIONE
Disse loro [Gesú]: “La pace sia con voi! Come il Padre ha mandato me, anch`io mando voi” (Gv 20,21). Il che vuol dire: Come il Padre, che è Dio, ha mandato me, che sono Dio, cosí anch`io, in quanto uomo, mando voi, uomini. Il Padre ha inviato il Figlio allorché ha deciso che egli si incarnasse per la redenzione del genere umano. Il Padre ha voluto che il Figlio venisse a patire nel mondo tuttavia, pur inviandolo al patire, lo amava. Ora, anche il Figlio invia gli apostoli che si è scelto; li manda non alle gioie del mondo, bensí verso le sofferenze di ogni genere, cosí come egli stesso era stato inviato. Il Figlio è amato dal Padre e nondimeno è inviato alla Passione; i discepoli, del pari, sono amati da Cristo Signore, e nondimeno vengono da lui mandati nel mondo a soffrire. Perciò è detto: “Come il Padre ha mandato me, anch`io mando voi”. Come dire: Io vi amo con quella stessa carità con la quale sono amato dal Padre, anche se vi invio nel mondo a soffrire tanti patimenti, anche se vi mando in mezzo agli scandali dei persecutori. (Gregorio Magno, Hom. in Ev., 26, 2-6)
POTERE DEI VESCOVI
Adesso, il luogo che gli apostoli ebbero nella Chiesa è preso dai vescovi, che ricevono la potestà di legare e sciogliere insieme al compito di governare. Il che è certamente un grande onore, ma è altresí un grave peso. Noi dobbiamo assolvere, usando la nostra autorità pastorale, solo coloro che il nostro autore ha vivificati con la grazia della risurrezione. E se tale opera di rinnovamento sia o no presente al momento della nostra sentenza, possiamo saperlo nella confessione dei peccati. Ecco perché a Lazzaro non viene detto soltanto: “Risuscita!”, ma anzitutto: “Vieni fuori!”. Finché un peccatore, chiunque esso sia, cela nell`intimo della propria coscienza la colpa commessa, egli sta chiuso in sé, si nasconde nel segreto; quando invece confessa liberamente le sue iniquità, allora il morto viene fuori. Quando, perciò, vien detto a Lazzaro: “Vieni fuori!”, è come se si dicesse a chiunque è morto nel peccato: Perché celi la colpa nel segreto della tua coscienza? Vieni fuori, con una buona confessione, tu che, con la tua ritrosia, te ne stai chiuso in te stesso! Che il morto venga fuori, ovvero: Che il peccatore confessi la sua colpa! A colui che viene fuori risuscitato, i discepoli, poi, dovranno sciogliere i lacci. In altre parole, i pastori della Chiesa debbono cancellare la pena meritata da colui che non ha avuto vergogna a confessare l`iniquità commessa. (Gregorio Magno, Hom. in Ev., 26, 2-6
POTERE DI RIMETTERE I PECCATI
“A chi rimetterete i peccati, saranno loro rimessi, e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20,23). Mi piace osservare a quale vertice di gloria siano tratti quegli stessi discepoli che erano stati invitati a caricarsi un immenso fardello di umiltà.
Eccoli, infatti, non solo sicuri di sé, ma con la potestà di legare e sciogliere gli altrui legami. Hanno il potere di esercitare il giudizio supremo, sí da potere, al posto di Dio, ad uno ritenere le colpe e ad un altro rimetterle. Era conveniente che cosí venissero da Dio esaltati coloro che per lui avevano accettato di umiliarsi tanto! Ed ecco che quelli che piú temono il ferreo giudizio di Dio, sono promossi a giudici delle anime; condannano e liberano altri, quelli stessi che avevan timore di essere condannati. (Gregorio Magno, Hom. in Ev., 26, 2-6)
DUE VOLTE LO SPIRITO
“Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20,22). E` il caso ora di chiederci perché mai il Signore donò due volte lo Spirito Santo: una, mentre era sulla terra, un`altra, quando già era salito al cielo. In nessun altro passo, oltre questo (cf. At 2,4ss), è detto che lo Spirito Santo sia stato dato altre volte, ovvero: la prima, nella circostanza attuale, allorché Gesú ha soffiato sui discepoli, l`altra, piú tardi, quando fu mandato dal cielo e si mostrò sotto forma di lingue diverse. Perché allora esso viene dato prima ai discepoli in terra, e poi è mandato dal cielo, se non perché due sono i precetti della carità, ovvero l`amore di Dio e del prossimo? In terra, viene dato lo Spirito perché il prossimo sia amato; lo stesso Spirito ci è poi dato dal cielo, perché sia Dio ad essere amato. E come vi è una sola carità, ma due sono i precetti, cosí c`è un solo Spirito, ma due sono le sue effusioni. La prima proviene dal Signore Gesù ancora sulla terra; la seconda, dal cielo, per ammonirci che nell`amore del prossimo si apprende come si pervenga all`amore di Dio. Ecco perché lo stesso Giovanni dice: “Chi non ama il fratello che vede, come può amare Dio che non vede?” (1Gv 4,20). Già in precedenza, lo Spirito Santo era presente nelle menti dei discepoli, in virtù della fede. Però fu dato loro in modo manifesto, solo dopo la Risurrezione. (Gregorio Magno, Hom. in Ev., 26, 2-6)
LA MESSA PROCLAMA LA RESURREZIONE
Lo scrittore di questo libro con tanta accuratezza scrisse non semplicemente che Cristo si manifestò ai discepoli, ma precisò, dopo otto giorni e mentre erano tutti raccolti. E che cosa vuole insinuare questo trovarsi di tutti nella stessa casa, se non che Cristo ha voluto manifestarci quale debba essere il tempo delle assemblee che facciamo in suo nome? Si presenta e si ferma un po` con quelli che si erano radunati per cagion sua, nell`ottavo giorno, cioè nella domenica. E` giustissimo, allora, che facciamo le nostre sante adunanze nelle chiese nell`ottavo giorno. E poiché dobbiamo dire qualche cosa di arcano, che supera tutte le menti, chiudiamo le porte; ma viene e appare Cristo a noi tutti, invisibilmente e visibilmente allo stesso tempo; invisibilmente, come Dio, e visibilmente, nel suo corpo. Ci dà la sua carne. Ci accostiamo, per grazia di Dio, per prender parte al mistico sacrificio, prendendo Cristo nelle nostre mani, perché anche noi possiamo credere fermamente ch`egli ha risuscitato il suo tempio. E che la partecipazione al mistico sacrificio sia una professione della Risurrezione di Cristo, è evidente dalle parole che egli stesso pronunziò nella sua celebrazione. Infatti, dopo aver spezzato il pane, lo distribuí dicendo: “Questo è il mio corpo, che sarà dato per voi in remissione dei peccati. Fate questo in mio ricordo” (Lc 22,19; 1Cor 11,24). La partecipazione, dunque, ai misteri è vera confessione e commemorazione che il Signore è morto ed è risuscitato per causa nostra e per nostro vantaggio, e perciò ci riempie di grazia divina. (Cirillo di Ales., In Ioan. Ev., 12)
MIO SIGNORE E MIO DIO
“Venne Gesú, a porte chiuse, stette in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi». E poi disse a Tommaso. «Appressa qui il tuo dito, e guarda le mie mani, e appressa la tua mano e mettila nel mio costato, e non voler essere incredulo, ma credente». Tommaso gli rispose e disse: «Signore mio e Dio mio!»”. (Tommaso) vedeva e toccava l`uomo, ma confessava la sua fede in Dio che non vedeva né toccava. Ma quanto vedeva e toccava lo induceva a credere in ciò di cui sino allora aveva dubitato. “E Gesú gli disse: «Hai creduto perché mi hai veduto»” (Gv 20,29). Non disse: Mi hai toccato, ma disse soltanto: «Mi hai veduto», perché la vista in un certo modo comprende tutti gli altri sensi…. L`evangelista infatti non dice: Tommaso lo toccò. Sia che egli abbia ritenuto sufficiente vedere, sia che abbia anche toccato, è vedendo che credette, e giustamente il Signore esalta come superiore alla sua la fede delle genti che non lo vedranno, con le parole: “Beati coloro che banno creduto, senza avere veduto (ibid.)”. In questa espressione usa il tempo passato, in quanto egli considerava, nella predestinazione, già avvenuto ciò che doveva verificarsi nel futuro. (Agostino, Comment. in Ioan., 121, 4s.s)
L’APOSTOLO TOMMASO
Era l`ottavo giorno, Signore, quando entrasti da loro nuovamente; hai appagato il desiderio del discepolo, l`incredulo Tommaso. Egli ha palpato la ferita del tuo fianco e dei chiodi il sacro foro; per questo abbiamo ricevuto la «Beatitudine» noi che, come loro, non ti abbiamo visto. Io credo con tutta la mia anima, ti confesso mio Signore e Dio; come lui, a gran voce lo proclamo, come l`ho appreso per la sua parola. Rendimi degno in quell`estremo giorno, quando verrai in tutta la tua gloria, di vederti in quello stesso corpo per abbracciarti con l`amor del cuore. (Nerses Snorhalí, Jesus, 779-782)
IL RISORTO VINCE L’INCREDULITA
“Metti il tuo dito nel foro dei chiodi” (Gv 20,27), mi hai cercato quando non c`ero, goditi ora la mia presenza. Anche se tacevi io sentivo il tuo desiderio; prima che parlassi, conoscevo il tuo pensiero. Sentii le tue parole e, anche se non mi mostravo, ero vicino alla tua incredulità; senza farmi vedere, davo tempo alla tua incredulità, in attesa del tuo desiderio. (Basilio di Seleucia, Sermo in Sanct. Pascha, 4)
LO SPIRITO SANTO
Lo Spirito, nuova modalità di azione del Risorto, è ormai fondamento e criterio della vita ecclesiale: esso opera per trasformare l’umanità in popolo del Signore, in segno dei nuovi cieli e della terra nuova.. Lo Spirito è la potenza della risurrezione all’opera nella storia dell’umanità: per mezzo di Lui Cristo crea e rinnova continuamente il suo corpo, cioè la Chiesa. In forza della risurrezione la storia umana non è semplicemente, un vuoto, un’attesa, ma è colma di quella vittoria di Cristo di Cristo sulla menzogna e sul male, che ci permette di avanzare verso l’avvenire ultimo. (Riflessioni di Gianni Colzani)
Nello Spirito la comunità riunita acquisisce pure la pace del Cristo, quella che il cristo risorto comunica alla sua chiesa e che nessun altro può donare. E’ la pace generata dal suo perdono, in forza del quale veramente possiamo pregare come Cristo nella passione: “ Padre sia fatta la tua volontà” (Mt 26, 42) Gesù dona lo Spirito Santo e trasmette il potere di “rimettere” cioè di perdonare i peccati e di “ritenere”, cioè di decidere se la posizione di qualche credente esige che sia escluso.
MIO SIGNORE E MIO DIO
Tommaso non aveva creduto, ma alla fine fa un atto di fede superiore a quello degli altri, riconoscendo che Gesù è Dio: “ Mio Signore e mio Dio”. La nostra fede nella risurrezione di Cristo è viva ed efficace? Non è forse indebolita dall’ignoranza, dal dubbio, dalla pigrizia spirituale? Talora forse in noi “abita Tommaso”. Abbiamo pensato che i dubbi dell’apostolo sparirono quando rientra nella sua comunità e lì incontro Cristo? Non crediamo che anche i nostri dubbi possano avere una risposta nella nostra comunità, dove c’è sempre qualcuno che invoca Gesù come Dio (“Mio Signore e mio Dio “)?
RISURREZIONE
La scena di una comunità raccolta a porte sprangate (“ mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovano i discepoli per paura dei Giudei) dice con chiarezza come sia proprio la Pasqua, la vivente presenza del Signore, a liberare la Chiesa da quella paura che sperimenta in una storia sentita come ostile: ricca dello spirito di Cristo, la Chiesa comincia a vivere il tempo della gioia e della libertà, del coraggio e della pace, ritrova fiducia e sicurezza. Il cristianesimo affonda lontano le sue radici. Nell’incarnazione del Figlio di Dio, anzi nella sua realtà di Figlio di Dio nella vita trinitaria. E la fede cristiana si fonda e si concretizza nella risurrezione di Gesù, nel Signore risorto. Paolo scriveva ai Corinzi: ” Se Cristo non è risorto, vana è la nostra predicazione e vana anche la nostra fede… Ora invece Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti”. (1 Cor 15, 14-20) (E Caporello)
CRISTO RISORTO
La risurrezione del Signore è fondale di tutto il cristianesimo, anzi lo è il Cristo risorto. Per questo motivo i discepoli “gioirono al vedere il Signore” e festosi e orgogliosi annunziarono a Tommaso: “Abbiamo visto il Signore”. La comunità cristiana sorga dal mistero della Risurrezione. Il punto d’incontro è il Signore glorificato. Si fa comunità stringendosi attorno a lui, nella fede e nell’amore. Vivendo in lui la comunità diventa essa stessa un segno che ne prolunga la presenza nel tempo. (Mariano Magrassi)
VITTORIA DI CRISTO
La vittoria di Cristo risorto è la luce che rischiara la nostra vita, la consolazione che ci sostiene nelle pene, negli insuccessi e nei dolori? La fede in Cristo risorto ci ispira il desiderio di lavorare efficacemente per la diffusione del regno di Dio nel nostro ambiante di vita, di lavoro, nelle comunità di cui facciamo parte? Chi ci incontra ci vede come persone che credono alla risurrezione, e che vivono nella gioia e nella speranza?
LA PASQUA LIBERA DALLA PAURA
La scena di una comunità raccolta a porte sprangate (“ mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovano i discepoli per paura dei Giudei) dice con chiarezza come sia proprio la Pasqua, la vivente presenza del Signore, a liberare la Chiesa da quella paura che sperimenta in una storia sentita come ostile: ricca dello spirito di Cristo, la Chiesa comincia a vivere il tempo della gioia e della libertà, del coraggio e della pace, ritrova fiducia e sicurezza.
DONO DELLO SPIRITO
Lo Spirito, nuova modalità di azione del Risorto, è ormai fondamento e criterio della vita ecclesiale: esso opera per trasformare l’umanità in popolo del Signore, in segno dei nuovi cieli e della terra nuova. Lo Spirito è la potenza della risurrezione all’opera nella storia dell’umanità: per mezzo di Lui Cristo crea e rinnova continuamente il suo corpo, cioè la Chiesa. In forza della risurrezione la storia umana non è semplicemente, un vuoto, un’attesa, ma è colma di quella vittoria di Cristo sulla menzogna e sul male, che ci permette di avanzare verso l’avvenire ultimo. (Riflessioni di Gianni Colzani)
Nello Spirito la comunità riunita acquisisce pure la pace del Cristo, quella che il cristo risorto comunica alla sua chiesa e che nessun altro può donare. E’ la pace generata dal suo perdono, in forza del quale veramente possiamo pregare come Cristo nella passione: “ Padre sia fatta la tua volontà” (Mt 26, 42). Gesù dona lo Spirito Santo e trasmette il potere di “rimettere” cioè di perdonare i peccati e di “ritenere”, cioè di decidere se la posizione di qualche credente esige che sia escluso.
LUCE CHE RISCHIARA
La vittoria di Cristo risorto è la luce che rischiara la nostra vita, la consolazione che ci sostiene nelle pene, negli insuccessi e nei dolori? La fede in Cristo risorto ci ispira il desiderio di lavorare efficacemente per la diffusione del regno di Dio nel nostro ambiante di vita, di lavoro, nelle comunità di cui facciamo parte? Chi ci i incontra ci vede come persone che credono alla risurrezione, e che vivono nella gioia e nella speranza?
GENTE DI GIOIA
I discepoli di Gesù sono dei mandati, che hanno la pace e vivono gioiosamente “nello Spirito”. Ho capito che la pace di Cristo non elimina il dolore, la prova, i momenti di angoscia ma convive con essa se ci si impegna a far regnare Cristo nella nostra vita? Sono un cristiano gioioso e impegnato ad annunziare il Vangeli, sicuro che lo Spirito mi guida e mi conduce? Chi mi incontra mi vede come una persona che crede alla risurrezione, e che vive nella gioia e nella speranza? Gli apostoli vedendo Gesù “gioirono”. Caratteristica del cristiano è la gioia. Ho capito che la gioia di Cristo non elimina il dolore, la prova, i momenti di angoscia ma convive con essi, se ci si impegna a far regnare Cristo nella nostra vita? Mi sono reso conto che la gioia non la si inventa, non la si procura con i molti divertimenti di cui è prodiga la nostra società, ma è frutto della carità. E che solo chi ama cristianamente ha la gioia?
RIFLESSIONI VARIE
La fede è un “ragionevole ossequio” ed esige anche un certo “vedere. Ma c’è un vedere che non è ragionevole. E’ il “vedere” di chi vorrebbe avere un reportage giornalistico o una ripresa cinematografica su Cristo risorto: Ma non si crede perché si è visto con gli occhi o per logica matematica: la fede è un’adesione al mistero di Dio, che è il “Tuttaltro”.
L’uomo si dibatte nel dubbio, perché non trova motivi sufficientemente validi per preferire la fede in Cristo all’incredulità, la speranza alla disperazione. Così possono coesistere in una stessa persona barlumi di fede e dubbi. Ma la cortina del dubbio si squarcia appena si comincia a credere possibile la risurrezione di Cristo. In una società satura di impressioni ottiche è dichiarato “beato” chi crede alla risurrezione, vero punto focale della fede, non per aver visto materialmente, ma per aver accettato il Signore intravisto in un altro tipo di visione. Ci sono molti modi di “vedere” accettabili dall’uomo di oggi. Si intravede il Signore quando si riceve il perdono dei peccati, quando ci si impegna per i fratelli, quando ci si incontra con Dio nella preghiera. Si vede Cristo quando si vedono i suoi segni. E oggi sono segni di Cristo i credenti coerenti con la loro fede. Noi battezzati siamo mandati in missione e dobbiamo far vedere ai fratelli che in noi c’è una continua risurrezione, una continua Pasqua, cioè un passaggio dal peccato alla grazia, una continua morte a ciò che è vecchio, un continuo impegno per approfondire la fede, che è una forza che ci spinge a portare luce ai fratelli e a impegnaci per loro, che in noi c’è la pace di Cristo e che viviamo nella gioia.
Sembra paradossale, ma proprio ciò che appare il maggior ostacolo alla fede, la croce, diviene via privilegiata a Cristo risorto. In una società che cerca solo ciò che è facile e di evitare ogni sofferenza, si incontra Cristo proprio sulla via del Calvario. Noi non crediamo malgrado il male, ma crediamo perché Cristo ha vinto il male. Sulla croce noi non incontriamo un morto, ma uno che ha dato la vita per noi e così ha dato un senso al dolore e alla morte, capovolgendone la realtà: ha reso la sofferenza apportatrice di salvezza e ha trasformato la morte in vita.
PREGHIERE (pregare la parola)
•Signore Dio nostro, che nella tua grande misericordia ci hai rigenerati ad una speranza viva mediante la resurrezione del tuo Figlio, accresci in noi nella testimonianza degli Apostoli,
la fede pasquale, perché aderendo a lui pur senza averlo visto riceviamo il frutto della vita nuova. (Colletta 2 di Pasqua A)
•Signore donaci la forza del tuo Spirito, perché, spezzati i vincoli del male, ti rendiamo il libero servizio della nostra obbedienza e del nostro amore per regnare con Cristo nella gloria. (Colletta della 2 di Pasqua C)
•Pure per noi sia veramente Pasqua, Signore. Vieni ed entra nei nostri chiusi cenacoli, perché abbiamo tutti e di tutto paura: paura di credere, paura di non credere, paura di essere liberi, e poiché la tentazione di cintarci in antichi steccati è sempre grande, vieni e abbatti le porte dei cuori, le diffidenze e i molti sospetti soprattutto fra quanti dicono di crederti. (D. M. Turoldo)
•Celebrate il Signore perché è buono, eterna è la sua misericordia. Dica Israele che egli è buono, eterna è la sua misericordia. Lo dica la casa di Aronne, eterna è la sua misericordia, lo dica chi teme Dio, eterna è la sua misericordia”. (Dal Salmo responsoriale 117)
•Dona, Signore la tua salvezza, dona, Signore, la vittoria. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. (Dal Salmo 117)
•O Signore entra e ripeti il saluto: “ pace a tutti”. Torna e alita ancora il tuo Spirito, e dal peccato sia sciolta la terra, e tutti vedano in noi il risorto.
•Donaci, Signore, la tua pace.. La nostra solitudine si riempia della tua presenza, la nostra debolezza diventi forza, la nostra tristezza si cambi in gioia.
•Signore, non abbiamo come gli apostoli paura dei Giudei, ma abbiamo molte altre paure che riducono la nostra fede nell’angustia di un luogo chiuso. Vieni in mezzo a noi, donaci il tuo Spirito che ci illumini nei nostri timori.
•Signore, tu conosci la nostra debolezza e i nostri dubbi. Illumina e fortifica il nostro spirito, affinché, conoscendo sempre meglio il valore della nostra fede nel Figlio tuo Gesù Cristo, cerchiamo di conformare tutta la nostra vita al suo esempio e ai suoi insegnamenti.
•Spirito Santo, presenza della chiesa, che mi attraversi da parte a parte, tu, mia ispirazione, mio fuoco interiore, mio refrigerio e mio respiro. Tu che sei dolce come una sorgente, e bruci come il fuoco. O unione di tutti i contrari, radunaci, fa l’unità in noi e attorno a noi. (Jean Guitton)
•Madre dei viventi, tendi la mano a me che sto cadendo, o tempio del cielo. Glorifica in te il Figlio tuo: si degni egli di operare divinamente in me il miracolo del perdono e della misericordia. Serva e Madre di Dio: sia esaltato in me il tuo onore, sia proclamata in te la mia salvezza. (San Gregorio di Narek, sec XI)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Amiamo come Dio ama e riceveremo la pace interiore che Cristo risorto ci dona.