Matteo 4, 12-23: 12 Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13 lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14 perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: 15 «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! 16 Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». 17 Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». 18 Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19 E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20 Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21 Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22 Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. 23 Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
(Bibbia Cei: Versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 4, 12-23
Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti; il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata. Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono. Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
(Bibbia Cei: Versione 1971)
Esegesi
Il brano 4, 12-23 si compone di tre parti: il passaggio di Gesù dalla Giudea alla Galilea, che avvera una profezia di Isaia (12-17), la chiamata dei primi apostoli (18-22) e il primo versetto di un riassunto sull’attività di Gesù in Galilea, che è presentata anche nei versetti 24-25. Tutta questo unità (12-25) è posta subito dopo il racconto del Battesimo (3,13-16) e delle tentazioni di Gesù (4, 1-11) e precede il discorso della montagna (capitoli 5-8).
AVENDO INTANTO SAPUTO (12)
Lo spostamento di Gesù dalla Giudea alla Galilea sembra essere avvenuto subito dopo il Battesimo e la tentazione. Tuttavia il vangelo di Giovanni riferisce vari episodi riguardanti l’attività di Gesù in Giudea, anteriori all’imprigionamento del Battista. (Gv 1, 19-3, 36)
GIOVANNI ERA STATO ARRESTATO (12)
Il destino del Battista provoca il passaggio di Gesù in Galilea, così come la notizia della sua decapitazione (14, 13), lo spingerà a ritirarsi in un luogo deserto. Questa corrispondenza è un segno che il Battista e Gesù seguono la stessa chiamata di Dio, che ha fatto di uno il precursore e dell’altro il perfezionatore.
VENNE AD ABITARE A CAFARNAO (13)
Cafarnao, oggi Tell-Hun, era un piccolo centro commerciale posto sulla riva nord-occidentale del lago di Tiberiade, sulla via che da Damasco. Conduceva al Mediterraneo e quindi in Egitto (via del mare). In seguito (9, 1) Cafarnao verrà presentata come la città di Gesù.
DI ZABULON E DI NEFTALI (13)
I territori occupati una volta dalle due tribù di Zabulon e di Neftali corrispondevano in gran parte alla Galilea. Quelle regioni furono occupate dagli Assiri ai tempi di Isaia.
PER MEZZO DEL PROFETA ISAIA (14)
La profezia di Isaia con la quale Matteo sottolinea in modo solenne l’inaugurazione dell’era messianica, fu occasionata dalla devastazione operata dall’esercito assiro di Tiglatpilesser III nella Palestina settentrionale nel 732. Di questo avvenimento parla 2 Re 15, 29. Al popolo caduto nell’estrema miseria il profeta fa brillare la speranza della liberazione messianica.
AL DI LA’ DEL GIORDANO (15)
Il testo profetico suona così: “Come in un primo tempo (Dio) umiliò la terra di Zabulon e la terra di Neftali, in un secondo tempo rimise in onore la via del mare, l’Oltregiordano, la Galilea (= distretto delle genti)”.
VIA DEL MARE (15)
La “via del mare” è quella che da Damasco porta al Mediterraneo, ma qui in Matteo più specificatamente indica la costa nord-occidentale del Mare di Galilea. La Galilea, già nel tempo di Isaia era chiamata “distretto delle genti”, per la sua popolazione mista di ebrei e di pagani. La regione “oltre il Giordano” è la Trasgiodania, la Perea, che faceva parte della tetrarchia di Erode Antipa; ma l’evangelista intende includervi anche la Decapoli e la tetrarchia di Filippo, regioni toccate da Gesù.
POPOLO IMMERSO NELLE TENEBRE (16)
Il popolo delle regioni indicate, che “era immerso nelle tenebre”, con la venuta di Gesù vede la “grande luce” della salvezza. E così anche tutti gli uomini che vivono nell’ombra della morte trovano in Gesù il loro liberatore.
COMINCIO’ A PREDICARE (17)
Il riassunto della predicazione di Gesù: “Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino” è identico a quello di Giovanni (3, 2), ciò indica che Gesù si inserisce nella tradizione inaugurata dal suo predecessore. Marco aggiunge: “Credete al Vangelo”.
MARE DI GALILEA (18)
E’ il lago di Tiberiade o di Genezaret. E’ situato nella parte settentrionale nella valle del Giordano, a 208 metri s.l.m. di forma ovale, ha una lunghezza di 21 chilometri e una larghezza di 12.
DUE FRATELLI (18)
Simon Pietro e Andrea, insieme con l’altra coppia di fratelli Giovanni e Giacomo, vengono nei Vangeli collocati sempre in testa, con Pietro al primo posto.
SEGUITEMI (19)
Essi vengono distolti dal loro lavoro di pescatori e chiamati alla sequela, ad andare dietro Gesù. Da questa sequela deriva la loro vocazione a diventare “ pescatori di uomini”.
LO SEGUIRONO (20)
La chiamata dei primi collaboratori dovette essere il frutto di vari incontri e di diversi contatti degli umili pescatori con il Maestro, come troviamo anche testimonianza in Giovanni 1, 35-42, ma qui abbiamo un insegnamento teologico più che un ricordo storico: alla proposta di Gesù i primi apostoli rispondono prontamente e in modo definitivo.
LASCIATA LA BARCA E IL PADRE (22)
Anche l’altra coppia di fratelli agisce come Simone e Andrea: lascia tutto e segue Gesù.
INSEGNANDO (23)
Questo versetto, che ritorna quasi alla lettera in 9, 35, presenta Gesù che annunzia la Buona Novella e sottolinea il suo potere sopra le malattie e i demoni. Egli inizia la sua predicazione nelle sinagoghe, che erano il luogo dove la comunità ebraica si riuniva per ascoltare la parola di Dio e pregare. Coloro che seguono Gesù vedono nell’annunzio e nella sovranità di Gesù sopra le malattie e i mali di ogni genere la nuova realtà del Regno dei cieli.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
LUCE DI DIO E TENEBRA DEL PECCATO
Se è al Padre che si riferisce la frase “In lui non vi sono tenebre” (1Gv 1,5), taluni si chiederanno come pretendiamo che questo privilegio gli sia riservato, mentre pensiamo che il Salvatore è anche lui assolutamente senza peccato, di modo che si potrebbe dire egualmente di lui: «Egli è luce e in lui non vi sono tenebre». ……nella sua benevolenza verso gli uomini, il Cristo si è caricato delle nostre tenebre, affinché, con la sua potenza, egli abolisse la nostra morte (cf. 2Tm 1,10) e annientasse le tenebre che sono nella nostra anima, e si adempisse la profezia di Isaia: “Il popolo assiso nelle tenebre ha visto una grande luce” (Mt 4,14-16; Is 9,2). Questa luce, che è nel Verbo e che è egualmente la vita, «brilla nelle tenebre» delle nostre anime e si stabilisce anche là dove (avevano dimora) i principi di questo mondo di tenebre (cf. Ef 6,12) che, combattendo il genere umano, si sforzano di trascinare nelle tenebre coloro che sono di una stabilità abbastanza assoluta da essere chiamati, una volta illuminati, “figli della luce” (Lc 16,8). Tuttavia, poiché è nelle tenebre che brilla questa luce, è inseguita da quelle, ma non afferrata. (Origene, In Ioan. II, 26, 163-167)
PERCHE’ UN PRECURSORE
“Da allora Gesú prese a predicare e a dire: «Convertitevi, perché è vicino il regno dei cieli»” (Gv 1,9). Ma quando Gesú comincia a predicare? Da quando Giovanni fu chiuso in prigione. Ma perché non predicò prima? E che bisogno aveva di Giovanni Battista, dato che le sue opere gli rendevano già un`efficace testimonianza? Ecco: perché noi potessimo comprendere maggiormente la sua grandezza: Gesú Cristo ha i suoi profeti, cosí come il Padre ha avuto i suoi. Proprio questo rileva Zaccaria nel suo cantico: “E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell`Altissimo” (Lc 1,76). Era necessario il precursore, inoltre, perché agli insolenti Giudei non restasse alcuna scusa, come testimonia lo stesso Gesú Cristo con le parole: “E` venuto Giovanni, che non mangiava né beveva, e hanno detto: Ha il demonio addosso. E` venuto il Figlio dell`uomo che mangia e beve ed essi dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Alla sapienza, però, è resa giustizia dai figli suoi” (Mt 11,18-19). E ancora era necessario che tutto quanto riguardava il Cristo fosse manifestato in anticipo da un altro, prima di esserlo da lui stesso. Infatti, se dopo tante testimonianze e dopo tali prove, i Giudei dissero: “Tu rendi testimonianza a te stesso; la tua testimonianza non è valevole” (Gv 8,13), che cosa avrebbero osato dire se, prima che Giovanni avesse parlato, si fosse presentato in pubblico e avesse reso per primo testimonianza in favore di sé? Ecco ancora perché Gesú non comincia a predicare prima di Giovanni e non compie alcun miracolo, se non dopo che il suo precursore è stato rinchiuso in prigione: nel timore che nascesse qualche scisma tra il popolo. Per la stessa ragione Giovanni non compie miracoli, allo scopo di lasciar accorrere tutta la folla a Gesú, trascinata dai prodigi che il Signore faceva. Infatti, se anche dopo i miracoli operati da Gesú Cristo, i discepoli di Giovanni, sia prima che dopo il suo incarceramento, erano ancora presi da gelosia verso Gesú e molti pensavano che il Messia non fosse lui, bensí Giovanni, che cosa sarebbe accaduto se Dio non avesse preso queste sagge misure? Ecco le ragioni per cui anche Matteo vuol sottolineare che «da allora» Gesú incominciò a predicare. All`inizio della sua predicazione, Gesú insegna ciò che Giovanni ha detto. Nei suoi primi discorsi non parla ancora di se stesso, ma si contenta di predicare la penitenza. Per quel tempo era già abbastanza desiderabile far accettare la penitenza, dato che allora il popolo non aveva ancora di Cristo un`idea sufficientemente adeguata. E all`inizio, non annuncia niente di terribile o di spaventoso, come aveva fatto Giovanni parlando della scure tagliente già posta alle radici dell`albero, del ventilabro che ripulisce l`aia, e di un fuoco inestinguibile. Dapprima, parla soltanto dei beni futuri, rivelando a coloro che lo ascoltano il regno che ha loro preparato nei cieli.
CHIAMATA DI QUATTRO APOSTOLI
“Gesú camminava lungo il mare di Galilea, quando vide due fratelli: Simone, detto Pietro, e Andrea, suo fratello, che gettavano la loro rete in mare, essendo pescatori. E disse loro: «Seguitemi e vi farò pescatori di uomini». Ed essi, abbandonando subito le reti, lo seguirono” (Mt 4,18-20). Giovanni evangelista descrive in maniera diversa la chiamata di questi apostoli; è evidente, quindi, che quanto ci narra Matteo è la loro seconda chiamata, come chiunque può costatare anche da molte altre circostanze. Giovanni, infatti, dice esplicitamente che questi due discepoli si avvicinarono a Gesú prima che il precursore fosse incarcerato, mentre quanto Matteo narra qui avvenne dopo l`arresto del Battista…… Osservate, ora, la fede e l`obbediente docilità dei discepoli. Gesú parla, mentre essi si trovano nel bel mezzo del loro lavoro (e voi sapete quale occupazione appassionante sia la pesca); ebbene essi, appena sentito il suo invito, non si ritraggono, né rinviano e neppure dicono: Lasciaci andare a casa un momento per parlare con i nostri parenti; ma, abbandonata ogni cosa, lo seguono, come fece un tempo Eliseo nei confronti di Elia. E` una obbedienza pronta e perfetta come questa, che Gesú Cristo esige da noi, una obbedienza che esclude ogni ritardo, anche quando vi fossero fortissime ragioni ad ostacolarla……. Essi credettero che le parole, dalle quali erano stati pescati, avrebbero consentito anche a loro di pescare un giorno gli altri uomini. Questa, infatti, fu la promessa che Gesú fece. Ma a Giacomo e a Giovanni non promise niente di simile, perché l`obbedienza dei due primi apostoli aveva già aperto loro la via; e, d`altra parte, essi avevano già udito molte cose sul conto di Gesú e non avevano quindi bisogno di promesse. Considerate ora con quanta cura il Vangelo ci sottolinea le condizioni di povertà di questi discepoli. Gesú li trovò intenti a rattoppare le loro reti (cf. Mt 4,21-22), che erano costretti a riparare non potendo procurarsene altre nuove. Ebbene, è una non mediocre dimostrazione di virtù quella di sopportare senza sforzo la miseria, di vivere del faticoso ma lecito lavoro, di essere uniti fra loro dalla forza dell`amore e di tenere perciò con sé il padre, che servono e mantengono. Non appena Gesú ebbe chiamato i discepoli, cominciò subito a compiere miracoli in loro presenza, per confermare in tal modo quanto Giovanni Battista aveva detto di lui. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 14, 1-2)
INIZIO DELLA PREDICAZIONE IN GALILEA
Gesù inizia la predicazione in Galilea perché la Galilea era una regione religiosamente povera, terra di tenebre e di morte, che attende vivamente la rivelazione salvifica di Dio. E’ sua regola costante scegliere ciò che nel mondo è piccolo e disprezzato per realizzare con esso le meraviglie della sua salvezza. La Galilea entra a pieno titolo in questa tattica di Dio, Non è dunque una scelta casuale, ma il compimento di una rivelazione che diverrà progressivamente sempre più chiara. Proprio perché la Galilea è terra religiosamente povera, terra di tenebre e di morte, che attende la rivelazione salvifica di Dio, Gesù ha iniziato lì la sua predicazione. (L. Monari)
ANNUNZIO DEL REGNO
L’annunzio di Gesù:“Il regno dei cieli è vicino” è l’annunzio che Dio sta per intervenire efficacemente nella storia del mondo e perciò gli uomini debbono misurarsi con lui. Di solito noi misuriamo le nostre azioni col potere, con gli altri, con i risultati economici, ecc. Ma ora, dice Gesù, la venuta di Dio mette tutto sotto il suo giudizio e la sua sovranità. Che cosa valga e che cosa non valga lo decide lui. Alla sovranità dei poteri mondani si contrappone la sovranità di Dio, come misura ultima di ogni valore. Il messaggio dell’annunzio: “ Convertitevi. Il regno dei cieli è vicino” si potrebbe tradurre così: sta per cambiare il regime che governa la storia del mondo; se volete che questo cambiamento non distrugga tutti gli edifici costruiti con la vostra attività, volgetevi verso Dio, accettate la sua sovranità. (Rifl. di Luciano Monari)
DIO E’ LUCE
Il tema della luce pervade tutta la divina rivelazione: dalla creazione, primo atto di Dio nel separare la luce dalle tenebre, all’ascensione di Gesù al cielo, suprema glorificazione del Signore. La storia si svolge nel conflitto tra la luce e le tenebre, ma in essa Dio è la nostra luce. “ Mia luce e mia salvezza” e “nella luce noi vediamo la luce”. La luce è un elemento proprio della divinità. Dio è luce, e “ la Sapienza è riflesso della luce eterna “ (Sap 7, 26). Dio è luce dei viventi, e il suo volto, vestito di luce, è datore di luce. Questa luce divina libera dalle tenebre, dalle insicurezze, dagli errori, dai sentieri devianti, è salvezza dell’uomo perché dalla sua luce viene la vita. Tenebre sono la menzogna, l’odio, la violenza. L’ingiustizia e la schiavitù. Luce sono le verità, l’amore, la mitezza, la giustizia, la libertà. Il “servo di Jahvè” è luce delle nazioni, portatore di salvezza, luce in quanto salva, libera dal male e dalla schiavitù del peccato.
GESU’ LUCE DEL MONDO
Gesù è luce e dona la luce del pensiero e della vita. Se non si riceve la luce del sole divino, si muore spiritualmente, si cade in uno stato di lontananza da Dio, si “abita nella notte”. Effetti della luce sono vivere e gioire, fecondità e prosperità. La luce divina è una componente del bene morale e orienta correttamente l’umana attività. Una sola è la luce e la testimonianza che le dobbiamo è di renderla presente e viva nell’unità di un solo popolo, di un solo corpo, di un solo Spirito, di un solo Pane, di un solo calice, di un solo amore, di una sola carità. (Riflessioni di Benvenuto Matteucci)
Gesù è il mediatore unico e definitivo della salvezza di Dio. Noi per grazia di Dio riconosciamo in lui la “grande luce” che si è levata “su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte”. Ma questa luce non si è presentata a noi in forma accecante, così che tutti fossero costretti a seguirla; ma velatamente in un uomo. Per riconoscere in Gesù la luce da seguire abbiamo bisogno, come Israele, della chiamata amorevole di Dio e del continuo soccorso del suo richiamo misericordioso. (R. Laura C. Achilli)
Cristo è la luce, mandata nel mondo, che si trova immerso nelle tenebre dell’ignoranza, del dubbio, dell’errore e del peccato. Desideriamo ardentemente che questa luce ci illumini? Abbiamo il desiderio, ancorato nel cuore, di vedere la luce di Cristo dissipare le tenebre, perché si instauri sulla terra il regno della giustizia e della pace, il regno dell’amore? La predicazione di Cristo è rivolta anche a noi: per far parte del suo regno, dobbiamo estirpare dal cuore le tenebre del paganesimo, quel paganesimo che sempre rinasce e mai muore del tutto Domandiamo a Dio che susciti numerose vocazioni di pescatori di uomini, capaci di annunziare il Vangelo: di valorosi cristiani pronti a far risplendere la verità in ogni ambiente di vita. (Charles Brethes)
PASSARE DALLE TENEBRE ALLA LUCE
Strappato dalle tenebre del peccato e immerso nella luce di Cristo, attraverso il battesimo, il cristiano deve compiere le opere della luce. Il passaggio dalle tenebre alla luce è la conversione, l’entrata nel Regno di Dio. Sappiamo cosa vuol dire convertirsi e fare penitenza. Sta ad indicare un radicale cambiamento della nostra vita, un ribaltamento della scala dei valori che il mondo propone e delle nostre quotidiane preoccupazioni che non sono certamente quelle proposte dal Vangelo nel discorso della montagna. Il Regno di Dio è presente o scompare, s’avvicina o s’allontana in rapporto alla nostra conversione. La conversione a sua volta, non è mai un’operazione compiuta una volta per tutte, bensì una tensione quotidiana, come la fedeltà non è un dato che si possa acquisire con una promessa, ma una realtà da vivere minuto per minuto. D’altra parte il cristiano, anche dopo il battesimo, non è mai pura luce, ma impasto di luce e di tenebre; per questo la sua vita è lotta. Ma Cristo lo riveste delle armi della luce (Ef 6, 11). (Messalino LDC)
CONVERTITEVI
L’invito alla conversione, che risuona nella predicazione di Gesù e di Giovanni, va ascoltato dentro la lunga storia di alleanza di Dio con il suo popolo. E’ possibile per il popolo essere fedele all’alleanza, o ritornare a seguirla, dopo le infedeltà, grazie all’assoluta fedeltà di Dio. Dio non abbandona il suo popolo, ma suscita continuamente suoi servi fedeli, che ricordino le esigenze della sua alleanza predicandola e dandone testimonianza con la propria vita. Gesù è per noi colui che in nome di Dio ci ricorda le esigenze dell’alleanza, ma anche il mediatore unico e definitivo della salvezza. (Laura Cesarini Achille)
SEGUIRE GESU’
“Gesù percorreva tutta la Galilea insegnando…predicando…e curando” (Mt 3, 23). E chiamava alla sequela gli Apostoli e tutte le persone di buona volontà anche perché poi anch’essi andassero a insegnare, predicare e curare. Anche ora Gesù chiama e chi di noi ha già incontrato Gesù e ha iniziato a seguirlo, deve continuamente aggrapparsi a questa Parola, meditarla, approfondirla, trovare i modi più opportuni per metterla in pratica nelle situazioni in cui si viene trovare a vivere. Ma la” buona novella del Regno” non deve restare patrimonio segreto di pochi iniziati, essa va ripetuta alla luce del giorno e predicata dai tetti, senza timore (Mt 10, 26-27). La predicazione deve essere accompagnata dalla testimonianza della vita, perché non diventi motivo di condanna per coloro che predicano. (Laura Cesarini Achille)
ATTIRATI DAL REGNO
Alcuni pescatori stanno facendo il loro mestiere; all’improvviso lasciano tutto – reti, barca, famiglia – e iniziano un’esperienza singolare. Che cosa è successo ? E’ successo che è arrivata fino a loro una parola potente, una parola che li ha staccati da tutte le loro abitudini e sicurezze di vita e li ha gettati in un’avventura nuova. E’ l’avventura del Regno. Il Regno non è solo una bella idea; è Dio con tutta la sua forza e il suo amore. Quando questo Dio passa accanto all’uomo, si sviluppa una forza d’attrazione che scioglie tutti i vecchi legami e ne costituisce di nuovi. (L. Monari)
HAI MOLTIPLICATO LA GIOIA (1° Lettura)
Non è difficile comprendere perché il Signore arreca gioia. La luce portata da Gesù è la verità sull’uomo e su Dio, che alimenta la fede e dilata la vita del cristiano. E scoprirci amati da Dio e invitati a collaborare a un progetto di salvezza, che abbraccia il mondo, è qualcosa di meraviglioso, che non può non riempire di gioia la vita. Gesù stesso nell’Ultima Cena ha confidato agli Apostoli il senso della sua venuta: “ Perché la mia gioia sia in voi” (Gv 15, 11) “ Perché la vostra gioia sia piena “ (Gv 16, 24). Aveva capito bene tutto questo S. Paolo, che scrisse ai cristiani di Filippi: “Siate lieti, ve lo ripeto: siate lieti” (Fil 4, 4). Ma noi forse pensiamo troppo poco alla gioia come conseguenza dell’essere cristiani, come caratteristica dello stile di vita inaugurato da Gesù. Il cristiano è ottimista e il suo ottimismo nasce dalla sua fede e dalla sua speranza. Non si affida agli stati d’animo, non poggia la sua serenità o tristezza sugli umori del momento. Non è un ingenuo che chiude gli occhi di fronte all’ingiustizia, alla sofferenza, alla malattia, alla morte. Sa che nella vita gli aspetti negativi ci sono. Ma colloca ogni sua considerazione all’interno del progetto di Dio. Il suo ottimismo è senza illusioni ingenue, perché egli sa di doversi misurare con il male. Ma nello stesso tempo è ben radicato sulla parola del Signore, sulla speranza in quel Gesù che ci ha promesso: “ Vado a prepararvi un posto”. (Gv 14, 2) (E. Bianchi)
UNA SOLA COSA IN CRISTO (2° Lettura)
A Corinto i cristiani si sono divisi in diverse “obbedienze”. E’ una situazione grave che può portare a fratture insanabili. E Paolo allora invita all’unione e motiva l’esortazione con il richiamo ai fondamenti della fede. Il Cristianesimo è opera di Cristo e della sua redenzione, non dei predicatori e della loro scienza. Paolo asserisce di non aver salvato nessuno e non vuole che nessuno lo prenda come un “capo”. Unico capo di tutti è lo stesso Cristo; e se Cristo non può essere diviso, nemmeno la comunità di Cristo può essere divisa. Le divisioni, le diverse obbedienze, i contrasti che si rifanno a leader diversi sono atteggiamenti che distruggono la logica della comunità cristiana. La trasformano da “corpo di Cristo” in una setta, che aderisce all’uno o all’altro; la distruggono nella sua vera identità. (S. Sibroni)
PREGHIERA (pregare la parola)
•O Gesù che hai fondato la tua Chiesa sulla fede degli apostoli, fa che le nostre comunità, illuminate dalla tua parola e unite nel vincolo del tuo amore, diventino segno di salvezza e di speranza per tutti coloro che dalla tenebre anelano alla luce. (Colletta 3 durante l’anno A)
•Ogni credente, Signore, che la tua parola ha tratto dall’oscurità delle tenebre del peccato sia nel mondo uomo della luce.
•Ti ringrazio, Dio, perché ci hai chiamati dalle tenebre allo splendore della tua luce. Sii lodato per sempre, Dio del tuo Figlio Gesù, Dio dell’eterna misericordia, Dio di tutti gli uomini smarriti, Dio di chi soffre e muore, Dio che ci segui lungo i nostri oscuri cammini.
•Gesù ha vinto la morte e ha ridato a noi la vita. O Padre, la luce della Pasqua dissolva la tristezza e l’angoscia, e doni a tutti la forza di riprendere il cammino.
•Padre santo, guarda al tuo popolo, agli uomini che tu hai liberato dalla schiavitù della morte: fa che non ci avvolgano ancora le tenebre dell’egoismo e della divisione, ma tutti siano uno nel Cristo e il mondo creda nel tuo amore.
•Signore, siamo parte del tuo regno in grazia della tua amorosa potenza: aiutaci ad essere servi del tuo Regno, ad attenderne con fiducia la realizzazione e a vivere in umile rendimento di grazie per i tuoi doni. (Preghiere di Pier Giorgio di Domenico)
•Dal profondo delle nostre povere esistenze, tu, o senza limiti, ci chiami a novità crescente; ci inviti nella tua dimora, tu che dimora non hai. La tua tenda è sempre oltre; il tuo infinito cammino sia il nostro, o Signore.
•Padre santo, la chiesa di tuo Figlio è tentata di arrestarsi lungo la strada e di non attendere più il tuo regno: illumina i nostri cuori e accendili di impazienza, perché venga presto il tuo giorno. (Preghiere S. Egidio, Sotto il Monte)
•“Ed essi, subito lasciate le reti lo seguirono”. Ma noi abbiamo troppi depositi nelle banche, noi siamo i clienti delle assicurazioni: assicurati nel passato, assicurati sul futuro, tutte vite assicurate, figli della società affluente e dei consumi Signore pietà per i nostri possessi. (Davide Maria Turoldo)
•Signore, tu conosci il peso della nostra miseria e delle nostre debolezze. Rischiaraci con la tua luce e sostienici con la tua forza. Rendici capaci di rispondere alla tua chiamata per camminare alla tua sequela ed essere luce per quel mondo che vive nelle tenebre.
•Signore, tu sei rimasto con noi con il tuo Spirito perché fossimo già ora parte del tuo regno: trasfigura il volto delle nostre chiese affinché siano luoghi di unione e di fraternità, luce per coloro che vivono nelle tenebre dell’egoismo.
•Con gli Undici scelti, la cui scelta facesti per una (vita) sopraterrestre, Tu m`hai invitato con essi a prender parte alla (vita) perfetta. Ma io, ultimo degli uomini, dall`anima incurante sono stato rigettato come Giuda! Benché non abbia (consegnato) il Signore, nondimeno ho tradito con tutto il gusto la mia anima! Io Ti prego per le loro suppliche, di rimettermi nel dritto sentiero della luce; di realizzare nei fatti quanto è detto in parole, quel che per tuo comando hanno insegnato. (Nerses Snorhalí, Jesus, 345-347)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Con la venuta di Gesù “il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce”. Gesù è la luce del mondo e la chiesa è messaggera e missionaria di luce. Facciamoci illuminare e comportiamoci secondo le indicazioni di questa luce, anche se viviamo tra gente che, pur dicendo di credere in Cristo, dissente dalle sue indicazioni di vita.