Marco 1, 14-20: 14 Dopo che Giovanni fu arrestato. Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: 15 «II tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». 16 Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17 Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». 18 E subito lasciarono le reti e lo seguirono. 19 Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. 20 E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
(Bibbia Cei: versione 2007)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Marco 1, 14-20
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo». Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
La pericope “Marco 1, 1420” si divide in due parti: l’inizio della predicazione di Gesù (1, 14) e la chiamata dei primi discepoli (1,16-20). Tutte due le parti rientrano nella descrizione dell’inizio dell’opera di Gesù: i primi due versetti contengono la sintesi della sua predicazione. Anche la seconda parte (1, 16-20) rientra nella pienezza dell’inizio: Gesù in forza del suo potere sovrano chiama quattro uomini a seguirlo ed essi lo seguono; all’autorità della sua parola corrisponde l’autorità dell’azione.
DOPO CHE GIOVANNI FU ARRESTATO (14)
Il verbo “paradidomi” che troviamo nel testo greco andrebbe tradotto non con “ fu arrestato”, ma con “ fu consegnato” e fa pensare che anche Giovanni, come poi Gesù, sia stato tradito e consegnato nelle mani di Erode, che altrimenti non avrebbe potuto arrestarlo, dato che la zona in cui operava Giovanni non rientrava nella sua giurisdizione.
NELLA GALILEA (14)
Non è precisato il luogo esatto di partenza, né l’itinerario percorso, ma secondo Giovanni 4, Gesù, partendo probabilmente dalla valle del Giordano, attraversò la Samaria, e raggiunse la Galilea La Galilea allora era abitata da gente di ogni razza, prevalentemente pagana; per questo era chiamata “ Gelil hagoim”, ossia “distretto dei gentili”.
IL VANGELO (14)
Gesù “proclama il Vangelo” (“cherissom to euangelion “) come aveva fatto Giovanni (Gv 1, 7). Egli agisce come un araldo che annunzia la verità che Dio vuole che sia trasmessa. Al centro dell’annunzio sta il “vangelo”. Il termine in Marco e in Paolo ha un’importanza particolare e indica l’annunzio gioioso ed escatologico, che già si trova indicato nel secondo Isaia e che poi rifulge nella predicazione missionaria della chiesa primitiva; quello che Gesù proclama è una buona novella, anzi è la buona novella per eccellenza, che viene da Dio ed ha per oggetto l’avvento della salvezza, dono di Dio.
IL TEMPO E’ COMPIUTO (15)
E’ finito il periodo di attesa e ne inizia uno nuovo, in cui la realtà attesa è ormai un fatto concreto, alla portata di tutti. Questo tempo nel testo greco è detto “o kairòs”, ossia un tempo giusto, il momento opportuno.
REGNO DI DIO E’ VICINO (15)
Il Regno sta al centro di tutta la predicazione di Gesù. In Israele ai tempi di Gesù, del regno c’era una grande attesa, alimentata dalla fede nelle promesse di Dio (cf Is 52, 7). Gesù annunzia che il regno è vicino: l’azione di Dio, la sua giustizia, il suo intervento definitivo e salvifico ha inizio con la venuta di Gesù. E’ finito il tempo dell’attesa storica; il tempo si è compiuto, l’occasione propizia e favorevole è arrivata. Pace, felicità, salvezza caratterizzano l’irrompere del Regno di Dio nella storia. Il regno è ora a portata di mano, come reale possibilità offerta a tutti e non solo ad Israele, di liberazione, di giustizia, di pace. C’è un’unica condizione per prendere parte al regno….
CONVERTITEVI E CREDETE (15)
L’unica condizione è la fede, col rinnovamento del cuore e della vita. Credere nel Vangelo equivale a credere a Cristo, perché è lui la buona novella di Dio e convertirsi a Dio equivale a convertirsi a Cristo, perché il regno è inaugurato nella sua persona.
MARE DI GALILEA (16)
Il “mare” qui indicato è il lago detto in ebraico Yam Kinneret, o mare di Kinneret, nome che si era corrotto nel periodo ellenistico in Genesaret o Gennesar. Era detto anche lago di Tiberiade dalla vicina città omonima eretta da Erode Antipa sulle sue sponde. Il lago è lungo 21 chilometri e largo fino a 11 ed è circondato da montagne quasi da ogni parte.
SIMONE E ANDREA (16)
Simone e Andrea sono nomi aramaici grecizzati. Nelle liste degli apostoli Simone occupa sempre il primo posto. Marco presenta Simone come il primo chiamato, ma il quarto vangelo indica per primi Andrea e Giovanni (Gv 1, 35-42). Simone e Andrea erano pescatori. Quella del pescatore era una professione logica per gente che abitava presso un grande lago, ma per i farisei era una professione di basso rango; i pescatori infatti erano gente poco istruita e ignara della legge.
SEGUITEMI (17)
Gesù chiama Simone e Andrea mentre sono intenti al loro lavoro. Nulla pare preparare l’avvenimento della chiamata. Ma la chiamata, viene certamente dopo una precedente conoscenza. Questa presentazione è soprattutto teologica: il carattere improvviso della scena vuole significare che tutto inizia con la chiamata rivolta da Cristo. Il resto (preparazione, ecc.) non ha interesse per Marco.
PESCATORI DI UOMINI (17)
L’immagine è suggerita dal mestiere dei due pescatori; per chiamarli Gesù si serve del linguaggio della loro professione. Come i pescatori di pesci, così gli annunciatori del vangelo, dovranno usare studio e pazienza nel cercare gli uomini di buona volontà per portarli alla salvezza. L’immagine ha in sè anche l’idea di fatica e di lotta, e anche l’apostolato è fatica e lotta.
LASCIATE LE RETI LO SEGUIRONO (18)
Il comando di Gesù fa effetto immediato: i due fratelli abbandonano le loro reti e lo seguono subito; prontamente, immediatamente essi vanno appresso a Gesù per farsi suoi discepoli e per lasciarsi formare alla sua scuola. Non ha importanza riflettere su tutti i particolari del distacco dal lavoro, dalla famiglia e dalla casa. L’episodio ha anche significato tipologico. Chi è chiamato dal Signore deve obbedire subito e senza porre obiezioni o condizioni. Quello dei due discepoli è l’atteggiamento del cristiano che per mezzo della fede diventa discepolo di Cristo.
GIACOMO… E GIOVANNI (19)
Anche Giacomo e Giovanni sono pescatori e sono chiamati come Simone e Andrea e come loro rispondono prontamente e seguono Gesù. Anche in questo caso non ci si deve interessare dei particolari (il padre, i garzoni) ma della prontezza con cui i due abbandonano ogni cosa e seguono Gesù.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
IL REGNO DI DIO E’ VICINO
“Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino”. Ci fermiamo su questa frase per segnalare la presenza di una parola greca curiosa per definire il tempo. In greco infatti il termine più comune è chrònos, donde le nostre parole cronologia, cronometro, cronaca, cronista, cronico, cronografo, eccetera. Esso definisce il tempo misurabile, qualificabile, scandito dalle stagioni o dal sole o dalla luna o dagli eventi storici più importanti. C’è però un altro vocabolo, ed è quello usato da Marco: kairòs indica il contenuto del tempo, ciò che in esso avviene, l’esperienza personale del tempo. Sappiamo bene che una mezz’ora di predica noiosa e mezz’ora di dialogo con la persona amata sono “cronologicamente” identici, ma personalmente diversissimi. Identico è il chrònos, diverso è il kairòs. Ebbene, Cristo dichiara che la sua presenza non è solo una data della storia “cronologica”, ma è la pienezza dell’esistenza umana. Il verbo tradotto con “è compiuto” nell’originale indica appunto “pienezza”. Cristo dà ricchezza, completezza, senso e valore a tutta la vicenda umana. Ed è per questo che Paolo ricorda che “il tempo (kairòs) si è fatto breve” (1Cor 7, 29), essendo decisivo con la venuta di Cristo. (G. Ravasi)
REGNO DI DIO A PORTATA DI MANO
“ Il regno di Dio è vicino”. Non si tratta di un avvenire lontano: ormai non c’è più nessun intervallo di tempo, il regno di Dio è a portata di mano. È qui. Non c’è da aspettare un altro tempo della salvezza, perché il “tempo è compiuto”, è venuta l’ora di Dio. Il “vangelo”, cioè la lieta notizia, è che viene la salvezza di Dio: dove c’è il regno di Dio non c’è più morte, non c’è più solitudine, non c’è più violenza e ingiustizia, perché Dio instaura il suo modo di vivere tra gli uomini. (Antonio Bonora)
COMPIMENTO DELLE PROMESSE DI DIO
Gesù viene per dire che le promesse di Dio si compiranno. Lui stesso è questo compimento. Il cristianesimo è tutto qui: annunzio operante che Dio è con l’uomo, che ciò che ha promesso si realizzerà, che l’uomo è amato da Dio. Convertirsi significa lasciarsi afferrare da questa realtà. Fidarsi di Dio, seguire e operare per il Regno, nonostante tutte le difficoltà. Relativizzare noi stessi e ogni realtà, pur vivendo in mezzo ad esse, perché ciò che conta è il Regno nel quale già da oggi dobbiamo entrare. Questo “Regno” non è un fatto individualistico. Lasciarsi afferrare da esso comporta lasciarsi afferrare da ogni uomo che vuol realizzare in maniera sempre più grande la sua umanità. Diventa allora possibile anche il discorso sul senso della chiesa: presenza in mezzo al mondo per testimoniare concretamente questo annunzio pieno di speranza e forza. (Servizio della Parola)
AFFIDAMENTO A DIO
Nel momento in cui, negando se stesso, il cristiano si affida a Dio che chiama all’essere le cose che non sono, in quel momento egli può pensare il non pensabile e può sperare il non sperabile. E’ come se entrasse nei recessi della creazione dal nulla, là dove ancora non è nata la discriminazione tra il possibile e l’impossibile. Per questo convertirsi è morire a se stessi, riprendere sul proprio seno il nulla originario, perché non resti a decidere che la potenza di Dio. Il che agli occhi del mondo è stoltezza. Ma su quella frontiera l’uomo si separa da un divenire chiuso nell’immanenza intramondana e perciò senza divenire, per entrare in un divenire aperto a tutte le possibilità, perché sorretto dall’amore di Dio che supera ogni umana immaginazione. Rimisurandosi sulla parola che rivela i segreti nascosti fin dalla fondazione del mondo, e decidendosi per essa, sotto l’apparenza della morte di se stesso, l’uomo contrappone la forma di sé modellata sulla speranza alla forma di sé ricalcata sulla realtà esistente e sulle sue banali proiezioni. Questa decisione sembra stolta solo perché solleva l’intelletto ben oltre le categorie del pensiero e lo tiene sospeso come nel vuoto, libero dalla soggezione ai limiti del sapere umano, e poggiato sulla Parola, la quale, circoscrivendo anche l’ignoto, lo rende idoneo alle anticipazioni più ardite. (Padre Ernesto Balducci)
RISPOSTA A DIO
La giustizia di Dio che si rivela in Gesù Cristo ha il volto misericordioso, ha il suono della gioia. Soprattutto è “chiamata”. Ciò significa che è Dio che si dona, crede in noi si converte a noi. Di conseguenza la nostra conversione è “risposta”. Gioiosa, convinta, alimentata dall’amore e dalla riconoscenza. Lasciarsi guardare, toccare, interpellare da Gesù in persona, presente nella nostra storia. Per scoprire il suo progetto di vita, la sua visione delle cose, la sua dimensione di servizio. Prendere coscienza di ciò che significa “seguirlo”, cioè rompere con ciò che Egli ha rotto, scegliere ciò che lui ha scelto, fare di lui il perno della nostra esistenza. Con quella totalità di adesione di cui gli apostoli ci hanno dato l’esempio, anche se maturata, per loro stessi, attraverso un faticoso itinerari, non privo di contraddizioni e ripensamenti. Certo la totalità del dono di Dio sta all’inizio della nostra esistenza, né mai si smentisce; vorremmo che la totalità della nostra risposta, sempre soggetta a smentite, stesse almeno alla fine del nostro cammino che è conversione permanente. Eppure Cristo ci associa a sé e vuole che il suo Vangelo siamo noi, per i nostri fratelli. (Servizio Parola)
CHIAMATA DI QUATTRO APOSTOLI
La chiamata dei quattro apostoli costituisce un’espressione emblematica del cammino del regno. L’iniziativa è di Dio: la fede è essenzialmente un dono. Chi accetta di diventare strumento e apostolo del vangelo dev’essere disposto a rinunzie importanti. Gli apostoli, per seguire Gesù, rinunziano agli strumenti di lavoro che costituivano la garanzia del loro sostentamento e ai legami familiari che davano sicurezza alla loro vita. I “chiamati” di tutti i tempi devono abbandonare i loro progetti, per andare all’unico progetto del Signore, diventando a loro volta ripetitori dello stesso messaggio evangelico di Gesù. (Pasini).
SEQUELA DEL SIGNORE
Cristo ci vuole pescatori di uomini, e c’è identità di destino tra lui e i suoi. La nostra vita, come comunità cristiana, non ha senso se non come visibilizzazione nel mondo del suo amore salvifico. Perciò, anche se vediamo i nostri limiti e le nostre inadempienze con una chiarezza sempre maggiore che umanamente ci potrebbe scoraggiare, dobbiamo credere, sapere, che il disegno di Dio si compirà. (Franco Mosconi)
La decisione di seguire, in modo incondizionato, il Signore Gesù deve fare i conti con la cecità e la fragilità umane. Lo stesso vangelo di Marco non manca di far notare l’incomprensione dei discepoli del mistero di Dio rivelatosi in Gesù (Mc 8, 14-21), il rifiuto della vera concezione messianica (Mc 8, 32) e il rinnegamento di Gesù da parte di Pietro (Mc 14, 66-72). E’ quanto si verifica nella storia della chiesa di tutti i tempi. Importante è che la decisione di seguire Gesù con entusiasmo e generosità sia frequentemente rinnovata per mantenere stabile e definitiva la vocazione alla sequela. Il buio dell’incomprensione del mistero di Dio e l’esperienza della debolezza umana non possono rompere i legami di comunione e di vita con il Signore. Il ricordo dello sguardo amoroso di Gesù e della forte Parola della sua chiamata sono un potenziale di vita che rinfranca e sorregge per tutta la durata dei nostri giorni. (Benigno Papa)
IL TEMPO DEL PENTIMENTO
“Ma dopo che Giovanni fu imprigionato, Gesú venne nella Galilea predicando il Vangelo del regno di Dio…” (Mc 1,13), con quel che segue. «Giustamente egli comincia a predicare dopo che Giovanni è stato imprigionato; tramontata la legge, di conseguenza sorge il Vangelo. E il Salvatore, predicando le stesse cose che Giovanni Battista aveva predicato in precedenza, mostra di essere il Figlio dello stesso Dio di cui Giovanni è il profeta». Ma non si pensi che Giovanni sia stato gettato in carcere subito dopo la fine della tentazione, durata quaranta giorni, e il digiuno del Signore; chiunque legge il Vangelo di Giovanni troverà che il Signore ha insegnato molte cose e compiuto molti miracoli prima della prigionia di Giovanni. Troviamo nello stesso Vangelo: “Gesú dette cosí inizio ai suoi miracoli a Cana di Galilea” (Gv 2,11), e aggiunge: “Giovanni non era stato ancora imprigionato” (Gv 3,24). Ma «alcuni sostengono che Giovanni, dopo aver letto i libri di Matteo, di Marco e di Luca, avrebbe approvato tutta quanta la trama storica dei fatti e avrebbe riconosciuto che essi avevano detto il vero, ma che avevano tracciato soltanto la storia dell`anno in cui il Signore subí la passione dopo la prigionia di Giovanni. Per questo, tralasciando i fatti di quell`anno che erano stati oggetto dell`esposizione dei tre evangelisti, ha raccontato le vicende accadute prima che Giovanni fosse stato imprigionato, come si può constatare chiaramente leggendo attentamente i quattro Vangeli. Questo fatto toglie di mezzo ogni discordanza che sembrava esistesse tra Giovanni e gli altri». Orbene Marco, dopo aver detto che «Gesú venne nella Galilea predicando il vangelo del regno di Dio», continua: “E diceva: Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; pentitevi e credete al vangelo ” (Mc 1,15). «Il tempo è compiuto», è un`espressione, questa, che concorda perfettamente con la frase dell`Apostolo: “Ma quando venne la pienezza dei tempi Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sottoposti alla legge” (Gal 4,45). Il tempo dunque è compiuto, pentitevi. Da quanto tempo si ripete questa esortazione, e voglia il cielo che una buona volta venga ascoltata! Poiché il tempo è compiuto e «il regno di Dio è vicino, pentitevi e credete al vangelo»: cioè rinunziate alle opere morte e credete nel Dio vivente. A che giova credere senza le opere buone? Non è il merito delle opere buone che ci ha condotto alla fede; ma la fede comincia affinché le opere buone la seguano. (Beda il Vener., In Evang. Marc., 1, 1, 14-15)
LE ESIGENZE DELLA CHIAMATA DI DIO
“E camminando lungo il mare di Galilea, vide Simone e suo fratello Andrea …e Gesú disse loro: «Seguitemi, e vi farò pescatori di uomini»” (Mc 1, 16-17). Oh, felice trasformazione della loro pesca! Gesú li pesca, affinché essi a loro volta peschino altri pescatori. Dapprima essi son fatti pesci, per poter essere pescati da Cristo: poi essi pescheranno altri. E Gesú dice loro: «Seguitemi, e vi farò pescatori di uomini». “E quelli, subito, abbandonate le reti, lo seguirono” (Mc 1,18). «Subito», dice Marco. La vera fede non conosce esitazioni: subito ode, subito crede, subito segue e subito fa diventare pescatore. E subito, dice Marco, «abbandonate le reti». Credo che con le reti essi abbiano abbandonato le passioni del mondo. «E lo seguirono»: non avrebbero infatti potuto seguire Gesú se si fossero portati dietro le reti, cioè i vizi terreni. “E andato un poco avanti, vide Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, …e subito li chiamò: e quelli, lasciato il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni, lo seguirono” (Mc 1,19-20). Qualcuno potrebbe dire: Ma questa fede è troppo temeraria. Infatti, quali segni avevano visto, da quale maestà erano stati colpiti, da seguirlo subito dopo essere stati chiamati? Qui ci vien fatto capire che gli occhi di Gesú e il suo volto dovevano irradiare qualcosa di divino, tanto che con facilità si convertivano coloro che lo guardavano. Gesú non dice nient`altro che «seguitemi», e quelli lo seguono. E` chiaro che se lo avessero seguito senza ragione, non si sarebbe trattato di fede ma di temerarietà. Infatti, se il primo che passa dice a me, che sto qui seduto, vieni, seguimi, e io lo seguo, agisco forse per fede? Perché dico tutto questo? Perché la stessa parola del Signore aveva l`efficacia di un atto: qualunque cosa egli dicesse, la realizzava. ….Gli apostoli abbandonano il padre, abbandonano la barca, in un momento abbandonano ogni loro ricchezza: essi, cioè, abbandonano il mondo e le infinite ricchezze del mondo. Ripeto, abbandonarono tutto quanto avevano: Dio non tiene conto della grandezza delle ricchezze abbandonate, ma dell`animo di colui che le abbandona. Coloro che hanno abbandonato poco perché poco avevano, sono considerati come se avessero abbandonato moltissimo. Lasciato il padre Zebedeo nella barca con i garzoni, gli apostoli dunque lo seguirono. (Girolamo, Comm.. in Marc., 1)
ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO
Un esame oculato e giudizioso della condotta degli apostoli di Gesú mostra che essi insegnavano il cristianesimo e riuscivano a sottomettere gli uomini alla parola di Dio per divina potenza. Non possedevano né eloquenza naturale né struttura di messaggio secondo i procedimenti dialettici e retorici dei Greci, che trascinavano gli uditori. ….Vedere predicatori e pubblicani senza neppure i primi rudimenti letterari – secondo la presentazione che ne fanno i Vangeli, e Celso li crede veritieri quanto alla loro carenza di cultura -, tanto baldanzosi da predicare la fede di Gesú Cristo non solo ai Giudei, ma al resto del mondo e riuscirvi, come non chiedersi l`origine della loro potenza di persuasione? Essa, in effetti, non era quella che si aspettavano le folle, mentre rendeva ragione solo di questa parola: “Venite dietro di me, vi farò pescatori di uomini” (Mt 4,19), da Gesú realizzata con potenza divina nei suoi apostoli. Anche Paolo, come ho detto altrove, la propone in questi termini: “La mia parola e il mio messaggio non si basano su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito Santo e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio” (1Cor 2,4-5). Infatti, secondo quanto è detto nelle profezie dei profeti che con la loro conoscenza anticipata annunciano la predicazione del Vangelo, “il Signore darà la sua parola ai messaggeri con una grande potenza, il re degli eserciti del beneamato” (Sal 67,12-13), affinché si adempia questa profezia: “Perché corra rapida la sua parola” (Sal 147,15). E noi constatiamo, in effetti, che «la voce» degli apostoli di Gesú è giunta a tutta la terra, e le loro parole ai confini del mondo (Sal 18,5; Rm 10,18). Ecco perché sono ripieni di potenza coloro che ascoltano la parola di Dio annunciata con potenza, e la manifestano con la loro disposizione d`anima, con la loro condotta e la loro lotta fino alla morte per la verità (cf. Sir 4,28)..(Origene, Contra Cels., 1, 62)
PENITENZA E CARITA
La salvezza eterna non è, in effetti, promessa solo in nome della semplice penitenza, della quale il beato apostolo Pietro dice: “Fate penitenza e convertitevi, affinché siano cancellati i vostri peccati” (At 3,19), o Giovanni Battista e successivamente lo stesso Signore: “Fate penitenza, perché il regno dei cieli è vicino” (Mt 3,2); ma è del pari per l`effetto della carità che viene ricoperta la mole dei peccati: “la carità”, infatti, “copre la moltitudine dei peccati” (1Pt 4,8). Parallelamente, anche l`elemosina arreca rimedio alle nostre ferite, poiché, come l`acqua spegne il fuoco, cosí l`elemosina espia i peccati (Sir 3,30). (Giovanni Cassiano, Collationes, 20, 8)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Padre, che nel tuo Figlio ci hai dato la pienezza della tua parola e del tuo dono, fa che sentiamo l’urgenza di convertirci a te e di aderire con tutta l’anima al Vangelo, perché la nostra vita annunzi anche ai dubbiosi e ai lontani l’unico Salvatore, Gesù Cristo. (Colletta 3 perannum B)
•Insegnami, Signore, i tuoi sentieri, guidami nella tua verità e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza, in te ho sempre sperato. Ricordati, Signore, del tuo amore, della tua fedeltà che è da sempre. Ricordati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore. (Salmo 24, 4-6)
•Per la tua fedeltà, Signore, perdonami, perché grande è il mio peccato. Il Signore mostrerà la via da scegliere all’uomo che ha fede in lui. Il Signore fa conoscere la sua alleanza, non ha segreti con chi crede in lui. (Salmo 24, 11-14)
•Felice l’uomo a cui Dio ha perdonato la colpa e condonato il peccato. Felice l’uomo che ha il cuore libero da menzogna e che il Signore non accusa di peccato. Finché rimasi in silenzio ero tormentato tutto il giorno e le mie forze si esaurivano. Giorno e notte, Signore, su di me pesava la tua mano; la mia forza s’inaridiva come sotto il sole d’estate. Allora Ti ho confessato la mia colpa, non ti ho nascosto il mio peccato. Ho deciso di confessarti il mio errore e tu hai perdonato il peccato e la colpa. (Salmo 32, 1-5)
•Signore Gesù, risorgendo da morte, hai riportato l’umanità alla speranza, ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, da peccatori ci fai diventare giusti, conferma in noi l’opera del tuo amore e custodisci il tuo dono, perché a tutti coloro che hai giustificato mediante la fede non manchi la forza della perseveranza.
•Signore Gesù fa che, rinnovati nello Spirito, possiamo risplendere sempre meglio nell’opera della tua grande bontà per avere parte all’eredità eterna con te, Signore nostro, risorto per sempre, che sei l’unico e sommo bene.
•Signore Gesù, Tu che salvi i peccatori e li chiami alla tua amicizia, volgi verso di te i nostri cuori. Tu che ci hai liberato dalle tenebre con il dono della fede, non permettere che ci separiamo da te.
•Convertici a te, Signore, e saremo nuovi. Solo accettando la tua logica non saremo ingannati; solo aderendo alle prospettive del tuo regno non saremo delusi. Confermaci nel tuo amore, e continua in noi l’opera che hai iniziato col dono del tuo Cristo. (Servizio Parola)
•O mio amato Cristo, crocifisso per amore, vorrei coprirvi di gioia, vorrei amarvi.. fino a morire. Ma sento la mia impotenza e vi chiedo di rivestirmi di voi stesso, di immedesimare la mia anima con tutti i movimenti della vostra anima, di sommergimi, di invadermi, di sostituirvi a me, affinché la mia vita non sia che un’irradiazione della vostra vita… Verbo eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarvi, voglio farmi tutta docilità, per imparare tutto da voi. (Suor. Elisabetta della Trinità)
•Io vorrei essere tutta silenziosa, tutta adorante per poter penetrare sempre più in lui, da poterlo donare mediante la preghiera a quelle persone che ignorano il dono di Dio (Suor. Elisabetta della Trinità)
•Manda, Signore il tuo Spirito perché nella nostra mente e nel nostro cuore ci sia spazio per credere al tuo annunzio o obbedire al tuo comando. “ Il regno di Dio è vicino” dice il Signore. Manda, Signore il tuo Spirito, perché animi la nostra esistenza e ci riveli la nostra vocazione a cui ci chiami per costruire il tuo regno. (Da: le preghiere dei giovani)
•Vogliamo sognare, Signore, e vedere il mondo come tu lo sogni e lo vuoi: un mondo dove Dio gioca con l’uomo e l’uomo si diverte con il suo Dio. Donaci di non aver paura di ciò che è inutile, ma permette di godere il senso dell’utile, nascosto dentro le cose di ogni giorno, e sognare il tuo mondo, Signore (Da Preghiere dei giovani)
•Appuntate gli sguardi! Il Signore è il nostro specchio; aprite gli occhi e specchiatevi, imparate i tratti del vostro volto! Levate inni al suo spirito, nettatevi il fango dal vostro sembiante! Amate la sua santità e indossatela, starete con lui senza macchia nei secoli. Alleluja! (Oda Salomonis, 13, 1-4)
• Maria tu sei la prima redenta, colei che è stata redenta nel modo perfetto. La tua grandezza oltre i cieli è cantata. Benedetta tu, o figlia, da Dio Altissimo, al di sopra di tutte le donne della terra! Dio, in te ha trovato la sua compiacenza. Tu sei perennemente benedetta dal Signore onnipotente. Tu sei il soffio della potenza di Dio, il raggio puro della gloria dell’onnipotente. Nulla di impuro ti ha contaminata. Tu sei lo splendore della luce eterna, lo specchio terso della potenza di Dio, l’immagine visibile della sua bontà. La tua veste è candida come la neve. Il tuo volto splendente come il sole. La grazia della tua Immacolata Concezione puro dono del Padre risplende sul tuo volto, o Maria. (Da: Pregare Giovane)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Rinnoviamo frequentemente la nostra decisione di seguire sempre il Signore Gesù.