Giovanni 1, 6-8.19-28: 6 Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
19 Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu chi sei?». 20 Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21 Allora gli chiesero: «Chi sei dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22 Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23 Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia». 24 Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25 Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26 Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta 27 uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28 Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 1, 6-8.19-28
Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: “Chi sei tu?”. Egli confessò e non negò, e confessò: “Io non sono il Cristo”. Allora gli chiesero: “Che cosa dunque? Sei Elia?”. Rispose: “Non lo sono”. “Sei tu il profeta?”. Rispose: “No”. Gli dissero dunque: “Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?” Rispose: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia”. Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero: “Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?”. Giovanni rispose loro: “Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo”. Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
La pericope evangelica della terza domenica di Avvento compone insieme due diversi testi del vangelo di Giovanni. L’uno (6-8) tratto dal prologo di esso (1-18), l’altro (19-28) dalla struttura narrativa della tradizione presinottica, la quale iniziava così la narrazione evangelica. Benché artificioso, l’abbinamento di questi due testi, orienta significativamente verso il messaggio: il Battista è colui che, rinviando a Gesù, annunzia Gesù.
VENNE UN UOMO (6)
Dall’eternità di Dio si passa alla temporalità. Entra in campo uno che annunzia la luce. E’ un “uomo”, un “inviato” da Dio e ha un nome che ne proclama la misericordia: Giovanni, Dio fa grazia. La figura di Giovanni, che si suppone conosciuta, viene concentrata nella sua missione di ultimo profeta “mandato da Dio”.
VENNE COME TESTIMONE (7)
Lo scopo della missione di Giovanni sta nella testimonianza che egli deve dare alla luce, perché tutti credano in Cristo. Il testimone è colui che attesta nella storia agli uomini una realtà, che, pur immersa nella storia umana, la sorpassa. Solo chi ha ricevuto il dono dello Spirito Santo, come il Battista (1, 32-34) ha occhi per vedere in Gesù la luce e renderle testimonianza.
CREDESSERO PER MEZZO DI LUI (7)
Lo scopo della testimonianza è la fede, credere che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio (134). La fede è la risposta globale e vitale alla rivelazione del e nel Figlio di Dio. Non solo quindi il Battista non è un antagonista di Gesù, anzi la sua unica missione è quella di portare tutti alla fede di Cristo.
EGLI NON ERA LA LUCE (8)
L’autore del prologo fa qui una puntualizzazione: Giovanni non è la luce, ma solo una lampada (5, 35). Il motivo di tale precisazione, per noi evidente, sta nel fatto che ai tempi della stesura del Vangelo c’era, in ambienti vicini alla Chiesa, chi riteneva Giovanni molto più di un testimone, quasi il Messia stesso.
QUESTA E’ (19)
Come già i tre sinottici, anche il quarto evangelista apre la narrazione della vita pubblica di Gesù parlando del suo precursore, ma, mentre per i primi tre evangelisti il Battista ha il compito di preparare il popolo ad accogliere il Messia, per l’autore del quarto Vangelo Giovanni è un semplice testimonio. Viene così ricordata la sua testimonianza del periodo posteriore al battesimo di Gesù, simbolicamente divisa in tre giorni, (19-28; 2935; 35-42), che non hanno però valore cronologico.
LA TESTIMONIANZA (19)
Nel primo giorno il Battista ha un confronto con gli inviati dei capi d’Israele. La sua azione ha determinato nel popolo un movimento religioso di tale portata che l’autorità giudaica non può restare indifferente. La commissione inviata ha l’incarico di interrogarlo sulla legittimità del suo impegno di predicatore e di battezzatore, per mettere in chiaro se il movimento da lui creato ha carattere messianico.
GIUDEI…SACERDOTI E LEVITI (19)
Giovanni usa spesso il termine “Giudei” con particolare riferimento ai capi, farisei o sacerdoti. La delegazione inviata a Giovanni è composta di sacerdoti e di leviti che vivevano in contatto con l’aristocrazia sacerdotale, che vedeva con sospetto i movimenti religiosi.
CHI SEI TU? (19)
Il Battista capisce bene che vogliono sapere se è il Messia e risponde che non è il Cristo con tre asserzioni negative sempre più forti. Lo dice prima solennemente (“confessò, non negò e confesso”), poi nega di essere Elia redivivo, che secondo una concezione popolare che si basava su Malachia 3, 23 (“Ecco, io invierò il profeta Elia, prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore “) doveva precedere il Messia. (Gesù dirà invece che il Battista è l’Elia atteso: Mt 11, 14), ma non c’è contraddizione tra Gesù e il Battista, perché Gesù asserisce che nell’azione del Giovanni si compie davvero la profezia di Malachia 3, 23. Infine Giovanni asserisce di non essere il profeta che Mosè preannunzia in Deuteronomio 18, 15-18, (“ Un profeta pari a me, Javhé tuo Dio farà sorgere in mezzo al tuo popolo”), e che alcuni immaginavano come un personaggio escatologico distinto dal Messia, forse Mosè stesso redivivo.
IO SONO VOCE (23)
In risposta all’ulteriore domanda degli inviati, Giovanni si presenta come l’araldo che grida nel deserto, predetto da Isaia 40, 3, cui è affidato il compito, ormai imminente, di preparare il Regno di Dio.
MANDATI DA PARTE DEI FARISEI (24)
L’autore vuole sottolineare il fatto che erano stati i farisei, che nel Sinedrio avevano grande autorità, ed erano contrari a tutti i movimenti religiosi che non collimassero con le loro idee, gli ispiratori della missione.
PERCHE’ DUNQUE BATTEZZI (25)
Nell’ultimo secolo avanti Cristo in ambiente giudaico il battesimo era praticato, come atto simbolico di purificazione, nella setta di Qumran e nel momento del passaggio dei pagani al giudaismo, in aggiunta alla circoncisione. Come lo praticava Giovanni poteva esser visto come gesto messianico, ma se Giovanni negava recisamente di essere il Messia perché battezzava?
IO BATTEZZO (26)
Giovanni non dà riposta ma descrive il carattere del suo battesimo. Egli battezza solo con acqua e ciò comporta una differenza essenziale col battesimo che sarà amministrato dal Messia. Per questo battesimo non ha bisogno di autorizzazioni, gli basta la sua qualità di araldo.
UNO CHE VOI NON CONOSCETE (26)
Il Messia è già presente. Gli inviati non lo conoscono, ma Giovanni sì. E il Battista descrive il suo rapporto col Messia già giunto che è cronologicamente un suo successore, ma è infinitamente più grande, al punto che Giovanni non si reputa nemmeno degno di sciogliere, come uno schiavo, i lacci dei calzari.
QUESTO AVVENNE (28)
Questa Betania non è quella di Lazzaro (Gv 11, 1-8), ma un’altra, al di là del Giordano, la cui localizzazione rimane archeologicamente ancora incerta.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
VENNE UN UOMO
“Venne un uomo mandato da Dio e il nome era Giovanni”. Così inizia il brano evangelico di questa domenica. Si tratta di un uomo straordinario, addirittura mandato da Dio, ma egli non può fare quello che fa Dio. Egli non è la luce, ma soltanto una lampada, perché Gesù stesso è la luce. Giovanni è soltanto un testimone della luce, cioè della rivelazione divina che è Gesù Cristo. Egli non è il Messia, né un messia rivestito del ruolo e della dignità che il popolo attribuiva al venturo nuovo Elia, né un messia nei panni di un profeta. Giovanni è soltanto una “voce” che grida nel deserto. Egli pratica un battesimo di acqua, invita alla conversione e alla giustizia, ma non può dare la conversione e la giustizia, così come non può far venire la luce né donare i beni messianici. (Antonio Bonora)
PER RENDER TESTIMONIANZA
Giovanni “per rendere testimonianza … Doveva rendere testimonianza alla luce”. In greco il verbo è martyrein (testimoniare), dal quale deriva il nostro “martire”. La testimonianza si manifesta soprattutto con la parola: non per niente il Battista si definisce “voce di uno che grida”. Diversamente da quanto avviene nelle nostre culture, nell’antico Vicino Oriente la parola era sacra ed efficace. E’ per questo che il Decalogo mette tra i suoi comandamenti il “non pronunziare falsa testimonianza”, soprattutto nei processi. E’ per questo che, in caso di lapidazione, i testimoni dovevano essere i primi esecutori della sentenza di cui avevano piena responsabilità attraverso le parole della loro testimonianza. E’ per questo che nei Salmi e nei Profeti si protesta ripetutamente contro la falsa testimonianza, causa di vita e di morte. (Gianfranco Ravasi)
ANNUNZIO RIVOLUZIONARIO
Con la sua predicazione, Giovanni fa un annunzio rivoluzionario perché mette in discussione tutte le istituzioni umane che pretendono di risolvere tutti i problemi dell’uomo. E infatti le autorità giudaiche lo interrogano e lo accusano nello stesso tempo: “Allora perché battezzi?” Giovanni è pericoloso perché contesta i poteri dell’uomo, relativizza drasticamente le sue possibilità di stabilire la giustizia del mondo, denunzia la fallacia di ogni promessa umana di felicità e di benessere. (Antonio Bonora)
COMPORTAMENTO DI GIOVANNI
Al centro di questa pagina del Vangelo sta Giovanni, l’umile che totalmente scompare dietro colui che annunzia, come i “miseri” dell’AT., come Maria “l’umile serva del Signore”. E persino il nome di Battista ci rimanda a questa umiltà, giacché “beit aniah” è da mettere in relazione con la radice “nh” che evoca l’umiltà, l’afflizione l’essere curvato. Gli umili sono quel “resto” attestante la venuta del Signore che inaugurano il tempo messianico, quelli che già possono rallegrarsi di Cristo nonostante la povertà di cui egli stesso si è rivestito. (Arrigo Chieregatti)
Può essere utile guardare al comportamento di Giovanni che, pur esercitando in pieno la sua missione profetica di precursore e di preparatore, ci tiene a far capire che non è lui la persona importante, ma è Cristo. Il mondo attende da noi la presentazione di Cristo: “Mostraci il Padre” (Gv 14, 8) ci chiede continuamente la gente. Lo chiede anche quando sta zitta, in chiesa. Lo chiede, però, non solo al sacerdote, ma a tutti i cristiani, perché tutti abbiamo il dovere di far conoscere e far amare il Messia che viene. (C. Francesco Ruppi) La comunità cristiana come il Battista, è essenzialmente testimone: è chiamata a rappresentare, con la sua parola e la sua testimonianza, l’immagine corretta di Dio e di riflesso, l’immagine corretta dell’uomo. La carità non solo qualcosa di Dio, una sua qualità, lo stile della sua azione; è l’identità stessa di Dio. Non è sufficiente definire il Signore come sapienza, potenza, santità. Per arrivare al cuore del Dio della rivelazione, è necessario affermare che Dio è carità. La comunità cristiana deve dichiararlo con l’insegnamento ma anche con la propria vita. (Giuseppe Pasini)
INCONTRO CON CRISTO
Cristo è in mezzo a noi. Avvertirlo è sorgente inesauribile di gioia, gioia prorompente. Ma bisognerà ravvivare la capacità di riconoscere il Cristo, “qui e ora”. E’ troppo forte in noi la tendenza di situare la sua venuta unicamente nel passato o nel futuro. Essa invece è sempre attuale. Il cristiano che la esperimenta è un uomo felice. Chi invece non avverte questa presenza, deve sentirsi interpellato dal rimprovero del Battista: “C’è in mezzo a voi uno che voi non conoscete”. (Mariano Magrassi)
Colui che verrà è uno sconosciuto, non è catalogabile tra le figure note, è imprevedibile e inimmaginabile. Questo sconosciuto fa paura ed inquieta: se fosse un uomo come gli altri uomini si potrebbe tentare di farlo rientrare nei ranghi, ma se non è come gli altri uomini, ogni possibilità di influire su di lui svanisce. I Giudei si aspettavano un Messia che li liberasse e li salvasse, ma nello stesso tempo desideravano e attendevano che il messia si comportasse alla maniera umana, recando soluzioni umane. E’ la tentazione che coglie anche noi, che desideriamo la venuta di Dio, ma vorremmo che Dio facesse valere i nostri progetti e i nostri desideri. (Antonio Bonora)
Il brano evangelico parla di testimonianza. Ma per essere testimoni credibili non basta aver sentito dire, bisogna aver visto. Non basta sapere tutto su Gesù Cristo perché abbiamo letto o studiato il vangelo o il catechismo, bisogna avere incontrato personalmente Gesù Cristo. Pochi discepoli lo hanno incontrato fisicamente e sono diventati testimoni; ogni cristiano, ognuno di noi è chiamato ad incontrarlo spiritualmente, in modo misterioso ma reale: solo così può essere suo testimonio. (Giovanni Nervo)
GIOVANNI LA VOCE, CRISTO IL VERBO
Giovanni è la voce, ma il Signore “da principio era il Verbo” (Gv 1,1). Giovanni una voce per un tempo, Cristo il Verbo fin dal principio, eterno. Porta via l`idea, che vale piú una parola? Se non si capisce niente, la parola diventa inutile strepito. La parola senza un`idea batte l`aria, non alimenta il cuore. E anche mentre alimentiamo il cuore, guardiamo l`ordine delle cose. Se penso a ciò che devo dire, c`è già l`idea nel mio cuore; ma se voglio parlare con te, mi metto a pensare se sia anche nel tuo cuore, ciò che è già nel mio. Mentre cerco come possa giungere a te e fissarsi nel tuo cuore l`idea ch`è già nel mio, formo la parola e, formata la parola, parlo a te: il suono della parola porta a te l`intelligenza dell`idea; è il suono che passa da me a te, l`idea invece, che ti è stata portata dalla parola, è già nel tuo cuore e non se n`è andata dal mio. Il suono, dunque, porta l`idea in te, non ti par che ti dica: “Bisogna che lui cresca e che io venga diminuito?”(Gv3,30) Il suono della parola fece il suo ufficio e scomparve, come se dicesse: “Questa mia gioia è completa” (Gv 3,29). Afferriamo l`idea, assimiliamo l`idea per non perderla piú. Vuoi vedere la parola che passa e la divinità permanente del Verbo? Dov`è ora il Battesimo di Giovanni? Fece il suo ufficio e passò. Il Battesimo di Cristo ora è in voga. Crediamo tutti in Cristo, speriamo d`essere salvi in lui: questo disse la parola. Ma poiché è difficile distinguere tra parola e idea, lo stesso Giovanni fu creduto Cristo. La parola fu ritenuta idea, ma la parola si dichiarò parola, per non ledere l`idea. “Non sono”, disse, “Cristo, né Elia, né profeta”. Gli fu risposto: “Chi sei, dunque, tu? Io sono”, disse, “voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore” (Gv 1,20-23). “Voce di uno che grida nel deserto”: voce di uno che rompe il silenzio. “Preparate la via del Signore”: come se volesse dire: Io vado rimbombando per introdurlo nei cuori, ma non troverò un cuore nel quale egli si degni di entrare, se non preparate la via. Che vuol dire: “Preparate la via”, se non supplicate convenientemente? che cosa, se non pensate umilmente? Prendete da lui esempio d`umiltà. Viene ritenuto il Cristo, dichiara di non essere ciò che è ritenuto, né si avvantaggia per il suo prestigio dell`errore altrui. Se dicesse: Io sono il Cristo, quanto facilmente sarebbe creduto, se, prima ancora che lo dicesse, già lo era ritenuto! Non lo disse. Si ridimensionò, si distinse, si umiliò. Capí dove era la sua salvezza: capí ch`egli era una lucerna ed ebbe paura di essere spento dal vento della superbia… Gli occhi deboli hanno paura della luce del giorno, ma possono sopportare quella di una lucerna. Perciò la luce del giorno mandò innanzi la lucerna. Ma mandò la lucerna nel cuore dei fedeli, per confondere i cuori degli infedeli. “Ho preparato”, dice, “la lucerna al mio Cristo”: Giovanni araldo del Salvatore, precursore del giudice che deve venire, l`amico dello sposo. (Agostino, Sermo, 293, 3 s.)
PREPARATE LA VIA
“Preparate la via del Signore” (Is 40,3; Mc 1,3). La via del Signore che ci si ordina di preparare, o fratelli, camminando la si prepara, preparandola, si cammina. E quand`anche aveste molto progredito in essa, vi resta sempre nondimeno da prepararla perché, dal punto in cui siete arrivati possiate avanzare, protesi verso ciò che sta oltre. Cosí, risultando in ogni singolo stadio preparata la via per il suo avvento, il Signore vi verrà incontro sempre nuovo, in qualche modo, e piú grande di prima. E` quindi con ragione che il giusto elevava questa preghiera: “Indicami, o Signore, la via dei tuoi precetti e la seguirò sino alla fine” (Sal 118,33). E forse è stata definita “vita eterna” perché, pur avendo la Provvidenza previsto per ciascuno una via e fissato ad essa un termine, nondimeno non si dà alcun termine alla natura della bontà verso cui si tende. Per cui, il saggio e solerte viaggiatore, quando sarà giunto alla meta, non farà che ricominciare, poiché dimenticando ciò che si lascia alle spalle (cf. Fil 3,13), dirà a se stesso ogni giorno: “Comincio adesso” (Sal 76,11). Si lancia come un gigante che nulla teme per percorrere la via dei comandamenti di Dio; da autentico Idutun (cf. 1Cr 16,42), egli supera facilmente nell`ardore della sua corsa i pigri che si fermano per via. E pur se arrivato all`ultima ora del giorno, egli ha attinto la perfezione in poco tempo, percorrendo peraltro un lungo cammino (cf. Sap 4,13); fattosi svelto, da ultimo che era, fu tra i primi ad essere coronato. (Guerric d`Igny, Sermo V, de Adventu, 1)
L’AMICO DELLO SPOSO
Spesso avete sentito dire, e ne siete quindi perfettamente a conoscenza, che Giovanni Battista quanto piú eccelleva tra i nati di donna, e quanto piú era umile di fronte al Signore, tanto piú meritò d`essere l`amico dello Sposo. Fu pieno di zelo per lo Sposo, non per sé; non cercò la gloria sua ma quella del suo giudice, che egli precedeva come un araldo. Cosí, mentre gli antichi profeti avevano avuto il privilegio di preannunciare gli avvenimenti futuri riguardanti il Cristo, a Giovanni toccò il privilegio di indicarlo direttamente. Infatti, come Cristo era sconosciuto a quelli che non avevano creduto ai profeti prima ch`egli venisse, così era sconosciuto a quelli in mezzo ai quali, venuto, era presente. Perché la prima volta egli è venuto in umiltà, e nascostamente; e tanto piú nascosto quanto piú umile. Ma i popoli, disprezzando nella loro superbia l`umiltà di Dio, crocifissero il loro Salvatore e ne fecero, cosí, il loro giudice. (Agostino, C.. in Ioan., 4, 1)
LA VOCE
La voce è quella di Giovanni, la parola però che passa per quella voce è Nostro Signore. La voce li ha destati, la voce ha gridato e li ha radunati, e il Verbo ha distribuito loro i suoi doni. (Efrem, Diatessaron, 3, 15)
PREGHIERA (pregare la parola)
•O Dio, Padre degli umili e dei poveri, che chiami tutti gli uomini a condividere la pace e la gioia del tuo regno, mostraci la tua benevolenza e donaci un cuore puro e generoso, per preparare la via al Signore che viene. (Colletta 3 Avvento B)
•Signore, nostro Padre, rendici capaci di accogliere il messaggio di amore e di gioia portato dal tuo Figlio, e di credere che con lui e per lui il mondo può cambiare, la giustizia può germogliare sulla terra, la libertà e la pace rifiorire Fa che noi, ripieni di questa gioia, ne siamo testimoni e messaggeri. (Charles Berthes)
•Sapessimo anche noi rispondere cosa siamo, quale il compito di ciascuno, quale la sua missione! E non confonderci con te, non comprometterti con le nostre presunzioni; essere e dirci appena voce, solo voce che grida nei deserti, e ritenerci tutti, tutti indegni di sciogliere persino i legacci dei tuoi calzari, così tutti crederemmo a te e non a noi, Signore. (D. Maria Turoldo)
•Coloro che hanno ricevuto il dono della fede, rimangano fedeli alla tua parola, Signore, e si lascino portare sempre più dentro il mistero della conoscenza di te per essere vincitori sul male con la pazienza e la carità.
•La vita che tu affidi, ad ogni tuo figlio sia grido di gioia nella tristezza del mondo, e dica la tua bontà di Padre premuroso verso ogni creatura.
•La nostra indifferenza, Signore, si lasci turbare dal grido dei poveri e degli oppressi per ricominciare nella nostra vita quotidiana un cammino di giustizia e di operosità nel bene.
•Si fa breve l’attesa. Sappiamo che tu sei vicino: viene la luce, la luce del mondo. Il buio si squarcia e anche nel cuore si accende la fiamma. Chi sei tu che vieni, annunziato dal grande profeta?
•Abbiamo udito la “voce” annunziare il tuo regno tra noi; ci ha immersi nell’acqua, lavati dai nostri peccati. E ora cerchiamo il tuo volto, la luce che illumina il mondo, la gioia predetta da sempre.
•Giovanni si mette da parte e ti annunzia “Signore”, colui che è il più degno, colui che è potente di Spirito Santo. Crediamo! E la fede ci apre alla gioia.
•Vieni e prepara tu la via dell’incontro finché sia pronta la strada, appianata, terra umile semplice e povera dove solo la gioia può andare spedita e scorgere il volto che non conosciamo e correre incontro all’Amore.
•Ecco giunge la misericordia per l’indigenza della mia povertà, per le piaghe del mio cuore spezzato, per le catene della mia schiavitù, per le sbarre della mia prigionia. Fa uscire noi tutti, che il male tiene racchiusi, facci uscire incontro alla luce che viene: per noi è l’annunzio e per tutti i fratelli che gemono al freddo e all’ombra di morte.
•O luce radiosa, insegna al superbo a deporre i pensieri di male, le armi dell’odio, il rancore, il sospetto. Aiutaci ad aiutare chi soffre, chi invoca con animo oppresso: libertà!, chi vede il passare del tempo con angoscia e paura.
•Nel bene ricevuto e donato tu vieni a ridarci la pace, a portare la lieta novella, tu l’Unto, il Messia, il Dio fatto carne, fatto uomo, fratello e compagno di viaggio. Vieni, a fare di noi un popolo orante di poveri, amanti del vero e del bene che in nulla ripongono fiducia se non nell’attesa di te, ricchezza divina. (preghiere di Suore Clarisse)
•L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’onnipotente e santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele suo servo, ricordandosi della sua misericordia. (Lc 1, 46-50. 53-54)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della Parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Cerchiamo di essere in tutta la nostra vita operatori e testimoni di gioia.