Luca 24, 13-35: 13 Ed ecco, in quello stesso giorno (il primo della settimana) due dei (discepoli) erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14 e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15 Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16 Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17 Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18 uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19 Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20 come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21 Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22 Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23 e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24 Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 25 Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26 Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27 E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28 Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29 Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30 Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31 Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32 Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 33 Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri 34 che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35 Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 24, 13-35
Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l`hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l`hanno visto». Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. essi si dissero l`un l`altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz`indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l`avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Il messaggio della risurrezione di Gesù viene sviluppato da Luca in un trittico. Anzitutto egli riporta la tradizione della “tomba vuota”, conosciuta da tutti gli evangelisti, anche se con sfumature diverse (Lc 24, 1-12; Mr 16, 1-8; Mt 28, 1-10; Gv 20, 1-18). Poi tramanda il racconto dei discepoli di Emmaus, che troviamo solo nel 3 Vangelo (Lc 24, 13-35). Infine parla di un’apparizione ai discepoli (Lc 20, 19-23) che ha un certo parallelo solo con Giovanni (Gv 20, 19-23). L’accenno all’ascensione chiude il vangelo di Luca (Lc 24, 50-53) e funge da aggancio con la seconda parte dell’opera lucana, gli Atti (Atti 1-4-14).
La struttura del racconto dell’apparizione ad Emmaus è la seguente: dialogo di due discepoli con Gesù (13-24), illustrazione delle Sacre Scritture fatta dal Risorto (25-27), riconoscimento di Gesù (28-32); ritorno a Gerusalemme dei discepoli (33-35). E’ una delle pagine più belle di Luca. Oltre che il ricordo di un’apparizione di Gesù, il racconto ha una dimensione liturgico-sacramentale nella spiegazione della Scrittura, che rimanda alla nostra Liturgia della Parola e nel riconoscimento durante la cena, la prima del Signore risorto che rimanda alla Liturgia Eucaristica. Può esser letto anche come un cammino di fede, da una visione messianica sbagliata (Cristo liberatore politico) all’ascolto della Parola, allo spezzare il Pane, alla professione di fede pasquale con Pietro e la Comunità.
IN QUELLO STESSO GIORNO (13)
E’ il domani del sabato (1), giorno primo della settimana ebraica, che diventerà il giorno del Signore, la “dies dominica”, espressione da cui viene la parola “domenica” (Atti 20, 7; 1 Cor 16, 2; Ap 1, 10). Nei versetti 1-12 Luca ha raccontato l’episodio del “sepolcro vuoto”.
DUE DEI DISCEPOLI (13)
Luca vuole agganciare questo racconto al versetto 9 dove è detto che le donne annunziarono il fatto della tomba vuota agli “Undici e a tutti gli altri”. Due è anche il numero tradizionale dei messaggeri peregrinati della fede nel tempo apostolico (Lc 10, 1). E’ impossibile individuare questi due discepoli.
EMMAUS (13)
E’ anche impossibile identificare questo villaggio. Le migliori probabilità sembrano essere quelle di El-Qubeibeh, a circa 13 chilometri (60 stadi) a nord ovest di Gerusalemme.
CONVERSAVANO (15)
Gli argomenti di cui discutono “insieme” i due sono la morte di Gesù e il sepolcro vuoto.
GESU’ IN PERSONA SI ACCOSTO’ (15)
Gesù si unisce ai pellegrini senza farsi riconoscere. Lo stesso motivo compare anche in Giovanni 20, 13-15 in altra forma. I due discepoli lo vedono con gli occhi della carne, ma la mancanza della fede impedisce loro di conoscerlo.
I LORO OCCHI ERANO INCAPACI (15)
I due discepoli sanno tutto di Gesù, ma non capiscono, non vedono, non sanno riconoscere il valore salvifico della morte, vita e risurrezione di Gesù.
CHE SONO QUESTI DISCORSI (17)
Gesù prende l’iniziativa, con una domanda di “ospitalità” ed entra nelle preoccupazioni dei discepoli, interessandosi ai loro discorsi. Gli Ebrei erano soliti intrattenersi in viaggio in conversazioni a soggetto religioso. Il metodo dei peripatetici era noto anche fuori della Grecia e Gesù lo ha adottato prima (Lc 9, 51) e dopo la morte e risurrezione.
UNO DI LORO (18)
Del discepolo che risponde a Gesù, Luca dice il nome, Cleopa, abbreviazione di Cleopatus, perché doveva essere conosciuto dai lettori; ma questo discepolo non è nominato altrove nel NT.
TU SOLO (18)
Cleopa è meravigliato che quanto è avvenuto a Gerusalemme e che riguarda tutti Israele non sia noto allo sconosciuto viandante.
CHE COSA (19)
Questo modo di proseguire il discorso è un espediente letterario di Luca, che presenta un dialogo serrato e un racconto pieno di dinamismo.
GESU’ NAZZARENO (19)
Gesù Nazzareno…uomo…potente…La domanda di Gesù fa si che Cleopa, esponga le principali tappe della vita di Gesù. E’ un’esposizione che assomiglia al kerigma dei primi cristiani (es. Atti 2, 22 ss.), ma manca il cuore del messaggio, la risurrezione. E’ davvero un discorso di gente triste.
LIBERARE ISRAELE (21)
L’esposizione dei due ha anche un’altra inesattezza fondamentale. Quel Gesù “profeta, potente in opere e in parole”, secondo loro, avrebbe dovuto “liberare Israele”. Questo era il concetto della loro limitata speranza messianica, tipica del mondo giudaico. Le speranze di liberazione erano miseramente fallite con la morte certa di Gesù; infatti erano passati già tre giorni, periodo dopo il quale gli Ebrei consideravano un uomo veramente morto.
ALCUNE DONNE (22)
L’episodio della tomba vuota, che avrebbe dovuto far riflettere è liquidato come parola di “alcune donne”, perciò poco sicura, le quali per di più riferiscono “una visione di angeli”, perciò inverificabile.
MA LUI NON L’HANNO VISTO (24)
Cleofa condivide l’incredulità degli apostoli (11) e di chi aveva trovato solo il sepolcro vuoto. Bisogno qui notare che il sepolcro vuoto di per sé non è una prova della risurrezione, ma è un segno, che mette sulla via di Gesù, rimanda lontano dal sepolcro, al Risorto (24, 5).
ALLA PAROLA DEI PROFETI (25)
Gesù rimprovera i due che si riferivano alle Scritture sperando nel Messia, ma trascuravano le profezie, che parlano della sua sofferenza e della sua gloria.
BISOGNAVA CHE IL CRISTO (26)
Gesù presenta la passione, la morte e la glorificazione di Gesù, come predette dalle Scritture,
E COMINCIANDO DA MOSE’ (27)
Per Mosè s’intende la Thorà, per profeti gli Scritti profetici; per Legge e Profeti s’intende l’intera Scrittura. Gesù si presenta e si dichiara esplicitamente come il Crocifisso risorto (sopportare.. entrare nella gloria) e prova questa identità con le Scritture. La Legge e i Profeti danno differenti immagini del Messia, unendole egli si rivela come il vero Messia.
FECE COME SE DOVESSE (28)
Gesù vuole essere invitato. E, secondo l’usanza orientale, viene costretto (insistettero) a rimanere. L’invito insistente si fa preghiera (resta con noi). La notte che si avvicina (il giorno volge al declino) è un argomento costrittivo.
EGLI ENTRO’ (29)
Gesù accetta ed essi condivideranno con lui il pane. Prima la parola, ora il pane. Si prepara la rivelazione piena.
PRESE IL PANE (30)
Come ha presieduto allo scambio di parole, ora Gesù presiede al pasto. E rifà gli stessi gesti compiuto nella moltiplicazione dei pani (9, 16) e nell’ultima Cena (22, 19). Questa somiglianza di gesti, specialmente la frazione del pane (vedi anche Atti 2, 42.46; 20, 7.11) fanno pensare all’Eucaristia.
SI APRIRONO I LORO OCCHI (31)
E’ dono di Dio questo entrare nell’intelligenza delle cose, questo riconoscere l’interlocutore. Qui però si vuole anche insinuare che alla fede si arriva per via d’esperienza, intesa come incontro col Salvatore. La celebrazione eucaristia fa esperimentare ai discepoli la presenza del Signore, che però rimane nell’aldilà, infatti Gesù scompare ai loro occhi (sparì dalla loro vista). L’ospite, che si rivela, è il Crocifisso Risorto, che ormai sarà visibilmente presente (al di là delle apparizioni) sotto il segno del Pane.
NON CI ARDEVA FORSE IL CUORE (32)
Lo sguardo del lettore viene indirizzato ancora alla Scrittura, quando il loro cuore “ardeva”. La parola di Gesù unita a quella dei profeti “mette fuoco”. I discepoli non saranno più spettatori dubbiosi, ma testimoni coraggiosi.
PARTIRONO SENZ’ INDUGIO (33)
I due discepoli non vogliono tenere per sé la buona notizia e “senza indugio” tornano a Gerusalemme dagli Undici dove avviene il reciproco annunzio della risurrezione di Gesù. Particolare rilievo ha nell’annunzio degli undici l’apparizione del Risorto a Pietro (confronta anche 1 Cor 15, 5): Pietro infatti è il primo degli Apostoli (Atti 2, 14) e sarà anche il primo grande testimone della risurrezione (At 1, 15)
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
GESU’ PREMIA L’OSPITALITA’
Siccome non potevano essere estranei alla carità quelli con i quali camminava la stessa Verità, ecco che lo invitarono ospitalmente quale pellegrino. Ma perché diciamo «lo invitarono», quando sta scritto: “Lo costrinsero?” Dal quale esempio si comprende che i pellegrini non solo devono essere invitati, ma attirati con insistenza. Apparecchiano la tavola, offrono il cibo, e allo spezzar del pane riconoscono quel Dio che non avevano riconosciuto mentre spiegava la Sacra Scrittura. Ascoltando dunque i precetti di Dio non furono illuminati, mentre lo furono mettendoli in pratica, poiché sta scritto: “Non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno giustificati” (Rm 2,13). Pertanto, chi vuol comprendere le cose udite, si affretti a mettere in pratica quelle che ha già potuto capire. Ecco che il Signore non fu conosciuto mentre parlava, e si degnò di farsi conoscere mentre era servito a tavola. Amate dunque l`ospitalità, fratelli carissimi, amate le opere della carità. A questo proposito, infatti, da Paolo vien detto: “L`amore fraterno rimanga in voi, e non dimenticate l`ospitalità. Alcuni infatti piacquero per essa, avendo accolto degli angeli” (Eb 13,1). Pietro dice: “Praticate l`ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare” (1Pt 4,9). E la stessa Verità afferma: “Fui pellegrino, e mi accoglieste” (Mt 25,35). Vi narro ora una cosa molto conosciuta, trasmessa a noi dai nostri padri. Un padrone di casa era dedito, con tutta la sua famiglia, a praticare l`ospitalità; e siccome accoglieva quotidianamente pellegrini alla sua mensa, un giorno venne con gli altri un pellegrino, e fu condotto alla mensa. Mentre il padrone di casa per umiltà voleva versargli acqua nelle mani, si volse per prendere la brocca ma improvvisamente non trovò piú colui nelle cui mani voleva versare l`acqua. E poiché si meravigliava fra sé dell`accaduto, quella stessa notte il Signore gli disse in visione: «Gli altri giorni hai accolto me nelle mie membra, ieri invece hai accolto me in persona». Ecco che Colui che viene nel giorno del giudizio dirà: “Ciò che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli piú piccoli, l`avete fatto a me” (Mt 25,40). Ancor prima del giorno del giudizio, quando è ricevuto nelle sue membra, va a visitare coloro che lo hanno ricevuto, e tuttavia noi siamo pigri alla grazia dell`ospitalità. Pensate, fratelli, quanto è grande la virtù dell`ospitalità! Voi ricevete Cristo alla vostra mensa per essere poi ricevuti da lui al convito eterno. Date ora ospitalità a Cristo pellegrino, affinché nel giorno del giudizio non vi dica che siete pellegrini a lui sconosciuti, ma vi accolga come suoi amici nel regno, con l`aiuto di lui che vive e regna, Dio, nei secoli dei secoli. Amen. (Gregorio Magno, Hom. 23)
LO VIDERO, NON LO RICONOBBERO
Il Signore Gesú, dopo essere risuscitato dai morti, trovò per via due dei suoi discepoli, che conversavano insieme dei fatti del giorno…Gesú apparve: era visto con gli occhi, ma non era riconosciuto. Il Maestro camminava con loro per via, anzi era lui stesso la via: essi però non camminavano ancora per la via; li trovò bensí che esorbitavano dalla via. Quando infatti era stato con loro, prima della sua Passione, aveva loro tutto predetto: che avrebbe patito, che sarebbe morto e risuscitato il terzo giorno (cf. Mt 20,18-19): tutto aveva predetto; ma la morte di lui fu oblio per loro. Cosí rimasero turbati quando lo videro pendente dal legno, sí da dimenticare il docente, da non aspettare il risorgente, né da tener fede all`autore delle promesse. “Noi”, dicono essi, “speravamo che avrebbe operato la redenzione d`Israele”. O discepoli, voi speravate; dunque ora non sperate piú? Ecco che Cristo vive, mentre la speranza è morta in voi ! Certamente Cristo vive. E Cristo vivo trovò morti i cuori dei discepoli: ai loro occhi apparve e non apparve; ed era visto e si nascondeva. Ma se non era visto, in qual modo lo ascoltavano mentre interrogava, o rispondevano alle sue domande? Egli viaggiava per via con loro come un compagno, mentre era il capo medesimo. Senz`altro lo vedevano, però non lo riconoscevano. “I loro occhi erano infatti appesantiti e incapaci di riconoscerlo”, come abbiamo sentito. Non dice che erano incapaci di vedere, bensí che erano incapaci di riconoscerlo. (Agostino, S. 235, 1-4)
NELLA FRAZIONE DEL PANE
Cristo volle essere riconosciuto nella frazione del pane. Il premio dell`ospitalità”. Orsú, fratelli, dove volle essere riconosciuto il Signore? Nella frazione del pane. Siamone certi, spezziamo il pane, e conosciamo il Signore. Non ha voluto essere conosciuto se non lí; il che vale per noi che non eravamo destinati a vederlo nella carne, e tuttavia avremmo mangiato la sua carne. Perciò, chiunque tu sia, o fedele; chiunque tu sia che non vuoi essere detto vanamente cristiano; chiunque tu sia che non senza ragione entri in chiesa; chiunque tu sia che ascolti con timore e speranza la parola di Dio, ti consoli la frazione del pane. L`assenza del Signore non è assenza: abbi fede, ed è con te colui che non vedi. Quei tali, quando parlava con loro il Signore, non avevano fede: perché non credevano che fosse risorto, non speravano che potesse risorgere. Avevano perduto la fede, avevano perduto la speranza. Camminavano morti in compagnia della stessa vita. Con loro camminava la vita, ma nei loro cuori la vita non era stata ancora richiamata.
Anche tu, quindi, se vuoi avere la vita, fa` ciò che essi fecero, affinché tu conosca il Signore. Essi gli dettero ospitalità. Il Signore era infatti simile ad uno che vuole andare oltre, essi però lo trattennero. E dopo esser giunti al luogo cui erano diretti, dissero: “Resta ancora qui con noi, si fa sera infatti e il giorno volge al declino”. Accogli l`ospite, se vuoi conoscere il Salvatore. Ciò che aveva portato via l`infedeltà, lo restituí l`ospitalità. (Agostino, Sermo 235, 1-4)
CREDERE ANCHE CIO’ CHE NON SI VEDE
“Cristo si è assentato con il corpo perché si edificasse la fede”. Il Signore è stato conosciuto; e dopo essere stato conosciuto, mai piú ricomparve. Si separò da loro con il corpo, colui che era trattenuto dalla fede. Per questo infatti il Signore si assentò con il corpo da tutta la Chiesa, e ascese al cielo, perché si edificasse la fede. Se infatti non conosci se non ciò che vedi, dove sta la fede? Ma se credi anche ciò che non vedi, godrai quando vedrai. Si edifica la fede, perché si respinge l`apparenza. Verrà ciò che non vediamo; verrà, fratelli, verrà: ma, attento a come ti troverà. Infatti, verrà ciò che dicono gli uomini: Dove, quando, come, quando sarà, quando verrà? Sta` certo, verrà: e non soltanto verrà, ma verrà anche se tu non vuoi. (Agostino, Ser. 235, 1-4)
LA PASQUA NON E’ UN RICORDO
La Pasqua è il grande evento sempre attuale che riempie il mondo. E’ una vita nuova che entra con forza sempre più grande nella vita terrena, e conquista spazio per sé in essa. Salendo al Padre, il Risorto non ci ha abbandonato: vive nella Chiesa. L’incontro con Lui non è stato un privilegio dei discepoli: è aperto a tutti, oggi come allora. Soltanto sono cambiati i “ segni”. Allora si trattava di segni “storici” (miracoli e apparizioni): oggetti di esperienza sensibile, si potevano “vedere”. Ora invece sono segni “sacramentali”: solo l’ esperienza di fede li sa cogliere. Vanno “creduti”. Di questi segni i principali sono quelli che si leggono in filigrana nel Vangelo odierno: La Parola proclamata, l’azione sacramentale, la professione di fede. (M. Magrassi)
DA CRISTO LA SPERANZA
Il quadro dei discepoli di Emmaus, scoraggiati, in cui è facile riconoscere alcuni tratti della nostra vita, serve al vangelo per tracciare il quadro della rinascita della speranza. La speranza è rivolgersi a qualcuno o a qualcosa che non dipende da noi. Per noi non è la vita che dà motivi per sperare, ma è la speranza che dà motivi per vivere. Così è nell’incontro con Cristo che nasce la nostra speranza.
PRESENZA COLTA NEI SEGNI
Gesù risorto non è visibile come le cose che ci circondano. Non è uno spettacolo che si offra alla curiosità superficiale. “Vedere” il Risorto non è come vedere il Crocifisso, ma è possibile solo nella forma del “riconoscerlo”. Quando a tavola Gesù spezza il pane e lo dà loro, facendo memoria dell’ultima cena, gli occhi dei discepoli si aprono. Con quel gesto Gesù fa capire loro il senso della sua morte, il suo corpo “spezzato” e “dato” per l’umanità: allora essi lo “riconobbero”. La reale potenza di Gesù risorto è colta nei segni che “spiegano” il senso della sua morte come dedizione di sé. (Antonio Bonora)
NELLE SCRITTURE
Il primo modo di fare esperienza del Signore risorto si compie nel comprendere le Scritture: non nel leggerle e ancor meno nell’ascoltarle, ma appunto nel “comprendere” cioè raggiungendone il significato interiore profondo. I due di Emmaus avevano pur letto e udito le Scritture, eppure erano rimasti “ sciocchi e tardi di cuore”, perché non avevano compreso che esse “rendono testimonianza” a Gesù. Bisogna imparare ad entrare nel senso segreto delle Scritture: soltanto allora esse diventano illuminate e illuminanti. (Egidio Caporello)
La parola proclamata è un segno della presenza del Risorto. E’ il Signore “che parla quando nella Chiesa si leggono le Scritture” (S.C, 5). Il cristiano ben comprende le Scritture quando cerca in esse Cristo, come dice Agostino: “ E’ Cristo che io cerco nei libri”. “Infatti Cristo è il Vangelo”. (Amalario) ed “ è lui che parla quando nella Chiesa si leggono le Scritture “ (S. Conc). E non potrebbe parlare se non fosse presente. Non siamo lì dunque a leggere un testo, ma ad ascoltare Qualcuno: quasi a cogliere la parola dalle sue labbra. E la Parola realizza l’incontro vivo con un “Tu” che mi interpella. (M.Magrassi)
NELL’EUCARISTIA
Comprese così le Scritture mostrano la verità del Signore risorto, ma non ne concedono la conoscenza esperienziale. Luca evidenzia il ruolo delle Scrittura, ma ne esprime anche i limiti. La comprensione delle Scritture introduce nel mistero del Signore, ma non per questo lo dona, perché la partecipazione ad esso non è un fatto di conoscenza razionale, sia pure connotata spiritualmente. La spiegazione delle Scritture induce i discepoli a godere di stare con il Signore e ad insistere perché rimanga con loro “ Resta con noi perché si fa sera e il giorno volge al declino “. L’esperienza dell’incontro con il Risorto tocca il suo apice nel Sacramento, nella “frazione del pane”, nell’Eucaristia. “Prende il pane, dice la benedizione, lo spezza e lo dona loro” E’ qui, al momento del Sacramento che “ si aprono gli occhi” dei discepoli e che essi “riconoscono il Signore risorto”. Opportunamente la Chiesa abbina la “liturgia della parola” con la “liturgia eucaristica”. Al mistero del Signore risorto si accede non con la Parola senza la grazia del sacramento e non col sacramento senza l’illuminazione della Parola. Ogni cristiano può fare esperienza del Signore risorto nella luce della Scrittura e nella grazia dell’Eucaristia. (Caporello)
L’azione sacramentale è segno del Risorto. Infatti è un’azione personale del Signore, incarnata in un’azione sensibile della Chiesa come il pane spezzato o l’acqua versata. Se non fossero le sue mani “sante e venerabili” a spezzare il pane, non sarebbe “ Eucaristia”. L’uomo che interviene è solo “ strumento”: con il suo gesto pone il segno sensibile, ma la forza interiore del segno, capace di salvare, può venire solo dal Risorto. (M. Magrassi)
NELLA PROFESSIONE DI FEDE
Quando è professata la fede si traduce in preghiera. E questo normalmente avviene nella comunità radunata. Ora nella Chiesa che prega, Egli è ancora presente. Lo ha promesso: “Dove sono due o tre radunati nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. “ Prega per noi”: e la sua lode al Padre passa per le nostre labbra. (Magrassi)
NELL’ ESISTENZA QUOTIDIANA
La presenza di Gesù risorto si realizza anche nell’esistenza quotidiana. La vita di grazia, i gesti di carità che uno compie, la testimonianza che si rende al Vangelo, sono altrettanti “segni” in cui Egli si rende presente. E’ Lui che opera in noi, fino alla fine dei secoli: una scintilla della sua Pasqua che prende corpo in una vita umana. La santità, quella straordinaria degli eroi come quella ordinaria degli umili, non è altro. E’ Lui, e solo Lui, che è “ammirabile nei suoi santi”. Tutto questo dipende da Lui: è realtà oggettiva che viene offerta. Ma esige di essere accolta. A nulla serve essere presenti tra gente sorda e cieca che neppure se ne accorge. Una presenza è piena quando è reciproca e condivisa. La presenza di Gesù vuole una fede attenta ed accogliente. Allora trasforma l’esistenza e diventa sorgente di grazia. (M. Magrassi)
LO “SPEZZARE IL PANE”
Il gesto dello “spezzare il pane” era così ricco e denso di significato per le prime generazioni cristiane che l’Eucaristia fu chiamata per molto tempo “frazione del pane”. E’ il gesto che Gesù compie ad Emmuas e che compie nelle nostre celebrazioni eucaristiche. L’Eucaristia, ci dice il Concilio, è “vertice e fonte di tutta la vita cristiana”. La comunità cristiana non è un gruppo riunito attorno a un interesse umanitario, a un ideale filantropico, a un codice morale. E’ riunito attorno a una persona: Cristo risorto, forza unificante e forza propulsiva della Comunità. Come i discepoli di Emmaus, scoraggiati e delusi, in preda allo scetticismo e alla sfiducia, il mondo d’oggi riconosce Cristo, quando i cristiani veramente sanno “spezzare il pane”. L’Eucaristia ha una portata profondamente sociale. Condividere il pane eucaristico è un richiamo preciso a condividere l’altro pane, in un impegno di giustizia, di solidarietà, di difesa di coloro a cui il pane viene rubato dalle ingiustizie degli uomini e dei sistemi sociali sbagliati. La divisione del pane eucaristico ci costringe, per coerenza, ad una più equa distribuzione dei beni, lottando contro ogni sperequazione economica, perché non manchi a nessuno il “pane quotidiano”. E questo a livello di classi, di nazioni, di continenti. Se non sapremo spezzare il nostro pane, la nostra credibilità cristiana sarà compromessa e il mondo del sottosviluppo cercherà altre vie per ottenere giustizia, sotto l’urto della “collera de poveri”. (Messalino LDC)
AMORE, SENSO DELLA VITA
Gesù spiega come il Messia doveva “sopportare molte sofferenze per poter entrare nella gloria”. Questo legame dalla croce e della gloria, per quanto riempia di speranza il cuore di chi soffre, è molto difficile da accettare. Perché il mondo rimane drammaticamente pieno di violenza e di ingiustizie; la nostra storia abbonda infatti di croci senza crocifissi, senza redentori. La beatitudine della sofferenza rimane difficile da accettare. Il senso ultimo della vita è l’amore, è il dare la vita: solo questo apre la sofferenza umana a significati e compiti nuovi, ad essere rivelazione addirittura della gloria di Dio. Non si entra nella gloria che attraverso la croce. La nostra speranza sta in questo condividere la croce di Cristo: prendere la croce e seguire Gesù è il programma di una vita che si modella su Gesù e dalla sua parola e dal suo amore impara ad affacciarsi sul mondo nuovo, il mondo della volontà di Dio. La speranza cristiana va distinta rigorosamente dall’ottimismo e dall’evasione: l’ottimismo è l’atteggiamento di chi ritiene che le cose si aggiusteranno da sole, e l’evasione è l’atteggiamento di chi non sa vivere il presente. Poiettata verso il futuro, la speranza non genera una tensione a vuoto, incapace di cogliere quella felicità che chiede solo, dentro l’oggi, di essere vissuta. (R. di Gianni Colzani)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Con noi resta almeno la notte, Signore, non ci lasciare soli la notte, la notte alta del cuore, Signore: e che si ripeta ancora il prodigio, come per i discepoli di Emmaus di correre subito dai fratelli e dire: “ Abbiamo visto anche noi il Signore. (David M Turoldo)
•Si aprano gli occhi dei discepoli a riconoscere il Cristo che spezza il suo pane per la vita del mondo. E come questo pane spezzato “ sparso sopra i colli e raccolto divenne una sola cosa, così si raccolga la Chiesa”. (Didaché)
•Si apra il cuore dei credenti all’intelligenza delle Scritture, perché “la parola di Dio compia la sua corsa e sia glorificata” (2 Ts 3, 1). La proclamazione si accompagni sempre alla preghiera, perché si realizzi pienamente il dialogo di salvezza tra Dio e l’umanità. (G. Cavagnoli)
•Signore Gesù, tu hai raggiunto sulla strada i tuoi discepoli scoraggiati, hai aperto i loro occhi alla luce della fede e confortato il loro cuore. Anche noi, alle prese con le stesse difficoltà, conosciamo le stesse angosce. Accompagnaci con la tua presenza invisibile nel nostro cammino terreno verso il Padre tuo. (Charles Brethés)
•Dio, donaci il tuo Spirito perché riconosciamo il Cristo crocifisso e risorto, che apre il nostro cuore all’intelligenza delle Scritture e si rivela a noi nell’atto di spezzare il pane. (Colletta 3 Pasqua A
•La tua parola, Signore, ci aiuti a capire la vita e illumini le ore di oscurità per poter discernere il senso di quello che ci accade.
•Ti preghiamo, Signore, perché le nostre Eucaristie possano realizzare veramente un incontro forte con te, in modo da costituire dei segni leggibili della tua presenza. (D. Pezzini)
•Illuminaci, Signore, perché comprendiamo sempre di più che la Pasqua non è un ricordo, ma il grande evento attuale che riempie il mondo, che è “ vita nuova che entra con forza sempre grande nella vita terrena e conquista spazio per sé stesa “.(D Bonhoeffer)
•Madre della Chiesa! Illumina il Popolo di Dio sulle vie della fede. Aiutaci a vivere nella verità della consacrazione di Cristo per l’intera famiglia umana del mondo contemporaneo. Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica nei cuori degli uomini di oggi e che nei suoi effetti incommensurabili già grava sulla vita presente e sembra chiudere le vie verso il futuro. (Giovanni Paolo II)
•Padre celeste! Cammina con noi. Non farci credere che siamo troppo grandi per fare a meno della tua educazione; ma fa che cresciamo per conformarci ad essa. Facci sentire che senza di te non siamo buoni a nulla, ma non per farcelo sentire in vile impotenza, bensì in fiducia vigorosa, con la certezza felice che tu sei potente nei deboli. (Soren Kiekegaard)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Facciamo esperienza del Signore se “comprendiamo” le Scritture e viviamo nella grazia dell’Eucaristia. E’ un’esperienza possibile ogni volta che si celebra la Santa Messa.