Luca 24, 35-48: 35 In quel tempo, (i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus) narravano (agli Undici e a quelli che erano con loro) ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto (Gesu) nello spezzare il pane. 36 Mentre essi parlavano di queste cose. Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37 Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38 Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40 Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41 Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?» 42 Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43 egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. 44 Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45 Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: 46 «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 47 Di questo voi siete testimoni».
(Bibbia Cei: versione 2007)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 24, 35-48
Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l`avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente all`intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Il brano che leggiamo inizia con la conclusione dell’esperienza vissuta dai due discepoli di Emmaus, la sera del giorno della risurrezione del Signore e prosegue con un’apparizione di Gesù agli Apostoli, durante la quale si fa riconoscere senza possibilità di dubbio.
I DUE DISCEPOLI RIFERIRONO (35)
I due discepoli, che hanno conversato con Gesù e lo hanno riconosciuto nello spezzare il pane, vanno subito a riferire agli apostoli l’esperienza da loro vissuta, e sono informati che Gesù è apparso anche a Simone. Di questa apparizione parla nel Nuovo Testamento anche Paolo (1 Cor 15, 5). In quel momento…
GESU’ IN PERSONA APPARVE (36)
e conferma le parole di chi asseriva di averlo visto vivo, rendendo tutti testimoni della sua risurrezione. Anche Giovanni parla di questa apparizione (Gv 20, 19) e dice che avvenne “a porte chiuse”. La persona che gli Apostoli vedono è proprio Gesù, ma il suo è un corpo trasfigurato, il suo non è un ritorno alla vita terrena, perché ormai sta nella “gloria” (20, 24- 26).
STUPITI E SPAVENTATI (37)
Il risorto viene preso per uno spirito.
UN FANTASMA NON HA CARNE E OSSA (39)
Gesù fa alcuni gesti e segni (mostra le mani e i piedi, si fa toccare, mangia) per eliminare il sospetto che si tratti della visione dello spirito di un morto e far constatare che è presente con il suo corpo glorificato. Questa dimostrazione sarà poi importante per gli ebrei che ammettevano la risurrezione, ma solo per la fase finale e definitiva della storia e per i nuovi cristiani provenienti dal mondo greco che pensavano che dopo la morte gli spiriti non si ricongiungevano più al loro corpo.
GRANDE GIOIA (41)
Gli apostoli sono nel dubbio. Non si tratta di incredulità, ma del fatto che, per la felicità, non riescono ancora a capacitarsi che Gesù è tra loro risorto.
E LO MANGIO’ (42)
Gesù, per rendere più convincente la “visione”, mangia. Ma Egli è glorificato, trasfigurato, in certo modo “spiritualizzato” e non ha certo bisogno di mangiare. Come potesse mangiare resta per noi un mistero. Questo pasto probabilmente vuole anche sottolineare il fatto che tra il Gesù risorto e il Gesù vissuto in Palestina, con cui gli apostoli avevano mangiato e bevuto, c’è continuità.
SONO QUESTE LE PAROLE (44)
Gesù ricorda quanto aveva già detto quando era ancora con loro (Lc 18,31-33): che si sarebbe avverato nella sua vita ciò che le scritture dicevano di Lui, che cioè sarebbe morto e poi risorto e che nel suo nome sarebbe stata annunziata al mondo la conversione e la remissione dei peccati. L’Antico Testamento viene citato secondo le tre suddivisioni ebraiche: Legge, Profeti e Scritti (Salmi)
DA GERUSALEMME…VOI TESTIMONI (48)
Gerusalemme sarà il punto di partenza della predicazione degli apostoli. A loro viene ricordata la missione già in precedenza affidata (Lc 10, 1-12) di andare ad evangelizzare tutte le genti.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
CRISTO E’ LA VERA RISURREZIONE E LA VITA
Come sapete, quando egli “venne” a loro “a porte chiuse e stette in mezzo a loro, essi, stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma (Gv. 20,26; Lc 24,36-37); ma egli alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20,22-23). Poi, inviò loro dal cielo lo stesso Spirito, ma come nuovo dono. Questi doni furono per loro le testimonianze e gli argomenti di prova della risurrezione e della vita. E` lo Spirito infatti che rende testimonianza, anzitutto nel cuore dei santi, poi per bocca loro, che “Cristo è la verità” (1Gv 5,6), la vera risurrezione e la vita. Ecco perchè gli apostoli, che erano rimasti persino nel dubbio inizialmente, dopo aver visto il suo corpo redivivo, “resero testimonianza con grande forza della sua risurrezione” (At 4,33), quando ebbero gustato lo Spirito vivificatore. Quindi, più proficuo concepire Gesù nel proprio cuore che il vederlo con gli occhi del corpo o sentirlo parlare, e l`opera dello Spirito Santo è molto più poderosa sui sensi dell`uomo interiore, di quanto non lo sia l`impressione degli oggetti corporei su quelli dell`uomo esteriore. Quale spazio, invero, resta per il dubbio allorché colui che dà testimonianza e colui che la riceve sono un medesimo ed unico spirito? (1Gv 5,6-10). Se non sono che un unico spirito, sono del pari un unico sentimento e un unico assenso. (Guerric d`Igny, Ser. I, in Pascha, 4-5)
CON CRISTO VIVO HO TUTTO
Cosa può mancarmi, se Gesù è in vita? Quand`anche mi mancasse tutto, ciò non avrebbe alcuna importanza per me, purché Gesù sia vivo. Se poi gli piace che venga meno io stesso, mi basta che egli viva, anche se non è che per se stesso. Quando l`amore di Cristo assorbe in un modo così totale il cuore dell`uomo, in guisa che egli dimentica se stesso e si trascura, essendo sensibile solo a Gesù Cristo e a ciò che concerne Gesù Cristo, solo allora la carità è perfetta in lui. Indubbiamente, per colui il cui cuore è stato così toccato, la povertà non è più un peso; egli non sente più le ingiurie; si ride degli obbrobri; non tiene più conto di chi gli fa torto, e reputa la morte un guadagno (cf. Fil 1,21). Non pensa neppure di morire, poiché ha coscienza piuttosto di passare dalla morte alla vita; e con fiducia, dice:
«Andrò a vederlo, prima di morire». (Guerric d`Igny, Sermo I, in Pascha, 4-5)
LE SCRITTURE SONO PROFEZIA DI CRISTO
Se uno legge le Scritture con intendimento, vi troverà una parola concernente il Cristo e la prefigurazione della vocazione nuova. Questo è infatti il tesoro nascosto nel campo (Mt 13,44), ovvero nel mondo, poiché il campo è il mondo (Mt 13,38). Tesoro nascosto nelle Scritture, poiché era significato in figure e in parabole che, dal punto di vista umano, non potevano essere comprese prima del compimento delle profezie, cioè prima della venuta di Cristo. Per questo, veniva detto al profeta Daniele: “Chiudi queste parole e sigilla questo libro, fino al tempo della fine: allora molti lo scorreranno e la loro conoscenza sarà accresciuta. Quando infatti la dispersione sarà finita, essi comprenderanno tutte queste cose” (Dn 12,4.7). Anche Geremia dice: “Alla fine dei giorni, comprenderete tutto” (Ger 23,20). Invero, ogni profezia, prima del suo compimento, non appariva che enigma per gli uomini; ma, venuto il momento del suo compimento, essa acquista il suo esatto significato. Ecco perché, letta oggi dai Giudei, la Legge somiglia ad una favola: manca loro infatti la chiave interpretativa di tutto, cioè la venuta del Figlio di Dio come uomo. Per contro, letta dai cristiani, essa è quel tesoro un tempo nascosto nel campo, ma che la croce di Cristo rivela e spiega. Essa arricchisce l`intelligenza degli uomini, mostra la sapienza di Dio, rendendo manifesti i propri disegni di salvezza verso l`uomo; prefigura il regno di Cristo e annuncia l`eredità della santa Gerusalemme; predice che l`uomo che ama Dio progredirà fino a vedere Dio e udire la sua parola, e per l`ascolto di tale parola sarà glorificato, al punto che gli altri uomini non potranno fissare i loro occhi sul suo volto di gloria (cf. 2Cor 3,7), secondo quanto è stato detto per bocca di Daniele: “I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro cbe avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre” (Dn 12,3). Se dunque uno legge le Scritture nel modo che abbiamo indicato – ovvero, nel modo in cui il Signore le spiegò ai discepoli dopo la sua risurrezione dai morti, provando loro, attraverso le Scritture, come “era necessario che Cristo soffrisse ed entrasse così nella sua gloria” (Lc 24,26.46) “e nel suo nome fosse predicata in tutto il mondo la remissione dei peccati” (Lc 24,47) -, sarà un discepolo perfetto, “simile ad un padrone di casa che trae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13,52). (Ireneo di Lione, Adv. haer., IV, 26, 1)
IL FORZIERE CHIUSO DELLE DIVINE SCRITTURE
Fratelli e Padri, la conoscenza spirituale somiglia ad una casa costruita in mezzo alla conoscenza mondana e pagana, in cui, come un forziere solido e ben custodito, la conoscenza delle Scritture divinamente ispirate e il tesoro di ineffabile ricchezza che esso racchiude,sono depositate ricchezze che mai potranno contemplare coloro che entrano nella casa, a meno che il forziere non venga loro aperto. Ma non è cosa dell`umana sapienza (cf. 1Co r1,13) poter mai arrivare ad aprirlo, motivo per cui resta sconosciuta a tutti gli uomini del mondo la ricchezza depositatavi dallo Spirito. Un uomo che ignorasse il tesoro che vi è deposto, potrebbe caricarsi il forziere, in tutto il suo peso, recandoselo persino sulle spalle; del pari, egli potrebbe leggere e imparare a memoria, nella sua totalità, la Scrittura, citandola come si trattasse di un sol salmo, ignorando il dono dello Spirito Santo che vi è dissimulato. Infatti, non è per il forziere che è svelato il contenuto del forziere, né per la Scrittura che è svelato il contenuto della Scrittura. …… Alla stregua di uno che prende un libro sigillato e chiuso e non può leggervi cosa c`è scritto o riuscire a capire di che si tratta – abbia pure appreso tutta la sapienza del mondo -, finché il libro resta sigillato (cf. Is 29,11), così avverrà di chi, come abbiamo detto, potrà aver sempre in bocca le Scritture, ma non potrà mai conoscere e considerare la mistica e divina gloria e virtù che ad un tempo vi sono celate, a meno di percorrere la via di tutti i comandamenti di Dio e di ricevere l`assistenza del Paraclito, che gli apra le parole come un libro e gli mostri misticamente la gloria che esse racchiudono; di più, che gli riveli, insieme alla vita eterna che li fa scaturire, i beni di Dio nascosti in quelle parole, beni che rimangono velati e assolutamente invisibili per tutti coloro che li disprezzano e peccano per negligenza. (Simeone Nuovo Teologo, Catech., 24)
LE APPARIZIONI AGLI APOSTOLI
Qualcuno dirà: in che modo dunque Tommaso, quando ancora non credeva, toccò tuttavia Cristo? (cf.Gv 20,27). Sembra però che egli dubitasse non della risurrezione del Signore ma del modo della risurrezione. Era necessario che egli mi istruisse toccandolo, come mi istruì anche Paolo: “Bisogna infatti che questa corruttibilità si rivesta d`incorruttibilità, e questo corpo mortale indossi l`immortalità” (1Cor 15,53), in modo che creda l`incredulo e l`esitante non possa più dubitare. Più facilmente infatti crediamo quando vediamo. Tommaso ebbe motivo di stupirsi, quando vide che, essendo ogni porta chiusa, un corpo passava attraverso barriere impenetrabili ai corpi, senza danno alla sua struttura. Era fuori dell`ordinario che un corpo passasse attraverso corpi impenetrabili; senza che lo si avesse visto arrivare, eccolo visibile a tutti, facilmente palpabile, difficilmente riconoscibile. Pertanto, turbati, i discepoli credevano di avere davanti un fantasma. Per questo il Signore, allo scopo di mostrarci il carattere della sua risurrezione, dice: “Toccate e vedete, poiché uno spirito non ha carne ed ossa, come vedete che ho io” (Lc 24,39). Non è dunque per la sua natura incorporale, ma per le qualità particolari della sua risurrezione corporale che egli è potuto passare attraverso barriere di solito impenetrabili. E` un corpo quello che si può toccare, un corpo quello che si può palpare. Ebbene è nel corpo che noi risuscitiamo; infatti “si semina un corpo carnale, e risorge un corpo spirituale” (1Cor 15,44); uno è più sottile, l`altro più pesante, essendo reso tale dalle condizioni della sua terrestre debolezza. Come potrebbe non essere un corpo questo, in cui restavano i segni delle ferite, le tracce delle cicatrici, che il Signore invita a toccare? Così facendo non solo conferma la fede, ma rende più viva la devozione: egli ha preferito portare in cielo le ferite ricevute per noi, non ha voluto cancellarle, per mostrare a Dio Padre il prezzo della nostra libertà. E` così che il Padre lo fa sedere alla sua destra, accogliendo i trofei della nostra salvezza; tali sono le testimonianze che la corona delle sue cicatrici mostra per noi. (Ambrogio, Exp. in Luc., 10, 168-170)
I CORPI SPIRITUALIZZATI DOPO LA RISURREZIONE
Siccome a tua volta mi chiedevi il mio parere circa la risurrezione dei corpi e le funzioni delle membra nello stato futuro d`incorruttibilità e d`immortalità, ascolta cosa in breve ne penso; e, se non ti soddisferà, ne potremo discutere più a lungo, con l`aiuto di Dio. Si deve credere con tutta la forza quanto nella Sacra Scrittura è affermato in modo veridico e chiaro: che cioè i nostri corpi visibili e terreni, che ora chiamiamo animali, nella risurrezione dei fedeli e dei giusti, diventeranno spirituali. Ignoro d`altronde come si possa comprendere o far comprendere ad altri di quale specie sia un corpo spirituale, di cui non abbiamo conoscenza sperimentale. E` certo però che in quello stato i corpi non avranno corruzione di sorta e perciò non sentiranno, come ora, il bisogno di questo cibo corruttibile; potranno tuttavia prenderlo e consumarlo realmente, non costretti da necessità, ma assecondando una possibilità. Altrimenti neppure il Signore avrebbe preso cibo dopo la sua risurrezione dandoci in tal modo l`immagine della risurrezione corporea; per cui l`Apostolo dice: “Se i morti non risorgono, non è risorto neppure Cristo” (1Cor 15,16). Il Signore infatti, apparendo con tutte le sue membra, e servendosi delle loro funzioni, mostrò pure il posto delle ferite. Io ho sempre creduto che non si tratti di ferite, ma di cicatrici, conservate dal Signore non già per necessità, ma per sua volontà. E la facilità di attuare questa sua volontà, la dimostrò soprattutto e quando apparve sotto altre sembianze e quando apparve com`era realmente, a porte chiuse, nella casa dove si erano adunati i discepoli. (Agostino, Epist., 95, 7)
PACE A VOI
“Pace a voi”, questo è il primo saluto che Gesù rivolge ai discepoli dopo la risurrezione… dopo aver posto fine alla tristezza di tutti, annunzia le gloriose e mirabili opere della croce, che consistono nella pace. (S. Giovanni Crisostomo)
Quale pace dà Dio? Quella che dà il mondo? Il Cristo dice che non è questa che egli dà….Se la terra è buona, quella che porta come frutto il cento o il sessanta o il trenta, riceverà da Dio quella pace… la pace di Dio, che supera ogni intelligenza. Questa è dunque la pace che Dio dà sulla nostra terra. (Origene)
Prima di ascendere al cielo…. Gesù lasciò a noi tutti, per mezzo degli apostoli, la pace come nostro riparo…La pace è stata data a tutti i cristiani, e perciò, nel definirla “mia” è chiaro che essa è un dono di Dio; e in quanto Gesù dichiara: “ Io la do a voi”, non solo intese dire che essa era sua”, ma che apparteneva a tutti coloro che credono in lui. (Ottato) Gesù risorto si fa incontro ai suoi discepoli con il dono della riconciliazione: «Pace a voi». È shalom, la pienezza della vita e della bontà. Stupiti e spaventati, i discepoli credevano di vedere un fantasma. Gesù li convince della realtà della sua risurrezione: «Toccatemi e guardate… Avete qui qualcosa da mangiare? ». Non si tratta di fantasie, di illusioni o di pii desideri. Gesù è veramente risorto, la realtà del suo corpo risuscitato e glorioso non può essere messa in dubbio.
GESU DAVVERO VIVO
Se Gesù è davvero vivo, ciò significa che egli ha vinto la morte e il peccato. Se egli è vivo, c’è anche per noi, che crediamo in lui, la possibilità di vivere al di là e al di sopra dei nostri limiti e perfino al di là e al di sopra della morte. Dunque, se viviamo come Gesù non abbiamo più paura dei nostri limiti, non siamo più schiavi della morte, abbiamo la speranza di vivere per sempre.
CONVERSIONE E PERDONO
«Nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme». Se Gesù è risorto, allora a tutto il mondo viene annunciato che è stata aperta la strada della vittoria sul peccato e sulla morte. Tutti gli uomini sono invitati alla «conversione», ossia a credere nella «vita» dataci in Gesù glorioso. La conversione morale, infatti, è fondata sulla previa conversione religiosa, cioè sulla fede. Soltanto chi crede nella reale risurrezione di Gesù è veramente convertito e può ottenere il perdono dei peccati. Chi ci può perdonare? Chi può liberarci dal peccato? Soltanto chi ha vinto la morte, che è — intesa non soltanto come fenomeno fisico, ma come arresto totale dell’esistenza — la conseguenza suprema del peccato. Gesù risorto ci offre dunque la possibilità di vivere in modo nuovo, in modo da superare un giorno anche i confini della morte. Se noi accogliamo la proposta di Gesù, allora tutta la nostra vita viene rinnovata. E vero, noi ci accontenteremmo anche di molto meno perché siamo meschini e piccoli, ma Dio ci offre la possibilità di vivere una vita piena, veramente umana, anzi più che umana. Se crediamo nella risurrezione di Gesù, allora crediamo che nel Risorto ci è aperta una strada nuova: la via di una vita come quella di Gesù, di una vita di fiducia in Dio e di dedizione d’amore come la sua. (Riflessioni di Antonio Bonora)
La buona notizia del perdono dei peccati ha colto i discepoli di ritorno da Emmaus, dove avevano incontrato il Signore. Così il loro ritorno si può qualificare come un cammino di conversione. Il Signore dona il suo perdono, ma è necessario fare un serio cammino di conversione. Molti si ritengono perdonati solo per il fatto di essersi confessati ed aver ricevuto l’assoluzione: credono così di essersi svincolati dall’impegno di scelte diverse, dalla necessità di cambiare vita…. La Chiesa è chiamata a rimettere i peccati, ma è anche impegnata, ha il compito di debellare il male. Il sacramento è un segno: deve spingere a lottare contro il peccato esistenziale. La Chiesa è chiamata a vivere l’impegno messianico, ad assumere su di sé, come Gesù Cristo, la realtà umana per purificarla, consolidarla, elevarla. (Battista Borsatto)
DUE VISIONI DI DIO
La difficoltà degli apostoli è anche la nostra, la difficoltà dei credenti di sempre: cioè riuscire ad abbinare insieme due visioni di Dio: Dio totalmente “altro” e Dio totalmente “nostro”, entrato con l’incarnazione nella nostra vita. Saldare insieme le due dimensioni significa sfuggire al doppio rischio o di vivere la fede in termini spiritualistici, estraniandoci dai problemi della vita e rendendo di fatto incomprensibile e insignificante la nostra testimonianza, oppure al contrario di esaurire la fede in un semplice umanesimo, seguendo regole morali, ma senza tensioni verso il soprannaturale. Consente, al contrario, di sentire la presenza del Risorto come provocazione continua a trasferire nella vita quotidiana le logiche della vita nuova ispirate alla verità, alla solidarietà, all’ottimismo, alla speranza, alla giustizia.
TESTIMONI DEL RISORTO
Qui acquista senso, visibilità e significatività la testimonianza, alla quale Gesù provoca i discepoli al termine della sua apparizione: «Di questo voi siete testimoni». Nei fatti normali della vita e nei grandi avvenimenti storici, la gente che ci circonda deve poter cogliere il nostro specifico di “testimoni del Risorto al di là e al di sopra dei nostri limiti e perfino al di là e al di sopra della morte. Dunque, se viviamo come Gesù non abbiamo più paura dei nostri limiti, non siamo più schiavi della morte, abbiamo la speranza di vivere per sempre.
PREGHIERA (pregare la parola)
•O Padre, che nella gloriosa morte del tuo Figlio, vittima di espiazione per i nostri peccati hai posto il fondamento della riconciliazione e della pace, apri il nostro cuore alla vera conversione e fa di noi i testimoni del tuo amore. (Colletta 3 Pasqua: B)
•Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia: dalle angosce mi hai liberato; pietà di me, ascolta la mia preghiera. Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele: il Signore mi ascolta quando lo invoco. Offrite sacrifici di giustizia e confidate nel Signore. Molti dicono: “Chi ci farà vedere il bene?”. Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. In pace mi corico e mi addormento: tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare (Dal Salmo 4)
•Vieni, Signore, entra nelle nostre chiese, mostrati alle nostre assemblee liturgiche e fa che tutti ti guardino dentro il costato sempre aperto; che tocchino le tue innumeri piaghe, non perché compari a qualche veggente e si moltiplichino ovunque apparizioni, ma perché tu continui a sanguinare dalle piaghe degli infiniti poveri che attendono sempre di celebrare con noi la tua Pasqua. (David Maria Turoldo)
•Ti benediciamo, Padre, perché Cristo risorto venne a rompere i chiavistelli delle nostre porte e dei nostri cuori, chiusi per la paura e lo sconforto e a dividere la mensa e il pane della speranza. Egli fa brillare in ogni alba l’aurora della pace per chi crede nonostante l’oscurità e la paura. Non permettere, Signore, che ci rifiutiamo di credere in lui. (Basilio Caballero)
•Infondi, o Padre, in noi il tuo Spirito che ci faccia valorosi testimoni della salvezza e del tuo amore davanti agli uomini, perché, mano nella mano, costruiamo la tua Chiesa come focolare del futuro e della speranza del mondo. (Basilio Caballero)
•Signore, la sera stessa di Pasqua tu sei apparso ai tuoi apostoli per fortificarli nella fede. Tu sai quanto anche la nostra fede sia debole. Donaci il tuo spirito di luce e di fortezza. Fa di noi i testimoni della tua presenza nel mondo mediante la luce della nostra fede e la nostra totale devozione al servizio dei fratelli.
•Signore che sei apparso ai tuoi discepoli nel cenacolo, tu sei anche in mezzo a noi. Ti chiediamo di darci una coscienza più viva della tua presenza nella nostra vita, affinché la nostra fede sia confermata e noi possiamo essere per i nostri fratelli veri testimoni del vangelo.
•Padre santo, dona forza alla Chiesa affinché in un mondo ottenebrato e angosciato come il nostro sappia proclamare con coraggio la resurrezione di Cristo. (Charles Berthes)
•Tu che fai splendere il volto del sole sui buoni e sui malvagi, fa risplendere il tuo volto su di noi, fa si che quanto ci era nascosto divenga manifesto, e ciò che esisteva, ma per noi era celato, ci sia rivelato, cioè appaia in piena luce”. (S. Agostino)
•Noi ti ringraziamo, Signore, perché tu che sei la nostra pace, per donarci la pace non disdegni le porte chiuse dei nostri egoismi e delle nostre paure. “ Fa risplendere su di noi la luce del tuo volto” sicché il nostro desiderio di trovarti abbia in te stabilità e riposo. (Suore trappiste)
•Io so e proclamo che Gesù è morto ed è risuscitato. Questa è una notizia che dona speranza e cambia la vita. Signore, aiutami a crederci profondamente; aiutami ad essere come Maria, vicina all’uomo della sofferenza e del dolore e al Signore risorto; rendimi seminatore di speranza tra gli uomini del nostro tempo; e a chiamare per nome la speranza: Cristo risorto.
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Traiamo la logica conseguenza dal fatto che siamo cristiani: siamo autentici testimoni di Cristo risorto.