Caro don,
Ti dico quello che mi è capitato con mia nonna. Per il suo compleanno (non si dice quanti ne compiva) noi sei nipoti le abbiamo regalato un cellulare. Per qualche settimana gli abbiamo fatto un po’ di scuola, soprattutto io, perché lei vive con la nostra famiglia, ma è stato tempo perso o quasi. Un giorno che cercavo di spiegargli il layout, insomma l’impostazione della pagina, mi ha interrotto chiedendo che era questa “lei in auto” e che c’entrava, gli ho detto d’impeto: “Nonna, ma non capisci proprio niente!”. Se l’è presa e ha alzato la mano per tirarmi uno schiaffo. Allora me la sono svignata. Lei mi ha gridato dietro: “Ti sei salvata per il rotto della cuffia”. Gli ho risposto: “Che vuoi dire?”. Mi ha risposto: “Fattelo spiegare dal prete” […]
Sms da smartphone.
Cara signorinella,
non so cosa ti devo spiegare… Che nella vita bisogna avere una lunga pazienza? Che se fai un regalo devi sincerarti che sia gradito e che, se si tratta di un oggetto “moderno”, la destinataria lo sappia usare, altrimenti è come se le avessi regalato niente? Che non si può pretendere che una donna molto anziana abbia l’elasticità mentale di una 15enne? È come se chiedessi a una vecchia topolino di correre come una Ferrari.
Oppure vuoi che ti spieghi la faccenda del “rotto della cuffia?”. È un modo di dire che risale al Medio Evo, si trattava di una spessa protezione di cuoio che si indossava sotto l’elmo nei numerosi tornei che si svolgevano per dimostrare la propria abilità. Quando due cavalieri si scontravano capitava che uno dei due disarcionasse l’altro colpendo il suo elmo con la lunga lancia che avevano in dotazione. Se l’arma riusciva a penetrare il ferro dell’elmo e arrivare alla cuffia protettiva, a volte era proprio questa a evitare conseguenze mortali per il duellante sconfitto, che “si salvava per il rotto della cuffia”.