C’era una volta il pudore. Era un’evidenza e un mistero, una virtù, una forza, una risorsa. Il pudore è un istinto di autoconservazione, di protezione contro tutto ciò che può minacciare l’intimità e la dignità dell’individuo. Non si riferisce soltanto alla sessualità, ma a quelle pareti che consentono di distinguere l’interiorità dall’esteriorità, la parte “discreta”, “singolare”, “privata”, “intima” di ciascuno di noi.
La sentinella
È insomma la sentinella della piccola fortezza interiore, del giardino segreto dove la persona è veramente se stessa. Prendere a prestito il gergo militare per descrivere il processo psicologico dell’adolescente non è eccessivo. Sia a livello fisico sia a livello psicologico, il ragazzo scopre in sé forze contraddittorie, che spingono in direzioni opposte e lo costringono a rimanere in bilico tra desideri e paure, tra voglia di rischiare e ripiegamento su di sé. E poiché queste forze sono caratterizzate da pari intensità, bisogna assolutamente imparare a contrastarle e a incanalarle nella direzione voluta, per non lasciarsi sopraffare dal loro vigore. Il pericolo maggiore è la capitolazione, che spinge il giovane a lasciarsi andare alla deriva, alla ricerca di soluzioni di ripiego. In questo passaggio si sente irrimediabilmente esposto allo sguardo degli altri: il pudore è un tentativo di mantenere la propria soggettività, in modo da essere segretamente se stessi in presenza degli altri.
La ‘privatezza’ si trova, ormai, solo più sui vocabolari. È la stagione della volgarità!
Marco Belpoliti, autore di un libro dal titolo significativo “Senza vergogna” si domanda: «Il tempo della vergogna è forse finito?» La nostra domanda è un’altra: «Non è tempo di bonifica?». Noi vogliamo reagire, non già per moralismo o puritanesimo, ma perché continuiamo a credere che il pudore resta sempre un Valore che profuma l’uomo. Il pudore preserva il nostro spazio intimo e personale dalla sfera pubblica. Certo, perché il pudore è la difesa del nostro ‘intimo’. Non è cosa da repressi, né, tanto meno, questione di glutei al vento.
• Il pudore è la protezione della mia interiorità. È non svendermi al mercato dell’apparire. Ecco: il pudore protegge la mia bolla fisica e psichica, perché, se è vero che il cuore deve amare tutti, non è detto che debba aprirsi a chiunque. Il corpo non è un fatto pubblico, ma un bene privato.
• Il pudore protegge la dignità del corpo umano e la sua sessualità. Il nostro corpo non è gomma da masticare, come la sessualità non è un esercizio fisico al pari delle pertiche o della cyclette.
Insomma, il pudore salva l’Amore. È il giusto retroterra mentale per difenderci dal sesso allo stato brado.
• Il pudore fa sì che la persona umana non sia guardata come oggetto di desiderio, ma come persona, appunto. Il pudore non è roba per gente con la testa fasciata, non è un sottoprodotto da prendersi sottogamba. Il pudore è cosa seria, tanto più quando si è davanti agli occhi dei piccoli.
La bellezza interiore
Non è facile aiutare i ragazzi della generazione del «Grande Fratello» a ricuperare il significato di intimità e vita interiore.
È necessario aiutarli prima di tutto a percepire la bellezza e la grandezza dei sentimenti “normali”: l’amore per i genitori e per la famiglia, la fedeltà, l’amicizia, l’impegno, la religione. E insieme il valore dell’interiorità, dell’essere profondamente presenti a se stessi, saldi nella propria identità, che nessuno può violare. Occorre aiutare i figli ad essere fieri della loro originalità, di qualcosa che sia tutto loro, a non sentirsi in obbligo di “sembrare” o “appartenere”. È importante insegnare ai ragazzi il rispetto per l’intimità propria e altrui: la dignità della persona è un valore assoluto. In una società sempre più “sbracata”, è vitale ritrovare, soprattutto in famiglia, il senso della discrezione e della delicatezza. Solo i genitori possono realmente far comprendere ai figli che il riguardo per i sentimenti e le emozioni, ma anche per le ferite altrui, non è affatto “ipocrisia”.
C’è un esercizio con un nome simpatico che può essere utile a grandi e piccoli: si chiama raccoglimento. Consiste proprio nel “raccogliere” i pezzi di sé, che esperienze e situazioni quotidiane possono aver disperso, e rimettere in sesto il proprio baricentro. Molti adolescenti lo fanno quasi istintivamente tenendo un diario che raccoglie confidenze, rabbie, lacrime, gioie e sfoghi, altri hanno bisogno di un adulto che li accolga semplicemente, ma sinceramente, senza giudicarli e senza dare consigli. Perché possano formulare e capire tutto ciò che si accumula “dentro”.
IL SEGRETO
C’era una volta un bambino, che andando e stando a scuola teneva sempre chiuso il pugno della mano sinistra. Quando era interrogato dalla maestra, si alzava e rispondeva tenendo il suo pugno chiuso; scriveva, con la destra, e conservava il pugno sinistro ben chiuso.
Un giorno la maestra, anche per dare soddisfazione a tutti gli alunni, gli chiese il perché di questo atteggiamento.
Il bambino non voleva rispondere, ma poi, dietro le insistenze della maestra e soprattutto per accontentare i suoi compagni di scuola, decise di svelare il segreto.
«Quando ogni mattina parto da casa per venire a scuola, mia madre mi stampa sul palmo della mano sinistra un forte bacio e poi, chiudendomi la mano, mi dice sorridendo: “Bambino mio, tieni sempre ben chiuso qui nella tua mano il bacio di tua madre!”. Per questo tengo sempre il pugno chiuso: c’è il bacio della mia mamma dentro».
Abbiamo tutti un bacio da conservare nel nostro intimo. Sembra un niente, ma è la forza della vita.
MIRACOLO PEDAGOGICO
Oggi, parlando dell’educazione sessuale, troppe volte si gioca al ribasso.
Noi preferiamo invitare a volare alto. Sì, perché il gioco vale la candela!
Non è forse una meraviglia un ragazzo limpido, trasparente, solare?
Un ragazzo che mai si lascia soverchiare dalla bestia?
In tempi di veline, di esibizione sfacciata di carne umana, un tale ragazzo è un miracolo pedagogico!
Non è disinibito, non è sfrontato. È un ragazzo che profuma di pulito!
Una strada che porta a tale altezza è, sicuramente, quella che consiste nello spalancare la porta principale di casa nostra al pudore, anche a costo di apparire casi clinici!
(Tratto da IL BOLLETTINO SALESIANO – Autore PINO PELLEGRINO)