Ogni Santo ha la sua fisionomia particolare. Pochi sono quelli che si somigliano; hanno tutti delle differenze di temperamento, di carattere, di sentimenti e di attività. Però tutti sono uniti nell’amore di Dio e dell’umanità, privi di egoismo e con gli occhi rivolti al cielo, tutti dominati dal desiderio di bene. Don Bosco è un Santo ben diverso dagli altri. Coraggioso, pronto, abile, perspicace; ha abbellito di queste doti la sua santità; una santità singolare che offre aspetti nuovi e sim-patici con i quali si è imposto ai contemporanei e ai posteri, guadagnandosi l’ammirazione di tutte le classi sociali. Di Don Bosco molti conoscono soltanto l’opera esteriore ma ignorano in gran parte la sublime perfezione dell’anima ch’egli aveva costruito pazientemente coll’esercitarsi ogni giorno, ogni ora, ogni momento in tutte le virtù proprie del suo stato sacerdotale. Una delle virtù fondamentali di Don Bosco è stata la fiducia illimitata nella divina Provvidenza. Ripeteva sempre “Don Bosco è povero ma Dio può tutto”. L’avvenire non lo preoccupava, i debiti non lo sconcertavano, gli urgenti bisogni lo mantenevano in una calma di spirito perfetta. Conservare denaro per i bisogni futuri gli sembrava una follia, un chiudere la via alla divina Provvidenza. Egli soleva dire che dove c’è il calcolo, dove c’entra l’uomo, Dio si ritira.
CORAGGIOSO, PRONTO, ABILE, PERSPICACE
Dio non si è mai ritirato da Don Bosco perché vedeva in lui il servo fiducioso, ne ha premiato la totale fiducia facendogli trovare denari nei momenti più difficili. Con questo mezzo straordinario passarono per le mani di Don Bosco somme ingenti che servirono a lenire tante miserie di orfani e di giovani derelitti, a fondare Oratori, collegi e chiese con cui si è provveduto alla salvezza di tante anime. In quel secolo materialista, la Provvidenza ha operato attraverso Don Bosco, uomo senza capitali e senza risorsa alcuna ma fornito soltanto della virtù e della santità. L’immensa fiducia nella Provvidenza non ha dispensato Don Bosco dal ricorrere alla carità pubblica. Eppur desiderando e chiedendo denari, egli usava una discrezione e una delicatezza che gli fa onore. Egli si limitava a esporre i suoi bisogni e se gli davano qualcosa la prendeva, se non gliene davano non insisteva. Chiedere l’elemosina per i suoi figli e per le sue opere gli costava sacrificio. Per la sua indole dignitosa e per la fierezza nativa, gli ripugnava stendere la mano e umiliarsi in pubblico; eppure lo ha fatto per amore di Dio. Non domandava per sé ma per opere umanitarie e cristiane e questo costituisce un atto eroico.
DON BOSCO HA VISSUTO SEMPRE POVERO
Pur maneggiando tanti denari che si convertivano in pane per i suoi figli, in Oratori ed Ospizi per i fanciulli abbandonati, in collegi per l’educazione giovanile, in chiese, in spedizioni di missionari, il nostro Santo fu e rimase sempre povero. Non c’è un Santo che non sia distaccato completamente dai beni della terra: li vede, li tocca, li possiede, li adopera, li trasforma ma non ne trae mai un vantaggio personale. Don Bosco che della santità ha raggiunto le cime più elevate, ha vissuto sempre povero, coltivando questa virtù come i più grandi Santi del Cattolicesimo. Egli diceva: “la povertà bisogna averla nel cuore per praticarla”. Egli l’aveva nel cuore cioè nello spirito che si rifletteva nel suo modo di vivere: povertà nella sua stanza, povertà nelle costruzioni e negli arredamenti delle sue case, povertà nelle vesti, povertà nei viaggi. Egli non si riteneva il padrone ma il semplice amministratore dei tesori che gl’inviava il Signore. Era distaccato del tutto dalle cose della terra, le usava con discrezione e parsimonia. Inoltre egli ha mortificato soprattutto il suo spirito vivendo in una immolazione continua, sacrificando tutte le sue tendenze per uniformarsi al volere di Dio. Il suo vivere era sobrio e disciplinato e può paragonarsi a quello dei penitenti più rigidi. Don Bosco era profondamente umile, cercava solo la gloria di Dio e il bene del prossimo, fuggiva dagli onori che giudicava cose pericolose e in contrasto con la sua missione. Egli non ha voluto essere altro che il povero Don Bosco né ha mai desiderato altro titolo di onore e di ambizione che quello di lavorare per la Chiesa e per le anime.
E’ IL SIGNORE CHE FA TUTTO
Era tanto vivo e sincero questo sentimento che cercava ogni occasione di umiliarsi. A chi gli chiedeva come mai iniziando tante cose dal nulla arrivasse poi a proporzioni colossali, il nostro Santo rispondeva con grande umiltà: “Io non c’entro affatto, è nostro Signore che fa tutto”. Quello che tuttavia costituisce un titolo indiscutibile e una prova evidente della santità di Don Bosco, è la serie di vessazioni che dal 1872 al 1882 egli ha dovuto soppor t a r e dall’Arcivescovo Mons. Lorenzo Gastaldi rivelando da una parte ingiustizia ed abusi di autorità e dall’altra una sottomissione, una pazienza e una lealtà che onorano Don Bosco e il suo Istituto. Il Papa Leone XIII ha riconosciuto le ragioni di Don Bosco sapendo già di avere a che fare con un Santo. Quanto egli ha sofferto in quel decennio lo si può immaginare! Eppure non ha mai cessato di rispettare e venerare il suo Arcivescovo al quale ha sempre dato prove di affetto e di stima.
FECONDITA’ DI NUOVI SANTI
Infine la santità del grande fondatore si rivela nella fecondità di nuovi Santi cresciuti alla sua scuola, imbevuti dello stesso spirito d’apostolato e infiammati dello stesso spirito di perfezione: Domenico Savio, Don Michele Rua, Don Andrea Beltrami, Suor Maria Mazzarello e Don Augusto Czartoryski. Questi sono i primi fiori spuntati nel giardino salesiano a cui la Chiesa oggi dà il merito a Don Bosco. La sua santità feconda ha inoltre creato maestri, educatori, apostoli di bontà, di rettitudine, di sacrificio che rendono più incantevole gli splendori della sua santità ch’essi hanno conosciuto, ammirato e fedelmente imitato. L’acqua limpida che scende dal monte dimostra la limpidezza della sorgente: chi ha diretto, formato e ispirato anime belle e generose degne della comune stima, non poteva essere che un Santo. Bruna Peverini
Tratto da: Carlo Salotti, Il Santo Giovanni Bosco, Seconda Edizione, Soc. Ed. Internaz., Torino, 1934, pp. 573-602.