Le tappe più importanti della vita di Don Bosco sono fissate nelle due larghe lesene di bassorilievi marmorei che, a guisa di grandiose quinte, delimitano ai due lati il mosaico della parete di fondo. Entrambe sono divise simmetricamente in quattro pannelli da strisce orizzontali, su cui una scritta fa da didascalia a quanto è scolpito nel pannello stesso. Sono otto bassorilievi di circa 14 metri quadrati ciascuno, opera di quattro noti scultori.
Il primo bassorilievo della parete di fondo della Basilica partendo dal basso, a sinistra, è dello scultore Alessandro Monteleone. Si legge: “1824: a nove anni il misterioso sogno divinatore”. L’autore è riuscito con un albero fantastico a rami aggrovigliati di intonazione astratta, di cui alcuni si trasformano in lupi, e con l’atteggiamento amichevole di due ragazzi affiancati, a rendere efficacemente i vari momenti del sogno, che è focalizzato nelle tre figure centrali: Gesù ritto e la Madonna maternamente curva sul piccolo Giovannino quasi sbigottito. Significativi a destra i due angeli che, nella concezione dell’artista, quasi predicono la provvidenziale opera futura, alla quale il sogno misterioso orienta il ragazzo.
Il sogno è raffigurato anche da Augusto Ranocchi nel mosaico dell’anello maggiore della Basilica, partendo dal punto corrispondente all’altare di S. Anna.
Il sogno dei nove anni
“All’età di nove anni ho fatto un sogno, che mi rimase profondamente impresso nella mente per tutta la vita. Nel sonno mi parve di essere vicino a casa, in un cortile assai spazioso, dove stava raccolta una moltitudine di fanciulli, che si trastullavano. Alcuni ridevano, altri giocavano, non pochi bestemmiavano. All’udire quelle bestemmie mi sono subito lanciato in mezzo di loro, adoperando pugni e parole per farli tacere. In quel momento apparve un uomo venerando, in virile età, nobilmente vestito. Un manto bianco gli copriva tutta la persona; ma la sua faccia era così luminosa, che io non potevo rimirarlo. Egli mi chiamò per nome e mi ordinò di pormi alla testa di quei fanciulli aggiungendo queste parole: – Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti dunque immediatamente a fare loro un’istruzione sulla bruttezza dei peccato e sulla preziosità della virtù. Confuso e spaventato soggiunsi che io ero un povero ed ignorante fanciullo, incapace di parlare di religione a quei giovanetti. In quel momento que’ ragazzi cessando dalle risse, dagli schiamazzi e dalle bestemmie, si raccolsero tutti intorno a colui che parlava. Quasi senza sapere che dicessi, soggiunsi:
- Chi siete voi che mi comandate cosa impossibile?
- Appunto perché tali cose ti sembrano impossibili, devi renderle possibili con l’ubbidienza e con l’acquisto della scienza.
- Dove, con quali mezzi potrò acquistare la scienza?
- Io ti darò la maestra, sotto alla cui disciplina puoi diventare sapiente, e senza cui ogni sapienza diviene stoltezza.
- Ma chi siete voi, che parlate in questo modo?
- Io sono il figlio di colei che tua madre ti insegnò di salutare tre volte al giorno.
- Mia madre mi dice di non associarmi con quelli che non conosco, senza suo permesso; perciò ditemi il vostro nome.
- Il mio nome domandalo a mia madre.
In quel momento vidi accanto a lui una donna di maestoso aspetto, vestita di un manto, che risplendeva da tutte le parti, come se ogni punto di quello fosse una fulgidissima stella. Scorgendomi sempre più confuso nelle mie domande e risposte, mi accennò di avvicinarmi a lei, mi prese con bontà per mano e mi disse:
- Guarda.
Guardando mi accorsi che quei fanciulli erano tutti fuggiti ed in loro vece vidi una moltitudine di capretti, di cani, orsi e di parecchi altri animali.
- Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Renditi umile, forte e robusto: e ciò che in questo momento vedi succedere di questi animali, tu dovrai farlo per i miei figli.
Volsi allora lo sguardo ed ecco, invece di animali feroci apparvero altrettanti mansueti agnelli che, saltellando, correvano attorno belando, come per fare festa a quell’uomo e a quella signora.
A quel punto, sempre nel sonno, mi misi a piangere, e pregai a voler parlare in modo da capire, poiché io non sapevo quale cosa volesse significare. Allora ella mi pose la mano sul capo dicendomi:
- A suo tempo tutto comprenderai.
Ciò detto, un rumore mi svegliò; ed ogni cosa disparve. lo rimasi sbalordito. Mi sembrava di avere le mani che mi facessero male per i pugni che avevo dato, che la faccia mi dolesse per gli schiaffi ricevuti. Quel personaggio, quella donna, le cose dette e quelle udite, mi occuparono talmente la mente che, per quella notte, non mi fu più possibile prendere sonno. ” (Sac. Giovanni Bosco: Memorie)