Fuggite dal freddo incombente, da tempo le rondini sono partite verso paesi più caldi, lasciando il cielo a rari stormi di uccelli neri, senza allegria ed a qualche corvo imperiale, che lancia ogni tanto il suo rauco grido lamentoso per il sole che se ne è andato lontano. Nel grigiore dell’aria, la meridiana è rimasta muta, il tempo dilatato a dismisura. Colti gli ultimi frutti, i fiori del prato si sono rattrappiti nella malinconia. Una coperta di nubi e una incerta luce proteggono il riposo della terra spoglia. Sui monti, il sole forse abbaglia il candore delle cime innevate e sui bianchi pendii scorrono le balde ebbrezze degli sciatori. Ma nella pianura brumosa, il freddo congela anche i pensieri. La sera, mentre là fuori il vento gelido sibila attraversando la siepe e lunghi brividi percorrono le foglie dell’alloro, dentro la casa si sta seduti presso le ultime fiamme del focolare. L’uno accanto all’altro, raccolti, a cori alterni si recita il rosario. Salgono le Ave, una dopo l’altra, insieme al fumo della legna che se ne va per il camino, verso il cielo.
NATURA DONO DI DIO
E mentre diventa fioca la brace nella cenere e si disperde il calore del focolare, la preghiera va riattizzando il fuoco dell’amore e rende viva la luce della speranza. Se il tempo è nelle mani di Dio, come la vita, la fede ci fa m e t t e re le mani sull’eternità; e questa brilla gioiosa della calda luce senza tramonto. Poi, tutto avvolge la notte, che le ore felpate del campanile fanno ancora più lunga. E, finalmente, il mattino, più che dalla luce del giorno annunciato da un sommesso cinguettare di passeri. Rari viandanti passano lungo la via, ombre scure silenziose mentre i comignoli innalzano sui tetti lunghi pennacchi di vapore e di fumo. E’ bello ammirare, dal tepore della casa, le stalattiti di ghiaccio appese alla grondaia. Questo è il tempo dei lunghissimi, sterminati silenzi, che avvolgono la mente in una irreale solitudine. Tace il merlo, che faticosamente cerca di beccare nel giardino, mentre stormi di uccelli fendono l’aria senza un fremito. Tace il bosco, incantato in una fredda immobilità. Tace il mare liscio senza risacca, senza il sospiro di uno sciacquio. Tace l’acqua del ruscello, che corre in mezzo ai campi sepolta sotto una lastra di ghiaccio. Tace anche il cielo, uniforme e grigio, fisso in una sua inesprimibile pensosità.
NATURA IMMAGINE DELLA BONTA’ DI DIO
Silenti sono le notti, lunghissime, senza luna né stelle, senza neppure il festoso canto dei grilli. Soltanto il vento riesce, talvolta, a rompere il cerchio della monotonia. Intermittente e gelido, ti assalta all’improvviso con sussulti di tremore. E’ pur sempre un segno di vita, un avvenimento che penetra nell’immobilità e sembra voler scardinare la solitudine; ma nella sua indecifrabilità si rivela, alla fine, come la sospirosa, vibrante voce del silenzio. E la neve, che ti sorprende nell’aria bianca, sbocciata dal nulla; la neve che spegne sul nascere i lenti rintocchi del campanile, è una soffice coltre che avviluppa i passi dei rari viandanti e il cigolio del cancello, che altrimenti saluta ed annuncia il rientro a casa. E’ questo un silenzio che si fa piuma, pioggia di candidi petali; un silenzio che danza leggero nell’aria con ali di farfalla.
NATURA, ECO DI DIO
Sopra le rive del fontanile, i rami nudi delle acacie tessono fitte le loro trame contro un cielo di bruma. Nei campi, non un virgulto dalle semine autunnali. La desolazione della campagna è soltanto in superficie, il profondo la ignora. Nel grembo della terra, il seme va preparandosi ad una vita nuova. E sogna il giorno in cui, sotto i tiepidi raggi del sole di primavera, salutato dalle primule e da tenerissime margherite, vedrà il cielo solcato dai voli delle rondini, mentre l’aria andrà sussultando dei loro gioiosi, irrefrenabili garriti.
Tratto da: “La Natura Bellezza Messaggio Sinfonia” di Giuseppe E. Lazzari – Edizioni Segno