Il sabato 5 giugno 1841, vigilia della lesta della Santissima Trinità, a 26 anni, Don Bosco fu ordinato prete nella cappella dell’arcivescovado di Torino. Il giorno dopo, nella chiesa di San Francesco d’Assisi, all’altare dell’Angelo Custode, assistito dal suo proessore e direttore spirituale San Giuseppe Cafasso, Don Bosco celebrava la sua prima Messa. Egli l’aveva voluta semplicissima, solitaria e raccolta, per poter ringraziare Dio di averlo condotto alla mèta sognata fin dalla fanciullezza. Al momento della Consacrazione, quando il sacerdote si concentra per chiedere grazie per sé e per i suoi cari, egli (così scrisse nelle sue Memorie) supplicò il Signore di concedergli come primizia di tutte le grazie sacerdotali « l’efficacia della parola». «Mi pare – scrisse con tutta semplicità al termine della vita – di essere stato esaudito ».
E da allora divenne un meraviglioso propagandista del Regno di Dio, un fiammeggiante evangelizzatore di anime giovanili.
Fra l’elevazione e la Comunione poi, quando già il pane e il vino sono diventati Corpo e Sangue del Cristo, la liturgia inserisce il ricordo dei defunti. Qui il giovane sacerdote si fermò a lungo, riconoscente, e raccomandò a Dio il nome dei suoi primi e più grandi benefattori già passati all’eternità. In quegli attimi Don Bosco rivide, come in un lampo improvviso, il volto buono del caro don Calosso, suo primo maestro di latino, colui che con la sua generosità avrebbe voluto risparmiargli la dura strada delle elemosine.
Il giorno dopo. Don Bosco celebrò la sua seconda Messa nel Santuario delta Consolata «per ringraziare – scrisse – la Santa Vergine delle innumerevoli grazie che mi aveva ottenuto dal Figlio suo».
Da quella prima Messa data per Don Bosco la pas¬sione di educare i giovani con la parola di Dio e con il Sacramento dell’Amore. Vangelo ed Eucaristia sono le due mense che la Chiesa offre ogni giorno a ogni fedele per farlo crescere e maturare in Cristo. E la pedagogia divina che Don Bosco ha sempre attuato e di cui oggi si sarebbe fatto il più grande paladino.
• La Messa non solo assistita ma partecipata. Il massimo della partecipazione è attuato con la Comunione sacramentale: l’unione con la Vittima immolata sull’altare. E Don Bosco era decisamente per la Messa con la santa Comunione. La Confessione frequente e la quotidiana comodità offerta ai giovani di accedere a vari confessori aveva l’unico scopo di favorire la Comunione eucaristica. E questa gli assicurava la base soprannaturale di tutto il suo metodo educativo: la grazia di Dio.
• Oggi la nuova Liturgia con la proclamazione e la spiegazione della parola di Dio può realizzare una partecipazione totale alla Messa. Don Bosco ne gioisce infinitamente dal cielo e fa voti che i genitori e gli educatori sappiano insegnare bene tre cose:
1. A tenersi o a mettersi in grazia di Dio per la prima e massima partecipazione alla Messa: la santa Comunione. Oggi è valida come ieri l’asserzione del grande Educatore: «La frequente Confessione, la frequente Comunione e la Messa quotidiana sono le colonne che devono reggere un edificio educativo».
2. A prepararsi alla Messa su di un libretto che rechi una spiegazione breve e semplice delle letture bibliche. E tale preparazione andrebbe fatta con esplicito dialogo tra figlio e genitori o tra allievo ed educatore. Don Bosco avrebbe certo preparato lui stesso un volumetto al mese delle sue «Letture Cattoliche» per tutto il ciclo di tre anni a fine di guidare il popolo e specialmente i giovani a cibarsi con frutto alla prima delle due mense allestite nella prima parte della Messa.
3. A seguire attentamente la proclamazione della Parola di Dio per applicarla non agli altri ma a se stessi nella Liturgia della Parola, che è la più vera e più efficace Comunione spirituale.