Era l’anno 1866: Don Bosco giungeva a Barcel¬lona, in Spagna, accolto trionfalmente. I giornali già una settimana prima ne avevano annunciato la visita e avevano dato ampi resoconti sulla sua opera. Don Bosco si fermò a Barcellona per circa un mese. Era molto acciaccato, cadente nella persona, ma il sorriso gli illu¬minava sempre il volto. « Io ebbi la fortuna di servirgli messa diverse volte – raccontò Giuseppe Carulla un exallievo delle Scuole Professionali salesiane di Barcellona Sarrià. – Un giorno invitai mia mamma a venire a vedere il santo. La mamma venne con tutti i suoi figli. Don Bosco la benedisse. Poi la mamma si fece coraggio e l’interrogò: «Don Bosco, che sarà di questi miei figli? Io sono vedova e non ho altri appoggi fuori di loro». «Stia tranquilla – le rispose Don Bosco, – il Signore non l’abbandonerà; i suoi figli non sa¬ranno ricchi, ma non le lasceranno mancare il necessario. Uno di loro però, Giuseppino, che mi ha servito a messa in questi giorni, farà buon uso del denaro e diventerà ricco». Don Bosco nel pronunciare questa frase mi pose la mano sul capo e mi sorrise».
Accadde proprio così: Giuseppe Carulla emigrò in Colombia, si lanciò nelle piantagioni della gomma e poi nelle importazioni di whisky. Arricchì e sistemò agevolmente i suoi figli. Ma non dimenticò più il sorriso e il gesto carezzoso di Don Bosco quando gli aveva parlato di denaro.
• Ogni giovane aspira all’autonomia. Ora, il denaro è potere; senza denaro non è possibile una vera e totale autonomia e affermazione di sé. Ma il denaro diventa spesso l’oggetto di interminabili discussioni in famiglia.
• Principio base: il giovane ha diritto al suo denaro. Ma va educato a trattare bene il denaro, cioè a farne un buon uso. Bisognerebbe insegnargli fin da fanciullo a metterlo da parte, cioè a risparmiare e anche a saperlo usare.
• Le conversazioni che accompagnano i pasti in famiglia e anche i colloqui a quattr’occhi sono l’occasione migliore per educarlo al buon uso del denaro. Una mamma racconta: «Mio figlio di diciott’anni è venuto a casa con propositi grandiosi: voleva comperarsi un’auto nuova fiammante. Si era già messo in contatto con un concessionario, aveva esaminato marche e prezzi; aveva bisogno soltanto della firma di suo padre per ottenere un prestito dalla banca. Ho commesso l’errore di dirgli subito che non poteva permettersi un’auto. Gli ho anche detto che suo padre non si sarebbe impegnato per fargli concedere il prestito. Riccardo si è arrabbiato e mi ha accusato di non capire i suoi bisogni. Quando suo padre è tornato a casa, Riccardo gli ha parlato della macchina. Mio marito ha accettato di andare dal concessionario e ha discusso l’acquisto. Ha apprezzato la scelta e il gusto di Riccardo. Si sono seduti insieme a tavolino e hanno fatto un rapido conto. Hanno concluso che neppure con i guadagni estivi di Riccardo durante le vacanze era possibile disporre della somma necessaria per l’acquisto. Il padre gli ha suggerito allora di mettere da parte una certa somma e depositarla in banca, in modo da ottenere un prestito. Questa proposta ha soddisfatto Riccardo. Il problema è stato quindi risolto amichevolmente».
• Molti studenti di scuole superiori vogliono guadagnare un po’ di soldi durante le vacanze. Lasciateli; l’importante è che non compromettano la loro distensione fisica e spirituale e gli impegni di studio. Bisogna capire il disagio e la deprimente sensazione che si prova a dover accettare del denaro non guadagnato e magari concesso solo di malavoglia. Lo studente si trova in una situazione imbarazzante e precaria perché sa che il denaro che riceve rappresenta quasi un regalo; il giovane lavoratore invece ha coscienza di contribuire attivamente al bilancio della famiglia.
• Un ragazzo arriva a sperperare stupidamente il suo denaro solo per due motivi: o perché la sua educazione sotto questo aspetto è stata difettosa e manchevole o perché subisce l’influenza di cattivi esempi.
• Occorre educare i ragazzi fin da piccoli al buon uso del denaro; gli adulti devono rassegnarsi al fatto che la gioventù disponga di denaro in modo autonomo e che ne disponga anche in somme abbastanza rilevanti. L’importante è allenare i giovani a un concreto e responsabile maneggio del denaro o, come diceva Don Bosco, al «buon uso del denaro».