« Scendevo precipitosamente le scale, un mattino – era solito raccontare don Matteo Rigoni, un vecchio prete salesiano morto a Ospedaletto Buganeo, vicino a Este, durante la seconda guerra mondiale. – Incrociai Don Bosco. Mi sbarrò la strada. “Tu non mi scappi più”, mi disse con un sorriso. Poi mi prese la mano e me la tenne stretta tra la sua, come a dimostrarmi che non mi avrebbe più mollato. “Tu starai sempre con Don Bosco, non è vero?”, continuò a dirmi. Me lo diceva con tanto amore, che io non seppi resistere: “Sì, Don Bosco, glielo prometto”. Solo allora mi lasciò libera la mano. Ma i suoi occhi continuavano a carezzarmi il cuore. Poi Don Bosco riprese a salire le scale con difficoltà e io corsi a giocare. Fui in seguito testimone della moltiplicazione miracolosa delle noccioline; mi condusse a Roma come soprano cantore per la consacrazione della Basilica del Sacro Cuore. Ma io non potei mai dimenticare l’affetto che mi mostrò quella mattina lungo le scale dell’Oratorio: fu il classico colpo di fulmine che mi legò a Don Bosco per tutta la vita. Da allora non mi pentii neanche per un istante di essermi fatto salesiano ».
Ecco come si conquistano i cuori dei ragazzi: mostrandogli di voler loro sinceramente bene. Diceva Don Bosco: « Non basta amare i ragazzi; bisogna che il ragazzo si accorga e veda di essere amato ».
Qualsiasi ragazzo ha bisogno di amore. Ha bisogno di sapere che papà e mamma gli vogliono bene. Nulla può sostituire questa meravigliosa esperienza. I ragazzi defraudati di affetto e comprensione da parte della famiglia o dei loro educatori non diventeranno mai i migliori cristiani o i migliori cittadini. Un certo « complesso » rimarrà inevitabilmente in loro per tutta la vita. San Paolo scriveva al vescovo Tito di « insegnare alle giovani mamme ad amare i loro bimbi » (Tito 2, 4).
Occorre tenere d’occhio la grande legge dell’eco. Un noto banchiere giapponese raccontava che, quand’era fanciullo, suo padre lo portava di fronte alle pareti di una roccia montagnosa per fargli sentire l’eco. E gli diceva: « Vedi, ragazzo mio, ogni parola che tu dici ti rimbalza indietro amplificata. Tieni d’occhio la grande legge dell’eco ». La grande legge dell’eco! E’ davvero universale. Per ricevere amore e riconoscenza, bisogna prima darlo. « Nella misura in cui voi misurate, sarete misurati », ripeteva Gesù. Più i genitori o gli educatori mostreranno amore ai loro figli, tanto più riceveranno riconoscenza quando saranno avanti negli anni. I fanciulli d’oggi saranno domani, nella vita, l’eco amplificata del nostro amore e interessamento per loro.
Dite ai ragazzi di aprire gli occhi su ciò che è bello e buono attorno a loro; insegnategli a vedere l’amore del Padre Celeste per ciascuno di loro in tutti gli avvenimenti della vita, anche nei più dolorosi. « Quand’ero scout, da ragazzo – scrisse un giornalista – avevo un caporeparto che era appassionatissimo di scienze naturali. Ci conduceva nel bosco, ce lo faceva percorrere e poi ci invitava a descrivere ciò che avevamo veduto. Invariabilmente avevamo veduto appena un quarto di quanto aveva visto lui. “Il Signore è attorno a voi”, ci ripeteva agitando le mani e tracciando un cerchio con le braccia. “Ma voi lo tenete lontano. Non siate delle persone abbottonate e chiuse. Aprite gli occhi e ammirate. Non tenetevi indosso l’impermeabile quando andate a fare un bagno sotto la doccia” ». E’ un consiglio e un suggerimento che non va dimenticato: il ragazzo non deve tenersi addosso l’impermeabile del suo istintivo egoismo. Deve lasciarsi invadere e bagnare dalla doccia dell’amore con cui Dio lo irrora ogni giorno, dalla mattina fino a sera.
Da “Educhiamo come Don Bosco” di Carlo de Ambrogio