Giovanni Bosco era un ragazzo di appena diciassette anni. Le scuole superiori nel liceo-ginnasio di Chieri in provincia di Torino erano iniziate da circa due mesi. Un giorno a scuola il professore stava spiegando l’autore latino Cornelio Nepote. Giovanni non aveva il libro di testo con sé; se l’era dimenticato a casa; per nascondere all’insegnante la sua dimenticanza teneva aperto sotto gli occhi il libro della grammatica latina. Attentissimo alle parole del maestro non riusciva a controllare il suo nervosismo e girava e rigirava i fogli. I compagni se ne avvidero; qualcuno ridacchiò. Il disordine contagiò tutti. L’insegnante accortosi che puntavano gli occhi su Giovanni, lo fece alzare in piedi e gli ordinò di ripetere la sua spiegazione appena data: voleva provare se era stato attento. Giovanni, tenendo in mano la grammatica latina, ripeté riga per riga il testo dell’autore latino, la costruzione, i commenti dell’insegnante. I compagni istintivamente lo applaudirono per quel « tour de force » di memoria. Il professore divenne livido; sentiva che la disciplina della classe gli stava sfuggendo. Si avvicinò a Giovanni e gli mollò un ceffone; ma Giovanni con uno scatto della testa lo evitò di misura. Infuriato, l’insegnante si fece dire dai vicini di banco di Giovanni il perché di quel disordine. Gli risposero in coro: « Giovanni legge la grammatica latina come se fosse d libro di Cornelio Nepote ». Era vero. Il professore lo fece ancora continuare per due periodi. Poi, passando dalla collera all’ammirazione, dichiarò che lo perdonava) per la sua formidabile memoria, della dimenticanza del libro di testo. Gli disse serio: « Giovanni, hai un dono eccezionale ». Fatto prete, Don Bosco ricordando quell’episodio della sua adolescenza commentava: « Avevo imparato fin da ragazzo a leggere con profitto » e soggiungeva: « Ed ero un insaziabile lettore e divoratore di libri ».
L’adolescente è così. A mezzo di libri, cerca di esplorare il mondo dello spirito che gli fiammeggia in ogni parola; ogni volta che il contenuto di un libro gli rivela qualcosa di importante, egli ne vuole decifrare l’enigma. Papà non mi capisce – dichiara un ragazzo quindicenne. – Già da tempo voglio farmi una piccola biblioteca. Ma a questo scopo mi occorrono soldi. Poco tempo fa pregai il babbo di aumentare la somma che mi destina, ma egli mi rispose con un no secco ». Occorre aiutare in tal caso il ragazzo. Tramite i libri, egli vuole imparare a « far dono all’umanità di qualcosa di grande », ebbe a scrivere un ragazzo di 16 anni.
Si può leggere un libro in fretta, ma se lo si legge adagio è tutt’altra cosa. Allenate il ragazzo a leggere molto lentamente alcuni libri più importanti e orientativi della sua vita: abituatelo ad analizzare certi brani, a rileggerli magari più adagio, a restarci sopra anche per pochi minuti a pensarci su prima di andare avanti. Pressappoco come un pianista che studia un brano musicale.
Ho imparato a leggere adagissimo il Vangelo di San Giovanni – ebbe a dire un ragazzo di 17 anni. – E’ come una calamita; una volta che si è cominciato a leggerlo, non lo si lascia più. Le parole si accumulano l’una sull’altra con un magnetismo divino. Ogni parola di San Giovanni è un lampo ».
Non irritate il ragazzo quando si tratta di occupazioni intellettuali, come il dover leggere un libro a scopo di studio. « Mio figlio Gianni – racconta una mamma – tornò a casa da scuola di pessimo umore. Aveva un mucchio di compiti da fare e in più doveva terminare di leggere un libro che lo interessava molto. Disse che odiava la professoressa perché lo caricava come un mulo. Mi venne la tentazione di fargli la predica: “Non è colpa della professoressa, è colpa tua. Se tu ti fossi sbrigato di più a scuola…”. Ma mi trattenni e gli dissi: “Hai davvero un mucchio di compiti: matematica, storia, lingua straniera, tutto in un giorno”. Con mia grande sorpresa, Gianni si addolcì e mi rispose: “E’ meglio che cominci subito. Ho proprio un sacco di cose da fare”».
Insegnate al ragazzo che vi sono due tipi di lettura: quella che si fa per lavoro e quella che si fa per diletto. Il secondo tipo ha in sé un sottile piacere. E’ come una passeggiata nel bosco invece di una corsa al mercato: uno non si porta a casa borse cariche di surgelati, ma un viso luminoso e polmoni pieni di aria pura. Quando un ragazzo impara a leggere con profitto, è segno che sta chiudendo la sua pubertà psichica.