Marco 1, 21-28: 21 In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao] insegnava. 22 Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23 Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: 24 «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25 E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26 E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27 Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28 La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Marco 1, 21-28
Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: «Che c`entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio». E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell`uomo». E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea. (Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Nei versetti 21-45 Marco presenta una giornata tipo di Gesù. E’ un giorno di sabato. Gesù appare tutto preso dall’attività che il Padre gli ha ordinato di compiere. Insegna (21-22). Nella Sinagoga di Cafarnao insegna con le parole e con i fatti; annunzia una “dottrina nuova” e con “autorità”. E’ un’autorità superiore a quella dei profeti, che vince anche il potere di satana, è l’autorità stessa di Dio. Vince Satana (23-27). E’ logico che venga per primo presentato un miracolo che debella satana. Si vede così subito che il Regno si è affermato. Appare la potenza del demonio e la superpotenza di Cristo.
Prosegue, con gli stessi risultati, la lotta iniziata nella tentazione. Guarisce i malati (29-34). Le guarigioni sono segno del Regno nuovo di gioia e di salvezza che Gesù inizia. Ma sono anche invito ad impegnarsi: la suocera di Pietro subito si alza e serve. C’è anche chi fraintende il miracolo e vorrebbe accaparrarsi Gesù per i propri interessi. La folla cerca Gesù, ma egli lascia Cafarnao e va in altri villaggi, per adempiere la sua missione. Prega (35-38) Gesù si sottrae ai sofferenti ed entra in colloquio col Padre. Non è una fuga: se si vuole agire come il Padre vuole è necessario entrare in colloquio con Dio. Recupera gli emarginati (40-45) Gesù è venuto a salvare chi era perduto. Del lebbroso ha compassione, lo tocca, lo guarisce, superando tutte le tradizioni che isolavano questi malati. Gesù vince il male, reintegra la persona nella sua dignità e insegna che l’amore non emargina nessuno. Di questa giornata la liturgia odierna sceglie otto versetti (21-28) in cui si parla dell’insegnamento di Gesù nella sinagoga di Cafarnao e della sua vittoria su satana.
ANDARONO (21)
Molto spesso in Marco i verbi di movimento sono al plurale e troviamo che Gesù si presenta accompagnato dai discepoli; ma il vero protagonista qui è solo Gesù (“si mise a insegnare”).
CAFARNAO (21)
Cafarnao è identificata comunemente con Tell-Hun, sul lago di Tiberiade, a circa 5 chilometri dal luogo dove il Giordano sfocia nel lago. Era fiorente luogo di commercio tra la Siria e la Palestina. Secondo Marco, Cafarnao è il centro abituale dell’attività di Gesù e il punto di riferimento è la casa di Pietro (Mt 8, 14; Mc 1,29-30; anche Lc 4, 38).
DI SABATO (21)
Come ogni buon Giudeo Gesù andava alla sinagoga il sabato e, quando gli si offriva la possibilità, prendeva la parola e ne approfittava per presentare il suo annunzio.
STUPITI (22)
La gente che lo ascolta resta stupita e sbalordita (il terrnine greco “ecplesso” indica insieme sbalordimento, ammirazione e stupore).
COME UNO… NON COME SCRIBI (22)
E’ indicata la causa dello stupore. Gesù non insegnava come i rabbini, che si limitavano a ripetere quanto avevano appreso dai loro maestri (la tradizione degli antichi: Mc 7,3), ma insegnava in modo personale proponendo la verità con autorità propria, come chi è in grado di dire cose che conosce da se stesso con sicurezza. L’autorità di Gesù si fondava sul fatto di essere il Figlio di Dio.
UN UOMO (23)
Viene raccontata la liberazione di un indemoniato: è il primo miracolo presentato da Marco. Il primo intervento di Gesù sull’uomo è la liberazione dallo spirito maligno. Egli è venuto per distruggere satana, come riconosce lo stesso spirito impuro. Si vede qui la ragione profonda per cui Gesù può insegnare con autorità: egli ha la potenza del Figlio di Dio.
POSSEDUTO (23)
L’uomo si trovava nella condizione di essere completamente sottoposto a satana. Altrove si parla di indemoniati (Mc 1, 32), che è un termine più esatto per indicare questo genere di malati, che Marco ha cura di distinguere dai malati di corpo (Mc 1, 32; 3, 10; 6, 13).
SPIRITO IMMONDO (23)
Il termine “immondo” è detto in senso morale, come qualità dell’animo dominato da una decisa volontà di fare il male; è questo il male che, secondo l’insegnamento di Cristo, “ contamina l’uomo e lo rende veramente impuro” (Mc 7,15 ss). Si tratta di un vero spirito del male.
CHE C’ENTRI CON NOI (24)
Parla il malato, ma le parole sono dello spirito del male. “ Che c’entri con noi”, o meglio: “ che c’è tra noi e te” è un’espressione idiomatica ebraica, che troviamo spesso nella Bibbia (Gs 22, 24; Gdc 11, 12; 2 Sm 16, 10; 1 Re 17, 18; 2 Re 3, 13), usata in circostanze varie, il cui senso dipende da chi la pronunzia, ma in genere con essa si nega una comunanza di idee o di volontà tra i due interlocutori. Qui può significare: “ non disturbarci”, o, “perché ti occupi di noi?”.
VENUTO A ROVINARCI (24)
Nelle parole dello “spirito immondo” risuona la voce di tutto l’esercito infernale, che dice in modo negativo la funzione e la missione di Gesù. Il demonio riconosce che Gesù è l’avversario che può rovinarlo. E infatti ogni vittoria che Gesù riporta su satana è segno che il regno di Dio è giunto. (Lc 11, 20)
IL SANTO DI DIO (24)
Il demonio riconosce almeno che Gesù è un uomo dotato di una straordinaria santità, intravede in lui la potenza di Dio, il “Santo” per eccellenza e cerca di difendersi mostrando di conoscerlo e rendendo noti ai presenti il nome e il titolo, anche se non si tratta proprio di una denominazione del Messia.
TACI! ESCI (25)
Gesù impartisce il comando secco e perentorio di tacere e di andarsene. E’ un ordine che manifesta la sua potenza.
USCI’ DA LUI (26)
La violenta convulsione e il forte urlo sottolineano la potenza del demonio e la sovrapotenza di Gesù. Satana deve obbedire contro la propria volontà e se ne va con grande fracasso grida e sfogando la sua rabbia sull’uomo.
CHE E’ MAI QUESTO (27)
Lo stupore non è dovuto all’esorcismo, giacché gli Ebrei lo conoscevano e lo praticavano con l’apparato di un lungo cerimoniale (Mc 9, 38; Lc 11, 19; At 19, 13), ma al fatto che Gesù lo ha compiuto con un semplice comando.
UNA DOTTRINA NUOVA (27)
L’insegnamento è quello proveniente dal miracolo che è un segno dimostrativo. E’ “nuovo” perché annunzia il regno di Dio. E’ impartito “con autorità” per il modo con cui è stato fatto.
SI DIFFUSE (28)
L’intera Galilea è scossa dal primo miracolo di Gesù. La sua opera comincia ad attirare l’attenzione generale e ad essere oggetto di stupore e di ammirazione.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
GESU’ SI MISE A INSEGNARE
Il Signore disse: “ Io susciterò loro un profeta e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Il Signore parlava di colui che il vangelo di oggi ci mostra nell’esercizio della missione profetica. Profeta nel senso biblico è l’inviato di Dio agli uomini per manifestare loro la sua volontà, per rivelare Dio agli uomini. E Gesù è colui che “chiude la serie dei profeti antichi e che porta a compimento le promesse, colui nel quale si svela e si realizza il progetto di Dio sull’umanità” (V. Raffa)
UNA DOTTRINA NUOVA INSEGNATA CON AUTORITA’
Ci sono nella liturgia di questa domenica alcune espressioni che, poste accanto, tessono un poema: “Susciterò un profeta e gli porrò in bocca le mie parole “ (1 L.), “ Chi è mai questo?” (Vangelo), “Una dottrina nuova insegnata con autorità “ (Vangelo) “ Fa che ascoltiamo, Signore, la tua voce” (Salmo responsoriale) E’ un invito esplicito a prendere posizione davanti a Dio che ci parla e in Gesù dice la sua parola definitiva.
Dio parla all’uomo: è uno dei fatti capitali e originali dell’ebraismo e del cristianesimo, ed ha un’enorme portata. Vuol dire che Dio non si accontenta di lasciarsi cercare dall’uomo, ma egli stesso prende l’iniziativa di venire a lui. Non è Qualcuno che ci ascolta, ma è prima ancora Qualcuno che ci parla e con la sua parola interviene a plasmare la nostra vita. La Parola è l’atto con cui Dio entra nel mondo e si comunica ad esso. La parola di Dio infatti non è come la parola dell’uomo. Per l’uomo dire e fare sono due momenti distinti. Al primo non segue necessariamente il secondo. “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, dice un proverbio. Invece per Dio sono la stessa cosa. La sua Parola è “un fatto”, qualcosa che accade. Quando cioè dice una cosa, la fa: la fa per il fatto stesso che la dice: “ Sia fatta la luce. e la luce fu” E ancora: “Le stelle chiamate per nome rispondono: eccomi, scintillando di gioia”. Sulla bocca di Gesù la Parola di Dio conserva la stessa forza “creatrice”. Egli comanda al mare, che placa la sua furia, comanda al demonio che esce “gridando forte” dall’indemoniato, comanda alla morte stessa che davanti a lui si ritira in silenzio. “ Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto… Lazzaro vieni fuori! E Lazzaro uscì fuori”. Parla sempre con autorità e tutto gli obbedisce, perché Egli è il Signore. Nella Chiesa la Parola di Dio conserva la stessa forza: “Il Vangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Rom 1,16). E ogni volta che nella Chiesa si leggono le Scritture è Cristo che parla. E quando parla lui qualcosa accade. A una condizione però che ci sia qualcuno che ascolta… E’ questo l’atteggiamento fondamentale del credente già formulato nell’antico Patto: “Ascolta Israele”. Sono credente nella misura in cui accolgo la Parola, mi sforzo di dire “sì” e di tradurla nell’esistenza. E’ allora che essa dispiega la sua forza. “ Compie in noi la sua corsa”, come dice stupendamente Paolo. (Mariano Magrassi)
UNA PAROLA CHE RENDE INQUIETI
Gesù arriva e agita le acque stagnanti, rompe i limiti e crea uno sbocco nuovo, così che l’acqua ferma riprende a correre purificandosi. Con ragione allora lo “spirito immondo” insorge e urla: “ sei venuto a rovinarci”. Tu vieni sempre a scuotere il nostro vivere tranquillo, a toglierci le nostre false certezze, a indicarci sempre il nuovo passo da fare, l’oltre pericolosamente nuovo! Un Dio che non ci lascia mai in pace; che si spinge sempre a superare l’inerzia; che pretende da noi la santità! Che ci assegna come traguardo addirittura l’essere figli! Tutto quello che c’è in noi si ribella, vede la sua fine in questo continuo scuotere i torpori della coscienza! E ha ragione; infatti Gesù dice: “Taci, esci da quell’uomo”. “ Tutti furono presi da timore”. Tutti siamo presi da timore quando ci viene chiesto di cacciare da noi i nostri spiriti immondi, di lasciare i nostri appigli sicuri, di camminare senza appoggi, di correre verso la casa del Padre. In fondo è così comodo navigare a rimorchio di formule sicure e consolanti. E infatti ci chiediamo: “Che è mai questo? Una dottrina nuova. Il nuovo fa tanta paura. Ma la vita, così come esce dalle mani del Padre, è sempre nuova e il Padre ci prepara “ cieli nuovi e una terra nuova “. (A. Chieregatti)
LA LOTTA CONTRO SATANA
Gli ebrei della sinagoga di Cafarnao rimasero stupiti anche per la liberazione dell’indemoniato. Gesù si incontro molte volte con l’azione del “maligno”. L’uomo moderno è portato a sorridere, quando si parla del “maligno”, eppure Pietro, che era stato testimone dei fatti, nella sua prima lettera ha una raccomandazione che fa riflettere: “ Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede”.
Non si possono vedere le tracce del maligno nelle forme moderne di idolatria del denaro, del potere, del sesso, tanto irrazionali quanto devastanti per la dignità dell’uomo? O nella luciferina presunzione dell’uomo di essere lui principio e fine di ogni cosa? O in certe aberrazioni di crudeltà collettive come i campi di sterminio nazisti o la “pulizia etnica” della ex-Jugoslavia? O nella difesa superstiziosa del “malocchio”, delle “fatture”, della magia nera? Non è di piena attualità il colorito avvertimento di Pietro: “ Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede”. (G.Nervo)
GESU NON SOGGETTO ALLA LEGGE
“E subito, giunto il sabato, entrato nella sinagoga, si mise a insegnare loro” (Mc 1,21). Il fatto che egli offra con larghezza i doni della sua medicina e della sua dottrina soprattutto di sabato, mostra che il Signore non è soggetto alla legge, ma sta sopra la legge, egli che è venuto per portare a compimento la legge e non per abrogarla (cf. Mt 5,17). Per insegnare egli sceglie non il sabato giudaico – nel quale era vietato accendere il fuoco o adoperare le mani e i piedi – ma il vero sabato, e mostra che il riposo preferito dal Signore consiste nell`aver cura delle anime astenendosi dalle opere servili, cioè da tutte le opere illecite. “E si stupivano della sua dottrina. Insegnava loro difatti come uno che ha autorità e non come gli scribi” (Mc 1,22). «Gli scribi insegnavano al popolo le cose che leggiamo in Mosè e nei profeti; Gesú invece, quasi fosse Dio e Signore di Mosè stesso, seguendo la sua libera volontà, dava maggiore importanza a precetti che sembravano secondari nella legge, oppure, modificando i comandamenti, si rivolgeva al popolo come leggiamo in Matteo: -fu detto agli antichi… ma io vi dico -» (Girolamo). (Beda il Vener., In Ev. Marc. 1, 1, 21-27)
INSEGNA CON AUTORITA’
“E si stupirono tutti, tanto che si domandavano l`un l`altro: – Cos`è questo? Che nuova dottrina è questa dato che egli comanda con autorità anche agli spiriti immondi ed essi gli obbediscono?” (Mc 1,27). Di fronte alla grandezza del miracolo, ammirano la novità della dottrina del Signore, e sono spinti dalle cose che hanno viste a far domande su quello che hanno udito. Non v`è dubbio infatti che a questo miravano i prodigi che il Signore stesso operava servendosi della natura umana che aveva assunta, o che dava facoltà ai discepoli di compiere. Per mezzo di questi miracoli gli uomini credevano con maggior certezza al vangelo del regno di Dio che veniva loro annunciato: infatti coloro che promettevano agli uomini terreni la felicità futura mostravano di poter compiere in terra opere celesti e divine. In verità, mentre i discepoli operavano ogni cosa per grazia del Signore, come semplici uomini, il Signore operava miracoli e guarigioni da solo, per virtù della sua potenza, e diceva al mondo le cose che udiva dal Padre. Dapprima infatti il Vangelo attesta che «egli insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi»; e ora la folla testimonia che egli «con autorità comanda agli spiriti immondi ed essi gli obbediscono». (Beda il Vener., In Ev. Marc. 1, 1, 21-27)
CAFARNAO “ CAMPO DELLA CONSOLAZIONE”
“Ed entrarono a Cafarnao” (Mc 1,21). Significativo e felice è questo cambiamento: abbandonano il mare, abbandonano la barca, abbandonano i lacci delle reti ed entrano a Cafarnao. Il primo cambiamento consiste nel lasciare il mare, la barca, il vecchio padre, nel lasciare i vecchi vizi. Infatti nelle reti, e nei lacci delle reti, sono lasciati i vizi. Osservate il cambiamento. Hanno abbandonato tutto questo: e perché lo hanno fatto, per trovare che cosa? «Entrarono – dice Marco – a Cafarnao»: cioè entrarono nel campo della consolazione. “Cafar” significa campo “Naum” significa consolazione. Oppure (dato che le parole ebraiche hanno vari significati, e, a seconda della pronunzia, hanno un senso diverso), “Naum” vuol dire non solo consolazione, ma anche bellezza. Cafarnao, quindi, può essere tradotto come campo della consolazione o campo bellissimo..).(Girolamo, Comment. in Marc., 2)
PARLAVA CON AUTORITA’
“Entrarono in Cafarnao, e subito, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava loro” (Mc 1,21), insegnava affinché abbandonassero gli ozi del sabato e cominciassero le opere del Vangelo. “Egli li ammaestrava come uno che ha autorità, non come gli scribi” (Mc 1,22). Egli non diceva, cioè «questo dice il Signore», oppure «chi mi ha mandato cosí parla»: ma era egli stesso che parlava, come già prima aveva parlato per bocca dei profeti. Altro è dire «sta scritto», altro dire «questo dice il Signore», e altro dire «in verità vi dico». Guardate altrove. «Sta scritto -egli dice – nella legge: Non uccidere, non ripudiare la sposa». Sta scritto: da chi è stato scritto? Da Mosè, su comandamento di Dio. Se è scritto col dito di Dio, in qual modo tu osi dire «in verità vi dico», se non perché tu sei lo stesso che un tempo ci dette la legge? Nessuno osa mutare la legge, se non lo stesso re. Ma la legge l`ha data il Padre o il Figlio? Rispondi, eretico. Qualunque cosa tu risponda, l`accetterò volentieri: per me, infatti, l`hanno data ambedue. Se è il Padre che l`ha data, è lui che la cambia: dunque il Figlio è uguale al Padre, poiché la muta insieme a colui che l`ha data. Se l`uno l`ha data e l`altro la muta è con uguale autorità che essa è stata data e che viene ora mutata: infatti nessuno che non sia il re può mutare la legge. “Si stupivano della sua dottrina (ibid.)”. Perché, mi chiedo, insegnava qualcosa di nuovo, diceva cose mai udite? Egli diceva con la sua bocca le stesse cose che aveva già detto per bocca dei profeti. Ecco, per questo si stupivano, perché esponeva la sua dottrina con autorità, e non come gli scribi. Non parlava come un maestro ma come il Signore: non parlava per l`autorità di qualcuno piú grande di lui, ma parlava con la sua propria autorità. Insomma egli parlava e diceva oggi quello che già aveva detto per mezzo dei profeti. “Io che parlavo, ecco, sono qui” (Is 52,6).(Girolamo, Comment. in Marc., 2)
IL PECCATO DEGLI ANGELI
Tra le angeliche virtù il primo angelo dell`ordine terrestre, cui era stata affidata la cura della terra, pur essendo buono per natura e causa di bene e creato senza nessuna impronta di malizia, non tollerando piú lo splendore che aveva ricevuto per libera donazione del Creatore, da ciò che era in armonia con la sua natura, si rivolse a ciò che era contro la sua natura, e si oppose al suo Creatore; così per primo si allontanò dal bene e da buono divenne cattivo. Poiché il male non è altro se non la mancanza di un bene, come le tenebre non sono altro che la mancanza di luce. Il bene è una luce spirituale e il male è un buio spirituale. Lui ch`era stato fatto luce dal Creatore e buono – Dio “guardò tutte le cose che aveva fatto, ed erano molto buone” (Gen 1,31) – di sua spontanea volontà si fece tenebre. Con lui si ribellò tutta la moltitudine innumerevole di angeli ch`era sotto di lui. Pur essendo, dunque, della stessa natura di tutti gli altri angeli, per propria scelta, divennero cattivi e di loro spontanea volontà si piegarono al male. (Giovanni Damasceno, De fide orthod., 2, 4)
CONVERTIRSI CON TUTTO IL CUORE
Dice: «Ora ascoltami sulla fede. Con l`uomo sono due angeli, uno della giustizia e l`altro della iniquità». «Come, o signore, conoscerò le loro azioni, poiché entrambi gli angeli abitano con me?». «Ascolta, mi risponde, e rifletti. L`angelo della giustizia è delicato, verecondo, calmo e sereno. Se penetra nel tuo cuore, subito ti parla di giustizia, di castità, di modestia, di frugalità, di ogni azione giusta e di ogni insigne virtù. Quando tutte queste cose entrano nel tuo cuore, ritieni per certo che l`angelo della giustizia è con te. Sono, del resto, le opere dell`angelo della giustizia. Credi a lui e alle sue opere. Guarda ora le azioni dell`angelo della malvagità. Prima di tutto è irascibile, aspro e stolto e le sue opere cattive travolgono i servi di Dio. Se si insinua nel tuo cuore, riconoscilo dalle sue opere». «In che modo, signore, gli obietto, lo riconoscerò, non lo so». «Ascoltami, dice. Quando ti prende un impeto d`ira o un`asprezza, sappi che egli è in te. Poi, il desiderio delle molte cose, il lusso dei molti cibi e bevande, di molte crapule e di lussi vari e superflui, le passioni di donne, la grande ricchezza, la molta superbia, la baldanza e tutto quanto vi si avvicina ed è simile. Se tutte queste cose si insinuano nel tuo cuore, sappi che è in te l`angelo dell`iniquità. Avendo conosciuto le sue opere, allontanati da lui e non credergli in nulla, perché le sue opere sono malvagie e dannose ai servi di Dio. Hai, dunque, le azioni di ambedue gli angeli, rifletti e credi all`angelo della giustizia. Lungi dall`angelo della iniquità, perché il suo insegnamento è cattivo per ogni opera…». Gli dico: «Signore, ascoltami per poche parole». «Di` pure quello che vuoi». «L`uomo è desideroso di osservare i precetti di Dio, e nessuno non prega il Signore che lo rafforzi nei suoi precetti e lo sottoponga ad essi. Ma il diavolo è duro e domina». «Non può, replica, dominare i servi di Dio che sperano con tutto il cuore in Lui. Il diavolo può combattere, ma non può trionfare. Se lo contrastate, vinto e scornato fuggirà da voi. Quelli che sono vani temono il diavolo come se avesse forza. Quando l`uomo riempie di buon vino i recipienti piú adatti e tra questi pochi semivuoti, se torna ai recipienti non osserva i pieni, perché li sa pieni, ma osserva i semivuoti temendo che siano inaciditi. Presto, infatti, i recipienti semivuoti inacidiscono e svanisce il sapore del vino. Cosí pure il diavolo va da tutti i servi di Dio, per provarli (cf. 1Pt 5,8). Quelli che sono pieni di fede gli resistono energicamente, e lui si allontana da loro non avendo per dove entrare. Allora egli va dai vani e, trovando lo spazio, entra da loro ed agisce con questi come vuole e gli diventano soggetti». «Io, l`angelo della penitenza, vi dico: “Non temete il diavolo”. Fui inviato per stare con voi che fate penitenza con tutto il vostro cuore e per rafforzarvi nella fede. Credete in Dio voi che per i vostri peccati avete disperato della vostra vita, accresciuto le colpe e appesantito la vostra esistenza. Se vi convertite al Signore con tutto il vostro cuore e operate la giustizia per i rimanenti giorni della vostra vita e lo servite rettamente secondo la sua volontà, vi darà il perdono per tutti i precedenti peccati e avrete la forza di dominare le opere del diavolo. Non temete assolutamente le minacce del diavolo. Egli è inerte come i nervi di un morto. Ascoltatemi, dunque, e temete chi può tutto salvare e perdere. Osservate questi precetti e vivrete in Dio». Gli chiedo: «Signore, ora mi sento rafforzato in tutti i comandamenti di Dio perché tu sei con me. So che abbatterai tutta la forza del diavolo e noi lo domineremo e vinceremo tutte le sue opere. E spero che il Signore dandomi la forza mi farà osservare questi precetti che hai ordinato». «Li osserverai, mi dice, se il tuo cuore diviene puro presso il Signore. Li osserveranno tutti quelli che purificheranno il loro cuore dalle vane passioni di questo mondo e vivranno in Dio». (Erma, Pastor, Precetti, VI, 2; XII, 5-6)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Padre, che nel Cristo tuo Figlio ci hai dato l’unico maestro di sapienza e il liberatore dalle potenze del male, rendici forti nella professione della fede, perché in parole e opere proclamiamo la verità e testimoniamo la beatitudine di coloro che a te si affidano. (Colletta 4 perannum B)
•Ti benediciamo, Padre, perché Gesù Cristo tuo Figlio, fondò la sua autorità sul carisma e non sul potere, sul servizio e non sull’oppressione. In lui ci hai mostrato che è possibile essere uomini liberi, affrancati dal peccato, signori del nostro destino, fratelli degli altri e solidali con chi soffre.
•Aiutaci, Padre a continuare la missione del tuo Figlio, una missione liberatrice dell’uomo, posseduto dai demoni dell’avere, dell’accaparrare e del consumare, dell’egoismo e della superbia, della discordia e dell’indifferenza. (Basilio Caballero)
•Illumina, Signore, la nostra mente, perché possa comprendere i segni della presenza del Figlio tuo nel mondo e così aderire alle tue parole di salvezza.
•Illumina il nostro cuore, Signore, perché non ci perdiamo nel buio che ci circonda, ma confidiamo nella luce che costantemente il Figlio tuo ci dona.
•Fortifica, Signore, la nostra volontà, perché possiamo vincere le seduzioni del male e compiere con coraggio le opere di bene sull’esempio del Figlio tuo.
•Guida, Signore, i nostri passi, perché possiamo percorrere i sentieri tracciati dal tuo disegno universale di salvezza ed orientare ad essi con pazienza i nostri fratelli. (Preghiere di F. Zenna)
•O mio amato Cristo, crocifisso per amore,…. sento la mia impotenza e vi chiedo di rivestirmi di voi stesso, di immedesimare la mia anima con tutti i movimenti della vostra anima, di sommergermi, di invadermi, di sostituirvi a me, affinché la mia vita non sia che un’irradiazione della vostra vita…. O Verbo eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarvi, voglio farmi tutta docilità, per imparare tutto da voi. (Suor Elisabetta della Trinità)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Facciamo parte della Chiesa, comunità profetica per l’umanità: portiamo la parola di Dio a tutti, con l’annunzio e con la vita.