Rev.mo parroco
[…] Lei sul BS aveva scritto [rispondendo a un mio messaggio] che la terra è di tutti, quindi tutti avevamo il dovere di accogliere semiti e camiti […]. Io contestai l’affermazione: “La terra che Dio ci ha dato è così selvaggia che soltanto le bestiacce (…serpenti velenosi, vipere, scorpioni) potrebbero viverci […] la nostra è ubertosa e ricca perché […] abbiamo molto sudato e lavorato, fino a spezzarci le reni”. Morale: la terra è di chi l’ha lavorata […]
Caro Signore,
ovviamente mi corre l’obbligo di ribadire che la terra è di tutti, nessuno escluso. Il biblico Adamo non è un nome proprio ma collettivo: “Dio creò l’uomo, maschio e femmina lo creò”, cioè l’uomo maschio (Adam ish) e l’uomo femmina (Adam isha). Ed è questo il motivo per cui l’accoglienza (la fraternità) è uno dei punti identitari dell’umanità. Anche per quanto riguarda la nostra terra, da lei definita selvaggia, non sono in consonanza con la sua disamina. La terra con il suo cielo, i suoi panorami, le montagne, gli alberi, le erbe, i fiori, gli animali di tutte le specie, è il capolavoro della creazione, un capolavoro consegnato all’uomo perché lo custodisse (non perché lo sfruttasse fino a distruggerlo). Se non fosse così, Dio avrebbe creato un aborto. Gli animali sanno vivere in simbiosi sorprendente con la natura che continua a ospitarli e proteggerli; anche i rettili, gli insetti, ecc. fanno parte del ciclo vitale. Purtroppo là dove arriva l’animale/uomo arriva il casino, non perché non sia capace di integrarsi armonicamente con il tutto, ma perché è libero e usa del dono che lo fa più simile a Dio per fini e interessi personali invece che collettivi.
Ha fatto bene chi ha sudato e lavorato per rendere “ubertosa e ricca” la terra, come scrive lei. Ma gran parte di quelli che non l’hanno lavorata è perché glielo hanno impedito per altri interessi. Le ricordo che l’Occidente è stato colonizzatore: colonizzare la terra altrui non è lavorarla ma rubarla. Morale: la terra è di tutti.