Caro don,
Una domenica, non ricordo quale, nell’omelia della messa delle ore 11,00 lei ha accennato all’Anticristo. Ma… chi è costui? […]
(via e-mail)
Caro Signore,
tutta la realtà che viviamo giorno dopo giorno non scorre via “liscia”. Essa è caratterizzata da una grande ambiguità che ci accompagna fin dai primordi: l’ambiguità del bene e del male, della verità e della menzogna, del positivo e del negativo. Abitiamo una realtà a due facce che s. Agostino definisce “la nostra storia bifronte”. La dimensione positiva ingloba il bene e tutte le virtù, le qualità, gli ideali, i valori cristiani. È la storia della vena d’amore nel mondo che arriva fino a Cristo e con lui si espande, si ingigantisce: esso rappresenta l’amore definitivo. Che c’entra l’Anticristo? È la dimensione negativa. Cristo è una persona, l’Anticristo è piuttosto un’atmosfera in cui domina sovrano l’egoismo, la divisione, la volontà di potere, la sete smodata di denaro… un’atmosfera dunque contrapposta all’atmosfera/Cristo. L’Anticristo può perciò essere in noi, poiché è l’articolazione del male nella storia. La dimensione Anticristo risulta dalla volontà dell’uomo di competere con Dio: “Io ci sono… io decido… io faccio… io disfo… io creo… io distruggo…” L’Anticristo è l’uomo che si mette al centro dimenticando che esiste un cielo, che esiste un Dio. È insomma l’autosufficienza dell’uomo dimentico della sua dipendenza da Dio. Sono Anticristo le ideologie totalitarie, la razza come assoluto, il guadagno come unico Dio, la tecnica come salvatrice, la libidine del potere. È anticristo tutto ciò che si oppone a Cristo. Ecco perché può essere una realtà di ogni uomo.