Cari studenti universitari,
innanzitutto felice Anno nuovo.
Ho pensato tanto a voi nella Celebrazione Eucaristica di domenica 28 dicembre, domenica nella quale la Chiesa celebra la Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe.
Non mi era mai capitato di riflettere a lungo sul mistero di questa piccola comunità familiare. Maria e Giuseppe erano legittimamente sposi. E poi la nascita imprevista di Gesù. Una piccola comunità, iniziata con tante disavventure, come il
censimento e la fuga in Egitto, ma poi il tempo della vita ordinaria. Luca tramanda nel suo Vangelo che la famiglia si recò a Nazaret e qui Gesù crebbe in età, in sapienza e in grazia (cf. Lc 2,40). Tutto normale!
In realtà c’è qualcosa che sconcerta e sorprende la mente umana. Quel Bambino, il Figlio di Dio, ha imparato ad essere figlio, o meglio ha avuto bisogno di fare l’esperienza di figlio per essere il Signore della storia. Gesù ha avuto bisogno di un papà e di una mamma a cui obbedire, con cui confrontarsi, con cui imparare a guadagnare il pane. In altri termini, ha avuto bisogno di un papà e di una mamma per vivere, per essere nella storia.
Noi siamo nella storia, ma non vogliamo essere figli!
C’è un altro aspetto che mi ha colpito: Gesù ha conosciuto il progetto di Dio insieme con Giuseppe e Maria. La sua storia non è stata altra rispetto a quella della sua famiglia, pur tra vicende oscure e liete. E’ con loro che Gesù ha scoperto la sua identità e la sua missione.
Cari amici,
vorrei confidarvi una mia esperienza personale che possa aiutarvi a riflettere. Spesso i nostri problemi nascono quando vogliamo fare da soli, quando dimentichiamo la nostra famiglia. Quando penso al perché sono a Roma il mio pensiero corre al desiderio di mio papà che voleva che io fossi medico. Era la sua aspirazione più grande. Io gli ho obbedito perché ero certo che cercava il mio bene. E ho fatto presto, senza perdere tempo (mai fuori corso!). Proprio per questo il Signore ha creato le condizioni per condurmi su altre strade, fino a Roma per
restarci pochi anni per la preparazione al Sacerdozio. E invece ne sono già passati 34!
Il mistero di Dio e la sua vicinanza si scoprono nella famiglia. Quando penso a Gesù che aiuta il suo papà a levigare la legna, a consegnare il prodotto fatto, a ricevere le monete conquistate con il proprio lavoro, la mia esistenza si libera da ogni progetto fantasioso e si apre al realismo della storia.
Infine vorrei fermare la vostra attenzione su Maria, la cui maternità divina è celebrata nel primo giorno dell’anno. Ebbene, Maria, la Madre di Dio, la donna più grande della storia, non ha rifiutato di avere un marito. Poteva fare da sola, come già aveva sperimentato nella sua maternità. Forse qualche padre spirituale non
Le avrebbe consigliato di ritirarsi nel deserto per contemplare il suo mistero? Invece Maria ci ricorda che quando si vive nella storia, di fronte alla maternità, la donna non può fare a meno dell’uomo. La dualità maschio-femmina non può essere sminuita, o peggio ancora eliminata, neppure di fronte a eventi religiosi o anche strabilianti, come può permetterli oggi la tecnologia riproduttiva. Che lezione di antropologia per tutti! Che lezione di tenerezza per tutti!
Cari amici,
il futuro della società non dipenderà dalle politiche di rigore o di sviluppo dell’Unione Europea. Il futuro dipende da ciascuno di noi se ci scopriremo figli e non “dispersi” nel mare della storia. Quale tremenda responsabilità è nelle mani dei genitori quando “fanno” il figlio ma non lo generano! Quando il loro reciproco
amore si disperde nel nulla dimenticando che esso è la sorgente dei progetti dei loro figli!
Questo è il mistero del Natale, un tempo nuovo per l’umanità. E’ il tempo della «tenerezza» dell’amore coniugale e dei figli verso i genitori, come ci ha ricordato più volte in questi giorni natalizi Papa Francesco. E’ il tempo della «genealogia» e non della cronologia. “Il Verbo si è fatto carne” (Gv, 1,14) perché l’esistenza umana
non fosse già programmata, ma vissuta come dono per sé e per gli altri.
E’ questo l’augurio che vi rivolgo per il nuovo anno: lasciatevi affascinare dalla vita della famiglia di Nazaret. Il tuo sì a Dio deve passare attraverso la tua condizione di figlio. Come ha fatto Gesù: ha detto sì a Dio vivendo da figlio, figlio del carpentiere Giuseppe e di Maria, come tutti i suoi concittadini lo identificavano. Solo allora scoprirai il progetto di Dio sulla tua esistenza e sarai
costruttore della civiltà dell’amore.
Felice 2015! Vi benedico di cuore!
Vostro
+ Lorenzo Leuzzi