Cari studenti universitari,
riprendiamo il nostro cammino accademico e pastorale, conservando nel cuore la gioia del Vangelo della Misericordia che insieme abbiamo ascoltato e vissuto in tanti momenti dell’anno giubilare che volge al tramonto.
Desidero rivolgere un particolare e caloroso saluto a tutte le matricole che per la prima volta varcheranno la soglia delle aule universitarie. Sarà un’esperienza emozionante: sarete colleghi e non semplici studenti.
Ricordo il mio stupore quando il professore di istologia ed embriologia mi chiamò collega nella prima esercitazione: non avrei mai pensato che chiamasse me!
Anche oggi troverete tanti docenti della grande comunità accademica romana che sono in Università per voi e con voi per camminare insieme in quella faticosa e affascinante esperienza della carità intellettuale.
Forse leggerai per la prima volta questa nuova formula: carità intellettuale! Ma che cos’è? Vorrei descriverla ricordando le parole di papa Francesco rivolte ai giovani nella veglia in occasione della Giornata mondiale della Gioventù: “Lanciatevi nell’avventura della misericordia”. La carità intellettuale è la via di colui che ha incontrato il Vangelo della Misericordia. È l’eredità che siamo chiamati a custodire gelosamente nel nostro cuore.
Dobbiamo tutti riconoscere, matricole e non, che facciamo fatica a coniugare insieme lo studio e la carità. Infatti, siamo in un momento della storia dove le emergenze sono all’ordine del giorno: dall’immigrazione alla fragilità, dalla povertà al terremoto. Tutto sembra emergenza! Come vivere nell’emergenza, evitando che la nostra vita passi senza lasciare un’impronta? A cominciare dallo studio, dalla preparazione intellettuale?
Vorrei affidarvi un suggerimento: scoprire la lentezza di Dio. Di fronte all’emergenza il segreto è la lentezza di Dio. Nella storia si confrontano due possibilità: la fretta dell’uomo e la lentezza di Dio. La prima distrugge l’uomo, la seconda lo responsabilizza. La carità intellettuale può nascere e svilupparsi solo nella seconda possibilità, mentre nella prima c’è il grande pericolo di distruggere tutto, pur senza accorgersene. Molti pensano di fare del bene, ma in realtà hanno risolto distruggendo, senza porre le basi per ricostruire.
Cari amici,
il “dio misericordioso” appartiene alla prima possibilità; il Vangelo della Misericordia alla seconda. Noi cerchiamo la soluzione immediata, chiara e distinta, sia nel bene che nel male. Ma la storia è un’altra cosa! Essere protagonisti nella storia, come ci invita papa Francesco, è fare i conti con la lentezza di Dio, che non ci rivela né l’ora e né il luogo (cf. Mt 24,36)! L’evangelista Matteo, il cui Vangelo leggeremo nel prossimo anno liturgico, ce lo ricorderà più volte, con lo sconcerto dei suoi lettori. Ma perché tutto questo?
Cari amici,
Il Vangelo della Misericordia ci ricorda che Dio non ha voluto chiudere la partita con l’uomo, con nuove leggi e nuove promesse! Ha lasciato aperta la porta della storia: della mia, della tua, dell’umanità. È la porta della sua lentezza! Ho visto tanti amici che avevano raggiunto rapidamente tanti traguardi. Ma poi la delusione, come avviene nel sabato del villaggio di Leopardi. Siamo spettatori di tanti uomini e donne che confondono l’urgenza con l’emergenza, la rapidità con l’efficienza. Anche la carità non è solo emergenza o efficienza! Il rischio è di cadere nell’effimero, come ricordava Aldo Moro! La carità intellettuale è la via per non cadere nell’effimero e di costruire la storia con tutti e per tutti. Ma ciò vale anche per la vita di coppia: il tutto e subito scambiato come vero amore!
Il Vangelo della Misericordia è il grande annuncio per l’uomo contemporaneo: la lentezza di Dio non è la sua lontananza, ma è l’invito a conoscere bene la storia, a non evaderla ma soprattutto ad amarla e servila. È lo spazio della libertà! La lentezza di Dio è il Crocifisso-Risorto: il centro del cosmo e della storia (RH, n. 1), forza e speranza per tutti gli uomini. Insieme vogliamo vivere l’esperienza della fatica dello studio per essere protagonisti nella storia, umili e coraggiosi, aiutando la società a superare la tentazione dell’effimero che talvolta assume il volto dell’efficienza. La lentezza di Dio è il tempo di saper aspettare e rispettare i tempi della mia esistenza e di quella degli altri.
Vi aspetto il 17 ottobre alle ore 20.00 al Teatro Brancaccio per accogliere le nuove matricole e manifestare la nostra amicizia ai colleghi dei paesi del terremoto. Sarà con noi il Cardinale Vicario Agostino Vallini.
Buon anno accademico.
Vostro
+ Lorenzo Leuzzi