Caro parroco,
Nella nostra basilica, quando all’ambone si legge la Parola di Dio, in genere il lettore, maschio o femmina che sia, si fa capire poco. C’è chi pronunzia a bassa voce, come se leggesse per sé; c’è chi sta troppo lontano dal microfono; c’è chi va troppo in fretta e si mangia le finali delle parole; c’è chi legge in tono incolore e spesso sciatto. Mi scuso per queste critiche. Non si può rimediare?
(inviata per e-mail)
Caro Signore,
sento di non poterle dar torto. Mi permetto la classica “una botta al cerchio e una alla botte”. Una buona parte di questa difficoltà degli ascoltatori a seguire le letture dipende dalla conformazione architettonica del tempio, le cui due cupole (occupano praticamente tutto lo spazio che dovrebbe essere riservato al soffitto), l’altezza complessiva della basilica, le pareti e le colonne tutte rivestite di marmo creano un pasticcio sonoro che è difficile sanare. Ci abbiamo provato più volte e con ditte diverse, ma non abbiamo ancora risolto in maniera soddisfacente.
Purtroppo molto si deve anche alla impreparazione dei lettori. C’è chi crede di saper leggere, chi trotta come un cavallo da corsa, chi si mangia le parole… Lei nella sua breve e-mail ha già individuato con precisione i difetti dei lettori. Posso assicurarle che “abbiamo preso il toro per le corna”: stiamo radunando i lettori per educarli alla proclamazione della Parola di Dio che non è come la lettura di una serie di news, né come quella di un romanzo: ci sono regole precise da osservare. La cosa più urgente è che occorre prepararsi, pre/leggere il brano e capirlo personalmente per poi farlo capire a chi ascolta sillabando le parole con calma e solennità.