BUONI COMPAGNI E PRATICHE DI PIETÀ
Fra coloro che componevano la Società dell’Allegria ne ho potuto rinvenire alcuni veramente esemplari. Fra costoro meritano essere nominati Garigliano Guglielmo di Poirino e Braje (1) Paolo di Chieri. Essi partecipavano volentieri alla onesta ricreazione, ma in modo che la prima cosa a compiersi fossero sempre i doveri di scuola. Amavano ambidue la ritiratezza e la pietà, e mi davano costantemente buoni consigli. Tutte le feste, dopo la congregazione (2) del collegio (3), andavamo alla chiesa di S. Antonio, dove i gesuiti facevano uno stupendo catechismo, in cui raccontavansi parecchi esempi che tuttora ricordo.
Lungo la settimana poi la Società dell’Allegria si raccoglieva in casa di uno de’ soci per parlare di religione. A questa radunanza interveniva liberamente chi voleva. Garigliano e Braje erano dei più puntuali. Ci trattenevamo alquanto in amena ricreazione, in pie conferenze, letture religiose, in preghiere, nel darci buoni consigli e nel notarci quei difetti personali, che taluno avesse osservato, o ne avesse da altri udito a parlare. Senza che per allora il sapessi, mettevamo in pratica quel sublime avviso: Beato chi ha un monitore. E quello di Pitagora: «Se non avete un amico che vi corregga i difetti, pagate un nemico che vi renda questo servizio». Oltre a questi amichevoli trattenimenti andavamo ad ascoltare le prediche, spesso a confessarci e a fare la santa comunione.
Qui è bene che vi ricordi come di quei tempi la religione faceva parte fondamentale dell’educazione (4). Un professore che eziandio celiando avesse pronunziato una parola lubrica o irreligiosa, era immediatamente dismesso dalla carica. Se facevasi così dei professori, immaginatevi quanta severità si usasse verso gli allievi indisciplinati o scandalosi!
La mattina dei giorni feriali s’ascoltava la santa messa; al principio della scuola si recitava divotamente l’Actiones coll’Ave Maria. Dopo dicevasi l’Agimus coll’Ave Maria. Ne’ giorni festivi poi gli allievi erano tutti raccolti nella chiesa della congregazione. Mentre i giovani entravano si faceva lettura spirituale, cui seguiva il canto dell’uffizio della Madonna; di poi la messa, quindi la spiegazione del Vangelo. La sera catechismo, vespro, istruzione. Ciascuno doveva accostarsi ai santi sacramenti e per impedire trascuratezza di questi importanti doveri, erano obbligati a portare una volta al mese il biglietto di confessione. Chi non avesse adempito questo dovere non era più ammesso agli esami della fine dell’anno, sebbene fosse dei migliori nello studio. Questa severa disciplina produceva maravigliosi effetti. Si passavano anche più anni senza che fosse udita una bestemmia o cattivo discorso. Gli allievi erano docili e rispettosi tanto nel tempo di scuola, quanto nelle proprie famiglie. E spesso avveniva che in classi numerosissime alla fine dell’anno erano tutti promossi a classe superiore. Nella terza, umanità e retorica, i miei condiscepoli furono sempre tutti promossi.
La più fortunata mia avventura fu la scelta di un confessore stabile nella persona del teologo Maloria, canonico della collegiata di Chieri. Egli mi accolse sempre con grande bontà ogni volta che andava da lui. Anzi mi incoraggiava a confessarmi e comunicarmi colla maggior frequenza. Era cosa assai rara a trovare chi incoraggiasse alla frequenza dei sacramenti. Non mi ricordo che alcuno de’ miei maestri mi abbia tal cosa consigliata. Chi andava a confessarsi e a comunicarsi più d’una volta al mese, era giudicato dei più virtuosi; e molti confessori nol permettevano. Io però mi credo debitore a questo mio confessore, se non fui dai compagni strascinato a certi disordini (5), che gli inesperti giovanetti hanno purtroppo a lamentare nei grandi collegi.
In questi due anni non ho mai dimenticato i miei amici di Murialdo. Mi tenni sempre con loro in relazione e di quando in quando nel giovedì faceva loro qualche visita. Nelle ferie autunnali, appena sapevano della mia venuta, correvano ad incontrarmi a molta distanza e facevano sempre una festa speciale. Fu pure tra essi introdotta la Società dell’Allegria, in cui venivano aggregati coloro che lungo l’anno si erano segnalati nella morale condotta, e all’opposto si cancellavano dal catalogo quelli che si fossero regolati male, specialmente se avessero bestemmiato o fatto cattivi discorsi.
NOTE
(1) Braje. Qui e più avanti la vera grafia di questo cognome e Braia.
(2) congregazione. Adunanza regolamentare degli allievi per il compimento di pratiche religiose.
(3) collegio. Da intendersi nel senso di luogo, dove s’impartisca l’insegnamento a molti giovani in varie classi, senza che questi vi convivano. Negli Stati Sardi, ogni città capo di provincia aveva il suo ” collegio di latiniti”. Chieri, non capo di provincia, ma centro cospicuo, aveva collegio con ginnasio e filosofia (liceo).
(4) la religione… parte fondamentale dell’educazione. La legislazione scolastica del tempo è contenuta in una pubblicazione ufficiale intitolata: Raccolta, per ordine di materia, dei Sovrani Provvedimenti che reggono gli studi fuori dell’ Università e gli stabilimenti dipendenti dal Magistrato della Riforma (Torino, Stamperia Reale, 1834). Vi si trovano anche le regie patenti del 23 luglio 1822, emanate dal Re Carlo Felice in materia di religione. Ampio e particolareggiato ne è il programma. Don Bosco, nelle disposizioni date per i suoi collegi, mostra di averlo avuto presente alla memoria. Basti ricordare l’articolo 123 che diceva: «Nei giorni che precedono le altre solennità maggiori di Santa Chiesa, le feste della Beata Vergine e dei Santi Protettori degli studi, finita la scuola si prepareranno gli animi degli scolari a celebrarne i misteri». Analoga prescrizione è fatta da Don Bosco per le scuole salesiane (Regolamenti per le Case Salesiane, P. I, c. VI, a. 13).
(5) se non fui… strascinato a certi disordini. Esperienza preziosa, che contribuirà a fargli considerare e proclamare colonne di un buon sistema educativo la confessione e la comunione, la cui frequenza trovava allora ostacolo in sopravviventi rigorismi giansenistici.