Fraternamente
don Giancarlo
Deliziosa una parabola del bruco e della farfalla di S.
Teresa D’Avila. Parla di piccoli semi, simili a granellini di pepe, che al sopraggiungere dell’estate, proprio quando il gelso si copre di foglie, cominciano a prendere vita.
Prima erano come morti ma ora che l’albero s’è vestito di verde essi si sviluppano si mettono sui ramoscelli del gelso e là, con la loro minuscola bocca filano la seta che cavano dal loro stesso corpo, fabbricandosi bozzoli densi nei quali essi, ormai vermi brutti e grossi, si rinchiudono e muoiono. Però poco dopo dal bozzolo esce
una farfalla bianca e tanto graziosa…
Cari fratelli,
il breve racconto del baco che diventa farfalla è una celebrazione della vita che sembra morire ma in realtà non muore, solo si trasforma… diventa una splendida
creatura che vola libera nel cielo.
È facile coglierne l’allegoria. Il cristiano, dice santa Teresa, “si fabbrica la casa nella quale dovrà morire…”, ma sa bene che la sua morte non è una morte, tutt’altro, è il trionfo della vita trasformata. È il capolavoro della inimitabile fantasia di Dio. È bene che questo verme, che ha strisciato l’esistenza terrena tra tante miserie, lottando, sopportando, fuggendo, amando, si spogli di ogni carico superfluo, lasci tutti i suoi inutili pesi e si prepari a raggiungere altri cieli, altri orizzonti!
Il parroco