Caro don
Si celebrano spesso messe per la pace qui, per la pace là, per la pace su, per la pace giù […] Ho anch’io partecipato a qualcuna di queste: per la Siria, per la Libia, per la Nigeria. […] Ciò che volevo sottolineare, con qualche fastidio, è che non ho mai sentito né partecipato a una messa per la pace in famiglia […] tra marito e moglie, tra suocera e nuora, tra genitori e figli, tra nonni e nipoti. Lei crede che non ce ne sia bisogno?
E-mail firmata
Caro signore,
Rispondo d’emblée alla domanda finale. Sì, ce n’è bisogno! Quando si celebra per la pace, anche se si specifica “per la Siria” [poiché la guerra che vi si combatte è una guerra sporca, difficile da capire, date le bizzarrie della politica che sono tanto incomprensibili quanto nefaste] o in Libia, o in Nigeria, ecc. in realtà non si celebra solo per quei luoghi particolarmente segnati dalla tragedia, ma più semplicemente per la pace in generale, consapevoli che essa pace è un anelito insopprimibile dell’uomo. S. Tommaso la definiva “tranquillità dell’ordine”, come effetto della carità. Mi pare una definizione ad hoc: la dove c’è carità c’è ordine e dove c’è ordine si vive tranquilli, quindi in pace. E c’è ordine quando sia gli uomini sia le cose stanno al posto giusto, regolate in perfetta armonia. In definitiva c’è pace quando l’uomo vive la sua giornata seguendo la legge della carità. È un’utopia? Beh, come cristiano e sacerdote, io credo alle utopie.