Caro parroco,
accudisco mia madre vicina ai cent’anni. Sono cattolico praticante […] mi piace vivere la religione nella mia vita quotidiana […] la considero una via di salvezza. […] (e tuttavia) mi annoio alle prediche teologiche […]. Gesù (andava al sodo): curava i malati, liberava gli indemoniati, predicava la buona novella, risuscitava i morti. […] odiava il peccato […] Penso che l’odierna mentalità borghese sclerotizzi tutto quello che tocca: la borghesia è refrattaria al bene […]
Caro signore,
per amore di brevità scelgo solo alcune affermazioni della sua lunga lettera. Mi pare splendido accudire la mamma che ormai è quasi centenaria… Penso a mia sorella che ha fatto la stessa cosa, con non poco sacrificio, per nostro padre e nostra madre fino alla loro morte. È un grande merito presso il Signore l’obbedienza al quarto comandamento.
Le dirò, per inciso, che anche il sottoscritto, nonostante l’intrapresa via del sacerdozio, si annoiava a morte ascoltando certe omelie domenicali. Perciò, quando è toccato a me salire sul pulpito per attualizzare la parola di Dio, ho fatto il ferreo proposito di non oltrepassare mai i dieci minuti. Ero convinto – e lo sono tutt’ora – che sette/otto minuti siano più che sufficienti per illustrare l’essenziale del messaggio delle letture ascoltate e applicarlo alla vita. Considero una delle fatiche fondamentali del prete l’omelia, per la quale occorre prepararsi per giorni prima di salire l’ambone.
È vero che Gesù odiava il peccato, ma non i peccatori, anzi è venuto proprio per loro, cioè per tutti, visti che tutti lo siamo.
Anch’io sono del parere che l’odierna mentalità borghese sia mille miglia lontana dal pensiero di Cristo; anche le sue “prediche”, quasi tutte impostate su semplici parabole della vita quotidiana, andavano all’essenziale e toccavano il cuore dei suoi ascoltatori.