Luca 2, 1-14: 1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3 Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4 Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5 Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6 Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. 8 C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10 ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13 E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14 «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 2, 1-14
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c`era posto per loro nell`albergo. C`erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l`angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito apparve con l`angelo una moltitudine dell`esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama».
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
I primi due capitoli di Luca, sono chiamati “vangeli dell’infanzia” e si staccano dalla primitiva predicazione cristiana dei Vangeli che, raccontando la vita e le parole di Gesù iniziava dall’attività di Giovanni (esempio: Mc 1, 2 ss, Atti 10, 37). Questi capitoli si differenziano poi nettamente anche dai successivi per il mondo con cui vengono utilizzati e personaggi dell’Antico Testamento, per l’orizzonte teologico, che si ispira alle attese messianiche giudaiche e per lo stile letterario. Lo stile con cui Luca scrive questi capitoli era ben noto in Israele ed era chiamato “midrash” o “commento”, che era uni commento edificante della Bibbia fatto dai Rabbini,. riattualizzando i testi sacri alla luce di fatti nuovi. In Luca 1-2, sulla base di una breve autentica memoria dei fatti, il racconto viene completato da un’antologia di citazioni attinte all’Antico testamento e appropriate alla nascita del Messia. I fatti storici provengono dall’ambiente della Madre e dei parenti di Gesù o furono conservati nei circoli giudeo-cristiani e sono la nascita di Giovanni da un vecchio sacerdote e da Elisabetta, la nascita di Gesù, il Messia, in occasione di un viaggio per censimento a Betlemme, da Maria sposata Giuseppe, le cerimonie avvenute attorno a quelle nascite e un episodio della fanciullezza di Gesù al tempio. Luca ha rielaborato i fatti, li ha riletti mediante allusioni e attualizzazioni dell’Antico Testamento, come le nascita di Isacco, di Samuele, di Sansone e li ha ricomposti non secondo la successione cronologica, ma secondo un criterio artistico: (composizione di un’azione drammatica in due dittici: Giovanni e Gesù, parallelismo, ritornelli). Inoltre tutto è letto alla luce della resurrezione è Gesù che è visto come figlio di Davide, Messia, re, figlio di Dio, anche se si questa precisazione di discute se sia chiara in questi capitolo. Con Luca 1-2 non ci troviamo davanti ad una storia per bambini ma davanti a racconti carichi di messaggi teologici, che esigono studio attento. La pericope proposta per la messa della notte di Natale presenta il fatto storico della nascita di Gesù a Betlemme. Non si tratta né di un resoconto cronachistico, né di una leggenda colorita di folclore, ma di un avvenimento reale interpretato alla luce della fede cristiana, con al centro l’annunzio semplice e conciso della nascita di Gesù: “ Dette alla luce il suo primogenito”.
CENSIMENTO….QUIRINO (2)
Luca inquadra, secondo il suo solito, la nascita di Gesù nel contesto del mondo romano, ma questa annotazione sfugge al nostro controllo storico. Sappiamo che Augusto fu imperatore dal 30 A.C al 14 d. C, che indisse molti censimenti generali e parziali; è detto che questa fu un censimento generale (“ di tutta la terra”), cioè di tutto l’impero romano, da Augusto considerato “tutta la terra”, che Quirino fu legato in Siria e fece un censimento nell’anno 6 d. C., quindi dopo la nascita di Gesù ma Gesù, secondo calcoli più esatti sarebbe nato verso il 5 d. C.. Da ciò deriva che non ci può essere coincidenza tra il censimento di Quirino e la nascita di Cristo. Pertanto per la datazione del censimento qui indicato si fanno varie ipotesi: una è che Quirino ne abbia fatto un altro prima di quello del 6, appunto questo indicato come “primo”; un’altra ipotesi e che v. 2 possa essere tradotto come segue: “questo censimento avvenne prima che Quirino fosse governatore della Siria”.
CIASCUNO NELLA SUA CITTA’ (3)
Un censimento romano poteva essere basato sul principio delle residenza nella propria città di nascita. Un papiro egiziano attesta che il governatore d’Egitto nel 104 d. C. ordinò un “censimento per famiglie”.
GIUSEPPE.. DELLA FAMIGLIA DI DAVIDE (4)
E’ un motivo contingente che spinge Giuseppe lontano da Nazaret: egli infatti va a Betlemme perché era della discendenza di Davide. E Luca sottolinea questa discendenza (“casa” “famiglia” “città di Davide”). In questa cittadina si avvera la profezia di Michea 5, 1. Betlemme (a.777) oggi è un paese di 7.500 abitanti, allora ne aveva un migliaio. Da Nazaret (a. 525) distava 150 chilometri, che a quei tempi si percorrevano in tre giorni di carovaniera. Le strade allora era cattive e infestate da predoni.
MARIA SUA SPOSA (5)
Maria deve andare, anche se incinta, perché era obbligata a presentarsi personalmente alle autorità civili per le dichiarazioni richieste.
SI COMPIRONO … DIEDE ALLA LUCE (6)
Siamo al “compimento” dei giorni del parto, ma anche al “compimento” teologico. “Diede alla luce”, la nascita è accennata con estrema sobrietà: l’avvento di Dio nell’umanità si compie in semplicità.
PRIMOGENITO (6)
Luca usa “prototokos” e non “monogenes”, come in 7, 12, non perché Maria abbia avuto altri figli, ma in senso giuridico: il maschio primogenito doveva essere consacrato a Dio. (Es 13, 12)
LO AVVOLSE IN FASCE (7)
La fasce e la mangiatoia presentano una scena di semplicità estrema, di reale povertà. Gesù nasce in una delle caverne scavate nelle colline che circondano Betlemme, che avevano un ambiente interno riservato alle bestie e una tettoia appoggiata alla grotta per gli ospiti o per i pasti.
NON C’ERA POSTO (11)
L’albergo era in realtà un caravanserraglio, un recinto chiuso da un muro a cielo aperto con uno stanzone e poche stanzette; nel locale interno e nel cortile tutto era in comune e non era certo il posto per una nascita. E’ anche la constatazione che Gesù non trova un posto per nascere tra gli uomini. “I suoi non l’hanno accolto” dirà Giovanni 1, 11.
CERANO NELLA REGIONE (8)
I pastori della Giudea vivevano emarginati dalla città, sempre a contatto con gli animali e non godevano di buona fama, anche per il loro concetto piuttosto largo sulla proprietà, Legalmente non potevano testimoniare. Per i farisei erano “ il popolo della terra”. Eppure sono i primi chiamati come testimoni di Gesù.
VEGLIAVANO DI NOTTE (8)
Ciò avveniva di solito tra la Pasqua e Novembre, ma anche in altri periodi dell’anno. Da questa notizia non possiamo quindi dedurre che Gesù sia nato in un determinato mese. Solo sappiamo che era “di notte”, quando i pastori si trovavano a vegliare per le pecore. La notte poi è anche il simbolo delle tenebre che Dio riempie della sua luce.
UN ANGELO (8)
L’annunzio avviene secondo lo schema delle apparizioni: gloria luminosa, spavento, incoraggiamento, lieto messaggio, segno.. L’angelo è un messaggero di Dio.
LA GLORIA DEL SIGNORE (9)
“Gloria” nell’A.T indica la manifestazione della presenza del Signore. (Es 40, 34) E’ Dio stesso che si comunica ai pastori, attraverso il simbolo della luce e la mediazione dell’angelo. La gloria del Signore avvolge i pastori, come gli Apostoli nella trasfigurazione.
NON TEMETE..ANNUNZIO..GIOIA (10)
Risalta lo schema delle apparizioni. La gioia annunziata per tutti proviene dalla venuta del Salvatore.
E’ NATO (11)
“Oggi” (semeron) indica l’inizio dell’era messianica, il termine di tutta la storia di Israele che fu una lunga preparazione alla venuta di Gesù.. “Voi” indica non solo i pastori ma l’intero popolo. “Un salvatore…..“. In questo annunzio è concentrato l’essenziale della professione di fede circa la vera identità di Gesù, annunziata già da ora, senza aspettare l’ora della risurrezione: Gesù è il Salvatore, è il Messia, è Dio, Signore è infatti titolo divino per eccellenza e Gesù non diventa Signore dopo la risurrezione, lo è di diritto fin dal concepimento e della nascita.
PER VOI IL SEGNO (12)
Il segno era di solito un avvenimento straordinario. Qui il segno è identico alla promessa, è un bambino. Questo segno, come poi la croce indicano un Dio che si fa servo, che si fa agnello, che si fa piccolo per amore.
UNA MOLTITUDINE (13)
La presenza degli angeli ricorreva nell’apocalittica di Qumran per dire che la comunità era il luogo della presenza di Dio. Questo midrash in Luca vuole esprimere che Dio è presente nel bambino della mangiatoia. Il coro degli angeli suscita e completa quella degli emarginati pastori e canta la gloria nel profondo dell’umiliazione.
GLORIA A DIO (14)
Gli angeli prima di lasciare i pastori intonano un inno in cui risaltano tre elementi che si contrappongono: Gloria-pace; Dio-uomini, cielo terra. E’ una proclamazione messianica: è la nascita di Cristo che reca gloria, lode e onore a Dio, salvezza, gioia, pace agli uomini, che dà a Dio il massimo di gloria e rivela agli uomini la volontà salvifica di Dio. La pace è per gli “uomini della benevolenza” (eudokia) divina di cui essi sono oggetto. E tutti gli uomini ne sono oggetto, dato che Dio ama tutti (3, 6).
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
E’ NATO IL SALVATORE
Il nostro Salvatore è nato oggi: rallegriamoci. Non c’è più posto per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita: la vita che distrugge il timore della morte e ci mette dentro la gioia e la speranza dell’eternità. Nessuno è escluso dal partecipare a questa allegrezza. C’è un solo motivo di gioia comune a tutti: il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non ha trovato nessuno libero dalla colpa, e perciò è venuto a liberare tutti. Esulti il giusto, perché sta per giungere ala vittoria. Si rallegri il peccatore, perché gli viene offerto il perdono. Riprenda coraggio il pagano, perché viene chiomato alla vita. Quando venne infatti la pienezza del tempo, fissata dai decreti impenetrabili della sapienza divina, il Figlio di Dio assunse la natura umana per riconciliarla con il suo Creatore; così il diavolo, autore della morte, sarebbe stato vinto proprio attraverso quella natura che prima era stata sottoposta al suo dominio. Ringraziamo dunque Dio Padre, per mezzo del Figlio nello Spirito Santo, che nell’infinita misericordia con cui ci ha amato, ha avuto pietà di noi, “morti come eravamo per le nostre colpe, ci ha ridato la vita in Cristo” (Ef 2, 5) perché fossimo in lui una nuova creatura. Cristiano, prendi coscienza della tua dignità: sei diventato ormai partecipe della natura divina; non abbassarti fino a tornare all’indegna condotta di un tempo. Ricordati quel è il tuo capo e di quale corpo tu sei membro. Ricordati che sei stato strappato al potere delle tenebre e introdotto nella luce del Regno di Dio. (San Leone il Grande)
DIO INCARNATO
Dio sulla terra! Dio tra gli uomini! Dio incarnato! Non è più colui che opera in determinati momenti, come al tempo dei profeti, ma è colui che assume interamente la natura umana e, per mezzo della nostra carne, innalza a sé tutta l’umanità. Lasciati penetrare da questo mistero: Dio è venuto nella carne per uccidere la morte che vi si nasconde. Come le cure e le medicine vincono gli elementi nocivi assimilati dal corpo, e come il buio in casa è dissipato dalla luce che entra, così la morte, che teneva in suo potere la natura umana fu distrutta con la venuta della divinità. Cantiamo gloria con i pastori, danziamo insieme con gli angeli, “ perché oggi è nato a noi il Salvatore, che è il Messia, il Signore”. Ci è apparso il Signore non nella sua condizione divina, per non spaventare la nostra debolezza, ma nella condizione di un “schiavo” (Fil 2, 6-7), per liberarci dalla schiavitù. chi sarà così ingrato da non rallegrarsi ed esultare di gioia per un simile avvenimento? E’ una festa comune a tutta la creazione. Noi pure manifestiamo la nostra gioia; diamo alla nostra festa il nome di Teofonia. Festeggiamo la salvezza del mondo, il giorno della nascita dell’umanità. Oggi è tolta la condanna di Adamo. Non ci sarà più “ Polvere tu sei e alla polvere ritornerai” (Gn 3, 19), ma: “ Unito a colui che è nei cieli, sarai elevato in cielo”. (San Basilio il Grande)
NEL MISTERO DEL VERBO INCARNATO
Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro e cioè di Cristo Signore. Cristo che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione…Egli è “l’immagine dell’invisibile Dio (Col 1, 15). Egli è l’uomo perfetto, che ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza con Dio, resa deforme già subito agli inizi a causa del peccato. Perché in lui la natura umana è stata assunta, senza per questo venire annientata, per ciò stesso essa è stata anche per conto di noi innalzata a una dignità sublime. con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, Egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato (Ebr 4, 15). (Guadium et spes n. 22)
GIOIA NATALIZIA
La venuta del Signore è gioia di Dio, cioè straordinaria ed inaudita manifestazione della sua gloria, è gioia per ogni uomo. Nessuno è escluso da questa gioia, perché Gesù è venuto a salvate tutti gli uomini. “La causa della gioia è comune a tutti: esulti il santo, perché si avvicina il premio, gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono, riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita”, dice San Leone il Grande, è gioia per tutta la creazione. “Esultino i cieli, esulti la terra….frema il mare e quanto contiene, esultino i campi e quanto contengono, si rallegrino gli alberi della foresta. davanti al Signore che viene”, canta il salmo 95. E’ gioia perché il Signore è venuto “ad assumere in sé tutto il creato, sollevarlo dalla sua caduta” e reintegralo nel disegno del Padre, coma esclama un prefazio del Natale. La gioia natalizia coinvolge cielo e terra: il canto degli angeli, la lode dei pastori, il magnificat di Maria, la gioia secolare della Chiesa che non può non esultare davanti alla buona notizia della nascita del salvatore. Ed è gioia per tutti noi se davvero accogliamo in noi il Signore che viene. (Antonio Bonora)
GESU’ LUCE, SALVEZZA
Gesù è luce, salvezza, potenza per tutti gli uomini. Gesù viene con luce per farci conoscere il senso e l’orientamento della nostra vita, come la luce permette di vedere e di orientarsi; egli è salvezza, perché viene a liberarci e fare giustizia; egli è potenza, perché ci dà la possibilità di vivere da uomini, anzi oltre l’umano, da figli di Dio. Gesù è il Verbo, cioè la parola di Dio fatta carne. Non è soltanto una parola fra le tante, non è una parola umana, ma la parola di Dio per l’uomo. Come parola di Dio Gesù dice il senso della realtà e fa esistere la realtà, perché la sua parola è creatrice e donatrice di senso. Tutta la realtà, dunque, dipende da Gesù Cristo. Il Natale allora è ascolto della parola di Dio, che è Gesù Cristo. “Dio che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi…in questi giorni ha parlato ai suoi per mezzo del suo Figlio..”(Eb 1,1-2). Dovremmo pensare tutte le cose a partire da Gesù Cristo, imparare da lui la verità su ogni cosa.. dobbiamo sempre imparare a farci discepoli della Parola incarnata”. (Antonio Bonora).
Nel Verbo incarnato è svelato pienamente ogni mistero e sparisce ogni dubbio sulle verità fondamentali. Riceviamo piena luce sulla natura di Dio, sul suo piano universale, sulla vocazione e sul destino dell’uomo, sui grandi problemi del male, del dolore, della morte. E’ la luce che vince le tenebre della schiavitù di satana e del suo regno di peccato e di morte. E’ una luce che fuga le tenebre del mondo soggiogato da oppressione, ingiustizia, peccato e morte.
VOLTO UMANO DI DIO
Se “con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unità in certo modo ad ogni uomo” allora ogni uomo “in certo modo” è Lui. E questo fatto è gravido di conseguenze: nell’uomo devo incontrare Dio. A livello di fede non c’è più posto per la semplice filantropia. Ogni incontro con il fratello deve tradursi in un incontro con Cristo. Occorre invocare la luce dello Spirito Santo perché ci aiuti a scoprire nel Bambino di Betlemme il volto umano di Dio e in ogni nostro fratello il volto divino del Signore. Si diventa allora solidali con tutti i drammi dei fratelli. Non c’è calamità, ingiustizia, inondazione, oppressione.. in cui io non mi senta coinvolto in prima persona. Rimanere fuori sarebbe come escludere Cristo dalla propria vita. Inoltre ci si impegna a promuovere l’uomo. Con la forza che viene da Lui, il credente unisce i suoi sforzi a quelli degli altri uomini di buona volontà per salvare i valori umani. E se questi sembrano sfaldarsi, anziché scoraggiarsi raddoppia l’impegno. e nella sua libertà, con il suo desiderio, con la sua fantasia, con l’intuito, con la ragione, va alla ricerca della soluzione giusta per la felicità dell’umanità, la soluzione insperata dalla mente umana, ma possibile con l’aiuto di Dio. (Mariano Magrassi)
NON C’ERA POSTO NELL’ALBERGO
Luca ci dice che “non c’era posto per loro nell’albergo”, Che tipo di albergo fosse non ha importanza. E non è il caso di immaginare insensibilità o durezza da parte degli albergatori. Perché non pensare semplicemente che non c’erano più posti disponibili per i nuovi venuti? E’ una situazione che, in forme diverse, può ripetersi e risultare attuale. Nella nostra vita troppo occupata da interessi, attività obiettivi, legami, non c’è posto per Gesù. Non vuol dire che siamo contrari o cattivi. Semplicemente siamo già occupati da qualcosa d’altro per cui, senza alcuna cattiveria, non c’è posto per lui. E’ come se anche noi avessimo una targhetta esposta con la scritta: “completo”. E Dio che cosa fa? Qui si rivela la sua ostinazione. Dio si ostina a nascere, Nasce comunque. se non nell’albergo, nella stalla. E’ la legge dell’amore. Nasce là dove ci sono bambini che nascono, ma anche nella nostra vecchia Europa, dove “non nasce più nessuno: non ci sono più bambini tra di noi. Siamo tutti stanchi; tutta l’Europa è stanca”, come dice padre Turoldo. Ma Dio nasce anche dentro la nostra vita congestionata e occupata. Anche se non c’è posto per lui. Nasce lo stesso. Sceglie la parte più oscura del nostro essere, buia come una stalla, là dove si raccolgono i nostri sentimenti disordinati, confusi, irrazionali, disgustosi, sui quali abbiamo paura di fissare lo sguardo. E in quella parte dimenticata del nostro essere, in quel silenzio e in quell’oscurità, Dio fa brillare una timida luce, quella della sua nascita.. Ciascuno porta dentro di sé questo Natale segreto. (Luigi Pozzoli)
VIVERE IL NATALE
Vivere il Natale significa accogliere realmente il Signore. Per fare questo è necessario che anche noi nasciamo con lui. Lo disse Gesù al vecchio Nicodemo: “ Se non nascerai una seconda volta, non entrerai nel Regno dei cieli” (Gv3,3) Per la verità noi siamo già nati una prima volta dai genitori e poi siamo rinati nel Battesimo. E’ questa seconda nascita che dobbiamo rivivere e rinnovare, accogliendo la vita di Cristo e rinnovando l’impegno di seguire gli insegnamenti che Egli ci ha dato. Essere cristiani vuol dire seguire Gesù, compiere ciò che egli ci ha detto di fare e seguire il cammino della Chiesa, che è il prolungamento visibile di Cristo stesso. Nascere con Gesù vuol dire rinnovarsi dentro, abbandonare la strada del male e mettersi sulla via del bene. Vuol dire uscire dalla tenebre e aprire gli occhi alla luce. Vivere il Natale significa portare la mondo la luce di Cristo. Col Natale è entrata nel mondo una grande luce. Chi accetta Cristo ha nel cuore questa luce e la porta ai fratelli in tutti gli ambienti in cui opera e vive, con la sua disponibilità verso gli altri, la sua coerenza, operando e presentandosi come cristiano. Non è facile, perché siamo fragili e tentati.. Ma se rinasciamo davvero a Natale saremo luce del mondo. Altrimenti il Natale passerà invano. Vivere davvero il Natale è anche viverlo in famiglia. La famiglia cristiana è stata definita dal Concilio “piccola chiesa”. E’ una comunità fatta di persone di diversa età, non solo accomunate da vincoli del sangue e dagli affetti, ma anche dalla fede. In essa il Natale è un momento significativo di crescita nella santità coniugale e familiare. Utili sono anche i segni del Natale, come il presepio ed è indispensabile è la preghiera fatta in comune, che caratterizza le famiglie cristiane. (da: Francesco Ruppi)
GENEALOGIA DI GESU’
Nel Vangelo di Matteo il brano 1, 18,-25 è preceduto da una lunga geneologia che presenta Gesù come il perfetto discendente di Abramo e di Davide. Ma Gesù non è solo il discendente di Davide, è anche Figlio di Dio. E’ quanto Matteo intende insegnare con il racconto del concepimento verginale, in cui, per altro, l’accento non cade sul fatto stesso del concepimento, e sul suo aspetto miracoloso, quanto sulle reazioni che suscita in Giuseppe. La descrizione delle sue angustie è un espediente per introdurre la formulazione della vera natura di Gesù, che l’uomo può percepire solo per rivelazione divina. Il racconto della concezione verginale vuole evidenziare il dono meraviglioso della condiscendenza di Dio che sceglie di essere il “Dio con noi”, cioè il suo stupendo innestarsi nello spessore del vivere umano per essere veramente il Figlio di Dio, fatto uomo attraverso Maria. Matteo connette lo straordinario concepimento verginale con l’antico Testamento (Is 7, 14) in modo da farlo rientrare nel disegno di Dio e sottolineare il contenuto messianico del nome Emanuele. L’osservazione che Giuseppe pensava di lasciar libera Maria può sorprendere e sono state proposte varie spiegazioni. Si può supporre che Giuseppe fosse stato messo al corrente dalla fidanzata dell’evento miracoloso che si era verificato in lei e che, in quanto giusto, non intendesse inserirsi indebitamente in una situazione in cui Dio operava in maniera tanto singolare. L’annunzio dell’angelo, in tal caso era giunto a far comprendere, per dono divino, che proprio in quella situazione unica aveva un ruolo importantissimo da svolgere nei confronti del nascituro e della madre, quello di essere il tramite della discendenza davidica, da cui doveva nascere il Messia. (Emiliano Vallauri). L’autore della lettera agli Ebrei nell’introduzione della lettera fa una solenne presentazione del Bimbo nato a Beltemme. Egli è la Parola ultima e definitiva del Padre, compimento delle Scritture. E’ il Figlio che era presso il Padre e per il quale tutto è stato fatto, il Figlio che è erede, superiore a tutti gli angeli. Eppure Egli è fratello nostro, che ha assunto la nostra natura. Egli è impronta di Dio, irradiazione della sua gloria, della stessa sostanza del Padre Con questi termini l’autore sceglie le parole più forti, ispirati da Sapienza 7, 25-25, che trova per esprimere l’identità, pur mantenendo la distinzione, tra Dio, il Padre e il Figlio. E’ quello che il concilio di Nicea cercherà di esprimere nel dogma della Trinità con l’aggettivo “consustanziale (in greco: homoousios). Dio è uno, si, ma non è isolato: in lui esiste un dialogo di amore con il quale ogni relazione di padre a figlio si deve ora misurare. L’ultima manifestazione di Dio, la più eccezionale, quella avvenuta “ultimamente”, quando il Figlio di Dio si fa uomo e si presenta nella fragilità di un bambino non è manifestazione di gloria, di signoria, di potenza, di potere, ma di misericordia, per purificare il mondo dal suo peccato. A Natale non è la greppia che porta il Figlio, ma Egli misericordia di Dio incarnata “ porta l’universo intero”. Non è quello che proclamerà Giovanni Battista: “Ecco l’agnello di Dio che porta (che toglie) i peccati del mondo” ? (Gv 1, 29). Questi è il nostro Dio. (Arrigo Chieregatti)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra. Cantate al Signore e benedite il suo nome. Annunziate di giorno in giorno la sua salvezza, in mezzo ai popoli narrate la sua gloria, a tutte le nazioni i suoi prodigi. Gioiscano i cieli ed esulti la terra, frema il mare e quanto racchiude, esultino i campi e quanto contengono, si rallegrino gli alberi della foresta. Esultino davanti al Signore che viene, perché viene a giudicare la terra. Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti. (Dal Salmo 95)
•Il Signore regna, esulti la terra, gioiscano le isole tutte. I cieli annunziano la tua giustizia e tutti i popoli contemplano la tua gloria. Una luce si è levata per il giusto, gioia per i retti di cuore. Rallegratevi giusti nel Signore, rendete grazie al suo nome santo. (Dal Salmo 96)
•Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà ala casa d’Israele. Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio. Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia. Cantate inni al Signore con l’arpa, con l’arpa e con suono melodioso, con la tromba e al suono del corno, acclamate davanti al re, i Signore. (Dal Salmo 97)
•O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo, concedi a noi che sulla terra lo contempliamo nei suoi misteri, di partecipare alla sua gloria nel cielo (Colletta: messa natalizia della notte)
•Signore, Dio onnipotente, che ci avvolgi della nuova luce del tuo Verbo fatto uomo, fa che risplenda nelle nostre opere il mistero di fede che rifulge nel nostro spirito. (Colletta: messa del Natale dell’aurora)
•O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine, e in modo più ammirabile ci hai rinnovati e redenti, fa che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana. (Colletta della Messa del natale: giorno)
•Mentre il silenzio fasciava la terra e la notte era a metà del suo corso, tu sei disceso, o Verbo di Dio, in solitudine e più alto silenzio. Fin dal principio, da sempre tu sei, Verbo che crea e contiene ogni cosa, Verbo, sostanza di tutto il creato, Verbo, segreto di ogni parola. (David Maria Turoldo)
•La creazione ti grida in silenzio, la profezia da sempre ti annunzia; ma il mistero ha ora una voce, al tuo vagito il silenzio è più fondo. E pure noi facciamo silenzio, più che parole il silenzio lo canti, il cuore ascolti quest’unico Verbo, che ora parla con voce di uomo. A te, Gesù, meraviglia del mondo, Dio che vivi nel cuore dell’uomo, Dio nascosto in carne mortale, a te l’amore che canta in silenzio. (David Maria Turoldo)
•Questo è il giorno degli umili, il giorno dei poveri, giorno di gioia, di luce e di pace, in cui vediamo il Signore del mondo, Parola vivente, in un corpo di bimbo, nato quest’oggi per noi.. Tu sei l’annunzio gridato dai tempi e che non abbiamo più bisogno di udire, perché gli occhi stupiti ti posson vedere. Tu sei Dio, Tu sei il Salvatore, il Santo dei santi, invisibile, eterno, venuto nel mondo a tenermi per mano. La luce mi invade, la gioia e la pace, ti vedo bambino adagiato sul fieno, ti credo mio re salvatore e potente, sovrano di pace di un popolo nuovo, redento, salvato: i figli del Padre rinati fratelli con te nell’Amore. (Suore Clarisse)
•Che cosa ci spinge, o Padre, a pregarti, se non la certezza che tu ci hai parlato? Siamo i tuoi figli che attendon di notte, come i pastori che vegliano il gregge, che senton nel cuore il bisogno pressante di correre verso l’udita follia. Non basta ascoltare, dobbiamo venire fino a Betlemme, la “casa del pane”. Ora che il giorno appena è spuntato e il canto notturno si ode lontano ci inviti a venire fino a Betlemme, a lasciare ogni cosa sicura, usuale. Ci inviti a venire fino a vedere la povera stalla, fino a toccare con mano il tuo corpo, fino a che, spogli dai nostri giudizi, nudi con lui davanti al mistero siam pronti a guardare il tuo amore di Padre, nel tenero volto di un Figlio adorato. (Suore clarisse)
•A te ci affidiamo, al tuo cuore di piccolo Bimbo: che vegli sul nostro cammino di uomini veri e fratelli, affinché siamo voce di pace per noi e per tutto il creato rinato con te nella luce di Dio. (Suore clarisse)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della Parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Accogliamo il Signore con fede come i pastori