Natale è una Festa immensa. Esaurirla in poche righe è impossibile. È necessario fare delle scelte. Quest’anno parleremo del Natale come tempo di regali, come tempo di doni. Ne parleremo, ovviamente, dal punto di vista pedagogico.
Il succo del Natale, quello vero, non quello taroccato d’oggi, è tutto qui: Natale è un regalo, il più stupefacente regalo della storia intera: Dio dona se stesso! Così il dono occupa un posto centrale nella nostra Festa più bella, così come dovrebbe occupare un posto centrale nell’arte di educare qualora pensassimo a tutta la sua valenza pedagogica. Ebbene, proprio il mese del Natale ci offre l’occasione per riflettere sullo straordinario valore educativo del regalo. Il dono è un modo per insegnare la bontà. Il dono fa uscire dal narcisismo, vale a dire dal pensare solo a sé, dall’essere avvitati su se stessi. Il dono ci fa ‘allocentrici’. È il primo grande apporto educativo del dono, perché il narcisismo è il cancro dell’educazione. Tutti ne sono convinti.
Lo psicanalista tedesco Erich Fromm (1900-80) è esplicito: «La piena maturità dell’uomo si compie solo con la completa liberazione dal narcisismo». Viktor Frankl (1905-1997), altro psicanalista, conferma: «Solamente nella misura in cui ci doniamo, realizziamo noi stessi».
Il dono contrasta con la mentalità dell’avere. Anche questo è un prezioso servizio pedagogico del donare. Le cose non sono mai innocue! Una sola prova: oggi, a forza di avere sempre più, l’uomo rischia di non essere più! Il dono riscalda il cuore. Sarà proprio il Bambino che festeggiamo a Natale che domani, cresciuto, avrà questa stupenda intuizione: «Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!» (At 20, 35). Il dono è educativo per natura sua. Educativo in sé in quanto rientra nella pedagogia positiva che è sempre costruttiva, all’opposto della pedagogia negativa. Donare qualcosa a qualcuno significa prenderlo in considerazione, stimarlo, apprezzarlo. Questa è pedagogia positiva allo stato puro, pedagogia sempre vincente! Aveva ragione Baden Powell (1857-1941), il fondatore dello scoutismo, a sostenere che “un sorriso fa fare il doppio di strada di un brontolio!”. Della stessa opinione era il noto scrittore francese Michel Quoist (1921-1997) il quale osservava che se nella sua vita di sacerdote era riuscito a fare qualcosa di buono era perché aveva fatto leva sull’amore di Dio, non sulle fiamme dell’inferno! Insomma, abbiamo ragioni più che sufficienti per concludere che il dono deve entrare a pieno nell’arte di educare. Ecco perché deve essere fatto a tutti, anche a Pierino. Fino ad oggi il carbone nero non ha mai educato nessuno.
IN CONCRETO
Perché il dono esprima tutta la sua valenza pedagogica, non è il caso di svuotare il supermarket. Non è la quantità che fa la bontà del dono, ma sono alcune caratteristiche che lo impreziosiscono. Il regalo dovrebbe essere personalizzato. Sui singoli pacchetti è bene scrivere: “Questo è per Marco”. “Questo è per Laura”. Così facendo, sottolineiamo l’amore, l’attenzione per ciascun figlio, indistintamente.
È bene che il dono sia moderato. Coprire il figlio di doni non è educativo per varie ragioni: lo può far sentire troppo importante; lo mette nell’imbarazzo della scelta; lo può rendere sempre più incontentabile.
È bene che il regalo sia desiderato. Il regalo è indovinato se soddisfa le attese del figlio in quel particolare momento della sua fase della vita evolutiva. Il genitore attento scopre facilmente quello che il figlio attende: lo coglie da ciò che dice, da ciò che lo soddisfa maggiormente, da ciò che ‘invidia’ negli amici.
È bene che il regalo sia duraturo. Non ha senso essere generosi quindici giorni all’anno! I doni devono continuare anche dopo Natale! Vi sono regali che non finiscono mai! E sono anche, una volta tanto, i meno costosi. Qualche esempio?
Ai figli regalo il mio tempo: mi occupo di più di essi e mi preoccupo di meno.
Regalo le mie orecchie: li ascolto.
Regalo la mia bocca: le mie preghiere, le mie parole buone, incoraggianti, balsamiche.
Regalo la mia faccia serena.
Regalo i miei occhi: mi accorgo della loro presenza.
Regalo tenerezza, perdono e pace in famiglia.
Non è un bel mazzetto di regali stupendi? Regali meravigliosi che fanno sì che Natale duri tutto l’anno. Regali così attraenti da farci pensare che siano proprio questi i doni che quest’anno si propongono di scegliere tutti i lettori del Bollettino Salesiano.
VOGLIO LA GENTE!
Quest’anno Natale
mi ha fatto un bel dono,
un dono un po’ speciale.
Mi ha dato allegria
canzoni cantate
in gran compagnia.
Mi ha dato pensieri
parole e sorrisi di
amici sinceri.
Dei vecchi regali
non voglio più niente,
ad ogni Natale
io voglio la gente!
(Roberto Piumini)
HANNO DETTO
«In Dio tutto è gioia, perché tutto è dono» (Paolo VI, papa).
«Donate ben poco se donate solo i vostri beni. È quando donate voi stessi che donate veramente!» (Gibran Kahlil Gibran, poeta libanese).
«È meglio regalare una poesia che una cravatta!» (Massimo Gramellini, giornalista scrittore).
«Fatico a camminare per il peso del cuore carico dei doni che non ho ancora donato!» (R. Tagore, poeta indiano).
(Tratto da IL BOLLETTINO SALESIANO – Autore PINO PELLEGRINO)