Dall’Enciclica Fratelli tutti, di papa Francesco (73-74)
La parabola ci fa fissare chiaramente lo sguardo su quelli che passano a distanza.
Questa pericolosa indifferenza di andare oltre senza fermarsi, innocente o meno,
frutto del disprezzo o di una triste distrazione, fa dei personaggi del sacerdote e del
levita un non meno triste riflesso di quella distanza che isola dalla realtà.
Ci sono tanti modi di passare a distanza, complementari tra loro. Uno è ripiegarsi su di sé, disinteressarsi degli altri, essere indifferenti. Un altro sarebbe guardare solamente al di fuori. Riguardo a quest’ultimo modo di passare a distanza, in alcuni Paesi, o in certi settori di essi, c’è un disprezzo dei poveri e della loro cultura, e un vivere con lo sguardo rivolto al di fuori, come se un progetto di Paese importato tentasse di occupare il loro posto. Così si può giustificare l’indifferenza di alcuni, perché quelli che potrebbero toccare il loro cuore con le loro richieste semplicemente non esistono. Sono fuori dal loro orizzonte di interessi. In quelli che passano a distanza c’è un particolare che non possiamo ignorare: erano persone religiose. Di più, si dedicavano a dare culto a Dio: un sacerdote e un levita. Questo è degno di speciale nota: indica che il fatto di credere in Dio e di adorarlo non garantisce di vivere come a Dio piace.
Una persona di fede può non essere fedele a tutto ciò la fede stessa esige, e tuttavia può sentirsi vicina a Dio e ritenersi più degna degli altri. Ci sono invece dei modi di vivere la fede che favoriscono l’apertura del cuore ai fratelli, e quella sarà la garanzia di un’autentica apertura a Dio. San Giovanni Crisostomo giunse ad esprimere con grande chiarezza tale sfida che si presenta ai cristiani: «Volete onorare veramente il corpo di Cristo? Non disprezzatelo quando è nudo. Non onoratelo nel tempio con paramenti di seta, mentre fuori lo lasciate a patire il freddo e la nudità». Il paradosso è che, a volte, coloro che dicono di non credere possono vivere la volontà di Dio meglio dei credenti.
Preghiera di intercessione
Signore, tu ci ricordi che i poveri esistono ancora
e sono più numerosi di quello che si pensa.
Non sono una categoria standard come un tempo,
ma sono una categoria mobile,
quasi una variabile della nostra società,
che produce sempre nuove sacche di miseria.
Ci sono i poveri che vanno in divisa,
sono quelli che hanno le caratteristiche dei poveri di tutti i tempi,
e ci sono quelli che, sull’abito impeccabile tagliato su misura della moderna civiltà,
irriconoscibili quindi come poveri,
hanno magari un piccolo distintivo che li contraddistingue come tali.
Sì, perché la povertà non è solo quella del denaro,
ma anche la mancanza di salute, la solitudine affettiva,
l’insuccesso professionale, l’assenza di relazioni,
gli handicap fisici e mentali, le sventure familiari
e tutte le frustrazioni che provengono da una incapacità
ad integrarsi nel gruppo umano più prossimo.
Amen.