Ottomila strutture coinvolte, due milioni di bambini e adolescenti iscritti, oltre 350mila volontari e animatori impegnati: ecco l’oratorio estivo 2016. «Una vera casa aperta a tutti, in cui imparare a conoscersi e a stimarsi » spiega don Riccardo Pascolini, presidente nazionale del Forum Oratori italiani (Foi). E, in effetti, quello che da alcuni decenni era un appuntamento fisso per i bambini e le bambine che durante l’anno avevano seguito il catechismo in parrocchia, con il passare del tempo è diventato, anche, un’esperienza per imparare a vivere con gli altri, soprattutto quando questi «altri» sono di una nazionalità straniera e professano un’altra religione. Impossibile del resto pensare che anche negli oratori italiani non si ripresenti quanto le giovani generazioni già vivono frequentando la scuola. Ma la vera scom- messa per gli oratori estivi è «quella di accogliere tutti – aggiunge ancora il presidente del Foi –, senza barriere di alcun genere. E non parliamo di semplice capacità di convivenza, ma di sapere crescere insieme per sapersi apprezzare e stimarsi pur nella diversità». Il tutto, spiega il rappresentante nazionale degli oratori italiani, «senza perdere la propria identità cristiana e senza rinunciare a momenti qualificanti di queste giornate, come, ad esempio, quello della riflessione e della preghiera». Preghiera nel rispetto di tutti, che spesso si tramuta in riflessioni e «non nel recitare soltanto le preghiere della Chiesa cattolica. Però l’invito a un momento di riflessione spirituale è rivolto a tutti, qualunque sia la religione professata ». Ma esprimere la propria identità «non impedisce di aprirsi all’altro, anzi, al contrario ci permette di instaurare rapporti veri» conclude il presidente nazionale del Forum Oratori italiani. Una presenza che cresce nel Paese. Secondo l’ultimo censimento condotto dalla Foi in Italia ci sono ottomila realtà oratoriali legate alle parrocchie, con una crescita di circa duemila unità dall’anno 2001 quando è stata condotta la precedente ricerca. E se nel Nord se ne contano 5.200 (con la Lombardia a fare la parte del leone con tremila strutture, quasi tre volte quelle del Piemonte, che ne conta 1.100, seguita dal Veneto con 550, l’Emilia Romagna con 540 e la Liguria con 100), la presenza al Centro e al Sud «è in fase di crescita», spiega don Pascolini. Nelle regioni del Centro abbiamo 1.050 strutture, che diventano 1.750 nel Sud, con una presenza cospicua in Puglia, che conta 850 strutture. La fotografia scattata dal Foi coinvolge 15 regioni su 20 (mancano tre a statuto speciale – Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto adige, e due a statuto ordinario Abruzzo e Molise). Consistenti anche i numeri relativi alla presenza di strutture in Campania e nel Lazio, entrambe con 350 oratori attualmente censiti. Sono 75 le strutture registrate dalla Foi sia in Calabria sia in Basilicata. Un’estate a tema. Quello dell’oratorio estivo è un vero e proprio cammino lungo di solito dalle tre alle cinque settimane. Un cammino segnato da un filo rosso, che viene proposto annualmente come tema di riflessione e di preghiera. Solitamente una storia, con personaggi che si rivolgono direttamente ai bambini cercando di trasmettere loro valori e atteggiamenti di vita. E così nell’arcidiocesi di Milano (dove da lunedì scorso sono attivi gli oratori per 300mila bambini con 50mila animatori) il tema 2016 è «PerDi- Qua» quasi appunto a indicare un cammino. Si intitola invece «Hobbit. In Te c’è di più» quello scelto dagli oratori dell’Anspi (Associazione nazionale san Paolo Italia), mentre i ragazzi degli oratori romani passeranno le loro settimane seguendo le «leggende delle porte luminose », quasi a ricordare il periodo giubilare e il passaggio della Porta Santa. Una risposta anche sociale. Come detto l’oratorio estivo nel corso dei decenni ha assunto sempre più caratteristiche differenti. «La parrocchia, anche la più piccola, magari anche quella che durante l’anno non ha attività specifiche di vita oratoriana – prosegue il presidente del Foi – si sente interpellata in questi mesi estivi dell’anno comprendendo che nel territorio, da parte delle famiglie , vi è una richiesta di risposte concrete alla “gestione” dei figli una volta terminata la scuola, ma non ancora iniziato il periodo di vacanze dal lavoro per i genitori stessi». Dunque un’attenzione concreta «alle esigenze del territorio e della comunità, non solo parrocchiale», con un’apertura «a tutti per far fare a loro un’esperienza importante». Una risposta che «nasce dalla passione educativa che le nostre comunità hanno nel proprio Dna». In gioco la capacità di aiutare le giovani generazioni a vivere in un mondo capaci di accogliere e rispettare tutti. Caratteristiche quanto mai necessarie in questi tempi difficili per l’accoglienza. «Ogni giorno gli oratori aprono le proprie strutture a bambini e ragazzi, senza distinzioni di età, estrazione sociale, etnia, lingua o religione – sottolineano al Foi – proponendo progetti educativi a vari livelli e fornendo una risposta affidabile alle sempre più pressanti richieste di aiuto e sostegno». Il rapporto con il territorio. «Difficile fare una fotografia generale di quanto accade nel Paese» ammette don Pascolini, anche se i territori e le istituzioni locali «spesso sono attente al servizio che i nostri oratori offrono nel periodo estivo». Differenti le risposte: dalla convenzione al riconoscimento di qualche contributo, dal coordinamento con altre realtà educative per evitare sovrapposizioni e aumentare l’offerta alle famiglie, al coinvolgimento in piani territoriali. «Ci sono anche esempi di vere e proprie alleanze tra oratori e territorio che sperimentano una forma di sussidiarietà reale e non di concorrenza» commenta ancora il presidente nazionale del Foi. Una scuola di vita per gli animatori. Sono oltre 350mila, tra giovani e adulti. Sono l’anima e le gambe per far procedere gli oratori estivi. Ne sono testimonianza i periodi di formazione e i corsi che durante i mesi invernali vengono organizzati proprio per insegnare ai futuri animatori degli oratori estivi a saper diventare «guide» e «testimoni» credibili di un percorso ricco di valori e umanità. Dunque, non semplice sorveglianza, ma capacità di coinvolgere, far giocare, saper stare insieme. Un’esperienza di vita così importante che da quest’anno in moltissimi oratori i giovani animatori possono svolgere il proprio percorso di alternanza scuola-lavoro. Ovviamente occorrono alcuni passaggi burocratici e amministrativi, con ruoli e compiti ben precisi. Ma di certo è il segno di quanto l’oratorio estivo sia sempre di più un’occasione di crescita umana. Per tutti.
(da Avvenire)