II Vaticano è sicuramente il posto che più di tutti ha visto Don Bosco. I suoi viaggi a Roma furono soprattutto viaggi in Vaticano e visite al S. Padre, sotto diversi aspetti.
Venne come fondatore, turista, “diplomatico” in alcune trattative presso il Regno d’Italia…
Sempre però visitò questi luoghi con l’occhio della fede. Leggiamo alcuni brani…
Prima visita di D. Bosco in Vaticano (26 Febbraio 1858):
Il 26 febbraio D. Bosco, accompagnato dal signor Carlo De Maistre e dal Ch. Rua, si diresse al Vaticano, colle il quale contiene quanto vi ha di più memorabile nella religione, di più eccellente nelle arti. Passando sopra il ponte Sant’Angelo recitarono il Credo per acquistare i cinquanta giorni d’indulgenza concessi dai Sommi Pontefici; e salutata la statua di S. Michele, dominante la mole Adriana ridotta a fortezza, eccoli sulla gran piazza della Basilica. In questo spazio fu il circo nel quale Nerone condannava i cristiani al supplizio del fuoco. Ora è circondato da 284 colonne con 88 pilastri disposti in semicerchio da ambo i lati in quattro file che dividono il porticato in tre ambulacri, dei quali il più ampio nel mezzo può dar transito a due carrozze; sopra il colonnato campeggiano 96 statue di santi. In fondo alla piazza una magnifica gradinata mette al vestibolo del tempio, tutto adorno di marmi, di pitture statue ed altri ornamenti. Superiormente è la gran loggia per la benedizione papale. Tutta quella facciata maestosa ed imponente regge tredici statue colossali, rappresentanti il Salvatore con a destra S. Giovanni Battista, e gli Apostoli, meno S. Pietro, disposti ai lati. Nel centro della piazza fiancheggiato da due meravigliose fontane, che gettano continuamente a grande altezza torrenti di acqua, s’innalza un obelisco egiziano, sormontato da una croce, nel mezzo della quale è incassato un pezzo del Santo Legno. Don Bosco e i suoi compagni si levarono il cappello e gli fecero riverenza, lucrando con quest’atto altri cinquanta giorni d’indulgenza. La Basilica ha cinque porte; chiunque la visita in qualsiasi giorno dell’anno, può guadagnare l’indulgenza plenaria, purchè abbia premessa la Confessione e la Comunione.
D. Bosco appena vi entrò, a tanta magnificenza ed immensità rimase buon tratto di tempo come estatico, senza proferir parola; e la prima cosa che lo colpì furono le statue in marmo dei fondatori degli Ordini religiosi, intorno ai pilastri della navata maggiore. Gli parve di vedere la celeste Gerusalemme. La lunghezza della Basilica nella nave maggiore, dalla porta di bronzo alla cattedra di S. Pietro, è di metri 185,37 el’altezza fino alla volta di 46. È il maggior tempio di tutta la cristianità. Dopo S. Pietro, il più vasto è quello di S. Paolo in Londra. – Se a questo, diceva D. Bosco scherzando, aggiungiamo la chiesa del nostro Oratorio si forma la precisa lunghezza della Basilica Vaticana. – Ciascuna cappella ha le dimensioni di una chiesa ordinaria.
MB V, 826-828
Tornò qualche giorno più tardi (l’8 Marzo) per visitare la cupola. Anche in cima alla “palla” il suo pensiero corre ai suoi ragazzi..
Ed eccoli per una scaletta fatta a lumaca, entrare nella prima e poi nella seconda ringhiera interna della cupola e farne il giro. Intanto D. Bosco notò che i mosaici, da lui contemplati ad uno ad uno, i quali dalla chiesa apparivano tanto esigui, visti di lassù prendevano forma gigantesca. Guardando poi in basso, gli uomini che lavoravano o camminavano nel tempio parevano altrettanti bambini e l’altare papale, sormontato dal baldacchino di bronzo alto dal pavimento circa 29 metri, un semplice seggiolone.
L’ultimo piano sovra cui ascesero è quello che posa sopra la punta della cupola medesima. Avevano raggiunta l’altezza di metri 118 e più. Quasi tutto intorno lo sguardo va a perdersi in un orizzonte vastissimo.
C’era ancora la palla, per giungere alla quale bisogna passare per una scaletta a perpendicolo arrampicandosi per sei metri, come dentro ad un sacco. Ma D. Bosco salì intrepidamente col Conte e col Ch. Rua, ed eccoli nella palla che aveva intorno intorno alcuni fori come piccole finestre, e che poteva dar comodo ricetto a sedici persone. Qui, all’altezza di circa 130 metri, D. Bosco prese a parlare di varie cose riguardanti l’Oratorio di Torino, ricordò con affetto i suoi giovani, ed espresse il desiderio di rivederli al più presto possibile e di lavorare per la loro salvezza. Ripreso fiato, discese senza più arrestarsi finchè pervenne co’ suoi amici alla porta d’uscita.
MB V,851-852
Nell’udienza avuta col Papa (Pio IX) il 9 Marzo 1858 (prima di una lunga serie), vediamo subito gesti di benevolenza del Santo Padre verso don Bosco, che scrisse: L’impressione di questa udienza sarà certamente incancellabile dal nostro cuore, ed è poi per noi un argomento di fatto per poter dire che basta l’accostarci al Pontefice per ravvisare in esso un padre che altro non desidera che il bene dei suoi figliuoli, i fedeli di tutto il mondo. Chi lo ascolta a parlare, egli è costretto a dire in cuor suo: – In quell’uomo avvi qualche cosa di sovra umano che non apparisce negli altri uomini ”.
MB V,862
la cronaca racconta…
Sul finir dell’udienza il Papa, chiesto a D. Bosco se già avesse visitata la Basilica di S. Pietro, gli dava il più ampio permesso di poter vedere ogni monumento o cosa notabile che vi fosse nell’alma città, ordinando al Monsignore dell’anticamera che innanzi a D. Bosco si aprisse ogni più recondito ripostiglio. – Procurate di vedere tutto ciò che è visibile – gli disse.
“ La bontà del Santo Padre, notò D. Bosco, il mio vivo desiderio d’intrattenermi con lui avevano portata l’udienza oltre a mezz’ora, tempo assai considerevole, sia riguardo alla sua persona, sia riguardo all’ora del pranzo che per nostra cagione gli era ritardato. Compresi di stima e di venerazione, confusi da tanti segni di benevolenza partimmo dal palazzo pontificio e ce ne andammo al Quirinale. L’impressione di questa udienza sarà certamente incancellabile dal nostro cuore, ed è poi per noi un argomento di fatto per poter dire che basta l’accostarci al Pontefice per ravvisare in esso un padre che altro non desidera che il bene dei suoi figliuoli, i fedeli di tutto il mondo. Chi lo ascolta a parlare, egli è costretto a dire in cuor suo: – In quell’uomo avvi qualche cosa di sovra umano che non apparisce negli altri uomini ”.
D. Bosco si giovò della licenza del Papa per visitare i sotterranei della Basilica Vaticana. Nell’innalzare la nuova basilica per preservarla dall’umidità ne fu elevato il piano; quindi si lasciò intatto il pavimento della chiesa Costantiniana: come pure la parte più bassa di essa per tre metri e mezzo, con tutte le colonne in piedi troncate al punto ove stan loro sopra i voltoni. Questo spazio tra l’antico e nuovo pavimento costituisce appunto quei sotterranei detti anche grotte Vaticane. Qui furono posti quasi tutti i monumenti che esistevano nella chiesa antica, fra i quali pregevolissime opere di scultura e pittura: e quadri in mosaico, sepolcri dei Papi, sarcofaghi di personaggi celebri, statue, lapidi e altari. D. Bosco narrava poi ai giovani: “ Ci vorrebbe un volume per notare le grandi cose ivi vedute; ma noto una cosa sola ed è un’immagine di Maria detta della bocciata. Questa immagine è posta in un altare sotterraneo ed è molto antica. Tal nome le fu dato pel fatto seguente. Un giovane, per disprezzo o forse inavvertitamente, con una boccia andò a colpire in un occhio l’immagine di Maria. Avvenne un gran prodigio. Grondò sangue dalla fronte e dall’occhio, che si vede ancora rosseggiante sopra le gote dell’immagine. Due gocce sprizzarono lateralmente sovra un sasso che conservasi gelosamente riparato con due cancelli di ferro.
Ma in que’ sotterranei ciò che più attraeva D. Bosco era la memoria del Principe degli Apostoli. Accompagnato da Mons. Borromeo consumò la maggior parte di quel giorno a visitare la Confessione. Poi si fece aprire la cripta sotterranea dove era la tomba di San Pietro. Guardò, esaminò ogni oggetto, ogni angolo, le mura, le volte, il pavimento. Quindi chiese se non vi era più nulla da vedere. – Più nulla, gli fu risposto.
Ma proprio la tomba del santo Apostolo ove è? – Qui sotto! È sita profondamente sottoterra nello stesso luogo che occupava quando era in piedi l’antica Basilica; e non fu più aperta da molti secoli per timore che taluno possa tentare di spezzarne qualche reliquia.
- Ma io vorrei giungere fin là.
- Non è possibile.
- Mi hanno detto però che in qualche modo si potrebbe vedere.
- Tutto ciò che si può far vedere glielo ho fatto, vedere: il di più è rigorosamente proibito.
- Ma il Papa mi ha detto essere ordine suo che nulla mi si tenga celato. Quando ritornerò a lui e mi chiedesse se ho visto tutto, mi rincrescerebbe di non poter dire di sì.
Monsignore mandò a prendere alcune chiavi ed aprì una specie di armadio. Qui vi era un foro che scendeva sotterra. D. Bosco guardò, ma tutto era tenebre.
- È contento? disse il Monsignore.
- Non ancora; vorrei vedere.
- E come vuol fare?
- Mandi a prendere una canna ed un cerino.
Venne la canna ed il cerino, che appiccicato sulla punta di quella venne calato giù. Ma si spense tosto nell’aria morta. La canna però non giungeva al fondo. Allora fu fatta venire una seconda canna, che aveva all’estremità un uncino di ferro. Così si giunse a toccare il coperchio della tomba di S. Pietro. Era sepolta a sette od otto metri di profondità.
Battendo leggermente, il suono che veniva su, ora indicava che l’uncino urtava nel ferro ed ora nel marmo. Ciò confermava quello che avevano scritto gli storici antichi. D. Bosco visitava tutto con ogni diligenza per servirsene nel correggere la vita da lui già scritta di S. Pietro, guidato dalle opere di Sartorio, di Cuccagni, e dai Bollandisti, 29, 30 giugno.
MB V, 862-864
un fatto curioso avvenne lo stesso anno, il giorno di pasqua 4 aprile:
Il 4 aprile le salve d’artiglieria dal Castel S. Angelo annunciavano l’aurora del giorno di Pasqua. Pio IX scendeva verso le dieci nella Basilica in sedia gestatoria e cantava la S. Messa. Dopo i pontificali egli doveva benedire secondo il solito urbi et orbi dalla loggia di S. Pietro. Sfilò il corteggio dei Vescovi e dei Cardinali e salì alla loggia.
D. Bosco col Card. Marini ed un Vescovo restò per un istante vicino al davanzale, coperto di un magnifico drappo, sul quale erano stati deposti tre aurei triregni. Il Cardinale disse a D. Bosco: -Osservate quale spettacolo! – D. Bosco girava sulla piazza gli occhi attoniti. Una folla di 200.000 persone stava accalcata colla faccia rivolta alla loggia. I tetti, le finestre, i terrazzi di tutte le case erano occupati. L’esercito francese riempiva una parte dello spazio compreso tra l’obelisco e la scalinata di S. Pietro. I battaglioni della fanteria pontificia stavano schierati a destra e a sinistra. Indietro, la cavalleria e l’artiglieria. Migliaia di carrozze erano ferme alle due ali della piazza, vicino ai portici del Bernini, e nel fondo presso le case. Specialmente su quelle a nolo stavano in piedi gruppi di persone che parevano dominare la piazza. Era un vociare clamoroso, un calpestio di cavalli, una confusione incredibile. Nessuno può farsi un’idea di tale spettacolo.
D. Bosco, che aveva lasciato il Papa nella Basilica nell’atto che venerava le esposte reliquie insigni, credeva che avrebbe tardato a comparire. Assorto nel contemplare tanta gente di ogni nazione, a un tratto s’accorge che i due prelati sono scomparsi, e vede a destra e a sinistra le stanghe della sedia gestatoria che gli era sopraggiunta alle spalle senza che se ne avvedesse. Si trovò allora in una posizione difficile; stretto fra la sedia e la balaustra, appena poteva muoversi; tutto intorno alla sedia stavano pigiati i Cardinali, i vescovi, i cerimonieri e i sediari, sicchè non vedeva un varco per uscirne. Rivolgere il viso al Papa era sconvenienza; voltargli le spalle un’inciviltà; rimanere nel centro del balcone una ridicolaggine. Non potendo far di meglio, si volse di fianco; allora la punta di un piede del Papa posava sulla sua spalla. In quel mentre un silenzio solenne regnò sulla piazza in modo che si sarebbe potuto udire il ronzío di una mosca che vola. Gli stessi cavalli stavano immobili. D. Bosco, per nulla turbato, attento ad ogni minimo incidente, osservo che un solo nitrito, e il suono di un orologio che batteva le ore, si fece udire mentre il Papa seduto recitava alcune preghiere di rito. Egli intanto, visto che il pavimento della loggia era sparso di frondi e di fiori, si curvò, e raccogliendo alcuni di que’ fiori li metteva tra i fogli del libro che aveva in mano. Finalmente Pio IX si alzò in piedi per benedire: aperse le braccia, sollevò al Cielo le mani, le stese sulla moltitudine, la quale curvò la fronte, e la sua voce nel cantare la formola della benedizione, sonora, potente, solenne si udiva al di là di piazza Rusticucci e dalla soffitta del palazzo degli scrittori della Civiltà Cattolica.
La folla rispose alla benedizione del Papa con una immensa calorosa ovazione. Allora il Card. Ugolini Giuseppe lesse in latino il Breve dell’indulgenza plenaria e subito il Card. Marini lesse lo stesso Breve in lingua italiana. D. Bosco si era inginocchiato, e quando si rialzò la sedia ed il Papa erano scomparsi. Tutte le campane suonavano a festa, tuonava continuamente il cannone da Castel Sant’Angelo, le musiche militari facevano risuonare le loro trombe.
MB 5,902-904
Dopo due giorni…
DON Bosco il 6 aprile ritornava ad un’udienza particolare di Pio IX col Ch. Rua e il Teol. Morialdo, ammesso in Vaticano per gentile interposizione dello stesso D. Bosco.
Entravano nell’anticamera alle ore nove di sera, e subito D. Bosco venne introdotto. Il Papa appena lo ebbe innanzi gli disse con viso serio: – Abate Bosco, dove vi siete andato a ficcare il giorno di Pasqua in tempo della benedizione Papale? Lì, innanzi al Papa! E tenendo la spalla sotto il suo piede come se il Pontefice avesse bisogno di essere sostenuto da D. Bosco. – Santo Padre, rispose D. Bosco tranquillo ed umile, fui colto all’improvvista e Le domando venia se io in qualche modo l’ho offeso! – E aggiungete ancora l’affronto, col domandarmi se mi avete offeso?
D. Bosco guardò il Papa, gli parve fittizio tale suo contegno; e infatti un sorriso accennava di comparire su quelle labbra venerande. E il Pontefice continuò: – Ma che cosa vi è saltato in testa di cogliere fiori in quel momento? Ci volle tutta la gravità di Pio IX per non scoppiar dalle risa. – E il Papa allora sorrise, e amorevolmente passò a dirgli senz’altro di aver letto con attenzione il manoscritto delle Costituzioni dal primo all’ultimo articolo.
MB 5,906-907