A questo punto ha inizio il momento centrale e culminante dell’intera celebrazione, la Preghiera Eucaristica, ossia la preghiera di ringraziamento e di santificazione. Il Sacerdote invita il popolo ad innalzare il cuore verso il Signore nella preghiera e nell’azione di grazia, e lo associa a sé nella solenne orazione, che egli, a nome di tutta la comunità, rivolge a Dio Padre, per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo. Il significato di questa preghiera è che tutta l’assemblea dei fedeli si unisca insieme con Cristo nel magnificare le grandi opere di Dio e nell’offrire il sacrificio. La P.E. esige che tutti l’ascoltino con riverenza e silenzio.
La denominazione, dal VI secolo fino all’ultima riforma liturgica, era “Canone”, termine che deriva dal greco “kanon”, che significa “regola”, perché non erano consentite variazioni di sorta. Il termine usato dai cristiani d’oriente e talora anche in occidente, è “Anafora”. Deriva dal greco “anafero”, che significa “porto in alto, sollevo”, quindi “elevazione”.
In Oriente ogni chiesa ha la propria anafora. Ciò è spiegabile con il fatto che la liturgia si è formata nelle diverse chiese. Dopo la riforma del secolo scorso, nel Messale sono state inserite quattro preghiere eucaristiche.
La prima, detta anche “Canone romano”, ha una lunga storia, risalente ai primi secoli, nella sua composizione hanno collaborato anche Ambrogio, Damaso, Leone Magno, Gregorio Magno e fu diffuso nel mondo intero dai missionari; la seconda è la più breve ed è anche antichissima, fu composta da Ippolito, vescovo dei primi secoli di una sconosciuta chiesa orientale; la terza e la quarta sono composizioni recenti dei tempi della riforma liturgica posteriore al Concilio Vaticano II, ne è autore il padre Cipriano Vagaggini, benedettino dell’abbazia di S. Andrè presso Burges. In seguito sono state inserite nel Messale altre preghiere eucaristiche: la quinta in quattro versioni diverse (5 a: Dio guida la Chiesa – 5 b: Gesù nostra via – 5 c: Gesù modello della Chiesa – 5 d: La Chiesa in cammino verso l’unità); la Preghiera eucaristica della riconciliazione in due versioni (I: riconciliazione come ritorno al Padre – II: riconciliazione fondamento di umana concordia); la Preghiera eucaristica per la Messa dei fanciulli in tre versioni. Di tanti canoni i più utilizzati normalmente sono il 2° nei giorni feriali e il 3° in quelli festivi.
Gli elementi principali delle P.E si possono distinguere come segue:
Prefazio
La preghiera eucaristica inizia col prefazio, termine proveniente dal latino, che significa “dire prima”. E’ parte integrante della Preghiera eucaristica. Si apre con un augurio: “Il Signore sia con voi”, cui l’assemblea, risponde: “E con il tuo spirito”, segue un ringraziamento: “Rendiamo grazie al Signore nostro Dio” e l’assemblea risponde : “E’ cosa buona e giusta”, poi il sacerdote conferma il sentimento dei fedeli, quasi commentando: “E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore…”. Quindi il sacerdote, a nome di tutto il popolo, glorifica Dio Padre e gli rende grazie per tutta l’opera della salvezza o per qualche suo aspetto particolare, a seconda della diversità del giorno, della festa o del tempo.
Nella storia i prefazi furono molto numerosi, fino a raggiungere in certi periodi il numero di due-trecento, poi nel Messale di Pio V si ridussero a 11; nel nuovo Messale ne troviamo circa novanta.
Santo
Il prefazio si conclude con un’acclamazione, sotto forma di breve inno, che risulta di due parti: il “Santo” e il “Benedetto”. Il “Santo” riproduce quanto Isaia udì cantare dai Serafini davanti al trono dell’Altissimo: “Santo, Santo, Santo il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria“ (Is 6,3). Il “Benedetto” richiama il grido della folla che accolse Gesù nell’ingresso trionfale a Gerusalemme. “Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli” (Mt 21,9)”.
Epiclesi consacratoria
Dopo il Santo, e prima del racconto dell’istituzione dell’Eucaristia, la Chiesa si rivolge al Padre come fonte della santità e implora con speciali invocazioni la potenza dello Spirito Santo, perché i doni offerti dagli uomini siano consacrati, cioè diventino il Corpo e il Sangue di Cristo e perché la vittima immacolata, che si riceverà nella Comunione, giovi per la salvezza di coloro che vi partecipano. La terza preghiera eucaristica dice chiaramente: “manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo, perché diventino il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo”. Questa parte della Preghiera eucaristica è detta “epiclesi” di consacrazione, per distinguerla dall’epiclesi di comunione. Epiclesi è una parola greca che significa invocazione, preghiera.
Mentre recita l’epiclesi il sacerdote compie due gesti: distende le mani sopra il pane e su di esso traccia un segno di croce. L’imposizione delle mani, secondo alcuni richiama il gesto ebraico di imporre le mani sopra l’animale destinato al sacrificio e indica che Gesù è colui che si offre al Padre per la salvezza del mondo, secondo altri si rifà all’imposizione delle mani che avviene anche nell’amministrazione di altri sacramenti: Battesimo, Cresima, Ordine, Penitenza. Il segno di croce fu aggiunto dal Concilio di Trento e indica che l’Eucaristia è vero sacrificio di Cristo, sebbene senza spargimento di sangue, a differenza di quanto è avvenuto sul Calvario; questo segno è qui molto opportuno.
Racconto dell’istituzione-Consacrazione
Il momento centrale della Messa è il racconto dell’istituzione dell’Eucaristia da parte di Gesù, nell’ultima cena. Il racconto inizia così: “ la vigilia della sua passione” (1° Canone); “Egli, offrendosi liberamente alla sua passione” (2° canone); “nella notte in cui fu tradito (3° canone); “Egli, venuta l’ora di essere glorificato da te” (4° canone)…
Mediante le parole e i gesti di Gesù, si compie il sacrificio che Cristo stesso istituì nell’ultima cena, quando offrì il suo Corpo e il suo Sangue sotto le specie del pane e del vino, li diede a mangiare e a bere agli Apostoli e lasciò loro il mandato di perpetuare questo mistero. Le parole della consacrazione sono riportate nella stessa forma in tutte le preghiere eucaristiche: “Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi.”. “Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti, in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me.”
Dopo le parole sul pane, il sacerdote presenta l’ostia consacrata al popolo, la depone sulla patena, genuflette e, dopo le parole sul vino, presenta al popolo il calice, lo depone sul corporale e genuflette in adorazione. Queste elevazioni sono state introdotte quando il sacerdote recitava a voce bassa le parole, con le spalle volte ai fedeli. Il segno fu mantenuto opportunamente nella riforma fatta dopo il Vaticano II. La presentazione avviene perché si guardi con fede e ci si unisca all’adorazione del sacerdote che la esprime anche con l’inchino e la genuflessione.
Nell’ultima riforma fu introdotta la proclamazione che fa a questo punto il sacerdote dicendo “Mistero della fede” e l’acclamazione del popolo fatta con la seguente o altra formula simile: “Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua resurrezione nell’attesa della tua venuta”. Con questa acclamazione l’assemblea professa la sua fede nel Signore presente veramente, realmente, personalmente, riconosce la presenza di colui che morì, risorse e ritornerà; professa un credo in forma ridotta.
Anamnesi
La preghiera eucaristica continua. Adempiendo il comando ricevuto dal Signore per mezzo degli Apostoli, la Chiesa celebra il memoriale di Cristo, commemorando specialmente la sua beata passione, la gloriosa risurrezione e l’ascensione al cielo. Si tratta di un ricordo, termine che il greco indica con “anamnesi”.
Nel corso di questo memoriale, la Chiesa offre al Padre in rendimento di grazie, la vittima immolata.
Epiclesi
Poi viene invocato lo Spirito Santo per la comunione; questa preghiera è detta anche “epiclesi” (=preghiera) di comunione; il terzo canone la esprime così: “dona la pienezza dello Spirito Santo, perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito”.
Intercessioni
Seguono le intercessioni; con esse si esprime che l’Eucaristia viene celebrata con tutta la chiesa, sia celeste che terrena e che l’offerta è fatta per essa e per tutti i suoi membri, vivi e defunti, i quali sono stati chiamati a partecipare alla redenzione e alla salvezza ottenuta per mezzo del Corpo e del Sangue di Cristo.
Le intercessioni non hanno nelle varie preghiere eucaristiche il medesimo ordine e l’identica estensione. Nella terza, ad esempio, si prega per il mondo intero, per la Chiesa, per il Papa, per il vescovo della diocesi, il collegio episcopale, il clero, il popolo e i fratelli defunti. Il canone romano ha anche un’intercessione per i viventi, che possono essere nominati. Nella II e nella III preghiera eucaristica si trova una preghiera per i partecipanti alla Messa (“di noi tutti abbi misericordia”: 2° – “concedi anche a noi di ritrovarci insieme a godere per sempre”: 3°).
Nel giorno delle esequie si può anche dire il nome del defunto.
Dossologia finale
La Preghiera eucaristica si conclude con la seguente dossologia (termine greco che significa: “glorificazione” – “celebrazione”): “Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli”, detta o cantata dal sacerdote, cui il popolo risponde: “Amen”. Il sacerdote mentre canta o recita la dossologia, eleva la patena con l’Ostia e il Calice e li presenta all’adorazione dell’Assemblea.