Luca 2,41-52: 41 I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42 Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43 Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44 Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45 non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46 Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47 E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48 Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49 Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padremio?». 50 Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. 51 Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. 52 E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
(Bibbia Cei; versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 2,41-52
I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l`usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l`udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cos nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
(Bibbia Cei; versione 1971)
Esegesi
La scena di Gesù dodicenne nel tempio è strettamente legata al precedente racconto di Gesù nel tempio (2, 21-40). e i due brani si chiudono con la formula “ il fanciullo cresceva in età, sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini”. Questo è l’unico episodio che rompe il silenzio dell’infanzia di Gesù, e presenta Maria e Giuseppe convinti che il figlio si comporti esattamente come qualsiasi altro ragazzo. L’episodio chiude i racconti lucani dell’infanzia di Gesù, completamente differenti dagli apocrifi che moltiplicano ogni genere di fatti straordinari. Il genere letterario è sostanzialmente storico e tutto corrisponde alle usanze del tempo, ma è filtrato attraverso la meditazione di Maria, dei testimoni e della comunità cristiana, sulla base delle esigenze catechetiche. Il fatto, che è una sintesi della cristologia lucana, appare come un gesto profetico destinato a significare il mistero della morte di Gesù e del suo ritorno al Padre ed e’ narrato alla luce del mistero totale di Cristo e come anticipo del suo destino: andata a Gerusalemme, città della morte e della glorificazione, entrata nel tempio, vita guidata da una volontà superiore, proclamazione dei diritti del Padre. Si avvera la profezia di Malachia 3, 1: il Signore è entrato nella sua casa.
TUTTI GLI ANNI A GERUSALEMME (41)
Era legge che ogni Israelita dopo i dodici anni andasse a Gerusalemme e al Tempio (Es 23, 14-17). tre volte all’anno (Pasqua, Pentecoste e Festa della Capanne). Ne era dispensato chi viveva ad una distanza superiore ad un giorno di cammino. Ma in pratica quasi tutti gli Ebrei si limitavano ad un pellegrinaggio annuale. Non sappiamo se ai tempi di Gesù l’obbligo si estendesse anche alla donne. La festa di questo pellegrinaggio è la Pasqua.
QUANDO EGLI EBBE DODICI ANNI (41)
Tra i dodici e i tredici anni era il momento in cui l’adolescente s’impegnava ad osservare tutta la legge. L’evento era festeggiato allora (e lo è anche oggi) con la cerimonia del “bar miswah”. Gesù va a Gerusalemme un anno prima dell’età in cui un fanciullo diventava ufficialmente uomo.
PER A FESTA DI PASQUA (41)
La festa di questo pellegrinaggio era la Pasqua. Giuseppe e Maria erano assidui nei loro pellegrinaggi al tempio (secondo l’usanza). I versetti 41-45 introducono le circostanze di tempo e di luogo in cui avvenne lo smarrimento di Cristo e tutto corrisponde alle usanze del tempo: i ragazzi venivano accompagnati dai genitori, i pellegrini si fermavano a Gerusalemme almeno tre giorni e viaggiavano in gruppi numerosi anche di interi villaggi; poteva accadere che i genitori viaggiassero per lunghe ore senza vedere i loro figli restando tranquilli, perché essi si trovavano tra conoscenti.
DOPO TRE GIORNI (46)
Inizia la parte centrale del racconto. E’ possibile che i tre giorni siano un riferimento ai tre giorni di Gesù nella tomba. Per alcuni il periodo di tre giorni esprimerebbe invece il principio rabbinico, secondo cui Dio non permette che i suoi fedeli debbano aspettare il suo aiuto per più di tre giorni, cioè per un tempo brevissimo.
IN MEZZO AI DOTTORI (46)
Gesù che si trova “nel tempio”, ossia nell’atrio del cortile esterno, interroga, ascolta e stupisce gli specialisti. Luca sottolinea che egli non è solo il Salvatore, ma anche il Rivelatore, il vero unico maestro per Israele, colui che parla con un’autorità che stupisce.
RESTARONO STUPITI (48)
Quello dei genitori è uno stupore gioioso. Che sia la madre ad intervenire, che i genitori pensino che il figlio debba seguire le loro direttive, che ci sia una nota di dolore e di rimprovero è psicologicamente comprensibile. Maria, in questa circostanza esperimenta la prima realizzazione della profezia di Simeone.
PERCHE’ MI CERCAVATE (49)
La risposta di Gesù costituisce il punto culminante del racconto. Sono le uniche parola di Gesù durante l’infanzia che Luca ci riferisca e le prime di tutto il Vangelo.
NON SAPEVATE (49)
Da quanto detto nell’annunciazione, e dalla Scrittura era possibile comprendere che la vita di Gesù sarebbe stata tutta protesa verso il Padre.
LE COSE DEL PADRE MIO (49)
Queste parole di Gesù hanno avuto varie interpretazioni. Alcuni traducono: il greco “ en tois tou Patros” con “le cose del Padre” altri con “la casa del Padre”, e questa “casa” sarebbe il tempio, oppure indicherebbe il ritorno al Padre. Comunque è chiaro che Gesù asserisce che adempirà la sua missione indipendentemente dai suoi e in sola dipendenza dal Padre (“ la tua volontà faccio sempre”, dirà in seguito). Questa volontà Gesù “deve” compiere: la sua è un’obbedienza filiale con pieno abbandono. Il Padre poi è Dio e non Giuseppe, come Maria aveva indicato, inoltre è il “Padre mio”, che è anche “Padre vostro” ma in modo diverso. Gesù dichiara la sua identità divina, già proclamata dall’Angelo: “ Figlio dell’Altissimo”. E ormai rivela la sua missione che è quella di essere l’inviato del Padre.
ESSI NON COMPRESERO (50)
Maria e Giuseppe non comprendono appieno quel loro figlio e sono afflitti da uno dei più grandi dolori che possano colpire i genitori, la non comprensione dei figli. Essi vivono a contatto con Gesù eppure se lo sentono sfuggire. Gesù è troppo superiore a tutti, (pastori, dottori, genitori) perché possa esser compreso appieno. La sua figliolanza divina è un segreto impenetrabile per tutti, compresa la madre.
STAVA LORO SOTTOMESSO (50)
Anche questa sottomissione fa parte della “volontà del Padre”. In questa volontà sta anche la vita nascosta in un oscuro villaggio fino al momento della missione, il fatto che Gesù debba essere educato da Maria e Giuseppe e la sottomissione a loro. L’ora in cui la “volontà” del Padre lo strapperà da Maria non è ancora giunta.
SUA MADRE SERBAVA (51)
Maria conserva il ricordo di questi avvenimenti, che rivelano a lei progressivamente i piani di Dio. Anche per lei, come per noi, la fede procura l’accesso a Cristo e al Padre. Maria è anche la fonte da cui Luca apprende le notizie sull’infanzia di Gesù ed è figura della Chiesa che medita.
GESU’ CRESCEVA (52)
La crescita di Gesù è presentata, ripetendo in sostanza le parole del v. 40 e rifacendosi alla figura di Samuele, il quale “cresceva in statura e in bontà presso il Signore e presso gli uomini” (1 Sam 2, 26). Gesù cresce come ogni altro ragazzo in età e fisicamente, in grazia, nella compiacenza di Dio e nel favore degli uomini, in sapienza psicologicamente e nella conoscenza di Dio. Gesù cresceva cioè fisicamente, intellettualmente, emotivamente, spiritualmente.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
LO TROVARONO NEL TEMPIO
Impara dove lo trovano coloro che lo cercano, in modo che anche tu, cercandolo insieme con Giuseppe e con Maria, lo possa trovare. Nel cercarlo – dice l`evangelista – “lo trovarono nel tempio”. Non lo trovarono in un luogo qualunque, ma «nel tempio», e neppure semplicemente «nel tempio», ma “in mezzo ai dottori che egli ascoltava e interrogava”. Cerca dunque anche tu Gesú «nel tempio» di Dio, cercalo in chiesa, cercalo presso i maestri che stanno nel tempio e non ne escono; se cosí lo avrai cercato, lo troverai. E inoltre, se qualcuno dice di essere un maestro e non possiede Gesú, egli ha soltanto il nome di maestro, ed è per questo che non si può trovare in lui Gesú, Verbo di Dio e sapienza di Dio. Lo trovano – dice – «in mezzo ai dottori». …Lo trovano «seduto in mezzo ai dottori», anzi mentre se ne sta non soltanto seduto, ma mentre «li ascolta e li interroga». Anche ora Gesú è presente, ci interroga e ci ascolta parlare. (Origene, In Luc., 18, 2-5)
TI CERCAVAMO ADDOLORATI
Continua: «Noi ti cercavamo addolorati». Non credo che essi si siano addolorati perché credevano che il fanciullo si fosse perduto o fosse morto………Così come tu, se qualche volta leggi la Scrittura, ne cerchi il significato con dolore e tormento, non perché pensi che la Scrittura abbia sbagliato, oppure che essa contenga qualcosa di falso, ma perché essa ha in sé una verità spirituale e tu non sei capace di scoprire questa verità; ebbene è proprio in questo modo che essi cercavano Gesú, temendo che egli si fosse allontanato da loro, che li avesse abbandonati e fosse andato altrove, e che -questa soprattutto è la mia opinione – fosse tornato in cielo per discenderne di nuovo un`altra volta quando gli fosse piaciuto. (Origene, In Luc, 19, 2-7)
STAVA IN MEZZO A LORO INTERROGANDO
Siccome era ancora piccolo, è trovato «in mezzo ai dottori» mentre li santificava e li ammaestrava. Siccome, ripeto, era piccolo, egli sta «in mezzo» a loro, non insegnando, ma interrogando, e fa così perché noi, considerando la sua età, apprendiamo che ai fanciulli conviene – anche se sono sapienti ed eruditi – ascoltare i maestri piuttosto che voler insegnare loro, evitando cioè di mettersi in mostra con vana ostentazione. Interrogava i maestri – io dico – non per imparare qualche cosa, ma per istruirli interrogandoli. Dalla stessa sorgente della dottrina derivano infatti sia l`interrogare che il rispondere sapientemente; è caratteristica della stessa scienza sapere che cosa chiedere e che cosa rispondere. Era necessario che dapprima il Salvatore c`insegnasse come porre sagge domande, e poi come rispondere alle questioni secondo la sapienza e la Parola di Dio. (Origene, In Luc, 19, 2-7)
E TUTTI ERANO AMMIRATI
Il testo continua: “E tutti erano ammirati”. Che cosa ammiravano? Non le domande che egli faceva, anche se esse erano straordinarie, ma le “risposte”. ….Di tanto in tanto Gesú interroga, di tanto in tanto risponde, e, come abbiamo detto prima, sebbene siano straordinarie le sue domande, tuttavia molto piú straordinario è ciò che egli risponde. Se vogliamo dunque anche noi ascoltarlo, se vogliamo che egli proponga anche a noi delle domande che egli stesso risolverà, supplichiamolo, e cerchiamolo con tutta la fatica e il dolore: cosí potremo trovare colui che cerchiamo. Non a caso sta scritto infatti: “io e tuo padre addolorati ti cercavamo” E` necessario che colui che cerca Gesú, lo cerchi non in modo negligente e trascurato e con impegno saltuario, come lo cercano alcuni che perciò non riescono a trovarlo. Per parte nostra invece diciamo: «ti cerchiamo addolorati». (Origene, In Luc., 18, 2-5)
CRESCEVA
Dice il Vangelo che «cresceva». Si era infatti “umiliato assumendo la natura del servo” (Fil 2,7), e con la stessa potenza con la quale «si era umiliato» cresce. Era apparso debole, perché aveva assunto un corpo debole, ed è proprio per questo che nuovamente si fortifica. Il Figlio di Dio si era umiliato e per questo è poi ricolmato di sapienza. «E la grazia di Dio era su di lui». Egli aveva la grazia di Dio non quando raggiunse l`adolescenza, non quando insegnava apertamente, ma anche quando era ancora fanciullo; e come ogni cosa in lui era ammirabile, cosí lo fu anche la sua fanciullezza, fino al punto da possedere la pienezza della sapienza di Dio. (Origene, In Luc, 19, 2-7)
ERA SOTTOMESSO A MARIA E GIUSEPPE
Se Gesú, il Figlio di Dio, è sottomesso a Giuseppe e a Maria, io non dovrei essere sottomesso al vescovo che Dio mi ha dato per padre? Non dovrei essere sottomesso al sacerdote preposto dalla scelta del Signore? Penso che Giuseppe comprendeva che Gesú era a lui superiore, pur essendogli sottomesso; e, sapendo che il sottoposto era maggiore di lui, gli dava ordini con timore e moderazione. Rifletta ciascuno su tutto questo: spesso un uomo di poco valore è posto al di sopra di persone migliori di lui, e talvolta accade che l`inferiore vale di piú di colui che sembra comandarlo. Se chi detiene elevate dignità comprenderà tutto questo, non si gonfierà d`orgoglio a causa del suo rango piú alto, ma saprà che il suo inferiore può essere migliore di lui, nello stesso modo in cui Gesú era sottomesso a Giuseppe. (Origene, In Luc., 20, 5-7)
MARIA CONSERVAVA TUTTE LE PAROLE
Continua poi: “Maria conservava tutte queste parole nel suo cuore” (Lc 2,51). Ella sospettava che ci fosse qualche cosa che andava al di là dell`uomo. Per questo «conservava nel suo cuore tutte le parole di lui», non come le parole di un fanciullo di dodici anni, ma come le parole di colui che era stato concepito di Spirito Santo, di colui che ella vedeva “progredire in sapienza e in grazia agli occhi di Dio e degli uomini” (Lc 2,52). (Origene, In Luc., 20, 5-7)
PROGREDIVA IN SAPIENZA
Gesú «progrediva in sapienza» e di anno in anno appariva sempre piú sapiente. Forse che non era sapiente, cosí che doveva progredire nella sapienza? o piuttosto, “poiché si era annientato, prendendo la forma del servo” (Fil 2,7), riprendeva ciò che aveva perduto e si arricchiva della pienezza della virtù che sembrava aver abbandonato prima assumendo un corpo umano? «Progrediva» non soltanto «in sapienza», ma anche in età. C`è infatti anche un progresso nell`età. La Scrittura ci parla di due generi di età: l`età fisica che non è in nostro potere, ma dipende dalla legge della natura; e l`età spirituale che è veramente in nostro potere e nella quale, se lo vogliamo, possiamo crescere ogni giorno. (Origene, In Luc., 20, 57)
CRESCERE FINO ALLA PERFEZIONE
Crescere e pervenire fino alla perfezione di essa: “Tanto da non essere piú dei piccoli fanciulli fluttuanti in balia di ogni vento di dottrina” (Ef 4,14); ma, cessando di essere fanciulli, cominciare a divenire uomini e poter dire: “Divenuto uomo, ho fatto scomparire le cose che appartenevano all`infanzia” (1Cor 13,11). Il progresso di questa età, che si risolve in una crescita spirituale, dipende da noi. Ma se non basta questa prima testimonianza, prendiamo da Paolo un altro esempio: “Fino a quando tutti noi perveniamo allo stato di uomo perfetto, alla misura dell`età e della pienezza del corpo di Cristo” (Ef 4,13). E` dunque in nostro potere «pervenire alla misura dell`età del corpo di Cristo», e, se ciò è in nostro potere, lavoriamo con tutte le nostre forze a spogliare e a distruggere quel che in noi appartiene all`infanzia, per raggiungere le successive età e potere anche noi ascoltar queste parole: “Tu andrai in pace dai tuoi padri, avendo vissuto una buona vecchiaia” (Gen 15,15), -vecchiaia certamente spirituale, che è veramente la buona vecchiaia, vecchiaia canuta (cf. Sap 4,8-9) e che raggiunge il suo fine in Gesú Cristo. (Origene, In Luc., 20, 5-7)
FAMIGLIA NELL’ANTICO TESTAMENTO
Nella Bibbia la famiglia aveva una struttura e un’impostazione differente rispetto alla nostra: era aperta alla tribù, era più marcatamente patriarcale, era protesa a far crescere il numero dei figli, conosceva un’educazione molto sommaria e spesso aspra della prole, era meno attenta ai sentimenti dell’amore, pur non ignorandoli, ma era anche il grembo nel quale si conservava la tradizione dell’intero popolo. La celebrazione più essenziale della famiglia biblica è all’interno del Salmo 127, che è usato anche nelle celebrazioni nuziali. Si tratta di un delizioso quadretto familiare che mette in scena un padre soddisfatto del suo lavoro, una moglie piena di vita e di fecondità come la vite, i figli pieni di energia e vitalità come i polloni dell’ulivo. Un idillio di pace, di serenità e di felicità che è più un auspicio che una realtà comune. La porta di casa, poi, sembra essere aperta su Gerusalemme, alla piccola famiglia ebraica si fa subentrare la grande famiglia della nazione sulla quale scende la stessa atmosfera di pace e di speranza, Il carme familiare, fiorito all’interno di una casa, sfocia così nella liturgia del Tempio, ove i sacerdoti, benedicendo questa famiglia serena, vedono in essa il simbolo della protezione divina augurata a tutto l’Israele fedele. Così esclama la liturgia giudaica “benedetto sei tu, Signore, che rallegri lo sposo con la sua sposa”. (G. Ravasi)
COME COSTRUIRE LE FAMIGLIE
Ripensando l’immagine della famiglia di Gesù dobbiamo pensare meglio a come costruire le nostre famiglie, le nostre comunità, in modo che all’interno di esse ogni singolo sia profondamente capito e rispettato nella sua qualità di «figlio» del Padre di tutti; dovremo anche tener sempre presente che il rapporto tra i vari membri di una famiglia, come della chiesa, è un rapporto tra figli che hanno tutti la stessa dignità e lo stesso bisogno di un amore che sia figura dell’amore supremo del Padre di tutti. (F. Mosconi)
A NAZARET IMPERA LA PAROLA DI DIO
La famiglia di Nazaret è la figura meravigliosa di ogni «famiglia» proprio perché in essa non ci sono egoismi, personalismi, pretese di assolutizzare i bisogni dell’uno a scapito dell’altro; in questa famiglia impera sovrana la Parola, e ognuno vive nella tensione suprema a fare la volontà di Dio, ognuno riconosce e aiuta nell’altro il mistero del manifestarsi di Dio nella storia. L’amore tra i componenti di questa famiglia non è un amore basato sul reciproco bisogno, sull’utilità dello stare assieme, sul conforto e l’appoggio reciproci, ma nasce dall’amore che ciascuno ha per lo stesso Padre, e dall’amore che il Padre ha per ciascuno. (F. Mosconi)
UN PRIMO ABBOZZO DEI FATTI PASQUALI
Luca lascia comprendere che il significato di questo episodio va cercato altrove. Notiamo in primo luogo che il significato dell’infanzia di Gesù non è scindibile dall’esperienza di fede dei suoi genitori (Luca ci ricorda che Maria e Giuseppe vivevano totalmente la fedeltà alla parola di Dio). Ma soprattutto osserviamo che è facile vedere in trasparenza, in questo episodio, un primo abbozzo dei fatti pasquali, quando Gesù scomparirà per tre giorni nella morte, e quando la risurrezione rivelerà pienamente la sua figliolanza divina e la sua missione sulla terra. La famiglia di Nazaret, così umile e povera, per la sua fedeltà alla parola del Signore ha meritato di avere nel suo seno la Parola incarnata. (F. Mosconi)
RACCONTO PASQUALE
L’episodio del tempio è un racconto pasquale ante litteram, e potrebbe voler dire che una e medesima è la logica che guida la vita di Gesù dall’inizio alla fine. L’entrare in questa logica non è facile: si passa attraverso tutta una serie di crisi, necessarie per la graduale conquista della luce, per la progressiva intelligenza del senso della propria vita. Il tutto è posto sotto il segno del dialogo che Gesù intrattiene anche con noi: ascolta e interroga, accoglie quello che gli portiamo e che forma la materia del nostro vivere, e insieme mette in questione i dati della nostra questione i dati della nostra esperienza e il senso che ne deduciamo. Ha da dire la sua: la risposta può anche non esserci subito, la risposta può anche non essere immediatamente illuminante. (Domenico Pezzini)
IL MODELLO DI MARIA
Luca ripropone anche a noi il modello di Maria, che «serbava tutte queste cose nel suo cuore». E proprio Maria ci ricorda che neanche il sapere che Gesù è Figlio di Dio mette al riparo dall’angoscia: aveva accolto con un «sì» generoso l’annuncio della sua maternità divina, le ci vorrà tutta la vita per capire il senso e le conseguenze della sua accettazione. (Domenico Pezzini)
FAMIGLIA CRISTIANA
Questo brano di Vangelo è letto nella festa della Santa Famiglia ed è indubbio che si vuole ricavare da questa pagina anche un insegnamento per la vita della famiglia cristiana. Non ci sono consigli spiccioli. Ma ci sono delle idee forza: Dio al centro della propria vita, l’educazione come pedagogia dell’ubbidienza a Dio, i genitori come vicari di Dio che non hanno alcun diritto di possesso sui figli, la crescita ritmata sull’ascolto e sull’interrogazione se vuole essere, oltre che in età, anche in sapienza e grazia. La vita della famiglia cristiana, come quella di Gesù, conoscerà anch’essa le crisi e le sofferenze che accompagnano ogni crescita, ogni progresso verso la luce e la libertà dei figli di Dio. Il compito di tutti, secondo le capacità di ciascuno, sarà di continuare a cercare, attraverso tutto quello che accade, il volto di Gesù per farne il proprio modello, così da maturare, in lui, verso l’immagine di Dio Padre. (D. Pezzini)
INTERROGATIVI
Quale è il nostro comportamento nei riguardi dei genitori? Sappiamo riconoscere ciò che dobbiamo loro e manifestare la nostra gratitudine con un sincero affetto? Se abbiamo genitori anziani o malati, come li trattiamo? Siamo sempre premurosi e attenti verso di loro, provvedendo alle loro necessità. Se abbiamo figli, siamo preoccupati soprattutto di dare loro un’educazione veramente cristiana, di impegnarci perché diventino buoni cristiani ed onesti cittadini? Cosa significa che la nostra famiglia è una “chiesa domestica”? Dio è davvero al primo posto nella nostra famiglia? Siamo consapevoli che una vera famiglia cristiana è missionaria?
PREGHIERA (pregare la parola)
•Dio, nostro creatore e Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio, generato prima dell’aurora del mondo, divenisse membro dell’umana famiglia; ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita, perché i genitori si sentano partecipi della fecondità del tuo amore e i figli crescano in sapienza, pietà e grazia, rendendo lode al tuo santo nome. (Colletta S. Famiglia)
•Ti chiediamo, o Padre, che la presenza di Gesù nella santa Famiglia di Nazaret rappresenti la via per educarci ad un autentico accesso a te e per saper costruire la nostra esistenza quotidiana nell’ascolto attivo, obbediente e adorante del tuo progetto divino nei nostri confronti.
•Cristo, che stai sempre alla presenza del Padre per dare compimento alla sua volontà, educaci attraverso le vicissitudini di ogni giorno a tenere la nostra interiorità attenta alle realtà divine, per costruire la nostra vocazione ad essere tua viva immagine.
•Cristo, che sei il tempio in cui abita la gloria di Dio e in cui ogni ideale è sempre rigenerato, aiutaci a vivere nella comunione che tu godi con il Padre e lo Spirito Santo per partecipare alla realtà del tuo corpo glorioso, in cui si canta la lode del Padre.
•Cristo, che ci rendi figli del mistero del tuo amore, avvolgici nella tua potenza, perché nel cammino della nostra vita sappiamo sentirci sempre raggiunti dalla tua benevolenza ed entrare in una vera conoscenza del Padre.
•Cristo, che con Maria e Giuseppe sei maestro di obbedienza quotidiana al mistero del Padre, insegnaci ad essere veramente noi stessi vivendo la tua oblazione, espressione massima di una vita consacrata al Padre in un «sì» che non conosce limiti.
•Cristo, che ci guidi a vivere nel tempio dell’amore del Padre, inondaci con la forza del tuo Spirito, perché la nostra vita non si perda in esperienze solo umane, ma si sviluppi in un ampio respiro divino.
•Cristo, che ci insegni a riceverti nell’oscurità della fede e dell’ascolto della tua parola, guidaci nelle vie della sequela del tuo Vangelo, perché possiamo godere d’essere nella libertà che tu vivi con il Padre e lo Spirito Santo.
•Cristo, che ci offri il vero esempio del «crescere in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini», diventa modello sempre più vivo nel cammino della nostra vita, perché in ogni frammento della nostra esistenza possiamo maturare nell’esperienza teologale per raggiungere la tua piena statura.
•Padre, nell’esemplarità della santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe ci educhi a vivere un vero mistero di comunione. Inonda la nostra vita con il tuo Spirito perché sappiamo vivere in atteggiamento di ascolto adorante del tuo volere, per personalizzare sempre meglio il misterioso progetto di salvezza che hai predisposto per ognuno di noi. Sorretti dalla tua divina potenza potremo crescere verso la pienezza del volto del tuo Cristo, per noi morto e risorto.
•Torniamo indietro, andiamo a cercarlo: l’abbiamo tutti perduto da secoli, e non piangiamo più come la madre che per tre giorni lo cerca affannosa! Il nostro è un correre dietro al vento, ne più sappiamo per quale ragione continuare a vivere ancora: a partorire, a sperare, a vivere! Senza di lui non abbiamo più Dio, né più fratelli possiamo sentirci: è divenuta la casa un deserto, «Sion è tutta un triste deserto! ». La stessa madre ci prenda per mano, Signore, piccoli e grandi, fedeli e atei: lei che è la madre di tutti i credenti, ci sveli dove e come trovarti. Colui che i cieli non posson racchiudere, dentro la terra or dunque è racchiuso: prima nel grembo, poi dentro una casa, dentro un silenzio di anni e millenni. (David Maria Turoldo)
•Quante sono oggi le famiglie disunite e vacillanti! Invochiamo il tuo aiuto, Signore, perché gli sposi abbiano la fede e i buoni sentimenti necessari per superare le difficoltà, per vincere il loro egoismo e rinsaldare il loro focolare.
•Ti preghiamo, Signore, per le nostre famiglie, perché siano felici, radiose, attente alle necessità altrui, impregnate di spirito evangelico.
•Signore, tu hai voluto nascere e vivere in seno ad una famiglia umana; hai conosciuto il calore di un focolare santo, di una casa piena di pace. Fa che le nostre famiglie, sull’esempio della tua, siano unite e pacifiche, disponibili e accoglienti per gli altri, per tutti gli altri, specialmente per i più derelitti. (Ch. Berthes)
•Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro e limpido come acqua di sorgente. Ottienimi un cuore semplice, che non si ripieghi ad assaporare le proprie tristezze; un cuore magnanimo nel donarsi, facile alla compassione; un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene non serbi rancore di alcun male. Formami un cuore dolce e umile, che ami senza esigere di essere riamato, contento di scomparire in altri cuori, sacrificandosi davanti al tuo Figlio divino; un cuore grande e indomabile cosi che nessuna ingratitudine lo possa chiudere, e nessuna indifferenza lo possa stancare; un cuore tormentato dalla gloria di Gesù Cristo, ferito dal suo amore con una piaga che non rimargini se non in cielo. (Léonce de Gramdmaison, 1868-194)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della Parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Diamo a Dio il primo posto nella nostra famiglia.