beni. Questa Chiesa, come altre dedicate alla Vergine, lo vide spesso visitatore.
Ecco anche qui un incontro simpatico, avvenuto appena uscito dal S. Michele, il 6 Marzo 1858.
Ripassato il Tevere al ponte rotto, D. Bosco e gli altri dovettero ricoverarsi sotto il vestibolo della chiesa di S. Maria in Cosmedin, ove si conserva la cattedra sulla quale S. Agostino insegnò la rettorica. Quivi attesero che si calmasse un acquazzone che inondava tutte le vie, e osservavano in una piazza, detta della bocca della verità, molti buoi aggiogati che riposavano nel fango, esposti al vento e alla pioggia. I bovari erano venuti sotto al medesimo vestibolo e si posero a pranzare con un appetito invidiabile. Invece di minestra o pietanza avevano un pezzo di merluzzo crudo, da cui ciascuno strappava un brano di mano in mano che gliene occorreva. Le loro pagnotelle erano di segala e di meliga. Acqua la bevanda.
Scorgendo in loro un’aria di semplicità e di bontà, D. Bosco si avvicinò:
- Eh! avete buon appetito?
- Molto! – rispose uno di essi.
- Vi basta quel cibo a togliervi la fame e a sostentarvi?
- Ci basta; e grazie a Dio quando si può averne, giacchè essendo poveri non possiamo pretendere di più.
- Perchè non conducete quei buoi nella stalla?
- Perchè non ne abbiamo.
- Li lasciate sempre esposti al vento e alla pioggia, giorno e notte?
- Sempre, sempre.
- Fate lo stesso ai vostri paesi?
- Sì, facciamo lo stesso, perchè abbiamo poche stalle; perciò o piova, o faccia vento, o nevichi, giorno e notte, stanno sempre all’aperto.
- E le vacche e i vitelli piccoli sono anch’essi esposti a tali intemperie?
stalla, e quelli che cominciano a stare fuori, se ne stanno sempre fuori.
- State molto lontano di qui?
- Quaranta miglia.
- Nei giorni festivi potete assistere alle sacre funzioni?
- Oh! chi ne dubita? Ci abbiamo la nostra cappella, ci abbiamo il prete che ci dice messa, fa la predica e il catechismo, e tutti comunque lontani si dánno premura d’intervenire.
- Andate anche qualche volta a confessarvi?
- Oh! senza dubbio. Ci sono forse cristiani che non adempiono questi santi doveri? Adesso ci è il giubileo e noi tutti ci daremo sollecitudine di farlo bene.
Da questi discorsi appariva la buona indole di quei paesani, i quali vivono contenti della loro povertà e lieti del loro stato, purchè possano adempire i doveri di buon cristiano e disimpegnare ciò che riguarda l’umile loro mestiere. Mentre essi parlavano, D. Bosco pensava al gran bene che avrebbero fatto continuate missioni apostoliche nella vastità dell’agro Romano, pensiero che non lo abbandonò più nel corso intero della sua vita.
MB V, 847-848