Matteo 28,16-20: 16 In quel tempo gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17 Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18 Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19 Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20 insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 28,16-20
Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Gesù appare per l’ultima volta in Galilea, con la sua potenza e la sua gloria e affida alla Chiesa una missione che supera i limiti dello spazio del tempo.
IN GALILEA (16)
I discepoli, forse per la necessità di allontanarsi da Gerusalemme dove rischiavano di essere subito arrestati e per seguire la consegna dell’angelo (28, 7, 10), ritornano in Galilea, regione abitata in prevalenza dai pagani, che rappresentava bene i “popoli” ai quali gli apostoli saranno inviati ad annunziare il Vangelo.
MONTE (16)
Il monte qui accennato non è facilmente identificabile, ma ha un grande valore simbolico, perché i monti erano collegati sia nel Nuovo che nel Vecchio Testamento alle apparizioni divine e alle rivelazioni. Tra gli altri si possono ricordare nel Vecchio Testamento il Monte Sinai, dove è donata l’alleanza, il monte Nebo, dove sale Mosè alla fine della peregrinazione nel deserto e nel Vangelo i monti delle Beatitudini (Mt 5, 1), della Moltiplicazione dei pani (Mt 15, 29), della Trasfigurazione (Mt 17, 1)
SI PROSTRARONO..ALCUNI DUBITAVANO (17)
La prostrazione è il riconoscimento della divinità. Gli Apostoli hanno ormai una fede matura. Ma in alcuni persiste il dubbio anche perché Gesù si presenta con un nuovo tipo di esistenza e una grandezza divina che prima non appariva.
AVVICINATOSI (18)
Gesù, che sfugge ad ogni presa umana, si fa però vicino agli apostoli e dichiara che nella risurrezione non ha acquistato solo un nuovo modo di essere, ma anche una nuova funzione e pieni poteri divini sul mondo. Il potere di Gesù è totale: “potere”, “ogni”, “cielo e terra”, cioè la totalità degli esseri creati, “ tutte le genti”. Egli è il Signore universale, cui sono soggetti i regni e la creazione, non è più il “maestro”, ma la suprema e divina autorità. La risurrezione ha conferito a Cristo un regno unico e universale, che Egli vuol condividere con la sua Chiesa.
ANDATE DUNQUE E AMMAESTRATE (19)
Con tutta la sua autorità, Gesù chiama gli undici, li fa suoi collaboratori, trasmette loro i suoi poteri e la sua missione. Da allora la Chiesa ha il potere di servizio che le dà il suo Signore.
ANDATE…AMMAESTRATE..BATTEZZATE (19)
Gli Apostoli sono inviati al mondo intero e non solo al popolo d’Israele. La Chiesa non finirà mai di eseguire questo comando. I Missionari devono annunziare la buona novella a tutti, fare in modo che tutti diventino discepoli di Cristo e battezzare, perché il Battesimo è l’avvenimento centrale, attraverso il quale gli uomini diventano discepoli di Cristo, entrano nella sua morte e risurrezione, sono costituiti figli di Dio e entrano in comunione di vita con la Trinità.
NEL NOME (19)
Il Battesimo va amministrato nel nome delle Tre Persone Divine, che sono sullo stesso piano.
INSEGNANDO (20)
Al Battesimo va unito l’insegnamento. Il compito dell’insegnamento precede e segue il Battesimo: “ ammaestrate”, “insegnando”.
OSSERVARE TUTTO (20)
Non basta ricevere il Battesimo, bisogna anche osservare i comandamenti. Tre elementi formano il discepolo del Signore risorto: la fede nell’annunzio della Chiesa, l’accettazione del Battesimo e l’obbedienza ai comandamenti di Gesù.
IO SONO CON VOI (20)
Il Risorto promette che si manterrà in comunione con i suoi discepoli. Il “voi” di Gesù è riferito agli Apostoli e a tutti cristiani di ogni tempo, alla Chiesa intera. La presenza è assicurata per ogni circostanza e per ogni tempo “ tutti i giorni”.
FINE DEL MONDO (20)
Le parole di Gesù e il Vangelo di Matteo terminano con la prospettiva della fine del mondo. Tra la risurrezione di Gesù e la fine del mondo c’è la storia della Chiesa, tempo della presenza e dell’azione missionaria, sostenuta dalla promessa di Cristo.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
SANTISSIMA TRINITA’
«Santo, santo, santo il Signore, Dio dell`universo», esclamiamo ogni volta che celebriamo l`Eucaristia. Glorifichiamo il Dio vivo e vero, Dio che vive nei secoli e abita nella luce inaccessibile. Dio che ha dato origine all`universo, che con sapienza e amore ha fatto tutte le sue opere. Dio che ha formato l`uomo a sua immagine e somiglianza. Unendoci agli angeli, che incessantemente cantano la sua lode, fatti voce di ogni creatura, innalziamo il canto di lode (Preghiera eucaristica IV). Questo Dio ci ha fatto conoscere la sua vita intima: è l`Unico ma in Tre Persone. Nel proclamare Dio vero ed eterno, noi adoriamo la Trinità delle Persone. I libri della Nuova Alleanza ci introducono nella profondità di questo mistero. Il Padre ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito per salvarlo ed ha mandato lo Spirito Santo per guidarlo alla pienezza della santità. Contemplando il mistero di Dio esclamiamo: sia benedetto Dio Padre, e l`unigenito Figlio di Dio, e lo Spirito Santo. Professare la fede nella Santissima Trinità vuol dire accettare l`amore del Padre, vivere per mezzo della grazia del Figlio ed aprirsi al dono dello Spirito Santo: credere che il Padre ed il Figlio vengono all`uomo attraverso lo Spirito e vi abitano; gioire che il cristiano è il tempio vivo di Dio nel mondo; vivere sulla terra ma nello stesso tempo in Dio, camminare verso Dio con Dio.
TRINITA’
La parola Trinità non è presente nel Nuovo Testamento e neanche è rintracciabile la teologia trinitaria nella forma così approfondita e articolata dell’insegnamento della Chiesa. Tuttavia è indiscutibile che la definizione delle relazioni che legano tra loro il Padre, il Figlio e lo Spirito ha una sua consistenza nelle pagine neotestamentarie. Nel brano evangelico odierno, che conclude il testo di Matteo (28,16-20), la Trinità è posta in relazione al battesimo cristiano. San Paolo ricorda che i doni effusi nella comunità hanno, nella loro unità e diversità, la loro radice nello Spirito, nel Signore (Cristo) e in Dio Padre (1 Corinzi12,4-6). Anzi l’unità tra i credenti ha come sorgente « un solo Spirito, un solo Signore, un solo Dio Padre di tutti » (Efesini 4,4-6). Ancor oggi nella liturgia ci scambiamo il saluto con cui Paolo chiude la sua seconda Lettera ai Corinzi: « La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi » (13,13). San Pietro apre la sua prima Lettera con un indirizzo trinitario: « Secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per obbedire a Gesù Cristo » (1,2). E san Giovanni nella sua prima Lettera ha un testo che nella versione latina della Volgata si è allargato in una professione di fede trinitaria (detta convenzionalmente « il comma giovanneo »). Essa, anche se non appartiene all’originale, esprime in modo limpido la fede della Chiesa dei primi secoli che dalle Scritture aveva estratto e riformulato la sua concezione teologica trinitaria: « Tre sono quelli che rendono testimonianza nel cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e questi tre sono uno » (5,7).
(Gianfranco Ravasi)
INVIO DEGLI APOSTOLI IN MISSIONE
Gli undici discepoli ai quali appare il Risorto, in Galilea, rappresentano tutta la Chiesa riunita intorno al suo Signore risorto. Ad essa Gesù affida la missione di
«ammaestrare» o far discepoli, di battezzare e di insegnare a osservare tutto quello che egli ha comandato. Questa triplice missione comprende tutta la vita della Chiesa: la fede che nasce dalla predicazione, l’attività sacramentale, l’impegno morale. La missione della Chiesa è di fare come ha fatto Gesù, di continuare la sua missione con il potere che egli conferisce. Tutta la vita della Chiesa è quindi testimonianza di fedeltà e di adesione al suo Signore. (A. Bonora)
IMMERSIONE NELLA VITA TRINITARIA
Il discepolo che ha accolto l’annuncio del Vangelo viene battezzato «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». In altre parole, il discepolo è «immerso» nella vita trinitaria, reso partecipe della filiazione divina di Gesù attraverso il dono dello Spirito e quindi stabilito in una relazione nuova nei confronti del Padre. È da questa intima unione con la vita di Dio, Padre e Figlio e Spirito, che la comunità dei discepoli trarrà la capacità di mettere in pratica tutto quello che Gesù ha comandato, ossia di pensare e di vivere come lui. È la comunione di vita con la Trinità divina che fa la Chiesa nella sua vera e profonda dimensione intima: «Così la Chiesa universale si presenta come un popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (Lumen gentium,4). Gesù garantisce la sua presenza: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». È lui che dona il suo Spirito, è lui perciò che ci mette nella condizione di figli rispetto al Padre. È Gesù che guida la sua Chiesa nella missione dell’annuncio evangelico, nell’attività sacramentale e nella prassi «cristiana», cioè nella prassi come quella di Gesù. (Antonio Bonora)
ANNUNZIO E BATTESIMO
«Andate dunque e fate discepole (questo è il significato del termine greco) tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato». Gesù diventa così il centro del mondo; l’unità degli uomini che i profeti avevano sognato e predetto si farà intorno a lui; attraverso di lui la benedizione di Abramo diventerà effettiva per tutte le famiglie della terra. In questo modo si capisce anche lo spostamento operato rispetto al Deuteronomio. Là si diceva: «Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do»; ora si dice: «Insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato». E cioè: Gesù stesso diventa ora la legge di Dio; per obbedire a Dio bisogna obbedire a Gesù di Nazaret. Come la rivelazione di Dio da rivelazione nei fatti diventa rivelazione in una persona, così la volontà di Dio da legge diventa la vita stessa e la parola di una persona. Nasce così l’avventura della chiesa. (Franco Mosconi)
RAPPORTO CON LE PERSONE DIVINE
Tutta la nostra vita cristiana è scandita dal rapporto con le tre persone divine: battesimo, cresima, perdono dai peccati, consacrazione matrimoniale… tutto avviene nell’invocazione della Trinità. Ad ogni passo ci viene ricordato che viviamo sotto lo sguardo del Padre, buono e misericordioso, che siamo accompagnati, sorretti, ripresi, come i discepoli di Emmaus, da Gesù nostro fratello e amico («Ecco io sono con voi tutti i giorni») che operiamo illuminati e irrobustiti dallo Spirito. E’ questa presenza amorosa di Dio il segreto della nostra forza anche nelle prove della vita. Se abbiamo la costanza di tenere acceso il colloquio con il Dio amico, troveremo anche il coraggio di riprendere ogni giorno il cammino, nonostante l’esperienza dei nostri limiti e delle nostre cadute. Ogni comunità cristiana dovrebbe, in obbedienza alla Trinità, realizzare al proprio interno una vita di comunione vera, perciò salvare il valore sacro di ogni persona, ma insieme promuovendo una ricerca sincera di unità da parte di tutti, e insieme aprire all’esterno le potenzialità del proprio amore.
NELL’OTTICA TRINITARIA
La famiglia cristiana che non apre il cuore alle altre famiglie, che vive chiusa nel proprio benessere e ignora i fratelli che soffrono, vicini e lontani, rinnega nei fatti la propria radice trinitaria. La parrocchia si muove nell’ottica trinitaria se supera le forze di una dozzina di discepoli viene la garanzia: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Parole simili accompagnano spesso il conferimento di una missione che superi le forze umane: così quando Dio chiama Mosè a liberare Israele dall’Egitto (Es 3,12); oppure quando chiama Geremia, giovane, ad annunciare la parola di Dio davanti a gente più esperta e ragguardevole di lui. (Ger 1,8) La vita divina della Trinità è il dinamismo della spiritualità cristiana e, insieme, la suprema finalità. Il resto è surrogato. L’uomo si autorealizza se riceve; se si sente amato da Dio, impara ad amare, in maturità piena, e in Dio trova, perché non è effimero, la capacità, la fatica e la gioia, la produzione e la provocazione ad amare nella radicalità assoluta. E siamo all’essenza del cristianesimo. Il cristiano «provvisorio», cliente di chiese «bottegaie», appagato da messaggi deboli e senza implicanze, in un clima di irrequietezza spirituale come il nostro, deve tornare alla fonte della spiritualità essenziale. Non ha scuse, non può sottrarvisi: né rifugiandosi nell’azione pura, né evadendo nella pura liturgia, né aggrappandosi alla solidarietà con tutti coloro che non possono più pregare o sono giunti al punto di ignorare la preghiera.(cf. H.U. Von Balthasar).
FORME DI ATEISMO
Ci sono due forme di ateismo, dice Maritain. C’è l’ateismo di coloro che esaltano il mondo, adorano il mondo, il potere e il denaro. Sono questi gli atei pratici che credono di credere in Dio, ma in realtà negano la sua esistenza, in ogni loro azione. E c’è l’ateismo di coloro che condannano il mondo perché ritengono che, se Dio veramente esistesse, il mondo sarebbe diverso. Condannare il mondo perché sotto il potere del male, della menzogna e anche della sofferenza e della morte è diventata una prova di negazione di Dio, di ateismo. È l’ateismo tragico che attenta la fede in Dio nel suo aspetto fondamentale di «Padre», di «Provvidente», di «Creatore».
PREGHIERA (pregare la parola)
•Signore Dio, Padre onnipotente, guarda i tuoi servi che adorano la tua maestà; benedicili e proteggili per il tuo unico Figlio nella potenza dello Spirito Santo e fa` che trovino nella tua lode letizia sempre piú grande. (Messale Ambrosiano)
•«Piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome» (Ef 3,14). O Dio Padre, dalla tua parola furono fatti i cieli, dal soffio della tua bocca ogni loro schiera, perché tu parli e tutto è fatto, comandi e tutto esiste (Sal 33,6.9). Tu sei la sorgente eterna dell’amore, da te scaturiscono, in modo infinito, la tenerezza di una madre e l’affettuosa premura di un padre per tutte le tue creature.
•Tu, o roccia d’Israele, sei il Dio di Abramo e di Gesù e ti sei scelto un popolo per consacrarlo al tuo nome perché fosse segno della tua predilezione per tutti gli uomini. Infondi in noi la tua santa gelosia per ogni fratello, che va errando lontano da te.
•Tu, dagli occhi così puri che non puoi vedere il male e così umile da rispettare la nostra libertà, attendi alla soglia del nostro cuore il sorgere della nostalgia per te per spalancarci le tue braccia. Tu, il Misericordioso, hai tanto amato il mondo da non risparmiare il tuo unico Figlio e da consegnarlo per noi peccatori. Tu sei il Dio che guida la nostra storia, tu solo capace di far nuove tutte le cose e di riempire i nostri cuori della gioia che non avrà mai fine. Con il tuo unico Figlio e con lo Spirito Santo sei un solo Signore non nell’unità di una sola Persona ma nella Trinità di una sola sostanza (cf. Prefazio).
•Gesù, Figlio eterno: l’Amato, tu sei l’immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura, per mezzo tuo tutte le cose sono state fatte e in te sussistono (Col 1,15-17). Tu, bellezza increata e irradiazione della gloria del Padre, non hai esitato, per amore nostro, a umiliarti nella nostra carne fino ad apparirci sfigurato, uomo dei dolori, che ben conosce il patire, obbediente fino alla morte di croce (Is 53,1-5).
•Tu, sommo sacerdote, hai rivestito di parole umane quell’inno che da sempre canti nel seno della Trinità, tu lode del Padre! Tu, redentore nostro, all’inizio dei tempi sei al fianco delle tue creature, ci riveli il Padre e non ci lasci soli. Tu, amico degli uomini, ti sei fatto povero perché anche gli ultimi e i diseredati scoprissero la gioia di essere figli del Padre tuo.
•Tu hai assunto il dolore dell’uomo perché niente andasse perduto; per il mistero della tua croce la sofferenza umana diviene l’eucaristia che salva il mondo. La tua gloriosa passione ci insegna che anche il ricevere è divino e il lasciarsi amare non è meno divino che l’amare. Donaci di essere testimoni del tuo amore, coerenti nella sequela di te, lievito di speranza nell’attesa della tua venuta, quando tu riconsegnerai al Padre tutto il creato nell’eterna e completa epifania dell’amore: allora Dio sarà tutto in tutti (ICor 15,24-28).
•«O Spirito Santo, datore di vita, che ti libravi sugli abissi delle origini, torna a spirare nei nostri cuori, come spirerai, alla fine dei tempi, per ridestare i nostri corpi alla vita senza fine. Tu, che ti sei rivelato nel fuoco del roveto ardente e nella Pentecoste, fa’ un rogo solo dei nostri orgogli e distruggi gli odi e le armi di morte. Accendi in noi la fiamma della carità perché il nuovo Israele, radunato da tutti i popoli, accolga con gioia la legge eterna del tuo amore» (dalla liturgia del giorno di Pentecoste).
•Scendi nei nostri cuori e sciogli tutto ciò che si oppone alla nostra incredulità, disperdi la paura che ci rende rigidi e incapaci di sorridere alle sorprese di Dio. Rendici pronti al perdono e alla comprensione dei fratelli. In te siamo rigenerati nell’acqua del battesimo e riceviamo il perdono. In te il pane e il vino divengono il corpo e il sangue del Signore. In te la chiesa si fa una e diviene segno profetico per tutti i popoli. Tu sei la caparra della gioia del Regno. Tu sei gemito inesprimibile che ferisce il cuore del Padre, voce dei poveri e dei deboli. Tu guidi ogni uomo assetato di verità e di giustizia. Tu formi nella storia il cuore dei profeti, degli apostoli e di tutti i santi ad immagine del Cristo (cf. Sap 7,27).
•Luce è il Padre. Luce da Luce è il Figlio! Luce è lo Spirito Santo. Fuoco nei nostri cuori! Trinità Santa, noi ti adoriamo. Amore è il Padre, Grazia è il Figlio, Comunione è lo Spirito Santo! – Trinità Santa, noi ti adoriamo. Potenza è il Padre, Sapienza è il Figlio, Bontà è lo Spirito Santo! – Trinità Santa, noi ti adoriamo. Pensiero è il Padre, Parola è il Figlio, Gemito è lo Spirito Santo! – Trinità Santa, noi ti adoriamo (Esapo-steilario della Pentecoste, liturgia bizantina).
•«Non tacciano le mirabili creazioni di Dio né al mattino né alla sera. Non tacciano gli astri di luce, le alte montagne, gli abissi marini, i fiumi veloci e le sorgenti, mentre nei nostri inni cantiamo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. E gli angeli rispondono in coro. Amen! Amen! Amen! (Inno del III secolo).
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Presentiamo al mondo con la vita la Trinità. Riveliamo il Padre essendo misericordiosi, il Figlio donando la nostra vita per gli altri e lo Spirito impegnandoci per un mondo migliore.