Caro parroco,
ho sentito da una sua omelia che lei ha parlato di “società liquida”. Che roba è? Quel pezzo del suo discorso è sfuggito alla mia comprensione. Vuol dire che la società si rimpicciolisce, si liquefà e corre via non si sa dove, come l’acqua?… O cosa?
(Lettera firmata)
Caro signore
Più o meno è come dice lei. Secondo le analisi odierne, sembra che la società si stia liquefacendo, stia perdendo le proprie radici, manchi di stabilità, sia carente di valori, non abbia più certezze. Il sociologo Franco Ferrarotti, uno studioso di peso dei fenomeni che interessano l’odierna società (ma non è il solo), scrive che abitiamo una società tecnicamente progredita ma umanamente priva di significato, per cui siamo praticamente irrilevanti. Serpeggia, in effetti, tra i sociologi e gli antropologi, una certa apprensione, perché non si sa quali potranno essere gli esiti di questo ribaltamento di valori che si sta verificando. Oggi soprattutto gli anziani sono in sofferenza, si accorgono di non avere più voce in capitolo, di non essere più in gioco. “I miei nipoti vivono in un’altra dimensione!”, si confidava tristemente rassegnato un anziano signore, certamente non uno sprovveduto, provenendo da un lavoro ad alta qualifica e da un curricolo di studi di tutto rispetto. Personalmente anch’io ho qualche apprensione, perché la posta è certamente alta e il gioco complesso. Tuttavia non credo che la gioventù moderna sia del tutto sprovveduta, confido che la loro intelligenza e le capacità loro fornite dalla scienza offrano il supporto necessario non tanto alla sopravvivenza di fronte all’attuale complessità, quanto piuttosto alla sua piena comprensione e alla valorizzazione del buono e del bene che non sono affatto defunti. La pazienza e l’esperienza di noi anziani ci aiutino a riformulare con nuovi linguaggi le verità che hanno sostenuto e informato la nostra vita.