Caro parroco,
Mi permetta un’osservazione […] Nella nostra grande basilica, che a occhio e croce dovrebbe contenere oltre 2000 persone, nei giorni feriali si vedono a messa molto meno fedeli che non la domenica. Questo è normale. Ma non mi pare normale che i fedeli che vanno in chiesa per partecipare alla messa si sparpaglino qua e là come volessero nascondersi. Mi pare che voi preti lasciate correre. Mi domando e le domando: non ha un senso anche stare uniti?
(lettera firmata)
Gentile Signore,
Sì, ha senso restare uniti, eccome! Purtroppo la consuetudine di sparpagliarsi “ai quattro venti” è abituale anche in altre chiese e ancor più nelle grandi basiliche. Sembra che i fedeli abbiano dimenticato che siamo “Corpo mistico” di Cristo. In chiesa dobbiamo presentarci come “segno” visibile di questa unità di famiglia in Cristo. Ha poco senso disperdersi come fossimo in una prateria, salvo poi a far strane ricerche per scovare a chi dare il segno della pace, dal momento che vicino non si ha nessuno o quasi. Se non facciamo comunione in chiesa come figli dello stesso Padre, dove la facciamo? Allo stadio, dove ci troviamo a fronteggiare la tifoseria opposta a berci, urli, insulti e parolacce? Del resto anche la riforma liturgica operata dal Vaticano II ha voluto rendere esplicito il segno dell’essere “corpo unico” spostando l’altare in modo che i fedeli e il sacerdote si trovassero faccia a faccia in forza del sacerdozio comune. In chiesa non vige la regola “ognun per sé e Dio per tutti”, mica è un supermercato in cui ciascuno fa le sue compere… Lo ripeto con forza: la chiesa è il luogo della comunione dove tutti hanno un unico titolo: figli di Dio perciò fratelli tra loro. Non c’è l’onorevole, il professore, il sindaco, il sociologo, ecc. ecc. Sarebbe davvero una rivoluzione che i fedeli si avvicinassero il più possibile all’altare a formare anche visivamente corpo unico.