Questo è uno dei luoghi più cari alla Famiglia Salesiana. Le Oblate di Tor de’ Specchi furono sempre grandi benefattrici e cooperatrice dell’Opera Salesiana e il Santo, nelle sue permanenze a Roma, sempre passava di qui, almeno per un saluto o per celebrare la S. messa alle Oblate.
Dal 1878 al 1882 (XIV-XVIII soggiorno a Roma) Egli abitò in un appartamentino proprio di fronte al monastero, al n. 36 (ora demolito), di proprietà delle Oblate.
Qui a Tor de’ Specchi don Bosco tenne la sua prima conferenza ai Cooperatori Salesiani di Roma.
Questo è il terzo dei monasteri per cui don Bosco si diede da fare affinché lo stato non ne incamerasse i beni, inutile dire che vi riuscì. In quella occasione le religiose fecero un voto al Sacro Cuore di Gesù: se avessero vinto la Causa contro la Giunta liquidatrice dell’Asse Ecclesiastico, che voleva acquistare allo Stato il monastero, le Oblate avrebbero osservato in perpetuo, ogni anno,il digiuno stretto alla vigilia della festa del Sacro Cuore. Il voto venne formulato ufficialmente il 10 maggio 1876 e nel mese di giugno Tor de’ Specchi veniva dichiarata esente dalla confisca. Ancora oggi il voto viene scrupolosamente osservato.
Si potrebbero raccontare tanti episodi avvenuti qui, tra i quali il seguente, che ha come protagonisti don Bosco e Mons. Macchi, Maestro di Camera del S. Padre, un tempo amico di don Bosco e ora suo oppositore:
Accadde in quei giorni un episodio assai significante. Detto signore poneva ogni studio per non incontrarsi con Don Bosco. Una mattina Don Bosco andò a celebrare la messa nella chiesa di Tor de’ Specchi. Nel convento mentre egli stava all’altare, venne pure colui. La Presidente, senza dir nulla, invitò Don Bosco a salire sopra per prendere il caffè. Don Bosco accettò l’invito. Nemmeno quel tal signore era stato avvisato della presenza di Don Bosco. Trovatoselo di fronte, Don Bosco restò sorpreso al vederlo; ma l’altro seppe fare il disinvolto. Erano con lui due giovani svizzere, eleganti ma sfacciate. Il signore, appena visto Don Bosco, gli disse accennando alle giovani: – Veda, Don Bosco, che due bei tocchi di grazia di Dio! – Don Bosco non rispose. L’interlocutore senza scomporsi proseguì: – Che ne dice di queste due figlie?
- Ma io non me ne intendo e non so che cosa dire, rispose Don Bosco. Io non credo che questi siano discorsi convenienti a un prete.
- Oh, esclamò il primo ironicamente, se tutti i preti fossero come lei, le cose andrebbero meglio!…
- Non dica, se fossero come me, osservò Don Bosco, ma se fossero come li vuole Nostro Signore Gesù Cristo.
La Presidente interruppe l’increscioso dialogo, dicendo a quel signore: – E quando procurerà un’udienza dal Santo Padre per Don Bosco?
- Veda, rispose quel tale, il Santo Padre ha tante cose da fare, che non ha tempo, almeno per ora, di dare udienza a Don Bosco. Ma… vedremo… vedremo…
- Oh noi, fecero allora baldanzosamente le due giovani, in questo mese abbiamo avuto quattro udienze dal Santo Padre!
Il Servo di Dio, udito ciò, non potè a meno di osservare a quelle signore: – Loro, quattro volte in un mese sono state ammesse alla presenza del Papa, e io che sono qui a Roma da più mesi, che ho tanti affari da sbrigare, che chiedo udienza da tanto tempo, io non posso ottenere di sbrigarmi per ritornare a Torino!
Quel signore rispose che avrebbe cercato, che si sarebbe veduto, che qui e che là, e intanto continuò a fare i complimenti con le signorine. Don Bosco nauseato si levò e si ritrasse, accompagnato dalla Presidente, alla quale disse:
- Signora, io non credeva che lei mi preparasse una simile sorpresa.
- Scusi, Don Bosco, rispose la Presidente, io ho fatto questo, perchè potesse trovarsi una volta con quel signore e fare a lui stesso la domanda dell’udienza. – Ebbene, replicò Don Bosco, mi faccia la grazia di adoperarsi, perchè io non mi trovi mai più a contatto con quest’uomo.
MB XIII, 490-492