“Dominus dixit ad me: Tu es Filius meus, hodie genui te” (sal 2, 7)
NATALE (Messa della notte): ALLELUIA (riflessione di Bruder Jakob)
Il canto della notte di Natale riprende il modello dell’Alleluia “Ostende nobis” della I domenica d’Avvento. Tale melodia, secondo Karl-Heinz Schlager, è stata applicata a ben 39 diversi testi alleluiatici.
Nel brano odierno i due melismi più ampi del verso mettono in evidenza le parole “Hodie…Te”. “Hodie”, “OGGI”, è un vocabolo chiave nella liturgia cristiana d’Oriente e d’Occidente. L’azione liturgica non è mai una rappresentazione fantasiosa, è sempre una realtà concreta, presente, tangibile. È storia vissuta. “Te” si riferisce alla persona che D-i-o chiama alla vita e con cui stringe una relazione unica di stretta parentela, quale si costituisce tra genitore e generato. È suo figlio, lo riconosce tale. E in lui riconosce se stesso.
I Padri della Chiesa hanno letto il secondo salmo in chiave cristologica. L’interpretazione a Natale trova il suo compimento temporale e dischiude il velo che nasconde la vita di D-i-o fattosi uomo. Diviene uno di noi affinché ciascuno di noi possa riconoscersi in lui e divenire, a pieno titolo, figlio di D-i-o.
Tutto questo processo – D-i-o si fa uomo, la creatura è assunta nella vita divina – in questi tempi è oggetto di perplessità, irrisione, negazione. Per motivi religiosi quando si è o ci si dichiara atei, ma anche per motivi culturali e sociali che forse sono le cause più diffuse di una dilagante inquietudine sociale. Pochi anni or sono si è parlato molto della società senza padri. Oggi stiamo assistendo, impotenti, a una società senza figli. Figli cui si nega la vita, figli rimasti orfani prima di nascere, figli allontanati e ignorati, figli ridotti a pietre per colpire il coniuge da cui ci si separa, figli senza direzione. Nella società occidentale – e purtroppo anche altrove – si alza una marea tempestosa e ormai incontrollabile di “non-figli”.
In una società senza figli, non c’è più posto per il Figlio di D-i-o, sia egli Gesù Cristo, sia egli il battezzato che lo Spirito cerca di rianimare, ricuperare alla vita di D-i-o e alla vita degna di una creatura. La crisi del Natale – in alcune città europee è vietato fare un presepio in pubblico – è senz’altro una crisi religiosa, investe la fede ormai sgretolata e maleodorante. Ma è anche una crisi esistenziale che colpisce la persona nella sua dimensione individuale e sociale. Sono due aspetti di un’unica tragica realtà dove causa ed effetto si avvicendano e si scambiano continuamente i ruoli.
Ma chi non ha figli, non ha padri. I “non-figli” rimandano soltanto a “non-padri”. È la tragedia di questo tempo, alla vigilia di un nuovo Natale.
Per tutti questi motivi risuonerà estraneo, ma pure ci interpella e forse riuscirà a scuoterci il cantore quando ci ricorderà che oggi, qui, A TE e anche a me D-i-o rivolge una parola e annuncia una promessa: “Tu sei mio figlio”.
Buon Natale a tutti da parte del Coro Giovani&Universitari Don Bosco!