Dagli scritti di Paula Hoesl
O Madre, noi non sappiamo con precisione quando hai chiuso per l’ultima volta quegli occhi che avevano tanto pianto nei giorni della Passione. I tuoi ultimi anni sono stati lunghi o brevi? Non possiamo che immaginarli nella casa di S. Giovanni in cui ti eri ritirata per obbedire all’ultimo desiderio di Gesù dall’alto della Croce: « Figlio, ecco tua Madre! ». Come dice il Vangelo nella sua concisione: «Da allora, il discepolo la tenne in casa sua ». Il nostro cuore ti cerca dunque nella casa di Giovanni, nella pace serena di quei giorni in cui sei divenuta Madre della Chiesa nascente. Casa di silenzio, casa di preghiera, ma anche casa di ristoro per i
discepoli e gli apostoli tra una missione e l’altra. Possiamo immaginare quegli uomini rozzi, a cui il Cristo ha affidata la straordinaria missione di conquistare il mondo, venire, tra un viaggio e l’altro, a sedersi ai piedi di Maria per ascoltare i suoi insegnamenti.
Per loro Maria era il modello della vita interiore, della preghiera, della pietà.
Con quale fervore dovevano interrogarla sull’infanzia di Gesù, su tutti i preziosi ricordi che ella conservava nella sua memoria e nel suo cuore. E Luca si faceva ripetere, per le generazioni future, nella sua semplicità commovente, la scena dell’Annunciazione. Casa piena di silenzio é, nello stesso tempo, di movimento. Casa in cui preghiera e azione si alternavano. Gli Apostoli e i discepoli partivano e ritornavano, portando notizie sbalorditive!
I miracoli di Pietro e di Giovanni. La conversione di Paolo. Il martirio di Stefano. Ma quando era sola, come allora nella sua cameretta a Nazareth prima che l’Angelo le apparisse, ella interrompeva talvolta la sua occupazione e, a occhi chiusi, meditava. Non più la fanciulla dalla fronte senza rughe, ma la donna matura, consumata dalla sofferenza e dall’amore. E nel silenzio di una preghiera che possiamo bene immaginare, « ripassa va tutte quelle cose nel suo cuore ».