Dalle omelie di S.Paolo VI papa, Assunta, 1976
La Madonna, oltre a quella della sua grandezza, ebbe simultaneamente coscienza della sua umiltà, di quel che è una creatura davanti a Dio. È questo che rende Maria così vicina a noi. È nostra, è sorella, è madre proprio per questa sua intenzionale umiltà. Si sente che davanti a Dio noi non siamo che esseri minimi, microscopici, perché le misure di Dio sono l’infinito e nessuno può gareggiare con Dio stesso.
Ed ecco allora che la grandezza della Madonna non ci allontana, non ci dà un senso di estraneità. Se la Madonna è umile, è segno che per noi è accessibile.
Possiamo parlarle col nostro linguaggio, con i nostri sentimenti; ci conosce come una madre; è stata donna anche lei, ha camminato per le vie di questo mondo, ha sentito il flusso della storia intorno a lei. Chi ha sofferto tanto come questa Madre che sta sotto la croce del Figlio unico suo e che muore, si direbbe, con lui». Dobbiamo avere la disinvoltura, la libertà di ricorrere a Lei, di narrarle le vicende della nostra giornata, delle nostre fatiche, delle nostre pene, delle nostre speranze, di invocare la Sua intercessione. E ricorrere alla Madonna significa già convertirsi. Non si può ricorrere a Lei senza allinearsi un po’ sul paradigma della sua umiltà.