Dagli scritti di don Giuseppe Pollano
Ora dimmi una cosa: tu ami stare in familiarità con Dio?
Io non intendo, lo dico subito, quella falsa familiarità con Dio che vorrebbe calarlo giù dalla sua santità e renderlo compagnone tollerante dei nostri peccati, come quando diciamo di lui: «Si, Dio capisce» oppure «Dio non sta a litigare per questo». Chi ragiona così mente a se stesso o è ignorante di quello che Dio pensa.
No.
Io parlo della vera familiarità, quella che deriva semplicemente dal sentimento caritatevole dell’amore;
quella appunto che legò tanto profondamente il Signore e Maria, Maria e il Signore, nel lungo tempo della loro vita a Nazareth. Una comunissima vita. I pasti, il pane da fare, il telaio, gli strumenti dell’artigiano, e lo Spirito d’amore. Aspetta a dire subito che quella fu una familiarità unica ed irripetibile; vedi, la luce è pur sempre luce, di sole o di lampada che sia; la luce fa in ogni caso sparire le tenebre che c’erano. Così è per l’amore: se tu ami il tuo Signore, capirai quel che intendo dire, perché saprai bene che il tuo amore, anche se non affatto perfetto, è già
capace di far sparire in te il buio della diffidenza e della paura.